Avevano creato una società di intermediazione trasporti per poter avere il monopolio delle spedizioni di fiori, bulbi e vasellame, provenienti prevalentemente dai Paesi Bassi, con annesso scarico merci che veniva effettuato all’interno del “Mercato dei fiori” di Pompei e poi instradato verso l’intero Sud-Italia. Lo hanno scoperto carabinieri e finanzieri coordinati dalla Diurezione distrettuale antimafia di Napoli con l’operazione “mercato dei fiori” di Pompei: militari dei Gruppi dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Torre Annunziata hanno dato esecuzione a ordinanze di custodia cautelare, in carcere e ai domiciliari, emesse dal GIP di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia a carico di 7 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso in estorsione e lesioni personali con l’aggravante delle finalità e del metodo mafioso poiché si sono avvalsi della forza d’intimidazione del clan camorristico dei “Cesarano” e ne hanno favorito gli interessi.
Le indagini partono dal 2014, in concomitanza con la scarcerazione del boss Luigi Di Martino (detto ‘o profeta ), elemento di spicco del clan “Cesarano”, quando nel “Mercato dei fiori” di Pompei -la zona florovivaistica più importante del Sud Italia si verificano alcuni episodi di natura estorsiva che che però non vengono confermati dai commercianti del posto che negano di aver mai avuto richieste in tal senso perchè, secondo gli inquirenti, intimoriti al punto da non sporgere denuncia nemmeno di fronte alle evidenze investigative.
Le indagini hanno permesso di identificare gli esattori del clan ed accertare che le somme estorte venivano consegnate il 10 di ogni mese dagli imprenditori del Mercato dei fiori. Chi non pagava veniva violentemente percoss a scopo intimidatorio anche da appartenenti ad altri clan. Proprio grazie a queste spedizioni punitive sono stati ricostruiti i rapporti di ‘amicizia’ tra gli affiliati dei clan Cesarano, operativo tra Pompei e Castellammare di Stabia, e quello dei Pecoraro-Renna operativo invece nella Piana del Sele e nell’alto salernitano. Oltre ad imporre il racket nella sua forma tradizionale con pagamenti a cadenza mensile le indagini hanno dimostrato che gli indagati avevano appositamente creato la società “Engy Service s.r.l.” per poter avere il monopolio delle spedizioni di fiori, bulbi e vasellame, provenienti prevalentemente dai Paesi Bassi. In particolare dalle intercettazioni è emerso che la società era considerata dagli imprenditori del settore “l’agenzia delle gang” poiché aveva imposto un rapporto di esclusiva commerciale sia per i trasporti che per lo scarico delle merci, anche in ragione della capacità intimidatoria derivante dalla parentela del titolare con Luigi Di Martino. Le vittime venivano obbligate ad avvalersi di tale azienda di intermediazione per effettuare il trasporto e lo scarico merci, subendo di conseguenza un aggravio delle spese.
Sull’operazione fa il punto la Coldiretti che rivela dati sconcertanti: dal pizzo alle estorsioni, dall’usura all’’imposizione di manodopera, di servizi di trasporto o di guardiania, sale del 12,4% il business delle agromafie in Italia dove ha raggiunto i 24,5 miliardi di euro nel 2018 e compromette in ampie aree del Paese la libera imprenditoria in settori determinanti del made in Italy agroalimentare. Il metodo è lo stesso utilizzato per il Mercato dei fiori di Pompei, spiegano in Coldiretti: con le estorsioni e le intimidazioni le agromafie impongono la vendita di determinati prodotti agli esercizi commerciali, che a volte, approfittando della crisi economica, arrivano a rilevare direttamente. Non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma – continua la Coldiretti – compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy. Il settore florovivaistico Made in Italy, con un valore della produzione attorno ai 2,5 miliardi di euro, è uno dei settori di punta dell’economia agricola del nostro paese, contribuendo con 887 milioni di euro di esportazioni, con una crescita del 6% nel 2018 rispetto all’anno precedente. Le imprese florovivaistiche italiane, impegnate nella coltivazione di oltre 2.000 specie vegetali, sono – conclude la Coldiretti – 27.000, con oltre 100.000 occupati.