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Esteri

Serbia, tensione a Belgrado per proteste davanti Parlamento

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Tensione ieri sera a Belgrado quando numerosi manifestanti dell’opposizione partecipanti alla consueta manifestazione antigovernativa del sabato sera si sono ammassati davanti all’entrata del Parlamento, nel centro della capitale, scandendo slogan ostili ai deputati e al governo e minacciando di fare irruzione all’interno dell’edificio. A evitare che la situazione degenerasse e’ stato il servizio di sicurezza del Parlamento, che si e’ opposto alla pressione dei dimostranti, fra i quali vi era Bosko Obradovic, uno dei leader di ‘Alleanza per la Serbia’ il cartello che raggruppa gran parte delle forze di opposizione. Come riferiscono i media, almeno due dei dimostranti – uno dei quali lo stesso Obradovic – hanno cercato di infrangere i vetri dei portoni d’ingresso del Parlamento servendosi delle aste di bandiere della Serbia. ‘Ladri, ladri’, ‘Rivolta, rivolta’, ‘Vicic pederasta’, ‘E’ finita’ – hanno scandito a lungo i manifestanti. ‘Come abbiamo bussato alle porte del rettorato, cosi’ ora bussiamo alle porte del parlamento’, hanno gridato alcuni, alludendo all’occupazione del rettorato dell’Universita’ di Belgrado messa in atto nelle scorse settimane da un gruppo di giovani studenti oppositori, per chiedere le dimissioni del ministro delle finanze Sinisa Mali accusato di plagio per aver copiato a loro avviso buona parte della sua tesi di dottorato. Durante la protesta davanti al parlamento, la tensione e’ salita notevolmente e in tanti momenti si e’ temuto che la situazione potesse degenerare, con una possibile irruzione dei dimostranti all’interno dell’edificio. Il servizio di sicurezza ha evitato il peggio. Una dura condanna di tali atti intimidatori e antidemocratici e’ venuta in tarda serata dalla presidente del parlamento Maja Gojkovic. In precedenza il corteo dei manifestanti si era fermato davanti alla sede della tv pubblica Rts, protestando contro quella che viene ritenuta una ‘informazione di regime’ da parte dell’emittente nazionale. Da un anno ogni sabato sera migliaia di manifestanti manifestano a Belgrado contro la politica del governo e il presunto ‘autoritarismo’ del presidente Aleksandar Vucic, accusato di stretto controllo sui media. L’opposizione ha annunciato il boicottaggio delle elezioni previste in primavera, ritenendo che non vi siano in Serbia le condizioni per un voto libero e democratico.

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Esteri

L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Esteri

Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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