Quello di cui parliamo è un incontro con esperti sulla ricostruzione mammaria. Un incontro dal duplice scopo: divulgativo e informativo. Alla presentazione del manifesto “Donna X Donna” esperti hanno risposto ai dubbi sul linfoma ALCL correlato seppure raramente con le protesi per il seno, le testimonianze di tante donne che hanno affrontato o stanno affrontando con coraggio e determinazione il percorso di cura della malattia. Due sono i collegamenti esterni: il primo evento per il BRA Day promosso dall’Ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli – Isola Tiberina con l’intervento di Patrizia Frittelli, direttore dell’Unità di Chirurgia Senologica, e Antonella Campanale, Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Ministero della Salute nonchè chirurgo plastico e coautore del Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) sul linfoma anaplastico a grandi cellule. Il secondo collegamento sarà dall’Ospedale Sant’Andrea di Torino dove interverrà Arianna Di Napoli, anatomopatologa e coautore del PDTA sul linfoma anaplastico e di numerosi studi sull’argomento. Il Bra Day del Gemelli sarà anche l’occasione della presentazione della mostra fotografica, a cura del fotografo Silvio Esposito che si svolgerà presso il Grand Hotel Plaza a Roma dal 25 al 27 ottobre 2019. A conclusione dell’evento l’emozionante sfilata di moda delle pazienti del Gemelli, operate di tumore al seno, che indosseranno le creazioni dello stilista Gianfranco Venturi. Sono queste le iniziative dell’evento per il “BRA Day” – Breast Reconstruction Awareness Day, la Giornata internazionale della Consapevolezza sulla Ricostruzione Mammaria” che si svolgerà domani, mercoledì 16 ottobre dalle ore 11.00 nella hall del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS.
A Roma, nella hall del Gemelli, domani 16 ottobre, interverranno i vertici della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS Marco Elefanti Direttore Generale, il Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica Rocco Bellantone, il Direttore Scientifico della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS Giovanni Scambia e il Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Senologica del Policlinico Gemelli Riccardo Masetti. La giornata BRA Day al Gemelli continuerà con una tavola rotonda condotta dalla giornalista Rai Emma d’Aquino. Ne discuteranno chirurghi plastici, senologhe, oncologhe e giornalisti che affronteranno questo delicato tema. Apriranno la discussione la Professoressa Marzia Salgarello, Direttore della UOC di Chirurgia plastica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e la Dottoressa Liliana Barone Adesi chirurgo plastico dirigente medico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. Insieme a loro alcuni giornalisti di medicina tra cui: Manuela Lucchini ( RAI), Sonia Cianca (La7), Luciano Onder (TG5), Eliana Astorri (Radio Vaticana) . Beautiful After Breast Cancer nasce infatti in Belgio come organizzazione multidisciplinare il cui obiettivo è aiutare le pazienti che hanno avuto diagnosi di Tumore al seno a ricostruire la propria vita. Lo scopo dell’associazione è la divulgazione della ricostruzione mammaria dopo mastectomia quale elemento fondamentale della cura del Tumore della mammella, nell’intento di aiutare le pazienti che hanno avuto diagnosi di Tumore al seno a rielaborare la propria esistenza a partire dall’intervento di ricostruzione.
L’associazione si prefigge inoltre di trasmettere al personale medico ed ai chirurghi l’importanza della ricostruzione mammaria e del benessere dopo una diagnosi di cancro, e di promuovere la divulgazione scientifica e la formazione per migliorare le tecniche ricostruttive disponibili. Il desiderio di ogni paziente di una vita piena e felice con una recuperata immagine corporea è il punto di partenza di BABC Onlus. Ad oggi l’associazione è responsabile di due eventi di carattere internazionale, finalizzati al miglioramento delle informazioni su temi legati al Tumore al seno: Bra Day-Breast Reconstruction Awareness Day, giornata internazionale della consapevolezza sulla ricostruzione mammaria che ricorre contemporaneamente in 10 diversi Paesi del mondo il 16 ottobre. E Lympha-Day, giornata mondiale sul linfedema che si celebra in molti paesi del mondo in primavera ed è nata per sensibilizzare pazienti, medici e media su questa malattia spesso associata alle terapie oncologiche.
Una commissione di studio per censire i casi di reazione avverse ai vaccino Covid, ‘valutarli e capire come gestirli’, per capire la dimensione e la tipologia. La propone il ministro della Salute Orazio Schillaci in una intervista al Giornale d’Italia: ‘Credo che si potrebbe fare serenamente’, dice. La commissione si dovrebbe coordinare con quella d’inchiesta sulla gestione della pandemia, i cui lavori devono partire ora. ‘Quest’anno – afferma il ministro – abbiamo registrato un numero molto basso di adesioni alla campagna vaccinale, anche antinfluenzale. Quindi fare chiarezza sarebbe utile. Sarebbe opportuno per avere maggiore chiarezza e soprattutto per dare maggiore tranquillità a tutti. Ci lavoreremo’.
Schillaci ribadisce il suo no al Green Pass globale: ‘Non abbiamo nessun interesse ad applicarlo in Italia. Vogliamo tutelare la salute dei nostri concittadini, ma senza cedere sulle nostre priorità nazionali’. Nessun virologo o ‘virostar’, promette poi il ministro, a capo della commissione d’inchiesta Covid per la cui istituzione è da poco arrivato il via libera del Parlamento. Quanto al futuro, Schillaci invita ad evitare ‘notizie allarmistiche’ su nuove malattie: ‘Se guardo oggi alle priorità della salute degli italiani, credo che bisogna impegnarsi sugli screening, sull’oncologia, sulla prevenzione. Su tante cose che durante il Covid sono state trascurate. Bisogna cercare di ridurre le liste d’attesa. Le priorità sono tante altre, ma se ci dovesse essere una nuova Malattia X, come viene evocata, saremo pronti ad affrontarla nel miglior modo possibile’, afferma il ministro.
Le donne ‘camici bianchi’ della Sanità italiana ancora oggi sono spesso davanti ad un bivio, quello di dover scegliere tra famiglia e carriera. Accade soprattutto al Sud e la ragione sta essenzialmente nella mancanza di servizi a sostegno delle donne lavoratrici. A partire dalla disponibilità di asili aziendali: se ne contano solo 12 nel Meridione contro i 208 del Nord. E’ la realtà che emerge da un’indagine elaborata dal Gruppo Donne del sindacato della dirigenza medica e sanitaria Anaao-Assomed, coordinato dalla dottoressa Marlene Giugliano. “Al Sud le donne che lavorano nel Servizio sanitario nazionale devono scegliere tra famiglia e carriera e per le famiglie dei camici bianchi non c’è quasi nessun aiuto. Una situazione inaccettabile alla quale occorre porre rimedio”, denuncia il segretario regionale dell’Anaao-Assomed Campania Bruno Zuccarelli.
Nelle strutture sanitarie italiane, afferma, “abbiamo 220 asili aziendali, di cui 208 sono al Nord (23 solo in Lombardia). In Campania gli asili nido su 16 aziende ospedaliere sono solo 2: Cardarelli e Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II. Il Moscati di Avellino aveva un asilo nido che è stato chiuso con la pandemia e ad oggi il baby parking dell’Azienda Ospedaliera dei Colli è chiuso. Una condizione vergognosa e desolante”. Ma i dati raccolti dal sindacato dicono anche altro: se si guarda al personale del servizio sanitario nazionale, il 68% è costituito da donne, quasi 7 operatori su 10, con un forte sbilanciamento verso il Nord dove le donne sono il 76%, mentre al Sud solo il 50%. Un divario tra Nord e Sud, quello della sanità, che “si lega alle condizioni di difficoltà che le donne devono affrontare – aggiunge Giugliano – del resto in Campania il costo medio della retta mensile di un asilo è di 300 euro, con cifre che in alcuni casi arrivano anche a 600 euro.
E nella nostra regione c’è un posto in asili nido solo ogni 10 bambini”. Per questo le donne campane dell’Anaao chiedono di essere ascoltate dalle Istituzioni regionali, così come dalle Aziende ospedaliere e Sanitarie. Tre i punti chiave sui quali intervenire, sottolineano: “creazione di asili nido aziendali che rappresentano una forma di attenzione per le esigenze dei propri dipendenti e consentono una migliore conciliazione dei tempi casa-lavoro; sostituzione dei dirigenti in astensione obbligatoria per maternità o paternità e applicazione delle norme già esistenti, come flessibilità oraria; nomina, costituzione e funzionamento dei Comitati unici di garanzia”. Sono organismi che “prevedono compiti propositivi, consultivi e di verifica in materia di pari opportunità e di benessere organizzativo per contribuire all’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico, agevolando l’efficienza e l’efficacia delle prestazioni e favorendo l’affezione al lavoro, garantendo un ambiente lavorativo nel quale sia contrastata qualsiasi forma di discriminazione”, spiega Giugliano. In regioni come la Campania, “questi organismi hanno solo un ruolo formale, cosa – conclude l’esponente sindacale – che non siamo più disposte ad accettare”.
I numeri sono piccolissimi rispetto a qualche decennio fa, tuttavia nel 2023 si è registrato un aumento dei casi di epatite acuta in Italia rispetto all’anno precedente, specie di quelle di tipo A, B ed E; continua invece il calo dell’epatite C. È il trend fotografato dal Sistema di Sorveglianza sulle epatiti Seieva, dell’Istituto Superiore di Sanità da cui emerge una novità sulle modalità di contagio: i trattamenti di bellezza quali manicure, piercing e tatuaggi sono diventati il primo fattore di rischio per l’epatite B e C surclassando l’esposizione al virus in contesti sanitari, i rapporti sessuali a rischio o l’uso di droghe. Nel complesso, nel corso del 2023 in Italia sono stati registrati 523 nuovi casi di epatite A, B, C ed E acute.
A questi si sommano circa 60 casi per cui non è stata determinata la famiglia del virus. L’epatite A è quella più frequente: nel 2023 sono stati notificati 267 casi, quasi il doppio dell’anno precedente, quando erano stati 140. La maggioranza è legata al consumo di molluschi crudi o poco cotti, a viaggi in zone endemiche, rapporti sessuali e consumo di frutti di bosco. Più contenuta (+40%) la crescita dei casi di epatite B (153). In tal caso, le probabili fonti di infezione più frequenti sono stati l’esposizione a trattamenti di bellezza, le cure odontoiatriche, i comportamenti sessuali a rischio. Continua invece la discesa (-7%) dell’epatite C: i casi sono stati 51 e anche in questo caso il fattore di rischio più frequente è stato il ricorso a trattamenti estetici, che ha superato per la prima volta negli ultimi anni l’esposizione nosocomiale.
Sono stati 58 i casi di epatite E, con una crescita del 42% rispetto al 2022 e 4 di essi si sono verificati in persone di ritorno da Paesi in cui l’infezione è endemica. La gran parte dei casi autoctoni risultano invece legati al consumo di carne di maiale o cinghiale cruda o poco cotta. Nel 2023, inoltre, si sono verificati anche 3 decessi per epatite A e altrettanti per epatite B. Uno di questi ha riguardato una ragazza di 18 anni deceduta per insufficienza epatica acuta da virus B mentre era in attesa di trapianto di fegato. Un ulteriore giovane paziente di 31 anni, andato incontro a un’epatite fulminante da virus B, è stato salvato grazia al trapianto. Il rapporto sottolinea anche l’insufficiente quota di test eseguiti per rilevare l’epatite Delta. Il virus responsabile dell’infezione può infatti infettare le persone colpite da epatite B, aggravandone i danni al fegato.