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Ryanair e Wizz Air diffidate dall’Antitrust, niente supplemento di prezzo sul trolley a bordo

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Il trolley? Non lo si deve pagare. È un elemento indispensabile per i passeggeri e non può essere sottoposto a un supplemento di prezzo da parte delle compagnie aeree. Non solo perché lo zainetto consentito a bordo è insufficiente a trasportare tutti gli effetti personali necessari — cosa che è un diritto per i viaggiatori —, ma anche perché la pratica “fornisce una falsa rappresentazione del reale prezzo del biglietto” e “vizia il confronto con le tariffe degli altri vettori, inducendo in errore il consumatore”. Per non parlare delle giustificazioni tecniche presentate che appaiono, sotto diversi profili, “inadeguate”.

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) sospende con effetto immediato le nuove policy sui bagagli a mano di Ryanair e Wizz Air – prima e quarta low cost d’Europa – a partire da oggi. Le regole riviste delle due compagnie e bocciate ieri prevedevano il trasporto gratuito di una sola borsa piccola da collocare nello spazio sotto ai sedili, utilizzando e vendendo così le cappelliere – sottolinea l’Antitrust – come servizio extra. Mossa commerciale che da un lato secondo l’Autorità ha “ridotto di oltre il 65% lo spazio disponibile per il trasporto del bagaglio a mano”, dall’altro ha reso a pagamento un servizio fino a poco tempo fa inserito nella tariffa standard.

L’Agcm respinge pure le memorie difensive delle due compagnie. Ryanair sostiene che la nuova policy va a vantaggio dei consumatori perché “evita di incorrere nei ritardi dei voli” e l’effetto personale piccolo è comunque sufficiente. Da un punto di vista legale, poi, la low cost irlandese ritiene che sia comunque un suo diritto determinare le tariffe applicabili ai bagagli soprattutto se si tratta di trolley che secondo loro “non costituiscono un elemento necessario o essenziale del contratto di trasporto”. In parallelo Wizz Air replica che la modifica è dovuta a una richiesta dell’autorità ungherese. Richiesta che, per gli italiani, in realtà è tutt’altra.

Viene bocciata anche l’affermazione di Ryanair quando spiega che la novità “si inserisce in un trend commerciale in atto”. “Da un esame comparativo – scrive l’Antitrust – emerge che le altre compagnie consentono di trasportare un bagaglio ben più grande della borsa piccola”. Per questo le low cost dovranno continuare a mettere a disposizione gratis (a bordo o in stiva) “uno spazio equivalente a quello predisposto per il trasporto dei bagagli a mano nell’aeromobile”. «Faremo subito ricorso contro questa decisione”, dicono a Ryanair. “L’Antitrust non può decidere su questioni che riguardano la sicurezza aerea o la puntualità dei voli”.

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“Sviarono indagini morte Borsellino, condannare agenti”

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Per la procura generale di Caltanissetta i tre appartenenti alla polizia di Stato imputati per il depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, il 19 luglio 1992, in cui vennero uccisi il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e 5 poliziotti della scorta, sono colpevoli di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra e vanno condannati: il commissario Mario Bo a 11 anni e 10 mesi, l’ispettore Fabrizio Mattei a 9 anni e sei mesi e a 9 anni e sei mesi anche l’agente Michele Ribaudo. “Un tradimento da parte degli apparati dello Stato che non può essere perdonato – ha detto nell’aula della corte d’appello nissena il procuratore generale Fabio D’Anna al termine della requisitoria.

“Perchè questo depistaggio? – si chiede D’Anna – L’unico interesse che spiega la pervicacia del gruppo investigativo Falcone-Borsellino è che loro sapevano perfettamente che con il loro comportamento stavano allontanando dalla verità delle indagini, vuoi per proteggere apparati dello Stato vuoi per proteggere apparati mafiosi”. Ruota intorno alla figura ambivalente del poliziotto Arnaldo La Barbera capo della squadra mobile e poi questore di Palermo, al vertice del pool investigativo sulle stragi di Palermo del 1992, morto nel 2002, la vicenda del depistaggio sulle indagini per la strage di via D’Amelio. Era lui il capo dei tre imputati e insieme avrebbero indotto il falso pentito Vincenzo Scarantino, piccolo delinquente della borgata Guadagna, a dare una ricostruzione dei preparativi della strage totalmente falsa accusando mafiosi che però con l’autobomba di via d’Amelio non c’entravano nulla.

Applicato alla procura generale il pm Maurizio Bonaccorso, che ha sostenuto l’accusa nel processo di primo grado che ha visto la prescrizione per Mattei e Bo (in quanto era caduta l’aggravante del favoreggiamento a Cosa nostra) e l’assoluzione per Ribaudo, ha detto che la “figura centrale di questo depistaggio è Arnaldo La Barbera. “Mi auguro di non sentire affermazioni, da parte della difesa, sul fatto che si processano i morti – ha aggiunto – chi non è in grado di difendersi, sugli schizzi di fango, così come fatto in primo grado”. “Dobbiamo partire – ha continuato Bonaccorso – dalle risultanze su La Barbera che ci danno l’immagine di un soggetto che è un ponte tra due mondi, quello di Cosa Nostra e quello dei servizi deviati, entrambi interessati al mancato accertamento della verità”. Per Bonaccorso “La Barbera era finanziato dal Sisde in nero. Sono soldi che lui prendeva non per pagare i confidenti ma per cose personali.

Per pagarsi l’albergo, dove amava stare. Un tenore di vita assolutamente considerevole in relazione a quello che poteva essere la capacità reddituale di un funzionario di polizia. E veniva pagato anche dai boss Madonia”. Il pm ha ricordato che l’agenda rossa di Borsellino era nella borsa del magistrato in via D’Amelio e venne presa ma “non dalla mafia”. E la borsa è ricomparsa nella stanza di La Barbera e fu restituita ai familiari ma senza l’agenda. E il sostituto Pg Gaetano Bono ha sostenuto che “Il depistaggio è stato fatto”. “La finalità non era quella banale – ha spiegato – di favorire la carriera di Arnaldo La Barbera ma agevolare la mafia. Gli imputati erano consapevoli che Vincenzo Scarantino inventasse. Supportare il collaboratore nello studio di ciò che doveva dire era necessario perché non stava dicendo la verità”. Ecco ha detto Bono, perchè “la sentenza di primo grado va riformata. Sia per i profili di fatto che di diritto. La pronuncia assolutoria è incoerente”

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Omicidio Borsellino, il pm: Arnaldo La Barbera figura centrale del depistaggio

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“Figura centrale di questo depistaggio è Arnaldo La Barbera. Mi auguro di non sentire affermazioni, da parte della difesa, sul fatto che si processano i morti, chi non è in grado di difendersi, sugli schizzi di fango, così come fatto in primo grado. Perché al di là delle frasi ad effetto mi piacerebbe capire cosa dovrebbe fare un pubblico ministero quando c’è l’ipotesi di un’azione delittuosa concorsuale nel momento in cui la figura centrale è deceduta. Dovremmo archiviare anche per gli altri? E nemmeno si possono omettere tutte le argomentazioni che riguardano la figura centrale”. Lo ha detto il pm Maurizio Bonaccorso, applicato alla procura generale, iniziando la sua requisitoria nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio che si celebra a Caltanissetta nei confronti dei poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Tutti ex appartenenti al gruppo di indagine Falcone-Borsellino con a capo Arnaldo La Barbera.

“Dobbiamo partire – ha continuato Bonaccorso – dalle risultanze su Arnaldo La Barbera che ci danno l’immagine di un soggetto che è un ponte tra due mondi, quello di Cosa Nostra e quello dei servizi deviati, entrambi interessati al mancato accertamento della verità. Alla scorsa udienza ho iniziato la requisitoria parlando dell’anomala collaborazione, per non dire inquietante, tra la procura di Caltanissetta e il Sisde nella fase preliminare delle indagini.

Questa collaborazione nasce dall’ostinazione del dottore Tinebra, allora procuratore di Caltanissetta, che all’indomani della strage sollecitò una collaborazione con il Sisde. La cosa singolare è che l’attività del Sisde, anziché entrare in collisione con l’attività della Squadra Mobile di Palermo, si salda perfettamente con essa. Il Sisde veste di mafiosità Vincenzo Scarantino, che fino ad allora era stato un delinquente comune”. Vincenzo Scarantino era definito come un “picciotto” del quartiere della Guadagna che si occupava all’epoca di furtarelli e sigarette di contrabbando.

E’ evidente che nel nostro Paese vige il principio della presunzione di innocenza e pertanto le contestazione del pm a La Barbera (deceduto) come a chunque altro in questo processo non sono sentenze. L’ultima sentenza sarà la Cassazione ad emetterla.

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Escort e regali di lusso per appalti smaltimento rifiuti

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Escort di lusso, bottiglie di champagne, pernottamenti in hotel e cene costose nonché buoni carburante e biglietti per le partite di calcio in cambio di appalti affidati in via esclusiva per lo smaltimento dei rifiuti. Corruzione e sfruttamento della prostituzione sono i reati contestati nell’operazione ‘Leonida’ condotta dalla guardia di finanza e coordinata dalla procura di Reggio Emilia che ha portato ad eseguire 5 misure cautelari (di cui una ai domiciliari e quattro interdittive) e 14 avvisi di garanzia nell’ambito di perquisizioni in corso dall’alba di stamattina, oltre che nel Reggiano, nelle province di Parma, Verona, Brescia, Lucca, Livorno, Sassari, Roma e Siena.

Agli arresti domiciliari è finito il socio unico e presidente del Cda di Greenlife srl ed di Ecologia Soluzione Ambiente Spa con sede a Bibbiano, nel Reggiano. Tra gli indagati anche due ufficiali dell’Esercito e un ingegnere civile, tutti e tre impiegati nello stabilimento militare ripristini e recupero del munizionamento di Noceto (Parma) e accusati di aver ricevuto le regalie per favorire l’azienda negli affidamenti diretti di lavori di smaltimento di rifiuti speciali (tra cui anche attività di demilitarizzazione di missili e di bombe al fosforo bianco) per una cifra complessiva di 650.000 euro tra l’aprile 2023 e gennaio scorso. Le commesse pubbliche affidate in via diretta e presunta illecita all’azienda reggiana sono state individuate nell’alveo dei servizi richiesti da alcune municipalizzate operanti in Toscana, Veneto, e Lombardia e per tali condotte sono indagate 10 persone (delle quali, 5 soggetti privati collegati a un’azienda reggiana e 5 pubblici ufficiali inseriti nelle tre aziende a partecipazione pubblica coinvolte nelle indagini).

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