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Cronache

A 9 anni inizia a sniffare cocaina, oggi ne ha 13 ed è in cura al Sert di Pontedera

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Comincio’ a sniffare cocaina all’eta’ di 9 anni, imitando i genitori, entrambi assuntori di droga e che lo facevano abitualmente anche in sua presenza. Ora una bambina che vive nel Pisano, di 13 anni, e’ in cura al Sert, il Servizio di recupero delle tossicodipendenze, con una importante e grave dipendenza dalla cocaina ma anche da altre droghe. Il progetto di recupero e’ in corso da alcuni mesi. Anche i genitori sono seguiti dallo stesso Sert, ma in una struttura diversa. Il caso di questa 13enne, con gia’ una storia di tossicodipendenza personale alle spalle, suscita un interesse sociale e medico notevole. Per lei il Sert di Pontedera ha intrapreso “un percorso personalizzato e individuale”, come spiega il responsabile Milo Meini, “un percorso valutato sotto tutti i punti di vista”. Sulla storia della ragazza c’e’ massimo riserbo. Il medico parla di “disperazione” tra le famiglie che “non sono piu’ un parafulmine contro le perdizioni”. Per il Sert di Pontedera e’ il secondo caso ‘infantile’, dagli anni ’90, di tossicodipendenza. Anche gli assistenti sociali stanno seguendo da vicino il caso. La vicenda della tredicenne sarebbe emersa quando lei stessa e’ entrata in una rete di tossicodipendenza piu’ ‘vasta’ di quella vissuta a livello familiare con la cocaina. Passando ad altre droghe, c’e’ stata paradossalmente l’occasione di incontrare gli operatori ai quali avrebbe, appunto, raccontato della sua trafila cominciata dalla cocaina trovata in casa e presa quando ancora frequentava le scuole elementari. La vicenda e’ sotto la lente delle istituzioni, a partire dal Comune di Pontedera. Il sindaco Simone Millozzi afferma: “Il fatto non puo’ che destare preoccupazione e farci aumentare il livello di guardia complessivo”. “Tutte le risorse e le attenzioni che ostinatamente abbiamo messo nella costruzione della rete di protezione sociale, pur importanti e davvero svariate, non sono mai troppe”, aggiunge il sindaco. Ma l’impegno suggerito da questo caso induce a “rafforzare i percorsi di ascolto e vigilanza che ci consentono di cogliere, anche all’interno di un ambito familiare privato, ogni disagio ed ogni complicazione che arrivano ad esser concausa della tossicodipendenza”. Per Millozzi “dobbiamo trovare sinergie sempre piu’ strette con il mondo dei giovanissimi in primo luogo all’interno della scuola. Quella contro l’uso degli stupefacenti e’ la battaglia piu’ importante che una comunita’ nel suo complesso deve combattere e vincere”.

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Cronache

La mafia investe in Brasile e altri paesi: 4 arresti

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Tre persone in carcere e una ai domiciliari nell’operazione della Guardia di finanza di Palermo che ha portato al sequestro di 350mila euro e nove società tra immobiliari e ristorazione soprattutto in Brasile ma anche in Italia, Svizzera e Hong Kong. L’ordinanza cautelare è stata emessa dal gip di Palermo, su richiesta della Dda. Gli indagati sono indiziati, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, reati aggravati dalla finalità di aver agevolato importanti famiglie mafiose. L’operazione si inserisce nell’ambito dell’indagine che lo scorso 13 agosto ha portato all’arresto, in Brasile, dell’imprenditore Giuseppe Bruno e al sequestro, sempre in Sud America, di disponibilità finanziarie e beni per 50 milioni di euro. Entrambe le misure erano state disposte dal 2° Tribunale Federale del Rio Grande Do Norte (Brasile) all’esito di un’inchiesta sviluppata a partire da riscontri investigativi acquisiti dalla Dda di Palermo e condivisi con le autorità brasiliane nel quadro di una squadra investigativa comune istituita con il coinvolgimento della Dda e antiterrorismo e di Eurojust.

Giuseppe Calvaruso, già reggente del mandamento mafioso di Pagliarelli, con la complicità di Bruno e servendosi delle prestazioni di esperti professionisti del Nord Italia, avrebbe investito in Brasile capitali frutto delle attività di Cosa nostra e, in particolare, del mandamento di appartenenza. Tra questi anche i soldi raccolti dalle estorsioni compiute ai danni di imprenditori palermitani. Il denaro, stando a quanto emerso dalle investigazioni, dall’Italia sarebbe stato trasferito in Brasile attraverso articolati meccanismi di riciclaggio, transitando in molti casi su conti correnti all’estero. Oltre 500 milioni di euro: questo il valore, secondo una prima stima, delle società nel tempo gestite dagli indagati anche con l’ausilio di prestanome. Il gip ha ravvisato la sussistenza di esigenze cautelari per Giuseppe Calvaruso, 47 anni; Giuseppe Bruno, 51 anni; Giovanni Caruso, 53 anni: Rosa Anna Simoncini, 73 anni, madre dell’imprenditore Bruno. L’operazione è l’esito di un’attività investigativa per far luce sulle cointeressenze di esponenti di spicco di Cosa nostra palermitana in compagini societarie in Italia e all’estero, in particolare in Brasile.

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Cronache

Lotto, ‘colpo’ da 620mila euro a San Sebastiano del Vesuvio

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La fortuna bacia San Sebastiano del Vesuvio, in provincia di Napoli, grazie al gioco del Lotto. Nel concorso di sabato 5 ottobre, come riporta Agipronews, sono stati vinti 622.500 euro grazie alla combinazione 2-17-24-71 sulla ruota di Napoli. Da segnalare anche due vincite in provincia di Salerno, una da 19.700 euro a Sarno e una da 14.500 a Fisciano, oltre a una da 12.500 a Napolie due da 9.750 euro a Benevento. L’ultimo concorso del Lotto ha distribuito 9,1 milioni di euro, per un totale di 984 milioni da inizio anno.

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Cronache

Rider droga a Napoli, 2 arresti e sequestro 190 kg hashish

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L’avrebbero trasportata a destinazione dentro zaini con il marchio di una azienda di delivery, come due rider qualsiasi. La loro ‘consegna’ pero’ non era fatta da panini o sushi, ma da 190 chili di droga. Due persone di 31 e 35 anni, gia’ note alle forze dell’ordine, sono stata arrestate in un blitz dei carabinieri a Napoli in un deposito del quartiere di San Giovanni a Teduccio. Rinvenuti e sequestrati quasi 2mila panetti di hashish. Trovati anche 20mila euro in contanti. Quando i militari dell’Arma sono entrati nel locale, hanno sorpreso i due indagati mentre si preparavano per partire con parte dello stupefacente verosimilmente destinata in una larga parte della provincia di Napoli. I due avevano in spalla lo zaino di un noto marchio di food delivery (l’azienda e’ estranea ai fatti) con lo scopo di mimetizzarsi nel traffico cittadino del sabato sera. Gli arrestati sono stati trasferiti in carcere.

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