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Nel Bentegodi troppi razzisti, chiuso un settore: il Verona caccia il capo ultras razzista ma i politici veronesi…

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Avevamo detto che c’era poco da meravigliarsi e che a Verona, al Bentegodi, ci sono mediamente troppi trogloditi razzisti. Ed avevamo premesso che scrivere queste cose non vuol dire diffamante Verona, semmai esaltarne la civiltà tutte le volte che Verona prende le distanze da certa feccia. Perchè un razzista è un  razzista, non ha nulla a che vedere col tifo. I tifosi del Verona sono una cosa, i razzisti tutt’altro, Ciò premesso ancora, il giudice sportivo ha preso la decisione di chiudere un pezzo del Bentegodi per razzismo. E l’ha fatto dopo aver letto il referto arbitrale e la relazione della procura federale dove viene riferito che “al 9° del secondo tempo il direttore di gara era costretto a interrompere il gioco, per circa 3 minuti, poichè il calciatore Mario Balotelli era oggetto di cori di discriminazione razziale da parte di alcuni tifosi della Soc. Hellas Verona posizionati nel settore denominato “poltrone est”; considerato che il pur esiguo numero degli autori dei cori va rapportato al numero di occupanti quel settore e che comunque i cori sono stati chiaramente percepiti, oltre che dal calciatore, anche dal rappresentante della Procura federale posizionato in prossimità; considerato, inoltre, che dopo i cori si sono levati, invece, da parte dei tifosi assiepati nell’attigua “curva sud” cori di sostegno, seguiti da un lungo applauso; ritenuto, pertanto, che la sanzione possa essere applicata limitatamente al settore in primis indicato, impregiudicata ogni attivita’ d’indagine in corso per l’individuazione dei responsabili”.

Insomma tutto quello che è stato visto e sentito da rappresentanti della classe arbitrale, da giornalisti, da chi era allo Stadio, solo il sindaco di Verona non aveva udito alcunché. In ogni caso ora c’è la sanzione. Noi aggiungiamo, ancora una volta, che la sanzione è per i trogloditi razzisti non per i tifosi del Verona. Quelli non c’entrano nulla, così come nulla c’azzeccano i cittadini della bellissima città di Verona. Che cosa ha fatto il Verona, intendiamo la società? Ha fatto una bella cosa, peraltro non richiesta, peraltro coraggiosa. La società di Maurizio Setti (quello che parlava di tifo goliardico) ha messo  al bando Luca Castellini, il capo ultras veronese nonchè esponente di primo piano di Forza Nuova, dallo stadio fino al 2030. In una nota ufficiale la società gialloblù comunica la misura interdittiva a seguito delle dichiarazioni dell’ultras, che aveva parlato ieri tra l’altro di “pagliacciata di Balotelli”, di “Balotelli non completamente italiano”, di negro  e delle frasi delle settimane scorse (“inneggiare a Hitler è goliardia”) riemerse in queste ore. Il Verona parla di “espressioni gravemente contrarie ai principi etici e ai valori del nostro club”. E questo è un fatto.  La “Sospensione del Gradimento” è uno strumento che permette direttamente alle società di calcio di sospendere o revocare (a seconda della gravità) l’accesso allo stadio ai tifosi che violano il regolamento dell’impianto, sia che essi siano in possesso dei biglietti per la singola partita, sia che siano titolari dell’abbonamento stagionale. Questo è il provvedimento che l’Hellas Verona ha emesso nei confronti di Luca Castellini, leader veneto di Forza Nuova dopo le dichiarazioni rilasciate su Mario Balotelli. Non si tratta, dunque, di un Daspo poiché il divieto di accedere alle manifestazioni sportive e’ e resta una misura prevista dalla legge ed emessa dal questore. Non basta perchè il prefetto di Verona, il napoletano Donato Cafagna, adesso vuole scovare uno ad uno i razzisti per sanzionare i cori razzisti. Il prefetto, parlando a margine della riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, ha spiegato che “la Digos sta lavorando alacremente – ha spiegato – e si stanno visionando tutti i filmati delle videocamere di sorveglianza nello stadio. Si stanno anche visionando i filmati che sono stati pubblicati negli ultimi giorni sui vari siti web”. Cafagna ha sottolineato che “la società Hellas Verona sta fornendo una grande collaborazione, anche attraverso gli steward che sono presenti sugli spalti”. “Lo stadio non è una zona franca – ha aggiunto -, lo stadio è il luogo nel quale i tifosi devono poter sostenere la loro squadra e devono farlo, naturalmente, in uno spirito di festa”. Mario Balotelli ha apprezzato tutto questo e ringraziato. Tutto apposto? Tutto tranquillo? Possiamo essere soddisfatti? Manco per idea. Mancava la politica. E che politica. Quella di Verona. Il sindaco di Verona, Federico Sboarin, continua a dire che lui non ha sentito cori razzisti. Alcuni consiglieri comunali della Lega e dintorni dicono che al Bentegodi c’è stata una sceneggiata e vorrebbero querelare Balotelli e tutti quelli che con Balotelli sostengono di aver sentito cori razzisti. I cori sanzionati dal giudice sportivo e dalla società Hellas Verona che ha allontanato praticamente a vita uno dei capi del razzismo del Bentegodi.

Secondo  quanto riportato in una mozione presentata da quattro consiglieri comunali di Verona, che ha come primo firmatario Andrea Bacciga, eletto in consiglio con ‘Battiti’, la civica del sindaco Federico Sboarina (altri firmatari sono i consiglieri della Lega Alberto Zelger, Paolo Rossi e Anna Grassi) il Comune di Verona deve adire le vie legali nei confronti di Mario Balotelli e di chi ha diffamato la città di Verona.  “Nessuno presente allo stadio – è scritto nella mozione di questi quattro signori  – durante la partita Brescia-Verona, udiva ululati: né il pubblico, né la panchina del Brescia, né i giornalisti di Sky a bordo campo”. “Iniziava da subito – proseguono i consiglieri – una campagna mediatica contro la città di Verona sia da alcuni politici, come risulta dal comunicato del Pd, sia da alcuni giornalisti che, seppur non presenti allo stadio, non hanno perso l’occasione di gettare fango sulla nostra città”.  Insomma questi quattro gentili consiglieri comunali dicono di avere come testimoni della sceneggiata addirittura i giornalisti di Sky. Rispetto a questa mozione che resterà nella storia politica veronese c’è poco altro da aggiungere.

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Lega A ha deciso, Udinese-Roma prosegue il 25 aprile

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Il primo slot possibile, nel rispetto delle norme statutarie, era giovedì 25 aprile e su quella data è caduta la scelto dalla Lega serie A per il recupero dei minuti di gioco che mancano per concludere Udinese-Roma, il match della 32/a giornata di campionato sospesa domenica scorsa al 26′ della ripresa per il grave malore capitato al difensore giallorosso Evan N’Dicka. In un calendario ultra compresso, con la Roma che ha conquistato la qualificazione alle semifinali di Europa League e con l’Udinese in lotta per la salvezza, la scelta non era facile, tra le legittime esigenze delle due squadre e il necessario rispetto dell’integrità delle competizioni.

La Roma aveva chiesto di giocare il recupero con la squadra friulana a maggio, o in concomitanza con il recupero di Atalanta-Fiorentina – la partita non giocata a causa della scomparsa improvvisa del dg viola, Joe Barone – che si dovrebbe disputare a fine campionato, visto che entrambe le squadre sono ancora in corsa, oltre che ovviamente in campionato, in coppa Italia e nelle coppe europee. Quest’ultima soluzione non è stata ritenuta praticabile dalla Lega serie A, proprio nel rispetto della norma statutaria, che prevede che la prosecuzione delle gare interrotte, come nel caso di Udinese-Roma, sia effettuata entro 15 giorni dall’avvenuta interruzione.

La Roma aveva chiesto anche di giocare sabato 27 aprile con il Napoli. in vista dell’impegno la settimana successiva (il 2 maggio) per l’andata della semifinale di Europa League col Bayer Leverkusen. Il consiglio di Lega, convocato dal presidente, Lorenzo Casini, oltre a fissare data del recupero, “in orario tale da agevolare l’organizzazione della trasferta per la società ospite”, ha stabilito che la data della partita Napoli-Roma sarà fissata “tenendo conto anche delle esigenze manifestate dalla Roma”. La partita del Maradona si giocherà probabilmente il sabato o la domenica, per questo il quadro di anticipi e posticipi della 34esima giornata arriverà domani.

La Roma risponde alla Serie A che ha deciso di recuperare il 25 aprile la sfida con l’Udinese. “L’AS Roma, con i suoi risultati europei e quattro semifinali consecutive ha contribuito al ranking Uefa e dunque al quinto slot per le squadre italiane nella prossima Champions League come pochi altri club – comincia la nota giallorossa – Nonostante questo, il Presidente della Lega Serie A Lorenzo Casini ha oggi avallato un’ingiusta decisione che costringerà la Roma ad affrontare il Bayer Leverkusen, in condizioni di svantaggio. Questo rappresenta un chiaro passo indietro per tutto il sistema calcio in Italia”.

Poi la Roma conclude così nella sua nota: “La squadra, i giocatori e lo staff dell’AS Roma riaffermano il proprio impegno a opporsi a questa ingiustificata avversità e a raggiungere, con il supporto dei propri incredibili tifosi, i massimi obiettivi in stagione”.

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Cagliari beffato, Vlaohvic e un autogol salvano la Juve

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La Juventus rischia a Cagliari, ma alla fine pareggia dopo essere stato sotto di due gol: squadra di Allegri salvata da una punizione di Vlahovic e soprattutto da un autogol di Dossena. Alla fine pari amaro soprattutto per il Cagliari: aveva chiuso il primo tempo in vantaggio due a zero con i rigori di Gaetano e Mina. E i rossoblu avevano accarezzato l’idea di poter quasi chiudere il discorso salvezza in anticipo con una bella e prestigiosa vittoria con una big. Un punto che comunque muove la classifica del Cagliari. E che invece è un brodino per la Juventus: non perde partita e faccia, ma forse i tifosi a Cagliari si aspettavano un altro atteggiamento. Nel primo tempo Allegri è cascato un po’ nella trappola di Ranieri. Il Cagliari ha lasciato che fosse la Juve a fare il primo passo ripartendo con gli scatenati Luvumbo e Shomurodov.

E sono arrivati i gol rossoblu. Nella ripresa orgoglio bianconero che alla fine ha buttato dentro tutti suoi attaccanti. E alla fine ha raddrizzato la partita con un autogol. Allegri ha puntato su Alcaraz dal primo minuto accanto a Locatelli e Rabiot. Sulle fasce Weah e Cambiaso, Chiesa vicino a Vlahovic davanti. La risposta di Ranieri è stata quasi a specchio con Nandez e Augello sulle corsie esterne. In mediana Makoumbou e Sulemana con Luvumbo e Gaetano disponibili a dare una mano partendo da lontano. E anche pronti ad aiutare Shomurodov. Cagliari concentrato e aggressivo: insidioso più che pericoloso con Shomurodov e Luvumbo. Juventus abbastanza imprecisa con palloni persi a favore delle ripartenze rossoblu sempre con la scatenata coppia uzbeko-angolana. Bianconeri comunque pronti a far male: il primo tiro in porta con Weah al 20′.

Alla fine l’intraprendenza del Cagliari trova il premio con un rigore per un tocco di mano di Bremer su colpo di testa di Dossena. Dal dischetto Gaetano non sbaglia. Luvumbo sbaglia il raddoppio su assist di Shomurodov. Ma poco dopo azzecca tempo e giocata sempre su imbucata illuminata ancora di Shomurodov. Salta anche Szczesny, ma il portiere bianconero travolge l’angolano, ancora rigore. Questa volta dal dischetto si presenta Mina, specialista dai tempi dell’Everton: stesso angolo di prima, ancora gol. Primo vero sussulto soltanto nel finale Juve: fuga di Chiesa a sinistra e palla facile per Vlahovic in mezzo. Gol, ma era fuorigioco. Anche il Var conferma mostrando però che si è trattato proprio di una questione di centimetri. Allegri nella ripresa ha provato ad “allargare” il campo con Yidliz al posto di Alcaraz, infastidito anche da una ferita al viso.

Ma è stato Prati il primo a tirare in porta. Partita in mano alla Juventus con il Cagliari che si abbassa però troppo e non riparte con la precisione e la velocità del primo tempo non è un caso che la Juventus riapra la partita. Da una punizione molto contestata al limite dell’area parte la rinascita bianconera: punizione di Vlahovic e palla sull’angolo non coperto da barriera e portiere. Cagliari città fortunata per Vlahovic: in Sardegna ai tempi della Fiorentina aveva trovato i primi gol in serie A. Poco da perdere per Allegri che è diventato super offensivo con Milik accanto a Vlahovic. Alla fine è diventata quasi una partita a una porta sola anche se la Juventus non è stata molto lucida. Proprio da un cross di uno dei nuovi entrati, Yildiz, è arrivato il gol del due a due. Dossena, nel disperato tentativo di anticipare Vlahovic, ha colpito malissimo beffando Scuffet. Nel finale Allegri ha chiesto ai suoi di vincerla la partita. Ma sono arrivate solo mischie su mischie. Due a due. Juventus sempre tranquillo in zona Champions. Cagliari un passo avanti: dal trittico Atalanta-Inter-Juve ne è uscita con cinque punti che profumano di salvezza.

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Pioli, ora il Milan è lontano e lunedì c’è il derby

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E’ il capolinea di Stefano Pioli. L’addio, dopo l’eliminazione dall’Europa League nel derby tricolore con la Roma, sembra inevitabile. Il tecnico rossonero resterà probabilmente sulla panchina del Milan fino a fine stagione, a meno di clamorosi passi falsi nel derby di lunedì e nella sfida contro la Juventus la giornata successiva. La società ha più volte confermato stima e fiducia in Pioli e dopo il ko dell’Olimpico non ci sono state dichiarazioni ufficiali, ma è difficile pensare che sia tutto invariato dopo la prestazione di ieri sera all’Olimpico. Anche la Curva Sud ha preso posizione condividendo la lettera aperta del capo ultras Luca Lucci sui social: “Pioli è l’artefice di uno dei più bei scudetti della storia del Milan, ma poi si arriva al punto in cui inesorabilmente le strade si debbano dividere e direi che tutti noi tifosi abbiamo aspettato anche fin troppo. A questo punto il cambio dell’allenatore è ormai doveroso”.

In un clima tanto sfiduciato e deluso, con la squadra che per l’ennesima volta non mostra spirito, fame e attaccamento alla maglia, è chiaro che qualcosa si è rotto e non si può più sistemare. “Il Milan è da tempo noioso, privo di gioco, confuso, ha bisogno di un cambio di rotta, di nuovi stimoli e soprattutto di ritrovare il gioco ormai da tempo smarrito”, la richiesta del tifo organizzato rossonero che poi attacca anche la società colpevole di un “immobilismo sia durante la stagione sia soprattutto nel mercato di riparazione, che ha fatto si che quest’annata scivolasse via nel più totale anonimato”. Il Milan, se dovesse riuscire a confermare il vantaggio sulla Juventus, chiude la stagione senza trofei, con il secondo posto in classifica, eliminato ai gironi in Champions League, senza essere stato protagonista in Coppa Italia e nettamente dominato dalla Roma in Europa League. Un bilancio insoddisfacente.

“I giudizi si danno alla fine”, è lo slogan ripetuto a più riprese dai dirigenti in netta contrapposizione ad esempio con quanto fatto a Roma, con la conferma di Daniele De Rossi prima ancora di sapere del passaggio del turno. Ora si dovrà capire se all’interno dei parametri economici imposti dalla società, ci può essere un’alternativa che davvero possa fare al caso del club rossonero. Cambiare tanto per farlo non serve a nulla. Scommettere su un allenatore con poca esperienza può essere deleterio vista la pressione esercitata ogni anno sul Milan. Così si fa strada l’idea di un tecnico straniero, mentre già impazza il toto nomi tra Thiago Motta, Antonio Conte, Vincenzo Italiano, solo per citarne alcuni. Il futuro della panchina del Milan è incerto. La decisione finale sarà presa da Gerry Cardinale che sarà tra l’altro a San Siro per il derby di lunedì. Il numero uno di RedBird valuterà il profilo che gli sarà proposto da Zlatan Ibrahimovic (che – come ha detto anche l’ad Giorgio Furlani – ha molta influenza sulla gestione sportiva del club), da Furlani stesso e da Geoffrey Moncada. Intanto però c’è un derby da preparare che non sposta gli equilibri di classifica ma che deve essere vinto per alleviare i dispiaceri del popolo rossonero. “Il successo manca da troppo tempo”, ha ricordato la Curva Sud. Cinque stracittadine perse di fila, un altro dato che pesa come un macigno sul destino di Pioli.

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