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Cronache

Addio ai test d’ingresso per Medicina: dal prossimo anno iscrizione libera e selezione dopo il primo semestre

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Dal prossimo anno accademico non ci sarà più il test d’ingresso per accedere alla facoltà di Medicina. La riforma, approvata ieri in via definitiva dal Consiglio dei ministri, cancella una delle barriere più controverse del sistema universitario italiano: i quiz a risposta multipla che negli anni hanno escluso migliaia di aspiranti medici e alimentato polemiche, ricorsi e diseguaglianze.

Iscrizione aperta per tutti, selezione dopo il primo semestre

A partire da settembre, gli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori potranno iscriversi liberamente alla facoltà di Medicina. I primi mesi di corso saranno un “semestre filtro” in cui gli studenti seguiranno lezioni vere e affronteranno esami su chimica, fisica e biologia. Alla fine del semestre, l’esito di queste prove definirà l’accesso al secondo semestre, tramite una graduatoria nazionale trasparente e meritocratica.

Chi non supererà il semestre potrà proseguire gli studi in una facoltà affine, alla quale sarà automaticamente iscritto in parallelo.

La ministra Bernini: “Una pagina nuova per il diritto allo studio”

Soddisfatta la ministra dell’Università e Ricerca Anna Maria Bernini (foto Imagoeconomica), che ha parlato di «una rivoluzione attesa da anni»:
“Studiare Medicina non sarà più un privilegio per pochi. Per troppo tempo sogni e vocazioni sono stati ostacolati da test inutili e costosi. Oggi cambiamo tutto: più inclusione, più qualità, più diritto allo studio”.

Bernini ha anche annunciato che entro fine mese saranno approvati i decreti attuativi, con i dettagli su esami, didattica e modalità organizzative, lasciando autonomia agli atenei ma garantendo sia la presenza che la didattica a distanza, per assicurare accesso equo e formazione di qualità.

Più posti, più medici: 30mila entro il 2030

Il nuovo modello punta anche a contrastare la carenza di medici nel sistema sanitario nazionale. Il ministero prevede un aumento graduale dei posti disponibili, fino a 30mila nuovi iscritti l’anno entro il 2030, in linea con i fabbisogni del SSN.

Una riforma per superare disuguaglianze e costi

Negli ultimi anni, molti studenti italiani hanno scelto di studiare Medicina all’estero, in Paesi europei con accesso più semplice e costi comunque elevati. La riforma vuole contrastare questa tendenza, eliminando la necessità di corsi privati preparatori e spese fuori portata per molte famiglie.

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La piccola orsa trovata in Molise ha completato lo svezzamento

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L’orsetta Nina, trovata a maggio da sola nei pressi di Pizzone (Isernia) è stata trasferita in un ambiente più simile alle condizioni naturali in cui dovrà vivere una volta libera. Lo ha reso noto il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con un post sui canali social. “Nina era stata trovata nei pressi di Pizzone (Isernia) all’inizio di maggio – si legge nel post – allevata con l’obiettivo di essere reintrodotta in natura non appena le condizioni lo permetteranno. Sabato scorso, i tecnici del Parco, biologi e veterinari, hanno provveduto a trasferire Nina in una nuova struttura.

L’orsetta ha completato con successo lo svezzamento, seguendo il protocollo sviluppato con il supporto di esperti internazionali, sia europei sia nordamericani. Ora può vivere in un ambiente più adatto alle sue esigenze attuali, molto più simile a ciò che incontrerà una volta tornata libera. Si tratta di un ampio recinto immerso nella natura, dove potrà continuare a crescere e prendere peso”. Nel post si ricorda anche che il nome dato all’orsetta “è stato selezionato dopo il concorso lanciato in occasione della seconda edizione della giornata dedicata all’orsa Amarena. Abbiamo deciso di accogliere la proposta degli studenti dell’Istituto Comprensivo “Gesuè” di San Felice a Cancello (Caserta), che hanno suggerito proprio il nome Nina”.

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Cronache

Omicidio Giulia Tramontano, legali di Impagnatiello: nessun agguato, fu un errore dettato dal narcisismo

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Non un agguato pianificato, ma un delitto “maldestro”, frutto di “errori” e di una personalità narcisistica incapace di sopportare il crollo della propria immagine. È questa la linea della difesa di Alessandro Impagnatiello, l’ex barista dell’Armani Café condannato all’ergastolo per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, assassinata a Senago il 27 maggio 2023.

Mercoledì si apre il processo d’appello davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano. L’avvocata Giulia Geradini, che difende l’imputato, chiederà di riformare la sentenza di primo grado, sostenendo che l’omicidio non fu premeditato ma la conseguenza tragica di una relazione doppia che Impagnatiello “avrebbe voluto interrompere”, ma che non è riuscito a gestire, sopraffatto dalla necessità di preservare un’immagine pubblica costruita con cura.

Le richieste della difesa: escludere le aggravanti

La difesa punta a escludere le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, non riconosciute dal gip Angela Laura Minerva già nella convalida del fermo, e chiederà il riconoscimento delle attenuanti generiche. Se accolte, queste richieste potrebbero ridurre la condanna a 30 anni.

Secondo l’avvocata, non ci sarebbe “alcuna prova” di un omicidio studiato nei dettagli: la dinamica sarebbe invece “grossolana e maldestra”, come dimostrerebbe il modo in cui Impagnatiello ha cercato di disfarsi del cadavere — bruciandolo con alcol e benzina — e di simulare la scomparsa della 29enne per quattro giorni, spostandone il corpo tra il box, la cantina e l’auto prima di abbandonarlo in un’intercapedine.

L’accusa: 37 coltellate e un corpo dato alle fiamme

La ricostruzione fatta dalla Corte in primo grado parla di 37 coltellate inferte tra le 19.05 e le 19.30 del 27 maggio. Un gesto di violenza estrema, seguito dal tentativo di cancellare ogni traccia, mentre il corpo della giovane, scopertasi poco prima tradita da una collega del compagno, veniva occultato per giorni.

A sostenere l’accusa in aula sarà la sostituta procuratrice generale Maria Pia Gualtieri, che si opporrà alla richiesta della difesa e chiederà la conferma dell’ergastolo.

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Attentati a commissariato e caserma CC per vendetta, un arresto

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Arrestato il presunto autore degli attentati incendiari avvenuti a febbraio scorso nelle sedi della compagnia carabinieri di Castel Gandolfo e del commissariato di polizia di Albano Laziale, vicino Roma. I carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati, del ROS, e gli agenti della Digos di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Velletri su richiesta della Procura, nei confronti di un 34enne di origine egiziana, regolare sul territorio nazionale e con precedenti di polizia. E’ accusato di strage politica, ovvero commessa allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato. Il movente sarebbe legato a un rancore profondo e persistente nei confronti delle forze dell’ordine locali, maturato nell’ambito di vicende personali.

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