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Pestato da un agente in borghese a Roma, aperta un’indagine

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Finisce in Procura, a Roma, la vicenda del 23enne che la notte del 25 luglio scorso avrebbe subito un pestaggio per mano di un poliziotto in borghese al termine di una lite stradale. I carabinieri della stazione di Porta Portese hanno trasmesso a piazzale Clodio l’informativa sulla denuncia presentata dal giovane. Il procedimento e’ stato affidato al pm Roberto Felici, al momento i reati ipotizzati sono di lesioni e tentata rapina. Il ragazzo, che ha riportato ferite al labbro suturate con alcuni punti, afferma che intorno ‪alle 3 di notte‬ di sabato scorso stava rientrando a casa con un amico in scooter dopo una serata trascorsa nella zona di Trastevere. “Arrivati a viale Marconi – ha raccontato il giovane al quotidiano Leggo – ci si affianca un’auto grigia. Era una 500 XL con a bordo due uomini. Mi fissano e mi urlano ‘ma che cazzo ti guardi?’. Io rispondo per le rime e continuiamo a battibeccare per qualche secondo”. Secondo quanto riferito dal giovane i due hanno quindi bloccato lo scooter e la persona alla guida dell’auto lo ha avvicinato “minacciandolo e insultandolo” per poi colpirlo con “due schiaffi fortissimi pieno viso”. “Ero pronto a reagire quando tira fuori il tesserino e mi dice di esser un poliziotto”- aggiunge -. E urla ancora ‘e mo che fai? Ti arresto, ti faccio sparare’ e altre frasi rabbiose. Inizio a parlare chiedendo loro perche’ si stavano comportando cosi’ e per tutta risposta mi sferra un pugno in pieno volto”. Il giovane ha allertato il 112, una iniziativa alla quale l’agente ha reagito tentando di sottrargli il telefono cellulare. Sul posto sono giunte varie pattuglie dei carabinieri che hanno proceduto all’identificazione dei due aggressori, risultati poliziotti in borghese, e delle vittime. Su quanto avvenuto la Questura ha gia’ avviato “attivita’ ispettive interne volte a ricostruire l’esatta dinamica ed accertare le eventuali responsabilita’ connesse”. Una iniziativa svolta anche per un altro episodio, avvenuto il 13 aprile scorso e reso noto dal Fatto Quotidiano, di presunte violenze. Un uomo di 38 anni e’ stato colpito con uno schiaffo durante una perquisizione domestica. Una azione violenta che e’ stata ripresa dalle telecamere a circuito chiuso installate nell’appartamento dell’uomo, che era stato fermato in strada perche’ trovato in possesso di bustine con sostanze stupefacenti. “Sono state tempestivamente inoltrate per il necessario prosieguo di legge le comunicazioni all’autorita’ giudiziaria con le informative di reato – afferma la Questura in una nota – Nell’ambito della consueta collaborazione con l’autorita’ giudiziaria sono stati inviati gli articoli di stampa, uno dei quali corredato dal video che riproduce le immagini della perquisizione, attesa che e’ condivisa la volonta’ di fare piena luce sulla dinamica di entrambi i fatti”. “Piena e convinta fiducia nell’attivita’ intrapresa dal Questore” dicono dal Dipartimento di Pubblica sicurezza sottolineando che l’ispezione e’ finalizzata “ad accertare le responsabilita’ degli operatori che, qualora fossero confermate, determinerebbero severe sanzioni per gli autori”.

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Caso Ferragni-Balocco, per il tribunale hanno ragione i consumatori: fu pratica scorretta

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La prima sezione civile del Tribunale di Torino ha emesso una sentenza significativa riguardante il caso Balocco, il ruolo di Chiara Ferragni, che hanno attirato l’attenzione nazionale. Il tribunale ha accolto il ricorso presentato da diverse associazioni, tra cui il Codacons, Utenti dei servizi radiotelevisivi e Adusbef, contro la campagna di beneficenza condotta dall’industria dolciaria Balocco. La campagna in questione era stata realizzata attraverso la vendita di pandori griffati dall’influencer Chiara Ferragni, a favore di un ospedale torinese.

La giudice Gabriella Ratti ha emesso una dichiarazione che conferma le accuse mosse dalle associazioni ricorrenti. Secondo quanto riportato dalle associazioni stesse, la sentenza ha accertato la pratica commerciale scorretta messa in atto dall’azienda Balocco. Inoltre, ha evidenziato l’ingannevolezza dei messaggi diffusi al pubblico riguardo alla natura benefica della campagna associata alla vendita del prodotto.

Questa sentenza rappresenta un importante punto di svolta nel panorama delle pratiche commerciali e delle campagne di beneficenza condotte dalle aziende. Mette in luce la necessità di maggiore trasparenza e responsabilità da parte delle imprese nell’affrontare iniziative di questo tipo. La decisione del tribunale di Torino sottolinea l’importanza di verificare attentamente le pratiche di marketing e di beneficenza per garantire che siano etiche e rispettose dei consumatori.

Il caso Balocco ha suscitato un dibattito su scala nazionale riguardo alla relazione tra marketing, beneficenza e trasparenza aziendale. È probabile che questa sentenza abbia un impatto significativo sul modo in cui le aziende progettano e promuovono le loro campagne di responsabilità sociale d’impresa, mettendo in evidenza la necessità di una maggiore chiarezza e autenticità nelle loro iniziative benefiche

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Condannato anche in appello il tesoriere della Lega

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Quattro anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione, con una lieve riduzione della pena rispetto ai 5 anni del primo grado. Si è chiuso così oggi in appello per il tesoriere della Lega Alberto Di Rubba il processo milanese con al centro le accuse di peculato e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente sul caso della compravendita, tra il 2017 e il 2018, del capannone di Cormano, nel Milanese, acquistato dalla Lombardia film commission e con cui sarebbero stati drenati 800mila euro di fondi pubblici. La Corte d’Appello di Milano ha anche condannato a 3 anni Andrea Manzoni, anche lui ex contabile per il Carroccio in Parlamento, a cui in primo grado erano stati inflitti 4 anni e 4 mesi.

La seconda sezione della Corte, riformando la sentenza con rito abbreviato di primo grado con pene più basse, ha disposto per Di Rubba anche l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e la revoca dell’interdizione legale che era stata decisa. Per Manzoni i giudici hanno ritenuto prevalenti le attenuanti generiche rispetto alle aggravanti, hanno disposto l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, quella dalla professione di commercialista per 3 anni e revocato anche in questo caso l’interdizione legale. Motivazioni del verdetto tra 60 giorni. Il sostituto pg Massimo Gaballo aveva chiesto di ridurre le condanne, portandole a 4 anni per Di Rubba e a 3 anni e 4 mesi per Manzoni. Richieste in linea, in sostanza, con la decisione della Corte.

Il pg aveva chiesto ai giudici, infatti, di riconoscere ai due imputati l’attenuante dell’offerta risarcitoria a Lfc. E con revoca dell’interdizione legale. Il difensore, il professor Piermaria Corso, ritiene che le prove in atti avrebbero potuto e dovuto portare ad un diverso epilogo. Il difensore si è riservato di valutare le argomentazioni della Corte, ma ha anticipato di ritenere doveroso il ricorso in Cassazione nell’interesse della Giustizia e del suo assistito. Di Rubba, nominato un anno fa nuovo amministratore federale della Lega ed ex presidente di Lfc, è stato anche condannato in primo grado a 2 anni e 10 mesi per peculato, lo scorso luglio, in un’altra tranche di indagine, sempre coordinata dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi, scaturita da quella sul caso Lfc.

In primo grado nel processo principale per Di Rubba e Manzoni, accanto alla confisca di porzioni di due villette sul lago di Garda riconducibili agli imputati e fino a circa 300mila euro, era arrivata anche la condanna a versare una provvisionale, come risarcimento danni, di 150mila euro a Lfc, assistita dal legale Andrea Puccio, e di 25mila euro al Comune di Milano, con l’avvocato Marco Dal Toso. Stando alla sentenza di primo grado del gup Guido Salvini del giugno del 2021, gli allora revisori contabili della Lega in Parlamento Di Rubba e Manzoni avevano usato “la loro attività di origine politica” per “ottenere arricchimenti personali” mettendo in pratica un “modello davvero deteriore”.

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Utilizzazione aree demanio marittimo, Campania approva il Piano

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Utilizzazione aree demanio marittimo, Campania approva il Piano Disciplinata procedura per rilascio concessioni. Il Consiglio Regionale della Campania a maggioranza ha adottato il Piano di utilizzazione delle aree del demanio marittimo con finalità turistico ricreative.

Il provvedimento disciplina la procedura per il rilascio delle Concessioni Demaniali Marittime da parte dei Comuni i quali adottano, entro il 31 marzo di ciascun anno, sentite anche le associazioni di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale, l’ordinanza balneare riferita all’anno in corso per quanto riguarda gli aspetti dell’attività turistico-ricreativa di rispettiva competenza come la regolamentazione delle attività ludiche e di intrattenimento.

Si prevede, inoltre, che, ai fini dello sviluppo del turismo e dell’economia regionale, i Comuni possono prevedere la destagionalizzazione dell’utilizzo del demanio marittimo per finalità turistico-ricreative, fatto salvo il parere della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio, che dovrà prevedere il mantenimento della struttura oltre la stagione balneare.

È prevista, inoltre, la classificazione degli stabilimenti balneari in quattro fasce contrassegnate da stelle marine secondo una gradazione da uno a quattro che esprime il livello quali-quantitativo dei servizi offerti, e che l’attribuzione delle stelle marine è operata dai Comuni, ai quali compete anche l’applicazione dei provvedimenti repressivi e sanzionatori ai sensi del Codice della Navigazione nei casi di accertamento di comportamenti illegittimi e abusivi nell’utilizzo delle aree demaniali marittime.

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