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Sicurezza stradale sull’isola d’Ischia: ci sono le idee, i progetti e i fondi della Città Metropolitana

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Il convegno promosso dal quotidiano dell’isola d’Ischia, il Golfo, non doveva essere una chiacchierata tra politici su quello che si è fatto (e non basta) sulla sicurezza stradale. Dove essere un meeting capace di portare idee, progetti e capire se e come reperire e spendere fondi per rendere le strade più sicure ed evitare morti e feriti negli incidenti stradali quotidiani. Il tributo di sangue pagato dall’isola sull’altare della insicurezza stradale isolana è inaccettabile. Troppi morti. Ed è stato un incontro ricco di spunti,  foriero di atti concreti grazie anche alla capacità di mettere assieme più soggetti istituzionali attorno allo stesso tavolo da Ambrogio Mattera, patron del Golfo e imprenditore stimato nel campo del turismo. A dibattere c’erano il sindaco della Città Metropolitana, Luigi de Magistris, il consigliere della città metropolitana Raffaele Cacciapuoti, con delega ai trasporti, i sei sindaci dell’isola, l’europarlamentare Giosi Ferrandino, la consigliera regionale Maria Grazia Di Scala e altri.

https://www.juorno.it/luidi-de-magistris-punta-su-ischia-abbiamo-le-risorse-ci-sono-i-progetti-dobbiamo-lavorare-bene-per-rendere-sicure-le-strade-di-questa-isola-meravigliosa/

 

La cornice era di prestigio, l’Hotel Manzi di Casamicciola. Le molteplici facce di un problema sempre più sentito ad Ischia e le possibili aree di intervento hanno appassionato quanti sono intervenuti al convegno moderato dal  giornalista Paolo Chiariello che ha coordinato gli interventi di un parterre di relatori qualificati. “Nove morti al giorno, senza contare i feriti che subiscono menomazioni anche permanenti, sono il quotidiano bilancio degli incidenti stradali in Italia” ha esordito Chiariello, che ha auspicato la formazione di proposte concrete per fronteggiare una piaga che poche settimane fa ha strappato alla comunità isolana l’ennesima vittima, il giovanissimo Francesco Taliercio.  Il dibattito si è avviato con l’intervento del sindaco di Casamicciola Giovan Battista Castagna. “È un problema che ci riguarda tutti” ha spiegato il primo cittadino, che finora a causa del pre-dissesto finanziario è stato anch’egli alle prese con le difficoltà di organico della polizia locale. “Prima di pensare a progetti laboriosi e dai costi rilevanti, ma difficilmente realizzabili  – ha aggiunto Castagna  – credo che occorra innanzitutto fornire risorse alle Forze dell’Ordine per mantenere alta l’intensità dei controlli sulle strade in funzione di prevenzione degli incidenti”.

Maria Grazia Di Scala. Consigliere regionale della Campania

Maria Grazia Di Scala, consigliere regionale, dopo aver ringraziato per l’indefesso lavoro quotidiano le forze dell’ordine che si prodigano per la sicurezza sulle strade,  ha lodato la presenza in sala dei dirigenti scolastici. “La sicurezza stradale è un problema di natura culturale. Sono favorevole a introdurre nelle scuole la materia dell’educazione stradale. La famiglia e  la scuola sono due istituzioni importantissime, perché le forze dell’ordine non possono supplire a ogni carenza”. La signora Di Scala ha inoltre invocato il riconoscimento legislativo dell’isola come sede disagiata. “È necessario per i trasporti e la sicurezza stradale, ma anche per la scuola, la giustizia e la sanità questo riconoscimento” ha spiegato la Di Scala.

Antonio Siciliano. Dirigente dell’Istituto Enrico Mattei

Proprio l’accenno al ruolo della scuola da parte della consigliera regionale ha dato a Chiariello l’assist per richiedere l’intervento del professor Antonio Siciliano, dirigente dell’Istituto Enrico Mattei. “Dopo la morte di Francesco Taliercio – ha raccontato il preside – un giornalista della terraferma ci chiese conto di quello che avevamo fatto a scuola in materia di sicurezza sulle strade. E noi abbiamo spiegato tutto quello che abbiamo realizzato sul fronte della prevenzione e dell’educazione stradale. Siamo pronti a fare anche di più, se nei programmi scolastici prevederanno ulteriore disciplina sul tema”, ha spiegato il professor Siciliano.
L’accenno alla morte di Francesco Talierco è stato l’interruttore per far accendere il dibattito su un tema importante. Vivere il tema della sicurezza stradale da una angolazione visuale molto difficile, quella dei familiari delle vittime della strada.  Ed è qui che il moderatore Chiariello ha richiesto un intervento non previsto in scaletta ma essenziale. A questo punto Chiariello ha chiamato al banco dei relatori l’avvocato Mario Goffredo, rappresentante di una costituenda associazione di familiari vittime della strada.

Un  intervento che ha dato una decisa scossa al dibattito. Goffredo ha citato l’impressionante dato secondo cui sull’isola d’Ischia il numero di vetture immatricolate supera quello degli abitanti residenti: “Gli animi sono surriscaldati – ha dichiarato Goffredo – perché il problema del traffico e della sicurezza stradale ha raggiunto dimensioni emergenziali sul territorio. Una vettura pro capite è un dato sconcertante, e la situazione è ormai esplosiva”. L’avvocato ha poi evidenziato altri aspetti del problema. “Pochi usano i mezzi pubblici, sia per cultura, sia perché è difficile viste le criticità sofferte dallo stesso trasporto pubblico. È irrealistico pensare al car sharing quando non sappiamo nemmeno stare in mezzo alla strada. In alcuni punti della ex strada statale 270 il sottosuolo è praticamente vuoto, vista la particolare erosione marina, e  non vengono rispettati i limiti di peso per i mezzi che li percorrono. In diversi altri punti – sostiene Goffredo – i mezzi sono così grossi che in curva superano la linea di mezzeria, che in certe strade per pudore non è nemmeno stata disegnata». Mario Goffredo ha anche spiegato che la stessa Città Metropolitana concesse una deroga per esigenze turistiche agli ingombranti bus alti ben nove metri.

Raffaele Cacciapuoti. Consigliere delegato alle strade della Città Metropolitana di Napoli

Raffaele Cacciapuoti, consigliere delegato alle strade della Città Metropolitana di Napoli, ha citato il numero impressionanti delle morti che dal 2007 si contano sulle strade dell’isola: ben ventidue. Una strage insostenibile a cui la Città Metropolitana vuole mettere fine con un piano straordinario complessivo di oltre 70 milioni di euro, di cui oltre cinque milioni e mezzo per la sola isola. “Ischia – ha dichiarato Cacciapuoti – è il punto di partenza per il piano strategico per la sicurezza stradale”. Il consigliere ha spiegato che la Città Metropolitana deve gestire 32 strade provinciali sull’isola, senza dimenticare i problemi estivi di circolazione sugli oltre 30 km della ex SS 270, e che l’ex Provincia ha spesso eseguito opere di manutenzione anche su arterie di competenza regionale. Riferendosi alle problematiche sollevate dall’avvocato Goffredo, Cacciapuoti ha rimarcato la necessità di creare un senso civico adeguato ai rischi della circolazione stradale, ma ha anche rivendicato la sollecitudine della Città Metropolitana di fronte a diverse criticità, come la frana del costone sulla Litoranea a gennaio, col pronto intervento insieme agli altri enti e alle forze dell’ordine, illustrando le somme investite per le strade.  «Il pattugliamento delle forze dell’ordine – ha aggiunto – è un buon deterrente. Gli autovelox possono essere molto positivi ma bisogna usarli non avendo come obiettivo principale il finanziamento delle casse comunali, ma la salvezza delle vite umane: io punto deciso alla mortalità-zero. Mi ha colpito molto il numero delle auto pro-capite sull’isola, così come il problema del peso dei grossi mezzi in alcuni punti della rete viaria: me ne farò personalmente carico per risolverli».

Il sindaco di Ischia. Enzo Ferrandino

È toccato poi al sindaco di Ischia Enzo Ferrandino prendere la parola: «La nostra rete viaria ricalca le vecchie piccole stradine dell’isola di un tempo, e oggi deve accogliere un carico di traffico abnorme. Sono tre i cardini su cui sviluppare una strategia: il primo è costituito dai controlli delle forze dell’ordine. Spesso gli enti devono lottare con vincoli di bilancio che non consentono di ampliare gli organici.  E non va dimenticata una diffusa tendenza al mancato rispetto delle regole.  Il secondo punto riguarda gli interventi infrastrutturali. Con un finanziamento di 800mila euro siamo pronti a intervenire nella manutenzione, che verrà eseguita di notte, su strade periferiche ma ad alta intensità di traffico, e nei pressi delle scuole. L’ultimo punto è altrettanto fondamentale: si tratta della diffusione di una coscienza civica. Non dimentichiamo che, oltre alle responsabilità soggettive, c’è una responsabilità collettiva. Mi è piaciuto l’intervento di Goffredo, ma voglio precisare che le strisce blu sono un mezzo di educazione. Chi compra e usa l’auto deve comprendere le conseguenze dell’uso sconsiderato di tale mezzo. Abbiamo usato i proventi per finanziare la navetta Zizì e decongestionare il centro cittadino, ne allestiremo un’altra. La via Alfredo De Luca potrebbe diventare a senso unico, con la contemporanea creazione di piste ciclabili dal porto a Ischia Ponte, ma serve la collaborazione di tutti, senza le polemiche strumentali di chi si oppone per puro spirito di contraddizione».

Gli ufficiali comandanti delle forze dell’ordine sull’isola d’Ischia. Il tenente della Gdf Gerardo Totaro, il vicequestore della Polizia di Stato Alberto Mannelli, il capitano dei Carabinieri Angelo Pio Mitrione

L’europarlamentare Giosi Ferrandino: progetti congiunti dei Comini per cogliere tutte le oportunità europee

Più volte chiamati in causa durante il dibattito, gli esponenti delle Forze dell’Ordine presenti in sala, dal Capitano Angelo Pio Mitrione dei Carabinieri accompagnato dal Maresciallo Arturo Battello al Tenente Gerardo Totaro della Guardia di Finanza, hanno affidato al Dottor Alberto Mannelli del Commissariato di Polizia l’intervento illustrativo degli sforzi compiuti quotidianamente sulle strade dell’isola. «Diciotto posti di controlli ogni 24 ore, e questo dato riguarda solo polizia, al quale vanno aggiunti quelli dei  Carabinieri e della Guardia di Finanza: nemmeno Kabul, la capitale dell’Afghanistan, è presidiata quanto l’isola. Abbiamo inoltre ottenuto lusinghieri risultati con la “macchina civetta”». In materia di omicidio stradale, il dottor Mannelli ha preliminarmente avvertito che basterebbe rispettare i limiti di velocità per evitare la tragedia: “Invece oggi i guidatori mandano e-mail e Whatsapp mentre sono al volante, in pratica è come guidare bendati”, ha spiegato Mannelli, il quale ha poi illustrato i vari aspetti della norma sull’omicidio stradale e ha anche compiuto una dimostrazione pratica del pre-test alcolico e dell’etilometro.

L’europarlamentare Giosi Ferrandino: progetti congiunti dei Comini per cogliere tutte le oportunità europee

 

Il sindaco di Lacco Ameno. Giacomo Pascale

Da sempre uno dei più convinti sostenitori della necessità di una mobilità alternativa, il sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale, è stato categorico: «La sicurezza stradale è l’unico, vero, grosso problema dell’isola. Non servono più i palliativi, i vigilini, le strisce blu, i parcheggi. Nel 2001 fu allestito un progetto di mobilità alternativa, ma abbiamo lasciato che si impantanasse, incapaci di trovare la parte di finanziamento mancante per farlo decollare. Adesso dobbiamo fare subito tutto quello che è necessario, applicando tutte le risorse, anche tecnologiche, che sono a disposizione. Non sono d’accordo con Goffredo sul car sharing, che per me costituirebbe un vero cambiamento culturale: dove è applicato, il parco macchine circolante si è ridotto. È necessario passare dalla cultura del possesso a quella dell’uso, e dobbiamo dire basta coi grossi autobus e i mezzi di noleggio con conducente a 9 posti. È ora di pensare anche all’abbattimento dei confini amministrativi per i taxi. Siamo pronti a lavorare a una nuova mobilità sostenibile con l’appoggio della Città Metropolitana».
E di questo anelito verso le sfide che ci attendono si è fatto ancora una volta portavoce il papà di Francesco Taliercio, che ha detto di voler pensare al fratello di Francesco, che rappresenta il presente e il futuro.

Anche il sindaco di Forio, Francesco Del Deo, ha ribadito che bisogna puntare  sulla famiglia e sulla scuola, anzi partendo addirittura dall’asilo, per creare una vera e solida coscienza civica in tema di educazione stradale. Forio ha cominciato ad adottare gli autovelox, e il primo cittadino si è detto pronto a installare, ove consentito, anche una gran quantità di dissuasori. Del Deo ha anche sottolineato la necessità di maggiore sinergia tra le istituzioni, e l’importanza dei controlli, che negli ultimi anni durante le feste di Natale hanno portato a una drastica diminuzione degli incidenti.

Il collega Rosario Caruso, sindaco di Serrara Fontana, ha schematizzato due aspetti: le infrastrutture, e il buon senso di chi le usa: «L’anello stradale è stato costruito tra gli anni ’50 e ’70 per un carico nettamente minore. Successivamente, oltre all’esagerato numero di auto, sono sorti numerosi  varchi che aumentano le occasioni di pericolo.  Servono comunque anche i parcheggi, che in certe zone e visti i vincoli, restano di difficile realizzazione. Dobbiamo quindi agire anche sul senso civico».

Presente insieme al Comandante della Polizia locale di Lacco Ameno, dottor Raffaele Monti, il comandante di Casamicciola Giovanni Mattera ha stigmatizzato la brutta abitudine degli isolani a oltrepassare i limiti di velocità, invocando un aumento dei sistemi di segnaletica e soprattutto di videosorveglianza, che limitano molto la tendenza ad andare veloci. Verso le 13, dopo l’intervento conclusivo del sindaco De Magistris, il convegno si è chiuso, e stavolta non si è trattato soltanto di parole al vento: le risorse ci sono, non resta che rimboccarsi le maniche.

 Tutti i contributi di questo servizio relativo al convegno sulla sicurezza stradale ad Ischia sono dei giornalisti del quotidiano il Golfo e segnatamente di Francesco Ferrandino. Anche le foto a corredo sono de il Golfo. Grazie

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Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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Tony Colombo e Tina Rispoli restano in carcere, confermate in Cassazione le accuse di camorra

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La Corte di Cassazione ha recentemente respinto le richieste di scarcerazione per il cantante neomelodico Tony Colombo e sua moglie Tina Rispoli, implicati in un’inchiesta del pool antimafia. La coppia è accusata di avere legami con il clan Di Lauro, operante nella zona di Scampia-Secondigliano.

Le indagini, condotte dai pm Maurizio De Marco e Lucio Giugliano, puntano a dimostrare come Colombo e Rispoli, nonostante non appartengano direttamente a una famiglia mafiosa, siano profondamente inseriti nelle dinamiche criminali del clan. I giudici della quinta sezione della Suprema Corte hanno sottolineato la “totale condivisione di intenti” tra i coniugi e la loro “estrema pericolosità”, evidenziata dal loro “perdurante e costante inserimento nei contesti illeciti”.

L’accusa si concentra anche sulla gestione di un capannone industriale associato a Vincenzo Di Lauro, con arresti confermati anche per lui dalla Cassazione, e sulla condivisione di un marchio commerciale legato alla moda e all’abbigliamento. Le prove raccolte includono intercettazioni telefoniche e ricostruzioni finanziarie effettuate dalle forze dell’ordine.

Il deputato Francesco Emilio Borrelli di Alleanza Verdi Sinistra ha commentato il caso, sottolineando come lui e il suo partito abbiano per anni lottato contro il sistema di Colombo e Rispoli, denunciando i loro legami con la camorra che, a suo dire, molti hanno preferito ignorare.

Questa vicenda mette ancora una volta in luce le intricate connessioni tra il mondo dello spettacolo e le organizzazioni criminali in alcune aree di Napoli, rivelando come figure pubbliche possano a volte essere coinvolte in attività illecite che sfruttano la loro visibilità per operazioni economiche dubbie. La decisione della Corte di Cassazione rappresenta un passo significativo nel tentativo delle autorità di combattere il crimine organizzato, dimostrando che nessuno è al di sopra della legge, anche quando si tratta di figure note al grande pubblico.

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Processo per usura e racket ai clan di Napoli Ovest, l’assenza per paura dei commercianti

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Napoli ovest è ancora una volta teatro di un processo che mette in luce la profonda infiltrazione della camorra nelle attività quotidiane dei cittadini. Il processo, che ha avuto inizio ieri con la prima udienza preliminare, vede coinvolte venti persone, identificate dalla Procura come membri del clan Vigilia. Questo gruppo, a lungo dominante nel rione Traiano per il controllo delle piazze di spaccio, è ora accusato di estorsione e usura nei confronti di commercianti locali.

Il giudice per le udienze preliminari ha preso in esame il caso, che rivela come un commerciante di via Epomeo sia stato costretto a pagare fino a 15mila euro in diverse rate sotto minaccia. Queste pratiche estorsive non sono isolate, ma parte di una strategia di radicamento criminale che ha visto i cittadini, indicati come vittime dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli, sottomessi a tassi usurari e pressioni continue.

La nota più triste di questa vicenda è l’assenza in aula delle presunte vittime, i “cittadini innocenti” che hanno subito intimidazioni e minacce. Questo silenzio è indicativo dell’atmosfera di paura che regna in alcune aree di Napoli, dove l’omertà sembra ancora prevalere. Nonostante la gravità delle accuse, nessuna delle vittime ha voluto presentarsi per rivendicare il proprio status di parte offesa.

Il processo vede anche la costituzione di parte civile da parte del Comune di Napoli e della Presidenza del Consiglio, oltre che dell’associazione Sos Impresa, rappresentata dall’avvocato Alessandro Motta. Questi soggetti cercano di sostenere il procedimento giudiziario e di offrire supporto alle vittime, spesso lasciate sole a fronteggiare la criminalità organizzata.

L’udienza è stata occasione per gli avvocati di delineare le strategie difensive, con alcuni imputati che hanno optato per il rito abbreviato, sperando in una riduzione della pena. Tuttavia, il clima di tensione non diminuisce, come dimostrano episodi recenti di violenza nella stessa area, tra cui un raid in un parco giochi che ha visto una madre ferita mentre si prendeva cura della figlia.

Il caso continuerà a giugno, con il ritorno in aula e l’attesa delle richieste di condanne per coloro che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Intanto, il verdetto duro contro il clan Sorianiello, emesso nello stesso periodo, conferma l’esistenza di una rete criminale ben strutturata, capace di imporre il proprio dominio attraverso la violenza e l’intimidazione.

Questo processo non è solo un’esposizione delle dinamiche criminali di Napoli ovest, ma anche un esame della capacità della giustizia di proteggere i cittadini e di affermare l’autorità dello Stato in zone dove la legge sembra avere poco potere. Le conseguenze di questo processo saranno cruciali per la lotta alla camorra e potrebbero segnare un punto di svolta nella ripresa di controllo civile nelle aree più turbolente della città.

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