Ora, la nuova mappa aggiunge altro: il virus circolato in Germania ha contagiato una persona italiana che arrivava dalla zona del Basso lodigiano. La stessa persona, rientrata in Italia, ha fatto partire con buona probabilità l’epidemia nei confronti di migliaia di persone. Ecco allora l’identikit inedito del paziente zero che ancora non è stato trovato.
Un ritratto del primo caso di Covid-19 “inconsapevole” supportato anche dalle analisi epidemiologiche. Subito dopo il 20 febbraio si era puntato su un amico del 38enne di Codogno rientrato da Shanghai il 21 gennaio e che con lui aveva cenato due volte. L’analisi sugli anticorpi lo aveva poi escluso. I ricercatori dell’università Statale di Milano hanno analizzato tre ceppi tra loro differenti per minime mutazioni. Oltre a questi in Italia ne sono stati isolati altri due.
Cinque ceppi, cinque sequenze genomiche. Tutte riconducibili per data di anzianità a quella fine di gennaio, e tutte sovrapponibili come sequenze di nucleotidi al primo ceppo della Baviera.
Lavorando a ritroso su tali sequenze, l’equipe del professor Galli ha datato tutte le mutazioni. È stato cioè studiato “l’orologio biologico”. Concetto non semplice da ricostruire. Nella sostanza i virus ogni volta che si replicano mostrano delle differenze.
Ovvero tra la coppia madre e la coppia figlia esistono sempre delle piccole modificazioni dette anche “sinonime”.
Ecco allora il punto: lo studio a ritroso di queste caratteristiche ha fornito ai ricercatori la dimensione temporale di come e quando il virus ha mutato. Le divergenze tra il primo e il dopo si inseriscono in un andamento rappresentato come una sorta di albero. Tutto parte dalla Germania. Naturalmente qui si tratta di scienza, non si attribuiscono colpe. Di certo ora sappiamo con chiarezza messa nero su bianco come il virus tedesco è arrivato nel Lodigiano il 25 gennaio. E come poi è ripartito ad esempio verso la Germania in un continuo e fulmineo scambio.
Stando alla mappa pubblicata sul sito Netxstrain gestito dal professor Trevor Bedford del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle e secondo le analisi italiane, il Sars2Cov lodigiano ha proseguito la sua corsa in Italia e all’estero andando a colpire diverse nazioni. Tra queste la Finlandia, il Brasile, la Scozia e la Svizzera. Oltre che la stessa Germania. Qui il secondo ceppo tedesco è stato isolato successivamente al primo italiano. Lo studio dei ricercatori è fondamentale per capire le mutazioni di Sars2Cov. E dunque anche la sua evoluzione, che dal punto di vista clinico, secondo l’analisi di Raffaele Bruno, direttore dell’unità operativa complessa Malattie infettive del Policlinico San Matteo di Pavia, oggi si sdoppia in un momento iniziale meno invasivo e in un altro molto più acuto.
Spiega il professor Bruno: “La malattia ha due fasi: una iniziale che si presenta con una polmonite interstiziale con medio-basso fabbisogno di ossigeno e una fase secondaria rapidamente progressiva, in cui interviene una sindrome infiammatoria che fa peggiorare completamente la situazione”. Il che fa pensare anche a uno sdoppiamento genetico di Sars2Cov come anticipato nei giorni scorsi da uno studio americano. Sicuramente la data d’ingresso agevola e non poco il lavoro. Confermando i legami tra i ceppi del Lodigiano e i successivi di Bergamo, Cremona e Piacenza. Certo non si può gridare vittoria. La situazione, spiega Galli, resta critica.
Anche perché, a fronte di una diminuzione di casi nella ex zona rossa resta “una pessima idea, per non dire di peggio, riaprire quelle zone del Basso Lodigiano”.