Sui giornali on line la notizia battuta è quella che Noemi è fuori pericolo. C’è un bollettino medico ufficiale che recita così: “prognosi sciolta… Noemi non rischia più di morire”. La situazione clinica va stabilizzandosi. Noemi ha ancora bisogno di molte cure prima di uscire dall’ospedale pediatrico Santobono di Napoli. Noemi avrà bisogno di un enorme supporto psicologico per superare certe paure e il terrore della sparatoria. Avrà accanto a se una famiglia straordinaria, nella sua semplicità e umiltà, Fabio e Tania con la loro piccola Greta di 16 mesi, i nonni, hanno affrontato già una prova durissima: gli spari, il terrore, la bimba in condizioni disperate in ospedale, la paura di perderla. E ora la gioia di vederla rinascere giorno dopo giorno. Quando la notizia che Noemi sta bene arriva nell’Aula di Montecitorio c’è un incontro in corso con i ragazzi che hanno aderito ad un progetto di Unicef Italia. E quando Mara Carfagna che preside i lavori interrompe per salutare la piccola Noemi, non più in pericolo di vita, scoppia un applauso interminabile dei giovani e dei parlamentari presenti. La vicepresidente della Camera Carfagna spera che la bimba possa “presto venire qui a illuminare quest’Aula con il suo sorriso”. “Dedico il mio discorso e questa iniziativa alla piccola Noemi, e rendo onore alla forza della sua vita, al coraggio dei suoi genitori, e a tutta la Napoli onesta, dal cuore grande, che si è stretta intorno a questa famiglia. Che tu possa guarire e dimenticare, Noemi, che tu cresca circondata dall’amore e dalla tenerezza, e che lo Stato si adoperi con ogni mezzo perchè l’orrore che hai attraversato sia punito con rigore e estrema severità. Perchè non si ripeta. Non si ripeta mai più” dice Mara Carfagna che poi presenta lo spettacolo teatrale “Processo a Pinocchio”, un Progetto di Unicef Italia ispirato alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Roberto Fico: la notizia che aspettavamo tutti
“La notizia che tutti aspettavamo. Un grazie di cuore al team di medici del Santobono e di altri ospedali di Napoli che l’hanno seguita. E un forte abbraccio alla piccola e ai suoi cari” è il pensiero tenero del presidente della Camera Roberto Fico che ha appena letto l’ultimo bollettino.
Luigi de Magistris: Napoli esulta e i napoletani gioiscono
“Noemi è fuori pericolo! Napoli esulta e i napoletani gioiscono! Un abbraccio di cuore alla mamma e al papà di Noemi! Un grazie forte al personale tutto, medici in testa, dell’Ospedale Santobono! Il bene ha vinto sul male, un forte segnale per la nostra amata Città!” scrive su twitter il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris che in questi giorni, ogni giorno, in orari in cui non creava problemi al lavoro dei medici, è andato in ospedale a sincerarsi di persona delle condizioni di Noemi.
Luigi Di Maio: un abbraccio alla famiglia di Noemi e a Napoli
Stesso affetto per “a piccola Noemi” che “è fuori pericolo” arriva anche dal vicepremier Luigi Di Maio. “Questa è una splendida notizia. Ancora grazie e complimenti ai nostri medici, infermieri e operatori sanitari del Santobono. Un abbraccio alla famiglia e a Napoli. Siamo più forti noi!”.
Matteo Salvini: Noemi fuori pericolo è la notizia più bella del giorno
Ad un forum dell’Ansa, il ministro degli Interni Matteo Salvini spiega che “Noemi fuori pericolo è la notizia migliore del giorno” dice Salvini. “Ho vissuto il dramma di quelle ore con il papà e la mamma e sono contento che il lavoro dei medici e le preghiere siano andate a buon fine”.
Giulia Grillo: grazie a medici e a tutti gli operatori sanitari
per il ministro della Salute Giulia Grillo “è una splendida notizia quella che arriva da Napoli. Grazie agli operatori sanitari del Santobono per lo straordinario impegno. Grazie a tutti e a tutte”, ha scritto il ministro in un tweet.
Giovanni Toti: finalmente una buona notizia
“Finalmente una buona notizia: Noemi, la bimba di 4 anni ferita in un agguato a Napoli, non è più in pericolo di vita! Forza piccola Noemi, non vediamo l’ora che tu possa tornare a casa” scrive il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti su Fb.
Un 49enne marocchino, condannato per l’omicidio della moglie, è stato espulso dall’Italia e accompagnato alla frontiera aerea di Venezia e rimpatriato in Marocco con un volo diretto a Casablanca. Il provvedimento è stato disposto dal questore di Padova Marco Odorisio. Entrato in Italia ad aprile 2010 per ricongiungimento familiare con la moglie, nel 2011 era stato arrestato dalla squadra Mobile per omicidio doloso in quanto, al culmine di un litigio con la coniuge, all’interno della propria abitazione, nonostante la presenza della figlia allora di 7 anni, l’uomo aveva ucciso la compagna con 12 colpi contundenti e 42 coltellate. Il marocchino era stato condannato dalla Corte d’Assile d’Appello di Venezia alla pena di 14 anni e 8 mesi di reclusione.
Scarcerato lo scorso agosto, irregolare sul territorio nazionale e ritenuto pericoloso socialmente, lo straniero è stato collocato e trattenuto, con provvedimento del questore, presso il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Milano dove, dopo due giorni, ha formalizzato istanza di Protezione Internazionale.
A settembre del 2023 è stato dimesso dal Cpa milanese perché il Giudice del Tribunale di Milano non aveva convalidato il provvedimento di trattenimento per richiedenti asilo in quanto la domanda di protezione internazionale presentata dal 49enne non è stata ritenuta strumentale a fine di evitare o ritardare il provvedimento di espulsione. l 49enne è stato poi rintracciato nel padovano dopo la sua uscita dal Cpr, e portato al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gorizia, dove è stato raggiunto dal provvedimento di espulsione dopo che la polizia si era consultata con il Console del Regno del Marocco presso il Consolato di Verona
Queste sono le ultime immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza della Stazione Centrale di Milano in possesso della Procura della Repubblica di Lecco diffuse dai Carabinieri che ritraggono Edoardo Galli mentre cammina sul binario dove è giunto il treno proveniente da Morbegno e mentre transita in uscita dai tornelli di sicurezza lo scorso 21 marzo.
Dopo questi istanti – spiega la nota della Procura- non ci sono, al momento, ulteriori riprese che lo ritraggono dialogare o in compagnia di altre persone ovvero nei pressi di esercizi commerciali.
Le donne ‘camici bianchi’ della Sanità italiana ancora oggi sono spesso davanti ad un bivio, quello di dover scegliere tra famiglia e carriera. Accade soprattutto al Sud e la ragione sta essenzialmente nella mancanza di servizi a sostegno delle donne lavoratrici. A partire dalla disponibilità di asili aziendali: se ne contano solo 12 nel Meridione contro i 208 del Nord. E’ la realtà che emerge da un’indagine elaborata dal Gruppo Donne del sindacato della dirigenza medica e sanitaria Anaao-Assomed, coordinato dalla dottoressa Marlene Giugliano. “Al Sud le donne che lavorano nel Servizio sanitario nazionale devono scegliere tra famiglia e carriera e per le famiglie dei camici bianchi non c’è quasi nessun aiuto. Una situazione inaccettabile alla quale occorre porre rimedio”, denuncia il segretario regionale dell’Anaao-Assomed Campania Bruno Zuccarelli.
Nelle strutture sanitarie italiane, afferma, “abbiamo 220 asili aziendali, di cui 208 sono al Nord (23 solo in Lombardia). In Campania gli asili nido su 16 aziende ospedaliere sono solo 2: Cardarelli e Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II. Il Moscati di Avellino aveva un asilo nido che è stato chiuso con la pandemia e ad oggi il baby parking dell’Azienda Ospedaliera dei Colli è chiuso. Una condizione vergognosa e desolante”. Ma i dati raccolti dal sindacato dicono anche altro: se si guarda al personale del servizio sanitario nazionale, il 68% è costituito da donne, quasi 7 operatori su 10, con un forte sbilanciamento verso il Nord dove le donne sono il 76%, mentre al Sud solo il 50%. Un divario tra Nord e Sud, quello della sanità, che “si lega alle condizioni di difficoltà che le donne devono affrontare – aggiunge Giugliano – del resto in Campania il costo medio della retta mensile di un asilo è di 300 euro, con cifre che in alcuni casi arrivano anche a 600 euro.
E nella nostra regione c’è un posto in asili nido solo ogni 10 bambini”. Per questo le donne campane dell’Anaao chiedono di essere ascoltate dalle Istituzioni regionali, così come dalle Aziende ospedaliere e Sanitarie. Tre i punti chiave sui quali intervenire, sottolineano: “creazione di asili nido aziendali che rappresentano una forma di attenzione per le esigenze dei propri dipendenti e consentono una migliore conciliazione dei tempi casa-lavoro; sostituzione dei dirigenti in astensione obbligatoria per maternità o paternità e applicazione delle norme già esistenti, come flessibilità oraria; nomina, costituzione e funzionamento dei Comitati unici di garanzia”. Sono organismi che “prevedono compiti propositivi, consultivi e di verifica in materia di pari opportunità e di benessere organizzativo per contribuire all’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico, agevolando l’efficienza e l’efficacia delle prestazioni e favorendo l’affezione al lavoro, garantendo un ambiente lavorativo nel quale sia contrastata qualsiasi forma di discriminazione”, spiega Giugliano. In regioni come la Campania, “questi organismi hanno solo un ruolo formale, cosa – conclude l’esponente sindacale – che non siamo più disposte ad accettare”.