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Cronache

San Gregorio Armeno, il fascino dell’arte del presepe antico corrotto da souvenir e cineserie per turisti mordi e fuggi

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Ubicata nel cuore del centro antico di Napoli, San Gregorio Armeno è la via dei presepi per antonomasia, la suggestiva strada del Natale partenopeo. Percorrerla significa immergersi in un museo a cielo aperto, custode delle più antiche botteghe di arte presepiale al mondo. La stretta viuzza pullula di botteghe, negozi, bancarelle che trasudano quell’arte antica tramandata da generazioni. Sono migliaia i turisti che ogni giorno transitano per questa strada, affascinati da un’arte unica al mondo. Un fiume umano scorre lento perdendosi nella magia delle statuine in terracotta. E però è innegabile che fra novembre e dicembre, con quell’aria natalizia che si respira ad ogni angolo, San Gregorio Armeno accresce ancora di più il suo fascino e la sua attrattiva.

L’altra faccia della medaglia è che questo stretto cardo, che unisce perpendicolarmente via Tribunali e San Biagio dei Librai, diventa in questo periodo dell’anno difficile da attraversare.

“Qua in mezzo se uno si sente male è la fine”, commenta un turista. Sì, perché i turisti che a frotte percorrono San Gregorio sono talmente tanti da comprometterne la viabilità. L’affluenza di visitatori senza precedenti di questi ultimi anni ha forse un po’ corrotto lo spirito originale della strada dei pastori: accanto alle secolari botteghe artigiane, compaiono souvenir, calamite, cineserie e cianfrusaglie varie. Qualcosa s’è perso, ma forse è il prezzo inevitabile che pagano le città per accogliere così tanti turisti e viaggiatori.

Maggiore affluenza turistica non si traduce in maniera automatica in maggiori incassi per gli artigiani. Realizzare un pastore a mano è un lavoro che richiede pazienza e può impiegare anche una settimana, dieci giorni di lavoro. Il turismo mordi e fuggi viaggia ad un’altra velocità e il visitatore occasionale, dopo aver ammirato l’autentica arte presepiale, troppo spesso non può portarsi via un pezzo pregiato e ripiega su souvenir e riproduzioni a basso costo. 

Napoli è città che vive in modo complesso e contraddittorio il rapporto fra antico e moderno, tradizione ed innovazione. San Gregorio Armeno non sfugge a questa dinamica. Ormai da molti anni, accanto alle tradizionali statuette dei Re Magi e dei personaggi del popolo napoletano, classici protagonisti del presepe settecentesco, svettano le statuine dei vip: calciatori, cantanti, politici, star americane. Una mossa di marketing intelligente, che se da una parte ha forse corrotto la purezza della tradizione, dall’altra ha esercitato un’incredibile forza di attrazione per i turisti, che ogni anno si affacciano a migliaia per scoprire le ultime novità, le statuette dell’anno.

Torniamo al presepe napoletano classico, quello settecentesco. Sono tre, raccontano gli artigiani, le scene fondamentali del presepe napoletano: in primis, inutile dirlo, la Natività, il fulcro della spiritualità del presepe; la taverna, rappresentazione del vizio, infine l’Annunciazione della buona novella. Oltre ai protagonisti della Natività, ci sono i personaggi del popolo napoletano, intenti nei lavori più disparati; il presepe offre in questo modo uno spaccato della vita di tutti i giorni della Napoli del Settecento. Immancabile è poi Benino, il pastorello dormiente. Benino è colui che mentre dorme sogna il presepe. Il suo risveglio equivale ad una rinascita, ma anche alla presa di coscienza della nascita di nuovo Re, alla rivelazione del sacro rappresentata dalla Natività. Dietro al Benino, che dorme alle spalle dei pastori, sta l’umanità intenta ad ascoltare l’annuncio dell’angelo.

Immersa nel nucleo più antico della città, San Gregorio Armeno è uno di quegli stretti vicoli, i cardini, che collegano perpendicolarmente le principali arterie del tracciato greco-romano della città: il Decumano Inferiore, la caratteristica Spaccanapoli, e il Decumano Maggiore, via dei Tribunali. La via deve il nome all’omonimo complesso monasteriale, la Chiesa di San Gregorio Armeno. Prima che venisse costruita, sorgeva in questa strada, durante l’epoca romana, un tempio dedicato a Cerere, dea romana della fertilità dei campi, a cui i cittadini offrivano ex voto delle piccole statuine di terracotta. La fabbricazione di questi oggetti in onore di Cerere avrebbe portato, nel corso dei secoli e in seguito all’avvento del Cristianesimo, alla nascita del presepe napoletano. Sarà però il Settecento l’epoca d’oro del presepe napoletano, con il perfezionamento di tecniche e segreti tramandati fino ad oggi di generazione in generazione.

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Processo Cospito, sentenza definitiva: 23 anni di carcere

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La Corte di Cassazione ha emesso una decisione definitiva riguardo ai ricorsi presentati dalle difese di Alfredo Cospito e Anna Beniamino, confermando le pesanti condanne per i loro presunti ruoli nell’attentato alla ex caserma allievi carabinieri di Fossano nel 2006. I due sono stati giudicati colpevoli di “devastazione, saccheggio e strage”, oltre ad altri reati connessi all’attività di un’associazione sovversiva.

Alfredo Cospito dovrà scontare una pena di 23 anni di reclusione, mentre Anna Beniamino è stata condannata a 17 anni e 9 mesi di reclusione. Con questa decisione della Cassazione, le condanne diventano irrevocabili, mettendo definitivamente fine a un lungo processo legale che ha coinvolto i due anarchici.

 

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Cronache

Per i Ponti 16 milioni di partenze e 5,5 miliardi di spesa

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Quasi 16 milioni di partenze e una complessivamente circa 5,5 miliardi di euro: è il bilancio sui ponti di primavera fatto dall’Osservatorio Turismo Confcommercio in collaborazione con Swg. Un 1 milione di turisti faranno un viaggio di 6 pernottamenti o più a destinazione, unendo quindi le due festività. Se poi il meteo si stabilizzasse, in particolare per quel 30% circa che punta alle località balneari, questi valori potrebbero crescere ulteriormente, sfiorando i 20 milioni di partenze per circa 6 miliardi in termini di spesa.

Resta assolutamente maggioritaria, nel panorama complessivo dei due ponti, la scelta di strutture turistico ricettive per i pernottamenti a destinazione: tra il 55% e il 60% a seconda del periodo preso in considerazione, anche se, per quello del 1 maggio, raddoppia la percentuale di coloro che optano per affitti brevi (dal 6% al 12%).

La Festa della liberazione – che cade di giovedì e quindi configura un ponte particolarmente allettante – vedrà oltre 9 milioni di italiani in viaggio, circa un milione in più dello scorso anno, confermando quindi la buona performance della domanda interna di turismo che, da febbraio, sembra avere superato la fase di “stanca” che l’aveva contraddistinta per buona parte del secondo semestre dello scorso anno. Abbastanza concentrata la scelta delle destinazioni, con il 31% che opta per località della costa e un ulteriore 31% che punta invece a borghi, città e città d’arte, mentre 1 italiano su 10 preferisce la montagna.

Ma soprattutto, nel confronto con lo stesso periodo del 2023, aumenta di ben 6 punti percentuali la schiera di coloro che si spingono al di fuori della propria regione, restando comunque in Italia (il 47%) o andando all’estero (17%). Positive anche le previsioni per il ponte del primo maggio con quasi 7,5 milioni di italiani in viaggio, un milione dei quali però, come detto, in vacanza già dal 25 aprile.

Qui pesa di più, almeno per il momento, la variabile delle condizioni metereologiche: un’incertezza che si riversa sulla scelta delle destinazioni, con quelle balneari che scendono lievemente, passando al 26%, mentre borghi, città e città d’arte totalizzano complessivamente un 22%, 9 punti in meno del ponte della liberazione; terza tipologia di destinazione, le località di campagna, con una componente rilevante di seconde case, che realizza il 14% delle preferenze.

Stabile la montagna. Anche in questo caso aumenta, rispetto all’anno scorso, il raggio di spostamento degli italiani in viaggio: si riduce infatti di 12 punti percentuali (dal 51% al 39%) la quota di chi resterà vicino a casa o, comunque, nella propria regione, e aumenta di 14% quella di chi si recherà all’estero.

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Campi Flegrei, la terra trema ancora, epicentro a Bacoli

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Continuo a tremare la terra nei campi Flegrei: magnitudo 2.1, epicentro a Bacoli alla profondità di poco più di 2 km. Anche ieri erano state registrate delle scosse a Pozzuoli, poco più che strumentali ma pure avvertite dalla popolazione. Paura ma nessun danno. Pochi hanno deciso di scendere in strada anche a causa del maltempo che ha imperversato per tutta la notte con piogge forti e temporali.

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