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Niente ‘privacy’ per furbetti, ora bufera su Tridico

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 Puo’ cadere il velo della privacy sui “furbetti del bonus”. L’autorita’ garante fa sapere all’Inps che i nomi possono essere svelati: non ci sono vincoli di riservatezza che tengano. Nei palazzi della politica in tanti sperano che sia l’Istituto a svelare i nomi dei “miserabili” del bonus: eliminerebbe l’imbarazzo della “caccia” in corso e che fa circolare, non smentiti ma neanche confermati, i profili di “sospettati” come i due deputati leghisti Andrea Dara ed Elena Murelli. Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico non sembra pero’ per adesso intenzionato a farlo. E finisce a sua volta nel mirino: Matteo Renzi ne chiede le dimissioni, perche’ “totalmente incompetente”, e il Garante della privacy apre un’istruttoria sulla vicenda del bonus. Tridico ha dato alla presidente Debora Serracchiani la disponibilita’ a essere sentito in commissione Lavoro alla Camera, ma potrebbero volerci giorni: non prima di ferragosto o addirittura dopo il 24 agosto. E potrebbe essere questa la sede dove i nomi si faranno. Continua a fare rumore la notizia dei duemila amministratori e tre deputati (piu’ due che si sarebbero visti rigettare la domanda) beneficiari del bonus da 600 euro dato alle partite Iva per fronteggiare l’emergenza Covid. Nessuno dei deputati per ora si fa avanti, mentre nuove confessioni giungono da Comuni e Regioni. Due consiglieri comunali di Ancona, Angelo Eliantonio (Fdi) e Francesco Rubini (Altra Idea di Citta’), rivendicano il bonus come necessita’, visto l’esiguo gettone di presenza. Ma sono i consiglieri regionali a fare piu’ rumore. Ubaldo Bocci, ex sfidante di Nardella da sindaco di Firenze, spiega di aver dato i soldi in beneficenza, cosi’ come fa Diego Sarno, consigliere Pd in Piemonte. “Non fai beneficenza col bonus dello Stato!”, si indigna Stefano Bonaccini. In Veneto il presidente Luca Zaia, che da giorni chiede di far “uscire i nomi”, ventila la possibilita’ di escludere dalle liste per le regionali (la scadenza e’ il 20 agosto) degli amministratori col bonus: in Veneto spuntano tre leghisti, i consiglieri Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli e il vicepresidente della giunta Gianluca Forcolin, che parla di un errore della sua socia. Il leghista ligure Alessandro Puggioni annuncia che non si candidera’ dopo aver preso il bonus. E’ sulla Camera, intanto, che tutti gli occhi sono puntati. Si cercano i due leghisti e il Cinque stelle (o ex M5s) che hanno chiesto e ottenuto il bonus, ma anche i due colleghi (un leghista e un Iv, si dice) che l’hanno chiesto senza ottenerlo. Per tutto il giorno continuano a tacere il deputato leghista mantovano, imprenditore del tessile, Andrea Dara, e la collega piacentina, consulente in finanziamenti europei, Elena Murelli. I loro nomi circolano da lunedi’, non smentiti. Matteo Salvini per ora tace. Parla per lui il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari: “Come promesso, se qualcuno ha preso un bonus verra’ sospeso, anche se quei soldi sono stati dati in beneficienza”, afferma. Fine delle comunicazioni. Tra i parlamentari M5s, ma anche nel Pd, circola l’ipotesi di intervenire con un emendamento al decreto di agosto, che ancora deve essere pubblicato in Gazzetta ufficiale, per introdurre criteri che per il futuro limitino il bonus a chi sia (inclusi i parlamentari) sopra una certa soglia di reddito. Difficile fare qualcosa, invece, per il passato: il principio di affidamento non permette norme retroattive che obblighino alla restituzione. Restano dunque due vie. La prima e’ la pubblicazione dei nomi da parte dell’Inps. Il M5s ha raccolto le firme tra i suoi parlamentari (tra le perplessita’ di alcuni di loro, dal momento che la riservatezza e’ un diritto di cui non si puo’ disporre) per dare l’autorizzazione alla pubblicazione. Ma a dare una mano e’ il Garante della privacy: si puo’ pubblicare i beneficiari “laddove, come in questo caso, da cio’ non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell’interessato”. “Ora non ci sono piu’ scuse – esulta Luigi Di Maio – questa non e’ una gogna mediatica ma una questione di giustizia”. Il Garante pero’ annuncia anche una “istruttoria” sulla “metodologia seguita dall’Inps rispetto al trattamento dei dati dei beneficiari e alle notizie al riguardo diffuse”. Ancora poco, per dire, si sa della fuga di notizie. L’altra via e’ quella parlamentare. Fdi, con i deputati Walter Rizzetto e Francesco Lollobrigida, e Iv, con Camillo D’Alessandro, chiedono di audire Tridico. L’audizione, che per alcune parti potrebbe essere secretata, potrebbe avere al centro i nomi e l’operato dell’Istituto. Ma e’ difficile, nonostante le pressioni, che avvenga prima del 24 agosto. Troppo tempo, per i promotori del No al referendum sul taglio dei parlamentari, che accusano i sostenitori del Si’ di aver usato questa vicenda come una clava in favore del taglio. Andrea Cangini annuncia un’interrogazione al premier Conte e alla ministra Catalfo. “Il governo ha scritto male la norma ed e’ complice delle storture”, dice Maria Stella Gelmini. Certo, chiosa ironico Paolo Gentiloni, mentre sono in ballo il vaccino per il Covid, la vicenda di Beirut, il Recovery fund, “guai a distrarci dal dibattito su quei cinque miserabili del bonus”.

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Cronache

Maxi incidente fra autotreni sulla A1, traffico bloccato, code fino a 18 km

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Uno scontro fra autotreni ha diviso l’Italia a metà per ore, con file di auto fino a venti chilometri. L’incidente sulla A1 Milano-Napoli, nel tratto compreso tra San Vittore e Caianello verso Napoli, all’altezza del km 691: quattro i mezzi pesanti coinvolti. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco, i soccorsi sanitari e meccanici, le pattuglie della Polizia Stradale ed il personale della Direzione 6° Tronco di Cassino di Autostrade per l’Italia. Agli utenti in viaggio verso Napoli, è stato consigliato di uscire a Cassino e rientrare a Caianello dopo aver percorso la viabilità ordinaria: adesso l’incidente è stato risolto ma per chi sta tornando verso Napoli ci sono ancora più di 10 km di coda.

 

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Economia

Allarme Upb sul Superbonus, Parlamento studia deroghe

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La “generosità” dell’agevolazione, le ripetute proroghe, un sistema di controlli che ha favorito la “diffusione di comportamenti opportunistici e fraudolenti”, la concessione di deroghe. Nasce anche da qui il ‘vulnus’ con cui il Superbonus si è trasformato in una zavorra per i conti pubblici, lasciando “una pesante eredità sul futuro”. L’Ufficio parlamentare di Bilancio lancia l’allarme e invita a far tesoro di questa esperienza per ridisegnare le future agevolazioni. Il Parlamento intanto prepara nuove modifiche all’ultima stretta impressa dal governo, comprese nuove deroghe per altre aree colpite dal terremoto o il coinvolgimento dei Comuni nei controlli. E sul Superbonus si accende un faro anche oltreoceano, con il Fondo Monetario Internazionale che sprona l’Italia a ridurre il debito. La crescita, stimata allo 0,7% nel 2024 e 2025, è destinata a ridursi al lumicino nel 2026 (rivista al ribasso allo 0,2%) con il Superbonus e il Pnrr in via di esaurimento, avverte il Fondo.

Ma intervenire si può, ed è dal debito che bisogna partire: per ridurlo, bisogna partire dagli sgravi fiscali, “molti dei quali inefficienti” come il superbonus, suggerisce il Fmi, ed eliminare quelle “scappatoie” dal fisco e “numerosi programmi di sostegno anti-inflazione”. Il Superbonus, insieme al bonus facciate e, in misura minore, gli incentivi alle imprese Transizione 4.0 “hanno inciso marcatamente sui conti pubblici degli ultimi anni”, evidenzia l’Autorità dei conti pubblici in una memoria alla commissione Finanze del Senato che sta esaminando l’ultimo decreto sull’agevolazione. Superbonus e bonus facciate, in particolare, hanno avuto un impatto “rilevante e crescente” nel tempo: l’asticella del periodo 2020-23, secondo gli ultimi dati, è salita a circa 170 miliardi. Con un gap tra i risultati e le attese “macroscopica” nel caso del Superbonus, e che “non ha precedenti”, osserva l’Upb, che indica vari elementi che hanno contribuito a far lievitare la spesa: la generosità dello sconto e le modalità di fruizione, l’ampliamento degli obiettivi, proroghe e deroghe.

A farne le spese è il debito. Quanto rilevato in termini di competenza economica nel quadriennio 2020-23 inciderà soprattutto sul 2024-26, evidenzia l’Upb, che quantifica questa “pesante eredità”: un impatto in media annua pari allo 0,5% del Pil nel triennio 2021-23, che salirà a circa l’1,8% in quello successivo. Un’esperienza, quella del Superbonus, da cui “occorre trarre insegnamento per il disegno di future agevolazioni”, osserva l’Upb, che indica la rotta: selettività e stop agli automatismi. In prospettiva, dunque, la soluzione suggerita è “un trasferimento monetario” (un contributo diretto alla spesa), modulato in base alle condizioni economiche delle famiglie e alla classe energetica dell’edificio, sottoposto ad autorizzazioni preventive e soggetto a un limite di spesa, o con prestiti agevolati. E in vista delle prossime misure di sostegno per le case green, a mettere in guardia è anche la Banca d’Italia: le “criticità” emerse con il Superbonus sembrano “sconsigliare la riproposizione in futuro della cedibilità dei crediti”, se non in “forma limitata” e “circoscritta ad alcune categorie”.

Dopo l’ultima stretta sul Superbonus intanto, si studiano nuove deroghe. A proporle, per altre aree colpite dal sisma diverse da quelle per cui già si è fatta eccezione (a partire dall’Emilia Romagna) o dalle alluvioni e per il Terzo settore, sono sia la maggioranza che l’opposizione con diversi emendamenti al decreto Superbonus. Il termine per presentare le proposte di modifica è mercoledì 24 aprile, ma sul tavolo del relatore, Giorgio Salvitti, gli emendamenti cominciano ad arrivare. Si studia anche la possibilità di coinvolgere, su base volontaria, i Comuni nei controlli ai cantieri del Superbonus, garantendo loro un ritorno economico pari al 30% dell’eventuale recupero. Nulla sarebbe invece ancora arrivato sulla possibilità di allungare da 4 a 10 anni i tempi di utilizzo dei crediti del Superbonus. Ipotesi su cui però si è già detto favorevole il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. E che, secondo i calcoli dell’Upb, consentirebbe al debito di restare abbondantemente sotto quota 140%.

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Esteri

La Nato verso nuovi Patriot e Samp-T all’Ucraina

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Da Capri a Bruxelles a Washington, l’Occidente imbocca la strada per concretizzare gli aiuti militari – compresa la difesa aerea – essenziali per Kiev in difficoltà nella guerra. Durante il Consiglio Nato-Ucraina con Volodymyr Zelensky, il segretario generale Jens Stoltenberg ha assicurato che “presto” ci saranno nuovi annunci sui sistemi di difesa per il Paese invaso. “L’Alleanza ha mappato le capacità degli alleati, ci sono sistemi che possono essere dati all’Ucraina”, ha riferito Stoltenberg al termine dell’incontro. “In aggiunta ai Patriot ci sono altri strumenti che possono essere forniti, come i Samp-T”, quelli a produzione franco-italiana. Un annuncio che arriva mentre prendono corpo i “segnali incoraggianti” evocati dal segretario di Stato Usa Antony Blinken: dopo mesi di stallo, la Camera americana ha spianato la strada ai quattro provvedimenti per gli aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan, mettendo in agenda il voto per domani.

E il Pentagono si sta preparando ad approvare rapidamente un nuovo pacchetto di aiuti militari che include artiglieria e difese aeree: secondo una fonte americana, parte del materiale potrebbe raggiungere il Paese nel giro di pochi giorni. In generale, per Kiev in ballo ci sono gli oltre 60 miliardi di dollari di forniture per le forze armate che – ha ricordato Blinken – “faranno una differenza enorme”. “Se i nuovi aiuti non verranno approvati c’è il rischio che sia troppo tardi”, ha ammonito il ministro degli Esteri Usa, mentre Zelensky ha ribadito l’allarme: i soldati “non possono più attendere” la burocrazia occidentale, la Nato deve dimostrare “se siamo davvero alleati”. La situazione sul terreno “è al limite”, ha aggiunto il leader ucraino al segretario della Nato Da parte dell’Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha “confermato quello che ha detto il presidente del Consiglio” sul fatto che il nostro Paese “farà il possibile per la protezione aerea dell’Ucraina”, mentre Kiev vuole dagli alleati ogni sistema disponibile, dai moderni Patriot – “almeno altre sette sistemi” – ai Samp-T italo-francesi. Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto ha partecipato al Consiglio Nato-Ucraina, nel quale si è convenuto sulla necessità di uno sforzo ulteriore per sostenere Kiev. L’Italia ragiona sugli ulteriori aiuti militari da fornire quanto prima all’Ucraina e sul tavolo – si apprende – c’è la possibilità di un nuovo decreto per l’invio degli armamenti.

Anche se Crosetto ha più volte sottolineato che quasi tutto ciò che si poteva dare è stato dato. Già a Capri, dove ha partecipato al G7 Esteri, Stoltenberg aveva confermato la volontà degli alleati di accelerare sulla difesa aerea ucraina. E nel loro documento finale, i Sette ministri hanno espresso la “determinazione a rafforzare le capacità di difesa aerea” del Paese invaso, confermando l’impegno a lavorare per esaudire le richieste di Kiev, ribadite anche dal capo della diplomazia ucraina Dmytro Kuleba, tra gli ospiti del summit in Italia. Il sostegno del G7 è pronto a tradursi anche in ulteriori sanzioni contro Teheran “se dovesse procedere con la fornitura di missili balistici o tecnologie correlate alla Russia”.

Il Gruppo ha poi puntato il dito contro la Cina, chiedendo nel suo documento finale di “interrompere” il sostegno alla macchina bellica di Mosca. Infine, i Sette hanno ribadito l’impegno ad attuare e far rispettare le sanzioni contro i russi, minacciando di “adottare nuove misure, se necessario”. In vista del vertice dei leader in programma a giugno in Puglia, il G7 lavora inoltre alle “possibili opzioni praticabili” per usare i beni russi congelati a sostegno dell’Ucraina, “in linea con i rispettivi sistemi giuridici e il diritto internazionale”. Finora l’Ue ha trovato le basi legali solo per l’uso degli extraprofitti, ma bisogna ancora capire se si può fare un passo in più mettendo le mani direttamente sugli asset.

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