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Cronache

A Calenzano trovati i corpi dei dispersi, cinque i morti

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E’ di cinque vittime il bilancio dell’esplosione avvenuta ieri al deposito Eni di Calenzano, nei dintorni di Firenze. Questa mattina sono subito riprese le ricerche, e i corpi dei tre dispersi che ancora mancavano all’appello sono stati ritrovati nell’area delle pensiline di carico, dove è deflagrata l’esplosione che era stata segnalata: poco prima dell’incidente, infatti, un operatore che era al deposito aveva dato l’allarme, ma nel giro di pochi secondi si è verificato il grande boato con il successivo incendio. Erano le 10.21 e 30 secondi, questo l’orario registrato.

Nel deposito di Calenzano hanno trovato la morte Vincenzo Martinelli, 53 anni, autista originario di Napoli e residente a Prato dal 1998; Carmelo Corso, altro autista 57enne, originario di Catania che viveva a Calenzano; Davide Baronti, 49 anni, autista nato ad Angera (Novara) e residente in Toscana. Ci sono poi due lavoratori originari della Lucania: Franco Cirielli e Gerardo Pepe. Cirielli, 50 anni, aveva fatto parte della Brigata paracadutisti “Folgore” e viveva con la compagna e due figli piccoli a Cirigliano (Matera), piccolo paese con circa 300 abitanti della collina materana. Pepe, 45 anni, nato in Germania dove i suoi genitori erano emigrati per lavorare, viveva invece a Sasso di Castalda (Potenza).

Sono state disposte le autopsie e serviranno gli esami del Dna per l’identificazione esatta dei corpi. Resta intanto la preoccupazione per le tre persone che sono state ricoverate ieri in codice rosso: in particolare, i due pazienti del centro grandi ustionati di Pisa, entrambi in condizioni molto gravi, e una terza persona che si trova in terapia subintensiva all’ospedale fiorentino di Careggi. Secondo quanto riferito oggi, i due ricoverati a Pisa sono in condizioni gravi e sedati nel reparto di terapia intensiva con ustioni estese in varie parti del corpo. Il fortissimo scoppio li ha centrati praticamente in pieno procurando loro anche traumi e fratture perché entrambi sono stati scaraventati a distanza.

Nelle prossime ore, fanno sapere da ambienti sanitari, saranno necessari ulteriori accertamenti strumentali e diagnostici per delineare un quadro preciso delle lesioni riportate. “Le posizioni dei feriti al centro grandi ustioni di Cisanello sono molto preoccupanti”, ha evidenziato oggi il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, a margine del Consiglio regionale che si è aperto con un minuto di silenzio e la comunicazione dello stesso governatore sull’esplosione di Calenzano. Per Giani è stata “una tragedia di entità fortissima ma che poteva essere anche più grave perché accanto alla pensilina di ricarica ci sono almeno 20 cisterne che contengono carburante, e quindi se vi fosse stato l’innesto di una catena tra l’incendio dalla pensilina fino alle cisterne chissà cosa sarebbe successo”.

E anche oggi non sono mancate le proteste di lavoratori e sindacati che chiedono maggiore attenzione sulla prevenzione. Per quanto riguarda gli altri feriti, ieri la Regione aveva dato un primo bilancio di 10 raccolti nell’area del deposito portati con i mezzi di soccorso negli ospedali. A questi si sono poi aggiunte almeno altre 17 persone, secondo il dato fornito sempre dalla prefettura, che si sono presentate autonomamente negli ospedali, per ferite e contusioni di vario tipo, ma comunque non gravi. La buona notizia è che questi feriti non gravi sono stati tutti dimessi, o sono in fase di dimissione dall’ospedale.

In particolare, sono stati dimessi quelli ricoverati con i mezzi del 118 sia al policlinico fiorentino di Careggi, sia all’ospedale di Prato. E proprio a Prato e negli altri ospedali Torregalli, Santissima Annunziata di Ponte a Niccheri e Empoli, è stato “prestato soccorso ieri ad almeno 21 altri feriti, già tutti dimessi – aggiunge la Regione -. Di questi 19 si sono presentati autonomamente. Nel dettaglio: all’ospedale di Prato sono state assistite 14 persone, a Torregalli 3 persone, altrettante ad Empoli ed una al Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri”.

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Cronache

Cantone & Costabile firmano il Presepe di San Pietro: eccellenza artigianale napoletana nel cuore del Vaticano

Storico traguardo per l’artigianato napoletano: Cantone & Costabile realizzano il primo presepe mai affidato a una ditta esterna nella Basilica di San Pietro. Arte, fede e tradizione si incontrano nel cuore del Vaticano.

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Per la prima volta nella storia, il Presepe della Basilica di San Pietro è stato realizzato da una ditta esterna al Vaticano. E non poteva che essere napoletana: Cantone & Costabile, autentica eccellenza dell’artigianato partenopeo, già celebre nel mondo per i presepi monumentali di Piazza San Pietro del 2013, 2017 e 2023.

L’opera, che sarà collocata all’interno della Basilica a partire dal 1° dicembre, rappresenta un momento storico e simbolico, capace di unire arte, fede e tradizione in uno degli spazi più sacri della cristianità.


Un capolavoro di arte e tradizione

Ogni elemento del presepe porta la firma inconfondibile della scuola napoletana: materiali pregiati, cure minuziose nei dettagli, colori caldi e armonie luminose che raccontano la nascita di Cristo con l’autenticità e la poesia tipiche di Napoli.

Cantone & Costabile, noti per aver portato la tradizione partenopea nelle piazze e nei santuari più importanti del mondo, confermano con questa impresa la loro maestria artigianale di livello internazionale.

“Per noi è un onore e una profonda emozione poter portare la nostra arte all’interno della Basilica di San Pietro. È un riconoscimento al lavoro e alla passione di tutta la nostra squadra”,
dichiarano Antonio Cantone e Maria Costabile, fondatori dell’azienda.


Un riconoscimento al genio creativo di Napoli

Il nuovo presepe sarà visitabile per tutto il periodo natalizio e offrirà a fedeli e visitatori un’esperienza di spiritualità e bellezza, con il tratto distintivo di un’arte che ha reso Napoli capitale mondiale del presepe.

Con questa nuova creazione, Cantone & Costabile scrivono un’altra pagina straordinaria della loro storia, confermando che l’eccellenza artigianale napoletana è un patrimonio vivo, capace di unire il sacro e il popolare, la tradizione e l’innovazione, sotto la cupola più celebre del mondo.

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Torre del Greco, scoperto un “hub di bitcoin” usato per riciclare soldi delle truffe agli anziani

Un’indagine della Procura di Napoli ha svelato un presunto “hub di bitcoin” a Torre del Greco, usato per riciclare denaro proveniente da truffe e traffici illeciti. Sequestrati 900mila euro e decine di dispositivi informatici.

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È uno scenario sorprendente quello ricostruito dagli inquirenti napoletani: una stamperia di Torre del Greco trasformata in un vero e proprio “hub di bitcoin”, una piattaforma per la monetizzazione e il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite.

A rivelarlo è il quotidiano Il Mattino, in edicola oggi, che racconta i dettagli di un’inchiesta destinata a far discutere.

L’indagine, condotta dal pm Ciro Capasso sotto il coordinamento dei magistrati Vincenzo Piscitelli e Nicola Gratteri, ha portato al sequestro di oltre 900mila euro, decine di schede sim, telefoni cellulari e supporti informatici. Un’operazione che il gip del Tribunale di Napoli, Ivana Salvatore, ha definito “un sequestro unico nel suo genere”.


Il dominus e il wallet “98N”

Al centro della vicenda c’è un imprenditore incensurato, P.P., ritenuto il dominus di una piattaforma informatica che avrebbe gestito flussi di denaro di origine illecita.

Le indagini si concentrano su un wallet elettronico denominato “98N”, che avrebbe fatto da crocevia per numerosi altri portafogli virtuali riconducibili a soggetti con precedenti per reati informatici.

Il sistema, spiegano gli inquirenti, funzionava come una banca d’affari parallela: si entrava con contanti — banconote da 100 o 200 euro — e si usciva con codici numerici, equivalenti a somme di bitcoin pronti a sparire nei circuiti digitali.


Le accuse: attività finanziarie senza autorizzazione

Secondo il gip Salvatore, l’esercizio commerciale coinvolto, pur essendo formalmente registrato come attività di consulenza informatica, non risultava autorizzato alla compravendita di criptovalute presso gli elenchi ufficiali dell’OAM (l’Organismo per gli Agenti e i Mediatori finanziari).

Nessuna delle operazioni sarebbe stata registrata, a conferma del sospetto di un sistema parallelo per il riciclaggio di denaro e la conversione illecita in bitcoin.


Sim nascoste, cellulari e 50 dispositivi sequestrati

L’inchiesta ha portato anche all’arresto in flagranza di S.A.U., un esperto informatico che avrebbe venduto bitcoin per migliaia di euro in collaborazione con il commerciante di Torre del Greco.

Durante il blitz, l’uomo ha tentato di gettare dal balcone alcune sim e nascondere i dispositivi informatici: nel suo appartamento i carabinieri hanno rinvenuto 50 cellulari, alcuni danneggiati dopo essere finiti sugli alberi, altri occultati nel cestello della lavatrice.


Gli ucraini e il filone anabolizzanti

Nell’indagine compaiono anche due cittadini ucraini, ripresi più volte all’interno del capannone della stamperia. Secondo i carabinieri, avrebbero effettuato operazioni di cambio in criptovalute per oltre 500mila dollari in pochi minuti, in concomitanza con incontri con P.P.

Un ulteriore filone riguarda invece un presunto traffico di medicine anabolizzanti, gestito da A.S. e M.L., che avrebbero utilizzato la stamperia come sportello abusivo per il riciclaggio dei proventi.


Ora la parola al Riesame

La difesa, rappresentata dal penalista Mario Angelino, ha già presentato istanza di dissequestro dei beni davanti al Tribunale del Riesame di Napoli.

L’inchiesta, però, secondo quanto scrive Il Mattino, ha già delineato un quadro inquietante: una rete criminale tecnologica, capace di trasformare il denaro delle truffe agli anziani e di altri traffici illeciti in criptovalute impossibili da rintracciare.

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Grosseto, liceale di 15 anni colpisce la vicepreside con un pugno: sette giorni di prognosi per la docente

Shock a Grosseto: uno studente di 15 anni ha colpito con un pugno al volto la vicepreside del liceo classico Aldi. La docente ha riportato una ferita alla bocca e sette giorni di prognosi.

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Grave episodio di violenza scolastica al liceo classico “Aldi” di Grosseto, dove un liceale di 15 anni ha colpito con un pugno la vicepreside, docente di matematica, causandole una ferita al volto e sette giorni di prognosi.

L’episodio è avvenuto la mattina dell’11 novembre, all’ingresso del Polo liceale, quando la professoressa stava verificando la situazione all’esterno delle aule dopo aver notato che il ragazzo non era ancora entrato in classe nonostante la campanella fosse suonata da più di mezz’ora.


“Sembrava disorientato”: la ricostruzione dei fatti

Secondo i testimoni, il quindicenne, studente di quinta ginnasio, appariva confuso e disorientato. La docente, preoccupata, si è avvicinata per chiedergli se avesse bisogno di aiuto, ma il ragazzo non ha risposto.

La vicepreside ha quindi avvisato la famiglia, e poco dopo è arrivato il padre. È stato in quel momento, alla vista del genitore, che il ragazzo ha improvvisamente sferrato un pugno al volto dell’insegnante, colpendola con violenza.

L’uomo è intervenuto immediatamente, riuscendo a bloccare il figlio e ad evitare che la situazione degenerasse ulteriormente.


Docente ferita e ricoverata in ospedale

La professoressa è stata accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale Misericordia di Grosseto, dove le è stata diagnosticata una profonda lacerazione alla bocca, ma sono state escluse fratture al setto nasale.

Dopo le cure, è stata dimessa con sette giorni di prognosi.


Il liceo indaga sul comportamento del ragazzo

L’episodio ha scosso profondamente la comunità scolastica del liceo Aldi, dove il consiglio d’istituto e la dirigenza stanno valutando il comportamento del ragazzo, descritto come “in uno stato di alterazione anomalo” al momento dei fatti.

“Era come disorientato”, hanno raccontato alcuni studenti presenti all’ingresso del plesso.

Il caso è ora oggetto di approfondimenti interni e di un possibile coinvolgimento dei servizi sociali, mentre la scuola si interroga su come affrontare una vicenda che riaccende il dibattito sulla sicurezza e il disagio giovanile nelle aule italiane.

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