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Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, ucciso da Battisti: ora subito estradato

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E’ “impossibile che non venga estradato in Italia” Cesare Battisti, il terrorista condannato fra l’altro per l’organizzazione dell’omicidio di Pierluigi Torregiani. Ne e’ convinto il figlio Alberto che da anni chiede il suo ritorno in Italia per scontare la pena. Per questo in passato Torregiani e’ anche andato in Brasile. “Tecnicamente é un fuggiasco, non coperto da nessuno status particolare. E’ un latitante – ha aggiunto – e non ha piu’ benefici. Quindi credo che nell’arco di 48 ore, una settimana al massimo sara’ in carcere in Italia. Non penso i brasiliani abbiano tanta voglia di tenerselo”.

 

 

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Kim minaccia uso di armi nucleari in caso d’attacco nemico

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Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha assicurato che “tutta la potenza militare” del Paese “sarà usata senza esitazione se i nemici tentassero di usare la forza contro di noi, e l’uso di armi nucleari non sarà escluso”. In un discorso tenuto lunedì durante la visita alla Kim Jong-un National Defense University, il leader ha detto che la Costituzione del Paese “darà un ordine severo all’esercito” di agire, se provocato, senza fornire dettagli, nel resoconto della Kcna. La minaccia è maturata nel giorno in cui il Nord dovrebbe aver aperto la sessione parlamentare per rivedere la Costituzione e consolidare Seul come “nemico primario”.

L’avvertimento di Kim, per altro verso, è arrivato sei giorni dopo che il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha messo in guardia il Nord che si troverebbe ad affrontare “la fine del suo regime” se tenterà di usare armi nucleari con una risposta “risoluta e schiacciante” da parte dell’alleanza Corea del Sud-Usa. Kim, inoltre, ha definito Yoon un “uomo anormale” per aver parlato di azioni militari contro il Nord che è dotato di armi nucleari, assicurando che accelererà le mosse per trasformare il Paese “in una superpotenza militare e nucleare”. In un momento in cui l’alleanza Seul-Washington “è stata completamente trasformata in un’alleanza nucleare, come pubblicizzato, la postura di risposta nucleare della nostra nazione deve essere completata a un’altezza che non ha limiti”.

Nel suo discorso, il leader ha anche ribadito la sua posizione secondo cui la Corea del Sud e la Corea del Nord sono “due Stati ostili l’uno all’altro”. In passato, “abbiamo parlato di liberazione del lato meridionale o di unificazione con la forza. Ma adesso non ci interessa poiché abbiamo dichiarato la posizione di due Stati separati. Non abbiamo intenzione di attaccare la Repubblica di Corea ed è inquietante anche solo essere consapevoli di quel Paese”, ha aggiunto Kim. La Corea del Nord ha rivelato a settembre per la prima volta l’esistenza di un impianto di arricchimento dell’uranio, in un apparente tentativo di dimostrare che Pyongyang non ha intenzione di rinunciare al suo arsenale atomico.

 

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Musk compra voti a Trump: 47 dollari per incentivare l’iscrizione al voto

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Comprare il voto è illegale, sia in Italia che negli Stati Uniti. Negli USA, oltre a non poter comprare voti, è vietato anche pagare qualcuno per iscriversi alle liste elettorali. Tuttavia, un’iniziativa lanciata da Elon Musk (nella foto Imagoeconomica in evidenza) a sostegno di Donald Trump sta sollevando interrogativi sulla sua legittimità. Il miliardario americano ha promesso un incentivo di 47 dollari per chi si iscrive alle liste elettorali in alcuni Stati chiave.

L’iniziativa di America Pac

L’iniziativa parte da America Pac, un’organizzazione a sostegno di Trump che sta investendo decine di milioni di dollari per promuovere la sua candidatura. L’offerta è valida in 7 Stati decisivi per le elezioni, tra cui Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, North Carolina, Georgia, Arizona e Nevada. Chi si iscrive alle liste elettorali o chi firma una petizione a sostegno del Primo e Secondo Emendamento della Costituzione americana (che garantiscono la libertà di parola e il diritto a portare armi) riceverà un premio di 47 dollari.

L’iniziativa si concluderà il 21 ottobre, data entro la quale scadranno i termini per l’iscrizione al voto in molti Stati. Tuttavia, l’incentivo ha suscitato domande sui suoi aspetti legali e sull’effettivo impatto sulla campagna elettorale.

Elon Musk e le strategie elettorali “non tradizionali”

Non è la prima volta che Musk lancia iniziative controverse. Alcuni vedono questa proposta come una delle tante mosse estemporanee del magnate, che spesso cerca di attirare attenzione sui social, in particolare sulla sua piattaforma X (ex Twitter), che conta oltre 200 milioni di follower. Altri, invece, la considerano parte delle cosiddette “strategie non tradizionali” della campagna di Trump, come il ricorso a migliaia di avvocati pronti a contestare l’esito delle elezioni o il cambiamento delle procedure di voto.

Ma perché proprio 47 dollari? Secondo alcune interpretazioni, il numero sarebbe un riferimento al fatto che Trump sarebbe il 47esimo presidente degli Stati Uniti, qualora vincesse le elezioni.

Questioni legali e raccolta di dati

L’iniziativa di Musk non prevede un pagamento diretto per l’iscrizione al voto. Chi partecipa, infatti, riceve il compenso per aver firmato una petizione. Tuttavia, l’intento dell’operazione è chiaro: spingere più persone a registrarsi nelle liste elettorali in Stati strategici per Trump. Questo ha sollevato non solo preoccupazioni etiche, ma anche dubbi sull’acquisizione dei dati personali dei partecipanti. Per firmare la petizione, infatti, è necessario fornire tutte le proprie informazioni, che potrebbero essere utilizzate per scopi politici o di marketing.

In passato, sostenitori di Trump come il conduttore Tucker Carlson avevano promosso app per facilitare l’iscrizione al voto, richiedendo anch’esse la fornitura di dati personali. Queste pratiche mettono in evidenza la sempre più stretta connessione tra politica, tecnologia e utilizzo dei big data nelle campagne elettorali.

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USA impone sanzioni a sostenitori di Hamas: nella blacklist anche un ente di beneficenza in Italia

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Il Dipartimento del Tesoro USA ha aggiunto alla blacklist delle sanzioni tre individui e un ente di beneficenza fittizio, ritenuti essere importanti sostenitori finanziari internazionali di Hamas, insieme a un istituto finanziario controllato dal gruppo palestinese nella Striscia di Gaza. L’azione sanzionatoria include anche un sostenitore di lunga data di Hamas e nove delle sue attività.

Sostenitori finanziari e opere di beneficenza fittizie

Secondo quanto affermato dal Tesoro statunitense, questi individui e organizzazioni svolgono ruoli cruciali nella raccolta di fondi per Hamas, spesso mascherandosi dietro opere di beneficenza. Questi fondi vengono poi utilizzati per finanziare le attività terroristiche del gruppo. Hamas, designato come organizzazione terroristica da numerosi Paesi, tra cui gli Stati Uniti, utilizza queste strutture per il proprio sostentamento finanziario e operativo.

Sanzioni contro Mohammad Hannoun e l’Abspp

Tra le persone sanzionate figura Mohammad Hannoun, un membro di Hamas con sede in Italia, che ha fondato l’ente di beneficenza chiamato Charity Association of Solidarity with the Palestinian People (Abspp). Secondo il Tesoro USA, l’Abspp è un ente di beneficenza fittizio che, pur dichiarando di raccogliere fondi per scopi umanitari, finanzia in realtà l’ala militare di Hamas. Le autorità statunitensi accusano Hannoun di aver inviato denaro alle organizzazioni controllate da Hamas almeno dal 2018, sollecitando fondi per il gruppo estremista e trasferendo almeno 4 milioni di dollari nel corso di un decennio.

Altri individui sanzionati

Le sanzioni non si fermano solo a Mohammad Hannoun. Il Dipartimento del Tesoro ha sanzionato anche altri due esponenti di Hamas, basati rispettivamente in Austria e in Germania, ampliando il raggio delle misure restrittive contro il gruppo estremista e i suoi sostenitori.

Il ruolo delle sanzioni USA

Le sanzioni rappresentano uno degli strumenti principali con cui gli Stati Uniti cercano di isolare le organizzazioni terroristiche come Hamas dal sistema finanziario globale. L’obiettivo è quello di interrompere i flussi finanziari destinati a finanziare attacchi e operazioni del gruppo, contrastando al contempo il sostegno internazionale che Hamas riceve tramite canali apparentemente legittimi, come enti di beneficenza.

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