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Cronache

Migranti sbarcano da Gregoretti, saranno ospitati da 5 paesi Ue

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Si sblocca la situazione dei migranti a bordo della Gregoretti: Matteo Salvini concede l’autorizzazione allo sbarco dei 116 avendo avuto la “certezza” che tutti verranno ridistribuiti in alcuni paesi europei e in strutture messe a disposizione dalla Cei. E dunque, “non saranno a carico dei cittadini italiani”. Ma il braccio di ferro sulla pelle di chi scappa dalla Libia non e’ finito: il ministro dell’Interno ha gia’ firmato il divieto d’ingresso, transito e sosta nelle acque italiane per la Alan Kurdi, la nave della ong tedesca Sea Eye che ha salvato 40 migranti a 30 miglia da Tripoli: “vadano in Tunisia, i porti italiani sono chiusi”. Dopo sei giorni costretti loro malgrado a bordo della nave della Guardia Costiera, i 116 migranti possono dunque toccare terra: verranno trasferiti inizialmente nell’hotspot di Pozzallo per le procedure di identificazione e successivamente saranno smistati nei cinque paesi dell’Unione europea che hanno dato la disponibilita’ ad accoglierli: Francia, che ne prendera’ 30, Germania, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda. Cinquanta, invece, resteranno in Italia, ma non a carico dello Stato. La Cei ha accolto la richiesta del Viminale e si fara’ carico dell’ “ospitalita’, dell’accoglienza e dell’assistenza anche legale di queste persone”, che andranno nella struttura ‘Mondo Migliore’ di Rocca di Papa, ai Castelli Romani. L’iniziativa, dice una nota dei vescovi, “si colloca in un orizzonte di collaborazione che vede lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica compartecipi nell’assistenza e accoglienza dei migranti”. L’annuncio del via libera allo sbarco il ministro lo da’ in diretta Facebook. “Ci siamo presi qualche giorno di lavoro per stimolare e svegliare le coscienze, perche’ sono tutti bravi a fare i generosi con i porti degli altri, e ora posso dire che il problema e’ risolto”. Ma allo sblocco della situazione e’ indubbio che abbia contribuito anche l’accelerazione impressa dalla procura di Siracusa nella giornata di ieri. Il procuratore Fabio Schiavone, dopo aver aperto un fascicolo senza indagati e ipotizzando il reato di omissione in atti d’ufficio, ha disposto un’ispezione sanitaria a bordo. La relazione degli infettivologi e’ arrivata questa mattina: “ci sono un caso di tubercolosi e un altro di cellulite infettiva – ha detto il magistrato – 20 di scabbia e qualche altro caso con diverse patologie. In totale sono 29 i migranti con problemi di natura sanitaria” che “devono avere delle cure”. E che, dunque, dovevano scendere dalla nave in tempi rapidi. Dalla procura e’ cosi’ partita una lettera per il Viminale in cui si segnalava l’emergenza sanitaria alla quale il ministero ha risposto dopo meno di un’ora, annunciando che il via libera sarebbe arrivato di li’ a breve. Una risposta, fanno notare in procura, “immediata e in tempi congrui” che ha di fatto escluso qualsiasi altra iniziativa o ipotesi di reato. Ma per una vicenda che si chiude, un’altra se ne apre. Dopo aver salvato 40 persone al largo della Libia, tra cui un neonato, due bambini e due donne di cui una incinta, la Alan Kurdi ha puntato la prua verso nord. “Chiederemo alle autorita’ di assegnarci un porto sicuro. E geograficamente Lampedusa e’ il piu’ vicino”. La reazione di Salvini non si e’ fatta attendere. Prima ha firmato il divieto d’ingresso nelle acque italiane e poi ha fatto sapere che la nave si trova a 60 miglia dalla Tunisia, a 171 da Malta e a 127 da Lampedusa. “Se la Ong ha davvero a cuore la salute degli immigrati puo’ far rotta verso la Tunisia: se invece pensa di venire in Italia come se niente fosse ha sbagliato ministro”. Si profila dunque un nuovo braccio di ferro tra il ministro e le Ong e non e’ un caso che la Commissione europea sia tornata anche oggi a sottolineare quanto sia “urgente” trovare un accordo tra i paesi dell’Ue affinche’ venga definito un “meccanismo temporaneo, prevedibile e sostenibile” che consenta a chi viene salvato in mezzo al mare di sbarcare in tempi rapidi. Ma ad oggi non c’e’ traccia di un’intesa.

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Cronache

Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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Aggressione omofoba a Federico Fashion style, ‘botte e insulti’

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Preso a schiaffi e pugni sul treno e insultato da un passeggero solo perchè gay. Un’aggressione omofoba che ha visto sul treno Milano-Napoli vittima Federico Lauri, conosciuto come Federico Fashion Style, parrucchiere e volto tv. Lo racconta lui stesso sui social e un’intervista al Corriere della Sera on line. “Preso a schiaffi e pugni in faccia su un treno Italo davanti agli occhi di tutti — scrive Federico, che è anche un volto di Real Time —Essere insultato, denigrato e aggredito per l’orientamento sessuale è vergognoso. Vi prego smettetela di chiamare la gente fr… L’omosessualità non è una malattia». L’aggressione è avvenuta sul Milano Napoli all’altezza di Anagni. Il treno si ferma per un guasto, Lauri chiede informazioni e un passeggero prima lo insulta con frasi omofobe e poi lo picchia. Lauri finisce all’ospedale a Colleferro cn un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Ora promette che denuncerà tutto. “Questa bestia mi ha dato un cazzotto, ma se avesse avuto un coltello mi avrebbe accoltellato -dice al Corriere- Il rischio è uscire di casa e non rientrare più. L’omofobia è la malattia, non l’omosessualità. Loro si devono curare”.

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Lo stupro di Palermo, la difesa vuole la vittima in aula

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Dentro l’aula è scontra tra accusa e difesa. Fuori dal tribunale di Palermo i familiari dei detenuti che arrivano con il pullman della polizia penitenziaria sono in attesa di salutare ‘i loro ragazzi’ mentre non lontano una decina di associazioni hanno dato vita ad un sit in per chiedere di essere ammesse come parti civili. Sono in aula cinque dei sei giovani indagati per lo stupro di gruppo a una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Uno solo segue l’udienza in videoconferenza, collegato da una sala del carcere dove è recluso. Assente la vittima dello stupro, ospite in una comunità protetta, fuori dalla Sicilia. L’unico minorenne del branco è in un istituto minorile, dopo essere stato già condannato a 8 anni e 8 mesi in abbreviato. L’udienza preliminare davanti al gup Cristina Lo Bue per i sei maggiorenni – Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia – si apre in un clima di scontro aperto tra le parti. I legali degli indagati hanno già preannunciato le contromosse per ribaltare le accuse nei confronti dei loro assistiti.

La linea difensiva è chiara ed è legata alla richiesta di ascoltare nuovamente la vittima alla luce delle “nuove prove” che gli avvocati avrebbero raccolto. Alla prossima udienza chiederanno l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal gip di Palermo Clelia Maltese due mesi fa nel corso dell’incidente probatorio. Il materiale raccolto dalla difesa già in un’udienza stralcio a marzo non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono. Secondo gli avvocati le nuove prove dimostrerebbero in sostanza che la giovane era consenziente. Una linea difensiva che non sorprende l’avvocato Carla Garofalo, legale della ragazza. “Questa è letteratura – spiega -, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. In ogni caso questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano (i video girati con i cellulari dagli stessi indagati ndr)”.

La legale parla di “un ambiente tossico” attorno alla sua assistita “che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita” e denuncia “una campagna denigratoria nei confronti della ragazza durata tutta l’estate”. “Io, purtroppo – aggiunge -, sono entrata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente”. L’avvocato Garofalo sottolinea anche lo stato di profonda prostrazione vissuto dalla giovane: “ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue. E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare”. Attorno alla ragazza vittima dello stupro si sono strette una decina di associazioni che oltre a manifestare davanti al tribunale hanno chiesto di costituirsi parte civile, così come ha fatto il Comune di Palermo. Il Gup ha rinviato ogni decisione alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato i legali degli imputati dovranno scegliere tra l’abbreviato “secco” o l’ordinario.

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