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Sanità di guerra, anche le cliniche private non convenzionate requisite: dai soldati ai pensionati tutti precettati

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Il decreto da 20/25 miliardi di euro si occuperà anche delle difficoltà della nostra sanità emerse nelle ultime settimane. Personale e mezzi che mancano. Posti letto in ospedali ridotti al lumicino dai tagli lineari degli ultimi anni. Pochi posti in terapia intensiva e subintensiva. Il governo chiederà alla sanità privata di mettersi a disposizione. Non c’è alcun problema per la spesa. Vigilerà su tutto un commissario straordinario, insieme alla Protezione Civile. Su questo versante e cioè come integrare e far interagire la sanità privata con quella pubblica su questa emergenza verranno appostati 2/3 miliardi. I  privati avranno incentivi per il personale sanitario che sarà sottoposto al superlavoro e ai rischi connessi al covid19. Nell’emergenza saranno occupate strutture private convenzionate e non convenzionate.
Nel dettaglio, si prevede che qualora le Regioni non dovessero raggiungere l’obiettivo dell’ aumento dei posti in terapia intensiva (Dovrebbero incrementarle del 50 per cento) e nelle unità operative di malattie infettive (previsto un raddoppio), possano sottoscrivere contratti anche con strutture private non accreditate col Servizio Sanitario Nazionale tralasciando, in nome dell’emergenza, il fatto che non abbiano i requisiti normalmente richiesti. C’è guerra e non si sta a guardare troppo chi la combatte. Le prestazioni della sanità privata saranno a carico delle regioni che potranno anche requisire cliniche, ove ne ricossero motivi urgenti e contingibili, “corrispondendo al proprietario dei beni messi a disposizione, una somma di denaro a titolo di indennità di requisizione”. Nei casi in cui siano stati già stipulati contratti e convenzioni, come magari accaduto al Nord, dove molte cliniche si erano già rese disponibili a collaborare, resta tutto com’ è. Insomma al Sud sarebbe il caso si cominciasse a richiedere, ove necessario, le disponibilità alle cliniche private.

Domenico Arcuri. Potrà spendere come commissario alla spesa sanitaria per l’emergenza coronavirus all’infinito senza alcun controllo della Corte dei Conti

Col maxi decreto il governo interverrà  anche sui dispositivi di protezione individuale, dalle mascherine ai guanti, che mancano ovunque: il decreto prevede che la Protezione Civile possa requisirle in qualsiasi momento a chiunque. Domenico Arcuri che oggi si insedierà come super commissario che gestirà da solo tutti gli approvvigionamenti, dalle mascherine ai posti letto senza che le sue decisioni siano sottoposte a controllo della Corte dei Conti, userà 50 milioni di euro per le agevolazioni e i finanziamenti a fondo perduto alle aziende produttrici. I finanziamenti potranno essere erogati anche alle aziende che forniscono mascherine chirurgiche, diventate essenziali come sostitute delle Ffp2 ed Ffp3. I prefetti possono poi requisire le strutture alberghiere per ospitarvi le persone cui verrà imposta la quarantena in sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario oppure quelle in permanenza domiciliare.
Per le mascherine cade l’obbligo della certificazione CE. Operazione che di fatto facilita il ricorso a prodotti che arrivano dalla Cina o comunque extra Ue. I produttori dovranno semplicemente autocertificare sotto la propria responsabilità che i dispositivi e la catena produttiva siano conformi alla normativa vigente sugli standard di sicurezza. L’Istituto superiore di sanità ha poi 15 giorni dalla acquisizione dell’ autocertificazione per fare le verifiche.
No quarantena. A chi lavora nei settori delle imprese “indispensabili alla produzione dei farmaci e dei dispositivi medici e diagnostici” non si applicherà la misura della quarantena con sorveglianza attiva neanche se siano stati in stretto contatto con casi confermati Covid-19. Per loro, vista la necessità e l’urgenza di assicurare una fornitura costante di dispositivi, la quarantena è prevista solo se risultino positivi e sintomatici.
Nel decretone si prevede anche  l’arruolamento temporaneo di medici e infermieri militari per un anno. In particolare, potranno essere arruolati 120 ufficiali medici (tenenti) e 200 sottufficiali infermieri (marescialli) che non abbiano più di 45 anni e che siano chiaramente laureati e abilitati in medicina o in infermieristica.
Vengono poi stanziati 34,6 milioni di euro per il potenziamento dei servizi sanitari militari e per l’acquisto di dispositivi medici e presidi sanitari “mirati alla gestione dei casi urgenti e di biocontenimento per il 2020”. Lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze è autorizzato alla produzione e distribuzione di disinfettanti nel limite di spesa di 704mila euro.
Vista la difficoltà di reperire risorse umane nel settore della sanità, si possono tenere in servizio i dirigenti medici e sanitari, nonché il personale del ruolo sanitario del comparto sanità e gli operatori socio-sanitari, anche “in deroga ai limiti previsti per il collocamento in quiescenza”. Nel corso dell’emergenza si potranno riconoscere come valide le qualifiche professionali sanitarie conseguite all’estero e la laurea in medicina varrà anche come abilitazione.
Saltano le regole sui requisiti anche per allestire aree sanitarie temporanee dentro e fuori le strutture ospedaliere, pubbliche e private, o in “altri luoghi idonei” sempre fino al termine dello stato di emergenza. Via libera dunque alle opere edilizie “strettamente necessarie a rendere le strutture idonee all’ accoglienza e alla assistenza” che potranno essere eseguite in deroga alle disposizioni, delle leggi regionali, dei piani regolatori e dei regolamenti edilizi locali e con un iter semplificato, ovvero avviando i lavori contestualmente alla presentazione della istanza di inizio di attività.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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