Undici arresti e sei aziende agricole poste sotto sequestro preventivo per vino adulterato. E’ il bilancio dell’operazione ‘Ghost Wine’, scattata oggi con oltre 200 militari del Gruppo Carabinieri per la Tutela della Salute di Napoli, di unita’ dell’Arma territoriale e circa 90 appartenenti all’Unita’ Centrale Investigativa dell’Icqrf (Ispettorato centrale repressione frodi). L’operazione, condotta dal Nas di Lecce e dall’Icqrf è coordinata dalla Procura. Oltre alle misure cautelari e ai sequestri i militari hanno anche eseguito 62 perquisizioni locali e domiciliari nei confronti di imprenditori, operatori del settore vitivinicolo e aziende operanti nelle Regioni Puglia, Campania, Lazio e Abruzzo.
L’attività di indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Lecce, ha avuto quale risultato il palesamento di un sistema commerciale illecito, gestito con continuità già da tempo, da tre associazioni, per alcuni versi complementari fra loro, insistenti nella provincia di Lecce.
Il sistema commerciale posto in essere permetteva di ottenere prodotto vinoso a basso costo successivamente commercializzato come prodotto di qualità o addirittura biologico, DOC o IGT. In particolare, si evidenziava la sempre attuale pratica della fermentazione alcolica di miscele di sostanze zuccherine ottenute dalla canna da zucchero e dalla barbabietola, commercializzate illecitamente in favore di note ed importanti imprese italiane operanti sia sull’intero territorio nazionale che estero.
Un metodo illecito di produzione gravemente lesivo della libera concorrenza, inevitabilmente falsata dall’esubero di produzione ottenuta mediante procedimenti fraudolenti di ingentissime quantità di vini appartenenti a marchi di qualitàDOP (denominazione origine protetta), IGP (indicazione geografica protetta), DOC (denominazione origine controllata) ai quali l’Unione Europea ha riconosciuto l’origine geografica, condizionando la qualità e la peculiarità, alle tecniche di produzione tradizionali di un vino.
Nell’ambito dell’attività investigativa si è avuto modo di portare alla luce un altro fenomeno già conosciuto, quello della nazionalizzazione di prodotti UE venduti poi come italiani e addirittura attribuendogli denominazioni d’origine. In particolare, si è avuta contezza di vino di origine spagnola poi divenuto vino DOC o IGT italiano e nel caso di specie, pugliese. Nell’alveo dell’indagine emergeva altresì la falsa dichiarazione di produzione di uve atte a produrre vino DOC e IGT commessa per il tramite di aziende agricole di proprietà di alcuni degli indagati.
L’operazione di P.G. ha pertanto permesso di stroncare tre associazioni per delinquere le cui illecite attività erano divenute insostenibili e depressive del mercato vitivinicolo in quanto immettevano in commercio prodotti biologici, DOC o IGT a prezzi molto bassi, ponendo fuori mercato le aziende concorrenti che lo ottenevano con le lecite e normali pratiche enologiche.
Le associazioni a delinquere, come scoperto dalle indagini, potevano contare sulla essenziale collaborazione di un infedele funzionario dell’ICQRF di Lecce, a carico del quale gli stessi Ispettori dell’ICQRF hanno eseguito le indagini, rappresentato l’illecita condotta all’Autorità giudiziaria ed hanno partecipato all’arresto effettuato dai Carabinieri del NAS.
LE PERSONE INDAGATE
Sono indagate 41 persone, sei sono state quelle attinte dalla misura cautelare personale degli arresti in carcere: B. A. D. di anni 56 residente Lecce, funzionario ICQRF di Lecce; C. A. di anni 64 residente in Copertino, vitivinicolo; C. G. di anni 58, residente in San Donaci (BR), imprenditore vitivinicolo; L. V. di anni 38 residente in Mesagne, imprenditore vitivinicolo; R. L. di anni 55, residente a San Ferdinando di Puglia (BT), imprenditore vitivinicolo; C. R. A di anni 65, residente in Lequile, imprenditore vitivinicolo.
Cinque sono state quelle attinte dalla misura cautelare personale degli arresti domiciliari: C. P. di anni 26, residente in Copertino, impiegato; C. G. L. di anni 50, residente in Lecce, impiegato; C. C. di anni 55, residente in Copertino, impiegato; C. S. di anni 23, residente in San Donaci, impiegato; D. A. I. di anni 50, residente in Galatina, imprenditore e autotrasportatore
Ulteriori 30 persone sono state raggiunte da avviso di garanzia poiché indagate a vario titolo.
I FATTI CONTESTATI
L’analitica e completa disamina degli elementi raccolti ha evidenziato la sussistenza di vari reati di natura associativa e non, finalizzati al commercio di prodotti vinosi sofisticati, quali lafalsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico ed in registri informatizzati, lafrode nell’esercizio del commercio,la vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, la contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari, il riciclaggio e auto riciclaggio, l’attività di gestione rifiuti non autorizzata, fatti di reato commessi, in tutta la Puglia e in diverse località italiane.
In particolare, nel corso delle attività, si aveva modo di acquisire vere e proprie“ricette” per l’utilizzodello zucchero che unitamente ad altre sostanze, per il tramite di pratiche enologiche illegali, rendevano nuovamente idoneo vino acescente e/o di cattiva qualità per mezzo di una nuova fermentazione, oppure per la produzione di vino, mosto e mosto concentrato rettificato, utilizzati anche nella produzione di aceto balsamico di Modena, con il solo utilizzo di zucchero miscelato ad altre sostanze chimiche in particolare il Fosfato Monopotassico e il Solfato Potassico, generalmente utilizzati come concime, che si presume siano stati utilizzati per intervenire nella salinità del vino.
LA QUALIFICAZIONE GIURIDICA DEI FATTI
Le indagini sono state svolte dai Carabinieri del NAS di Lecce e da personale dell’ICQRF di Roma che hanno utilizzato vari strumenti investigativi, come:
intercettazioni telefoniche e riprese video;
servizi di osservazione, controllo e pedinamento con rilievi fotografici degli incontri più significativi fra le persone di interesse investigativo;
sequestri di sostanze di prodotti sofisticati e di prodotti atti idonei a sofisticare;
acquisizione ed esame di documentazione relativa a documenti di trasporto del vino.
Nel corso delle indagini è stato già arrestato in flagranza uno degli indagati per una sofisticazione in flagranza, nonché effettuati d’iniziativa molteplici sequestri di prodotti vinosi e strutture, per un valore stimato di circa 70 milioni di euro.
In occasione del periodo pasquale, il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute, d’intesa con il Ministero della Salute, ha intensificato le attività di controllo sui prodotti tipici della Pasqua, con particolare riferimento a quelli dolciari, al fine di tutelare la salute dei cittadini e a garanzia degli imprenditori onesti che possono subire una concorrenza sleale da chi opera invece in modo illecito.
Le verifiche sulla corretta applicazione delle procedure igieniche e l’impiego di ingredienti sicuri hanno così fatto emergere violazioni relative alla carente pulizia ed igiene degli ambienti di lavorazione e deposito, alla mancata applicazione delle procedute preventive di sicurezza alimentare, all’omessa tracciabilità dei prodotti ed etichettatura irregolare. In alcuni casi sono stati scoperti ingredienti e semilavorati per dolci scaduti di validità e detenuti in ambienti umidi e con infestazioni di roditori.
La campagna ha visto coinvolti a livello nazionale i 38 NAS Carabinieri con oltre 840 ispezioni presso laboratori di produzione ed esercizi di vendita dei tradizionali prodotti dolciari, quali uova di cioccolato e colombe, ma anche verificando la correttezza commerciale e igienica delle materie prime mediante la preventiva vigilanza alle fasi di produzione e fornitura.
Gli esiti conseguiti documentano irregolarità accertate presso 324 strutture ed aziende oggetto di ispezione (pari al 38%), la contestazione di 574 violazioni penali ed amministrative, per un ammontare di 425 mila euro, ed il sequestro di complessive 2 tonnellate di alimenti, per un valore stimato in oltre 267 mila euro. Nel corso degli interventi, sono state individuate, inoltre, anche colombe e uova di cioccolato prodotte industrialmente che, una volta scartate e riconfezionate, venivano vendute come produzione artigianale ad un prezzo superiore. Sono stati 6 i titolari di negozi deferiti all’Autorità giudiziaria per l’ipotesi di tentata frode in commercio, con contestuale sequestro di oltre 300 colombe e uova falsamente dichiarate di “propria produzione”.
A causa di gravi situazioni igieniche e strutturali sono stati disposti 15 provvedimenti di chiusura o sospensione delle attività commerciali e produttive, stimate in un valore economico superiore a 5 milioni di euro.
Tra le situazioni più significative accertate dai NAS si evidenziano:
Nas Brescia
Nel corso del controllo presso una pasticceria della provincia di Bergamo sono stati rinvenuti, all’interno del laboratorio, 70 kg di cioccolato e 90 kg di prodotti dolciari con data di scadenza
superata, anche da alcuni anni, e con indicazioni non conformi in ordine agli ingredienti usati per la produzione. Contestate violazioni amministrative per un importo di 3.500 euro.
Nas Roma
A seguito dei controlli svolti presso due laboratori di pasticceria della provincia di Roma, sono stati deferiti in stato di libertà i titolari di entrambe le attività per aver posto in commercio prodotti dolciari tradizionali pasquali (colombe e uova di Pasqua) di produzione industriale artatamente etichettati e dichiarati come prodotti gastronomici artigianali. Riscontrate altresì, a vario titolo, carenti condizioni igieniche e strutturali e la mancata attuazione del manuale HACCP. Sequestrate 33 confezioni di colombe e 15 uova di cioccolato pasquali ed elevate sanzioni per un importo complessivo di 4.000 euro.
Nas Caserta
A seguito delle verifiche eseguite presso 2 pasticcerie ed una fabbrica di cioccolato della provincia di Caserta, sono stati sequestrati complessivamente 580 kg di prodotti tipici delle festività pasquali, poiché non sottoposti al piano di rintracciabilità alimentare.
Nas Catania
Controllati 2 laboratori di pasticceria ed un’industria alimentare della provincia di Catania, con conseguente sequestro di complessivi 1.415 kg di preparati e basi per prodotti dolciari in parte scaduti, privi di etichettatura e tracciabilità, ed in parte stoccati in un locale/deposito con gravi carenze igienico-sanitarie per presenza di escrementi di roditori.
In relazione alla descrizione di specifici interventi operati dai NAS nel presente comunicato stampa, le persone deferite all’autorità giudiziaria sono da ritenersi presunti innocenti fino a un definitivo accertamento di colpevolezza in successiva sede processuale.
Un 49enne marocchino, condannato per l’omicidio della moglie, è stato espulso dall’Italia e accompagnato alla frontiera aerea di Venezia e rimpatriato in Marocco con un volo diretto a Casablanca. Il provvedimento è stato disposto dal questore di Padova Marco Odorisio. Entrato in Italia ad aprile 2010 per ricongiungimento familiare con la moglie, nel 2011 era stato arrestato dalla squadra Mobile per omicidio doloso in quanto, al culmine di un litigio con la coniuge, all’interno della propria abitazione, nonostante la presenza della figlia allora di 7 anni, l’uomo aveva ucciso la compagna con 12 colpi contundenti e 42 coltellate. Il marocchino era stato condannato dalla Corte d’Assile d’Appello di Venezia alla pena di 14 anni e 8 mesi di reclusione.
Scarcerato lo scorso agosto, irregolare sul territorio nazionale e ritenuto pericoloso socialmente, lo straniero è stato collocato e trattenuto, con provvedimento del questore, presso il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Milano dove, dopo due giorni, ha formalizzato istanza di Protezione Internazionale.
A settembre del 2023 è stato dimesso dal Cpa milanese perché il Giudice del Tribunale di Milano non aveva convalidato il provvedimento di trattenimento per richiedenti asilo in quanto la domanda di protezione internazionale presentata dal 49enne non è stata ritenuta strumentale a fine di evitare o ritardare il provvedimento di espulsione. l 49enne è stato poi rintracciato nel padovano dopo la sua uscita dal Cpr, e portato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gorizia, dove è stato raggiunto dal provvedimento di espulsione dopo che la polizia si era consultata con il Console del Regno del Marocco presso il Consolato di Verona
Queste sono le ultime immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza della Stazione Centrale di Milano in possesso della Procura della Repubblica di Lecco diffuse dai Carabinieri che ritraggono Edoardo Galli mentre cammina sul binario dove è giunto il treno proveniente da Morbegno e mentre transita in uscita dai tornelli di sicurezza lo scorso 21 marzo.
Dopo questi istanti – spiega la nota della Procura- non ci sono, al momento, ulteriori riprese che lo ritraggono dialogare o in compagnia di altre persone ovvero nei pressi di esercizi commerciali.