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Riesplode la tensione a Hong Kong, scontri e molotov

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Riesplode con forza la tensione a Hong Kong: la tregua raggiunta lo scorso weekend con 1,7 milioni di persone a sfilare pacificamente nel cuore della citta’ e’ saltata alla prova del 12/mo fine settimana di fila di proteste, scaturite dalla contestata legge sulle estradizioni in Cina. Neanche la riuscita della “catena umana” di venerdi’ sera, che ha segnato per gli organizzatori 210.000 adesioni e una lunghezza di 40 chilometri, ha contribuito a mantenere la calma. Manifestanti con elmetti da cantiere, maschere e bastoni da una parte, e la polizia dall’altra sono tornati a scontrarsi secondo un copione gia’ visto nei momenti piu’ tesi, ma con la comparsa delle molotov: due ne sono state lanciate a Telford Plaza, insieme a mattoni e canne di bambu’, verso gli agenti in tenuta antisommossa fuori dalla stazione di polizia di Ngau Tau Kok. Le forze dell’ordine hanno risposto con lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere la folla, secondo i media locali: in serata il bilancio degli arrestati e’ salito a 28. Nonostante la chiusura delle fermate piu’ vicine della metropolitana, secondo le direttive sollecitate da Pechino, diverse migliaia di persone si sono ritrovate a Kwun Tong, un ex distretto industriale riconvertito a est di Kowloon, per una manifestazione autorizzata che voleva ribadire la richiesta di ritiro formale della legge pro-Cina e, da ultimo, chiedere le spiegazioni sui “lampioni intelligenti” (alcuni dei quali sono stati tagliati) da sistemare nelle strade della citta’ per registrare le condizioni di traffico e meteo, ma sospettati di violare la privacy con telecamere di riconoscimento facciale.

La governatrice Carrie Lam ha lanciato un nuovo appello al dialogo ai manifestanti tramite Facebook, scrivendo che “continuare a combattere non e’ la via d’uscita” ma ammettendo di non aspettarsi che il dialogo possa sbloccare facilmente la situazione di stallo o fornire soluzioni alla crisi. Un appello alla vigilia della nuova protesta: per domenica la polizia ha rimosso il divieto al corteo da Kwai Fong a Tsuen Wan dopo che gli organizzatori hanno modificato il percorso con la partenza dal Kwai Chung Sports Ground invece che dal terminal degli autobus. La polizia cinese di Shenzhen, intanto, ha liberato Simon Cheng, il dipendente del Consolato generale britannico di Hong Kong arrestato l’8 agosto con accuse legate alla prostituzione e sottoposto alla detenzione amministrativa di 15 giorni. Cheng, i cui diritti legali sono stati garantiti, ha “confessato i suoi atti illegali”, ha scritto la polizia di Luohu, distretto di Shenzhen, in una nota diffusa sui social media. La conferma del rilascio e del ritorno a casa e’ stata data dalla stessa famiglia di Cheng sulla pagina Facebook con cui ha seguito la vicenda. “Simon e’ tornato a Hong Kong”, si legge in un post, in cui si precisa che ci vorra’ “del tempo per riposare e recuperare”, a conferma di un’esperienza non facile. E ci vorranno alcuni giorni prima di conoscere la sua versione, quando al momento il sospetto e’ che il caso sia un monito a non interferire. Paesi come Usa e Gran Bretagna sono stati accusati da Pechino di intromissione in affari interni per i commenti espressi sulle proteste e gli scontri tra manifestanti e polizia.

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Parigi, arrestato l’uomo che minacciava di farsi saltare nel consolato dell’Iran: era disarmato

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È stato arrestato l’uomo che si era asserragliato nel consolato dell’Iran a Parigi: aveva minacciato di farsi saltare per aria ma quando è uscito dallo stabile, perquisito, non aveva nessun esplosivo addosso: l’uomo però era già stato indagato per un incendio nei locali del consolato nel 2023.  L’uomo,  61 anni, aveva giustificato il gesto spiegando che voleva sostenere il movimento di protesta in Iran nato  dopo la morte di una ragazza arrestata dalla polizia perché non portava bene il velo. Per quell’episodio venne condannato a otto mesi con la condizionale, oltre ad essere colpito da un divieto di recarsi nel 16esimo arrondissement di Parigi, proprio dove si trova il consolato iraniano.

Sul posto la polizia ha inviato unità di intervento rapido ed ha istituito un perimetro di sicurezza in diverse strade intorno a Place du Trocadero, dove si trova il consolato iraniano, un luogo affollato che è proprio di fronte alla Torre Eiffel. Il consolato iraniano a Parigi non è mai molto affollato e vengono rilasciati pochi visti, a causa della freddezza tra i due paesi.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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