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Addio a Larry King, il ‘re delle interviste’

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Bretelle rosse, accento di Brooklyn, e un leggendario salotto tv dove per decenni sono passati presidenti e aspiranti tali, celebrita’, ma anche persone comuni e anche una donna nel braccio della morte. Larry King, il ‘re delle interviste’ che improvvisava perche’ “meno ne sapeva, meglio venivano”, e’ morto a 87 anni in un ospedale di Los Angeles dopo settimane di battaglia contro il Covid. Questa informalita’ da uomo della strada era stata la ricetta del suo successo: in oltre 60 anni, 25 dei quali alla Cnn, Larry aveva chiacchierato con circa 50 mila individui, tra cui tutti presidenti americani da Richard Nixon a Barack Obama, leader mondiali tra cu Mikhail Gorbaciov, Tony Blair, Vladimir Putin e Mahmoud Ahmadinejad, divi dello spettacolo come Marlon Brando (che bacio’ sulla bocca). E poi membri di case reali, capitani d’industria (tra questi Donald Trump), vittime di delitti, disastri e anche esperti di Ufo. Il suo vero nome era Lawrence Harvey Zeiger: aveva cominciato con la radio negli anni Cinquanta per approdare nel 1985 alla Cnn come anchor di un programma serale di interviste diventato ben presto campione di audience. Era stato lo stesso Ted Turner ad assumerlo, e il suo primo ospite fu l’allora governatore di New York Mario Cuomo, il cui figlio Andrew oggi gli ha reso oggi omaggio. La Cnn aveva poi cancellato lo show nel 2010 perche’ troppo apolitico a fronte della concorrenza di anchor “di parte” come Sean Hannity della Fox e Rachel Maddow di Msnbc, ma l’ex “delivery boy” di Bensonhurst, che non aveva mai frequentato il college, era un sopravvissuto nato e aveva continuato a tenere banco “in proprio” fondando un servizio in streaming, il “Larry King Now”. Infiniti problemi di salute, tra cui vari infarti, diabete e un tumore ai polmoni. Extralarge e da tabloid la sua vita privata: era stato sposato otto volte con sette donne diverse, tutte molto piu’ giovani di lui. Vittima della passione delle corse dei cavalli, era andato due volte in bancarotta e una volta nel 1971 era stato arrestato per truffa. L’anno scorso era stato orribile: dopo un grave ictus, in tre settimane aveva perso due dei cinque figli. Larry intervistava senza cercare lo scontro: faceva parlare i suoi interlocutori che stavano in fila, negli anni d’oro, per sedersi al suo tavolo. Non era un giornalista, ma spesso il suo show faceva notizia: come quando nel 1992 il miliardario Ross Perot annuncio’ la candidatura alla Casa Bianca, terzo incomodo tra George H.W. Bush e Bill Clinton. O quando Liz Taylor, arrivata a quota otto mariti, confido’ che non si sarebbe mai piu’ sposata. Clamoroso quando nel 1998 porto’ il suo show nella ‘death row’ del Texas per intervistare Karla Fay Tucker, una donna che di li’ a un mese sarebbe stata giustiziata. Oggi l’uscita di scena dopo aver perso la battaglia contro il Covid tra le tante testimonianze di cordoglio. A cominciare da quelle dello ‘zar’: Putin ha affidato al portavoce il suo omaggio, rimarcandone la “professionalita’ e l’indiscutibile reputazione giornalistica”.

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Conti: nel 2026 anche conduttore? Penso di sì

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“Quest’anno è stato bellissimo, la parola d’ordine è stata insieme: ci siamo divertiti insieme, lo abbiamo fatto insieme. Vediamo l’anno prossimo se mi viene un’idea, ma penso di sì. Adesso torniamo alla normalità”, risponde Carlo Conti in sala stampa a una domanda sulla possibilità che l’anno prossimo, dopo i risultati record di quest’anno, torni alla guida del festival non solo come direttore artistico, ma anche come conduttore.

“L’azienda mi ha chiesto di divertirmi per due anni sul festival – aggiunge Conti -, io ho accettato, poi deciderò cosa fare strada facendo. Fare il Festival non è solo condurlo, che alla fine è la cosa più facile, ma è anche organizzazione, direzione artistica, scelta della scenografia, delle luci, degli abiti. Se nel futuro il mio lavoro dovesse servire ad aiutare qualche nuova leva, vedremo se potrò aiutare”.

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Sanremo 2025, le pagelle della finale: trionfi, sorprese e qualche delusione

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Il Festival di Sanremo 2025 si chiude con il suo carico di emozioni, colpi di scena e inevitabili giudizi. Ecco le pagelle della serata finale, tra conduttori, ospiti e artisti in gara.

Carlo Conti – Voto 8.5

Ritorno all’Ariston da padrone di casa impeccabile. Conti ha puntato sulla sobrietà e sull’efficacia, dimostrando che “less is more”. Il suo festival ha funzionato senza eccessi e senza maratone notturne, mantenendo ritmo e leggerezza. Otto anni dopo, il conduttore toscano torna con un format solido, a dimostrazione che l’esperienza conta.

Alessandro Cattelan – Voto 7.5

Forse una prova generale per il futuro? Lui nega, ma il suo stile brillante e il ritmo veloce lo rendono un candidato naturale per un prossimo Sanremo da protagonista. Ironico e sciolto, con lui la serata finirebbe prima.

Alessia Marcuzzi – Voto 6-

Un po’ spaesata, un po’ eccessiva. Troppo Festivalbar, poca Ariston. Se la cavicchia, ma le improvvisazioni forzate e l’eccesso di entusiasmo non convincono.

Edoardo Bove – Voto 10

Un racconto di coraggio e speranza. Dopo Bianca Balti, il giocatore della Fiorentina racconta il suo confronto con la malattia in modo schietto e positivo. Il pubblico apprezza, lui regala uno dei momenti più emozionanti del festival.

Antonello Venditti – Voto 7.5

Premio alla carriera meritatissimo, nonostante Sanremo non sia mai stato il suo terreno naturale. Trasforma l’Ariston in un gigantesco karaoke, celebrando la sua musica senza nostalgia. E con un pizzico di scaramanzia: “la mia carriera va avanti”.

Olly – Voto 9

Era tra i favoriti e ha confermato le aspettative. La febbre sanremese è schizzata a 40 per lui, che a 23 anni si porta a casa un festival pesante anche in ottica futura. Ora tocca a lui dimostrare che può restare sulla cresta dell’onda.

Lucio Corsi – Voto 8.5

L’outsider che nessuno aveva visto arrivare. Secondo posto che vale una vittoria e un successo che si porta dietro un Premio della Critica e un personaggio ormai iconico. Poetico, alieno, diverso da tutti gli altri: e questa è stata la sua forza.

Brunori Sas – Voto 8

Dolce, raffinato, emozionante. Sanremo lo porta sul podio e se lo merita tutto. Il pubblico lo ama, la critica lo premia con il Bardotti per il miglior testo. Canzoni che accarezzano l’anima.

Fedez – Voto 8-

Ha portato una canzone forte, ma il vero motore del suo festival è stato il chiacchiericcio attorno alla sua vita privata. Il pubblico ha premiato il mix, catapultandolo nella cinquina finale. Marketing o no, ha vinto comunque la sua scommessa.

Simone Cristicchi – Voto 8-

Nonostante il Premio Bigazzi e il Premio Sala Stampa Lucio Dalla, il quinto posto lascia l’amaro in bocca. Il suo brano ha fatto emozionare, ma forse una vecchia polemica sui social lo ha penalizzato.

Giorgia – Voto 9

Forse la più grande ingiustizia del festival. Esclusa dalla top five, eppure la sua classe è di un altro livello. Lei lo sa, il pubblico anche. Un’altra categoria, per fortuna.

Sanremo si chiude tra certezze e nuove promesse. La musica ha parlato, il pubblico ha decretato i suoi vincitori, e ora non resta che aspettare i frutti di questa edizione.

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Olly vince il Festival di Sanremo, secondo Lucio Corsi, terzo Brunori Sas

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È Olly il vincitore del Festival di Sanremo 2025: il giovane cantautore genovese, 23 anni, si impone con il brano Balorda nostalgia, che ha scritto e composto insieme a Pierfrancesco Pasini e JVLI, con cui collabora da tempo e che ne ha curato anche la produzione. “È una di quelle cose che sembra non sia vero quando capita: sono molto contento, grandi! Grazie al maestro Pallotti alla direzione, all’orchestra, a voi”, commenta a caldo l’artista, premiato con il 31% del televoto. Ciao ma’, ciao pa’, è assurdo ma è successo”. Al secondo posto Lucio Corsi, con Volevo essere un duro, l”alieno’ e insieme la rivelazione di questo festival. Sul terzo gradino del podio un altro cantautore, Brunori Sas, al suo esordio a Sanremo con L’albero delle noci.

Quarto Fedez con Battito, quinto Simone Cristicchi con Quando sarai piccola. Fuori dalla top five – tutta al maschile – Giorgia, sesta, e Achille Lauro, settimo: risultati che stravolgono i pronostici e vengono accolti da fischi all’Ariston e proteste sui social. A Cristicchi vanno anche il premio Giancarlo Bigazzi per la miglior composizione musicale, assegnato dai maestri dell’orchestra, e quello della sala stampa radio tv Lucio Dalla; a Brunori Sas anche il premio Sergio Bardotti per il miglior testo. Il premio della critica Mia Martini va a Corsi. Giorgia riceve il premio Tim – La forza delle connessioni e si commuove: “Hai vinto” le urla il pubblico in sala.

“È la vera vittoria” le dice Carlo Conti. “Dopo tutti questi anni ha valore inestimabile. Non so se lo merito ma vi ringrazio con tutto il mio cuore”, conclude piangendo. Il festival della normalità e della “pacificazione del Paese” celebra l’atto finale dopo aver messo a segno il 70.8% di share, record di sempre, nella serata delle cover, in una serata che intreccia dediche, lacrime, abbracci, messaggi di fiducia per i giovani e omaggi alle mamme.

Apre Gabry Ponte: accompagnato sul palco dal corpo di ballo, trascina l’Ariston con Tutta l’Italia, nuovo jingle-tormentone del festival. Il superospite è Antonello Venditti, che riceve il premio alla carriera e fa pace con il festival, un palco con cui non si è mai confrontato in gara: “Il miracolo lo ha fatto Carlo: la notte di Natale è andato in una chiesa, ha trovato dei ragazzi che cantavano Stella e mi ha mandato il filmato. Io ho pensato che era un segno del destino. Mi trovo veramente bene qui, devo dire, non sono ostile, sono inclusivo. È un altro step della mia storia che non finisce: il passato deve portarci a un futuro di speranza, più bello di quello che stiamo vivendo. Vivere vuol dire soffrire, lottare per un’idea, morire, cadere, alzarsi, chiedere scusa, questa è la vita”.

Regala al pubblico Amici Mai e Ricordati di Me, ed è subito karaoke e ovazione con i braccialetti luminosi in platea. Chiuso il glass del Dopofestival, Alessandro Cattelan, in total white, ha portato all’Ariston ciò che resta della statua di Conti, “solo il braccio e la cartelline con la scritta Sanremo 2025: ti serve per dire ‘dai dai'”. Ma non c’è bisogno perché il direttore artistico, nominato da Roberto Benigni ministro dei Trasporti in pectore, orologio alla mano, spacca come al solito il minuto in scaletta.

Alessia Marcuzzi, fasciata in un lungo e accollato abito nero che le lascia però scoperta tutta la schiena, poi in rosso, ha bisogno di contatto fisico per sentirsi a casa: abbraccia Conti, poi Mara Venier seduta in platea e una persona del pubblico scelto a caso, salutando il figlio Tommaso. In un’edizione ‘casa e famiglia’ Francesca Michielin canta Fango in Paradiso e poi, emozionata, ringrazia la mamma, per la prima volta all’Ariston, Bresh rischia di scivolare prima di cantare La tana del granchio, poi manda un bacio alla sorella Chiara; Rocco Hunt si scatena con Mille Vote Ancora, poi scende tra il pubblico e bacia la mamma Alfonsina.

Anche Cattelan si lascia contagiare: “Ciao baby, io mamma la chiamo così”. Marcella Bella dedica invece il messaggio di empowerment di Pelle Diamante “a tutte le donne”. Kekko Silvestre dei Modà omaggia Cash, l’amico scomparso due anni fa, puntando l’indice sul cuore alla fine del brano Non ti dimentico. Fedez manda un pensiero a Fausto Cogliati. Sul palco la testimonianza di Edoardo Bove, il 22enne centrocampista della Fiorentina operato per l’applicazione di un defibrillatore dopo un malore in campo: “In questo momento mi sento incompleto, vuoto, come se mi mancasse qualcosa”, sottolinea. “Voglio ringraziare tutti voi, è un affetto che mi è arrivato in modo particolare, al di là dei colori, delle bandiere, delle squadre”. Bove si ritiene “fortunato, per come sono andate le cose: tutto nel posto giusto al momento giusto, in 13 minuti ero in ospedale”, per questo testimonia “l’importanza del primo soccorso”.

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