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Tocilizumab, la sperimentazione di Ascierto: ottimista ma cauto, il vaccino arriverà ma occorre pazienza

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Cauto ottimismo. La sperimentazione del farmaco anti-artrite Tocilizumab per curare alcuni effetti devastanti del Covid-19 va bene. Paolo Antonio Ascierto, a capo della sperimentazione avviata con protocollo Aifa, parla di “cauto ottimismo”. Si procede per step. “È in corso la sperimentazione e si compone di due momenti: uno è lo studio di fase II su 330 pazienti, attivato il 19 marzo con i pazienti arruolati in 24 ore. E i dati potrebbero essere pronti per fine aprile-inizi di maggio” argomenta Ascierto, presidente della Fondazione melanoma e direttore dell’Unità di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli, che sta utilizzando il farmaco anti-artrite reumatoide tocilizumab nel trattamento della polmonite interstiziale da Covid-19. “Per quanto riguarda lo studio prospettico, invece – aggiunge Ascierto – questo continua ad andare avanti e i criteri in questo caso sono meno restrittivi rispetto alla sperimentazione e rappresenteranno quella che si chiama esperienza di ‘real world’. Al momento non ci sono dati, ma la sensazione resta quella dei pazienti trattati prima della sperimentazione dell’off label e la parola d’ordine rimane la stessa: cauto ottimismo”. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Paolo Antonio Ascierto in uno dei pochi momenti di relax. Quella che ne è venuta fuori è una conversazione che noi sembra interessante.

Dottor Ascierto da oncologo ha deciso di dedicarsi alla ricerca di un farmaco che possa essere utile nella gestione del Covid-19? Si sta convertendo all’infettivologia?

La mia non è stata una conversione, da oncologo che si occupa prevalentemente di immunoterapia, quello che faccio nella mia quotidianità è proprio studiare il sistema immunitario. Sono anni che ormai tratto i tumori con l’immunoterapia, siamo partiti con il melanoma ed ora trattiamo la stragrande maggioranza dei tumori con l’immunoterapia.  Nella polmonite da Covid-19, anzi nella complicanza che determina la polmonite, ovvero il distress respiratorio, un ruolo chiave è svolto dal sistema immunitario.

Illustrazione realizzata dalla scuola Italiana di Comix per il premio l’ORigano. Paolo Ascierto ed Enzo Montesarchio alle sue spalle

In che modo il sistema immunitario e quindi l’immunoterapia diventa un punto cardine nel trattamento delle polmonite da Covid-19?

Sappiamo che quando trattiamo un tumore, l’immunoterapia può dare effetti collaterali poiché il sistema immunitario, stimolato, produce una serie di sostanze che hanno lo scopo di distruggere il tumore. A volte, il sistema immunitario, può dare anche effetti collaterali legati ad una ipersecrezione di alcune citochine, come appunto l’IL 6, target del tocilizumab. Il tocilizumab noi oncologi lo conosciamo molto bene, perché lo usiamo nella gestione di alcuni effetti collaterali che si possono verificare in seguito all’uso degli anticorpi bispecifici, o di recente, all’uso delle CAR-T, dove appunto il farmaco è registrato per il trattamento delle tossicità. Le CAR-T infatti possono determinare quella che viene definita la “CRS”, ovvero sindrome da rilascio di citochine, in cui il sistema immunitario produce tante citochine, tra cui l’IL-6, responsabili poi degli effetti collaterali. Da qui, l’idea di usare il tocilizumab.

È vero che siete stati i primi ad utilizzare il tocilizumab nella gestione delle polmoniti da Covid-19?

A noi non interessa il primato, ci interessa solo che le persone stiano meglio. Se non fosse stato questo il nostro obiettivo non ci saremmo impegnati a capire che il sistema immunitario era coinvolto nella sindrome da distress respiratorio indotto da Covid, responsabile di tante morti. È ovvio che il complimento, inteso come riconoscimento, ci fa piacere, ma a noi interessa che il farmaco funzioni. E questo dato potrà darcelo solo la sperimentazione clinica in corso. Continuo con il dire “cauto ottimismo”.

Quali sono le tempistiche per avere un vaccino definitivo? Quali sono i farmaci che state utilizzando contro il Covid-19?

Il vaccino sarebbe auspicabile tuttavia le tempistiche sono lunghe, ci vorrà almeno un anno. Gli antivirali anche sono auspicabili ma attualmente non ne abbiamo di effettivamente utili nel Covid, utilizziamo quelli già noti per l’HIV o il remdesivir che si usa per l’ebola, ma di specifico ancora nulla.

Che previsioni fa riguardo la fine di questa pandemia?

Credo che tutto finirà quando avremo un vaccino e potremo in tal modo fare una immunizzazione di massa, per ora stiamo a casa perché fondamentale è ridurre i livelli di infezione e poi continuare ad avere la massima attenzione fin quando non avremo un vaccino.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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