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Ancelotti: sarà un campionato più competitivo

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“Il campionato sarà più competitivo quest’anno. Se lo augura tutto il calcio italiano, tranne che a Torino”. Carlo Ancelotti, parlando della Juve campione, alla vigilia della prima di campionato che vede gli azzurri in campo al Franchi contro la Fiorentina, vede l’Inter “che è più competitiva”. E poi dice “ci siamo noi ma anche la Roma, che ha cambiato molto e ha un nuovo allenatore, senza dimenticare il lavoro importante di Giampaolo al Milan. Poi c’e’ l’Atalanta che ha mantenuto la struttura dell’anno scorso e l’allenatore e la Lazio che ha fatto molto bene, vincendo la Coppa Italia. E poi c’è il Cagliari che ha fatto un ottimo mercato”. “Lozano può giocare a destra, dietro la punta, anche come centravanti e a volte a sinistra. Eravamo interessati a lui perchè ci piacciono i giocatori completi. Non vogliamo giocatori specialisti, è un attaccante ma imprevedibile” dice Carlo Ancelotti. “Lozano – spiega – non verrà a Firenze, deve allenarsi e risolvere delle questioni burocratiche, lo avremo dalla gara di Torino. Anche Milik resterà a Napoli, perchè si è allenato poco da ferragosto. Oggi ha provato ma accusa ancora fastidio”. A proposito di Milik, Ancelotti ha spiegato di aver parlato con il polacco dell’intenzione del Napoli di trovare un’altra prima punta: “Non so se Milik senta una pressione particolare in questo momento ma la società da tempo sta cercando di rinnovare il suo contratto, stanno trattando, questo significa che vogliamo tenerlo a lungo e sgombra il campo dalle illazioni. Per noi è importante anche per il futuro, è ancora giovane, ha fatto bene, può fare meglio. Se giocasse da un’altra parte tutti direbbero ‘al Napoli serve Milik’ ma noi ce l’abbiamo e vogliamo tenerlo”.

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F1: Piastri vince a Baku, la Ferrari di Leclerc è 2/a

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Fa festa Oscar Piastri che vince il gran premio dell’Azerbaigian e conquista il secondo successo della sua giovane carriera e soprattutto getta le basi per un futuro radioso. Ne fa le spese, si fa per dire, Charles Leclerc che deve accontentarsi del secondo posto dopo che era partito dalla pole position e la difesa strenua della posizione nonostante le difficoltà con le gomme dure. Sul podio sale anche George Russell, che ‘approfitta’ dell’incidente tra Sainz e Perez al penultimo giro. Scattato alle spalle di Leclerc, Piastri ha gestito la gara fino al primo pit stop, salvo poi sferrare l’attacco al monegasco subito dopo, approfittando di un pit stop ritardato di un giro della Ferrari che gli ha permesso di azzerare i cinque secondi di margine accumulati dal rivale.

Una posizione che poi ha difeso con tenacia fino alla bandiera a scacchi. Recrimina invece Leclerc, spesso più veloce di Piastri, ma mai in grado di sferrare un attacco decisivo. In terza posizione, sfruttando un maxi contatto tra Perez e Sainz al penultimo giro (i due erano in piena lotta con Leclerc per il secondo gradino del podio), ha trovato posto Russell, seguito da Lando Norris (in rimonta dalla 15/a posizione), Max Verstappen e Fernando Alonso. L’australiano ha dovuto resistere fino agli ultimi giri ai tentativi del pilota della Ferrari, determinato a riconquistare la leadership. “Ho fatto uno sforzo incredibile e ho resistito per 35 giri”, le parole di Piastri al termine di “una delle migliori gare della mia carriera”.

“Alla partenza ho provato a mettermi davanti ma non c’è stato modo – ha aggiunto il pilota della McLaren – Dopodiché non avevo passo per avvicinarmi a Charles e ho pazientato. Dopo la sosta ci siamo di nuovo avvicinati e sentivo di avere più grip del ferrarista. A quel punto mi sono detto che avrei dovuto provare ad attaccarlo subito. Il sorpasso? Sono partito da lontano, ho rischiato, ma sono riuscito a farcela”. “Ho capito che sarebbe stata difficile non appena abbiamo montato gomme dure – le parole a caldo del monegasco della Ferrari – Eravamo più competitivi con le medie e nel momento in cui abbiamo cambiato mescola, la gara si è complicata. È stata molto difficile, abbiamo cominciato a soffrire. Ho davvero dovuto lottare per tenere gli pneumatici vivi fino alla fine, quando ho cominciato a sfiorare i muri”. “Complimenti a Piastri e alla McLaren, hanno fatto un lavoro eccezionale – ha aggiunto – La McLaren era rapidissima in rettilineo e aveva una trazione leggermente migliore della nostra.

Quando Oscar mi ha passato, ho pensato a mantenere la calma. Purtroppo non mi sono difeso come avrei dovuto, ma come ho detto ero in sofferenza con le gomme e se gli altri sono più bravi di te, meritano di vincere”. Il finale della gara è stato al cardiopalmo quando, durante il penultimo giro Sainz si è reso protagonista di un incidente con la Red Bull di Perez: approfittando del duello tra il messicano e Leclerc per conquistare la seconda posizione lo spagnolo era riuscito a infilarsi tra i due per poi andare lungo in corrispondenza della curva 2. Mentre Perez cercava di recuperare sul ferrarista, le due vetture sono venute a contatto, Sainz ha perso il controllo della sua Ferrari e i due piloti sono finiti inevitabilmente a muro. “Non sono uno che dà la colpa o uno a cui piace fare analisi prima di andare dai commissari, ma so di non avere fatto niente di sbagliato o pericoloso stavolta”, le parole di Sainz. Grazie ai punti ottenuti a Baku, la McLaren supera la Red Bull ed è leader nella classifica del mondiale Costruttori. Appuntamento tra una settimana a Marina Bay per il Gran Premio di Singapore.

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Il tridente dell’Atalanta funziona, Fiorentina sconfitta

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L’allievo Palladino crea parecchi grattacapi al maestro Gasperini, ma alla fine hanno la meglio l’esperienza e un attacco a segno con tutti e tre i titolari. Due colpi di testa di Retegui, al quarto gol di cui tre nella specialità, e De Ketelaere tengono in piedi l’Atalanta di fronte alla Fiorentina, due volte in vantaggio grazie anche alle incursioni in area del grande ex Gosens e fermata dal palo di Kean, autore del 2-1, che al 37′ avrebbe potuto chiudere la partita.

Un equilibrio perfetto fino al sorpasso di Lookman nel recupero del primo tempo. L’occasione che imprime ritmo a un confronto in avvio sonnolento è confezionata da due ex di turno, Colpani col cross e Gosens con la sponda di testa per il sinistro di Mandragora, dritto sui pugni di Carnesecchi. Ma il tentativo dopo vale già il gol viola, con Gosens a impegnare in tuffo di testa il portiere sul pallone rimesso in area proprio da Mandragora dopo il primo angolo di Biraghi allontanato dalla difesa e Martinez Quarta lesto a insaccare sottoporta.

Ai bergamaschi per pareggiare basta il primo cross pulito di Lookman per innescare l’oriundo azzurro che pareggia al 21′. La continuità e la difesa, però, nonostante i rientri di Djimsiti e Kolasinac non sono a favore della squadra di Gasperini, tanto che Mandragora manda sempre in crisi il terzetto arretrato locale: ancora Gosens, in gioco aereo, serve la correzione al volo di piatto di Kean.

L’ex della Juventus, sfuggito a Djimsiti, tiene in gara il collettivo che fin lì ha difeso peggio: Mandragora concede una punizione a Ederson che pennella per lo stacco dell’indisturbato De Ketelaere, poi ci pensa il genio del dribbling Lookman a risolvere la questione del 3-2: tocco del belga e il resto lo fa il nigeriano, rientrando dalla sinistra per trovare l’angolino lungo il primo palo. In avvio di ripresa, con Brescianini dentro per l’Atalanta al posto dell’ammonito Hien e arretramento di De Roon, 4-2 sfiorato al 2′ e al 4′, con Bellanova fermato solo da De Gea sul retropassaggio di Mandragora e lo stesso Lookman a non chiudere bene il tiro ‘a rimorchio’ di Retegui. Poi Mandragora serve bene Kean al limite, ma il destro è sballato.

Il tridente atalantino non affonda i colpi e Palladino opta per Richardson e Ikoné al posto dell’ammonito Mandragora e di Colpani; la contromossa di Gasperini è Zappacosta-Pasalic per Ruggeri-Retegui, anche nell’ottica della sfida all’Arsenal di giovedì prossimo. Dentro Adli per Cataldi e Sottil per Bove subito dopo, sono i bergamaschi a sfiorare di nuovo il gol intorno alla mezzora con De Ketelaere, Zappacosta e Lookman servito da Pasalic, ma De Gea è attento. Al 36′ De Ketelaere si mette alle spalle di Lookman per smarcarlo a sinistra, ma la mira è alta. A 2′ dal 90′ Sottil entra da sinistra e apre il piatto, ma non è un tiro né un passaggio.

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Il Milan torna grande e fa poker al Venezia in mezz’ora

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Finalmente il Milan: dopo tre partite da incubo, i rossoneri tornano a giocare da grande squadra e dominano il Venezia a San Siro, trovando la prima vittoria stagionale. In meno di mezz’ora, il Milan segna quattro gol. Non accadeva da quasi settant’anni. Dopo i record negativi dell’avvio deludente, il Diavolo torna a scrivere una pagina della sua storia, ma questa volta in positivo. Ci sono solo buone notizie per Paulo Fonseca (nella foto). Si sentiva sotto esame, come lo sono sempre tutti gli allenatori, sentiva il peso di essere obbligato a vincere e di non poter più fallire. Questa volta funziona tutto alla perfezione: nessun gesto controverso dei giocatori, finalmente un clean sheet dopo quasi cinque mesi, Abraham titolare non delude e firma il tabellino, Loftus Cheek mezz’ala sinistra è una scelta vincente, Gabbia al posto di Tomori ripaga la fiducia. Ma è tutto il Milan a reagire, a dare una risposta forte e corale, come chiesto dai tifosi prima della gara.

Il ‘caso’ Theo Hernandez-Leao è definitivamente archiviato. Il tecnico portoghese li ha schierati titolari rispettivamente da capitano e da vice-capitano e la reazione è stato il gol che ha sbloccato la partita dopo appena due giri di orologio. Duettano, triangolano con assist di tacco del portoghese, poi conclusione in porta di Theo e Joronen che se la fa passare in mezzo alle gambe. E’ il preludio alla goleada. L’esultanza rabbiosa e famelica del francese è l’immagine di questo Milan, stanco di essere criticato e deciso a conquistare la prima vittoria. Il Venezia nonostante cerchi la reazione con Oristanio e Nicolussi Caviglia, viene demoralizzato dal raddoppio firmato da Fofana su calcio d’angolo di Theo Hernandez, marcatore scelto dalla Lega Serie A dopo un’attenta valuzione di tutti i tocchi in area dei rossoneri.

Una manciata di minuti e anche Abraham vuole mettere lo zampino sulla partita; calcia Rejinders, Joronen non trattiene e sul pallone si avventa Abraham che poi viene agganciato in area dal portiere. L’arbitro assegna il rigore, sul dischetto va Pulisic che spiazza il portiere del Venezia. Poco dopo ancora Leao fa la differenza, affondo sulla sinistra, Schingtienne pesta in area il piede del portoghese e richiamato dalla Var, Di Marco opta per il rigore. Questa volta se ne incarica Abraham che spiazza calciando al rallentatore. La partita nella ripresa scivola via con molte meno emozioni, nonostante il Milan cerchi comunque la manita. Fonseca richiama Leao (che avrebbe preferito rimanere in campo) per concedere una frazione di gioco a Morata e fargli ritrovare il ritmo partita. A venti minuti dalla fine ci sarebbe anche il gol dell’orgoglio del Venezia ma la rete viene annullata da un fallaccio ad inizio azione di Nicolussi Caviglia che, già ammonito, viene espulso. Con un uomo in meno, la squadra di Di Francesco abbandona anche le ultime fielibi speranze.

E’ l’evoluzione perfetta per il Milan se si guarda al calendario. Con il Liverpool in arrivo a San Siro martedì sera e il derby domenica prossima, e non avendo fatto rotazioni in vista dei big match, aver giocato una partita ad un’unica direzione e dai ritmi blandi nella ripresa, è lo sviluppo che Fonseca ha sperato, se non addirittura sognato. Finalmente può sorridere, finalmente la fiducia di cui parlava viene ripagata dai risultati. Ma è solo una partita ed è ‘solo’ il Venezia. Con il Liverpool e l’Inter sarà tutt’altra storia. Ma è ancora da scrivere e sicuramente il Milan arriva alle due prove di fuoco rincuorato. Ora servono le risposte contro le big, per non vanificare tutto.

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