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Messi distante dal Barcellona, il papà Jorge: non credo Lionel resti

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Sembrava quasi che fosse arrivato un capo di Stato. L’assembramento all’aeroporto Del Prat di Barcellona, con tanto di diretta tv in Argentina, era da tempi di prima del Covid, ma non si trattava di Re, Caudillos o Presidenti vari, ma ‘solo’ di Jorge Messi, padre dell’unico calciatore della storia capace di vincere per sei volte il Pallone d’Oro. Dopo essere sbarcato, ha evitato telecamere e taccuini e ha preso un taxi come uno qualsiasi, poi il padre della Pulce e’ andato in albergo e ha speso sei ore negli uffici della Fondazione Leo Messi a parlare con gli avvocati che si occupano degli aspetti legali dell’addio di suo figlio al Barcellona, concedendosi un’unica pausa per andare a pranzo, assieme all’altro figlio Rodrigo, a ‘La Focaccia’, ristorante italiano della zona. Nel frattempo, l’unica frase che aveva concesso aveva fatto venire i brividi ai tifosi blaugrana: “e’ difficile che Leo rimanga”, aggiungendo che nessuno del clan, suo figlio compreso, aveva incontrato Pep Guardiola, anche lui in questi giorni al Barcellona. La volonta’ di Messi, che comunque come ha rivelato De Jong fa ancora parte della chat dei giocatori del Barcellona in cui si scambiano foto e messaggi, rimane quella di andarsene, bisogna solo stabilire dove, adesso che anche l’Inter si e’ chiamata fuori. Il Manchester City e il Paris SG dell’amico Neymar, club forti dei loro petrodollari, rimangono le opzioni possibili, ma nemmeno emiri e sceicchi sono disposti a pagare la clausola rescissoria di 700 milioni se questa e’ ancora valida. Il nodo da sciogliere resta quello, e per questo Jorge Messi ne ha parlato cosi’ a lungo con i suoi avvocati, in attesa d’incontrare il presidente del Barca Josep Maria Bartomeu, meeting che i media spagnoli prevedono avvenga in tarda serata. La Pulce vorrebbe un addio amichevole, ma la controparte non cede, e tutto appare in continuo divenire. Intanto in Inghilterra il tabloid ‘Sun’ ha ribadito quale sia l’ingaggio da record che il City e’ disposto ad offrire al fuoriclasse argentino: 700 milioni di euro, 200 subito e il resto per 5 anni di contratto. I primi tre anni Messi li trascorrerebbe a Manchester, con la maglia del City, quindi il trasferimento a New York, dove c’e’ l’altro City con i colori biancocelesti (ce n’e’ un terzo in Australia, a Melbourne) per chiudere la carriera nel club statunitense della stessa proprieta’. Qualora arrivasse davvero la firma sul contratto, Messi diventerebbe il giocatore piu’ pagato di sempre nella storia del calcio, guadagnando circa 16mila euro all’ora, l’equivalente di 11 milioni al mese. Tutto cio’ pero’ e’ una storia che deve ancora essere scritta, ora c’e’ spazio soprattutto per gli avvocati.

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Esteri

Musk rifiuta di eliminare da X video dell’attacco a Sidney

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Elon Musk ha reagito all’ordine di un tribunale australiano di eliminare da X i video dell’attacco nella chiesa di Sidney dopo che il commissario per la eSafety dell’Australia ha chiesto un’ingiunzione. Il miliardario patron di Tesla ha risposto con un post sulla sua piattaforma accusando il premier Anthony Albanese di “censura”. “La nostra preoccupazione è che se qualsiasi Paese è autorizzato a censurare i contenuti di tutti i paesi, allora cosa impedirà a qualsiasi paese di controllare Internet?”

Musk ha detto che X farà appello contro l’ingiunzione australiana. “Abbiamo già censurato il contenuto in questione per l’Australia, in attesa di ricorso legale, ed è archiviato solo su server negli Stati Uniti”, ha aggiunto. Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha affermato che Musk è cieco di fronte all’angoscia causata dai video. “Faremo ciò che è necessario per affrontare questo miliardario arrogante che pensa di essere al di sopra della legge, ma anche al di sopra della comune decenza”, ha detto Albanese all’emittente pubblica Abc. “L’idea che qualcuno vada in tribunale per il diritto di pubblicare contenuti violenti su una piattaforma mostra quanto il signor Musk sia fuori dal mondo”, ha aggiunto.

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Economia

Enel, istruttoria Antitrust per rincari sui rinnovi

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L’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti di Enel Energia per accertare l’eventuale pratica commerciale scorretta sulle modalità di comunicazione dei rinnovi. L’informativa di avvio istruttoria è apparsa sul bollettino dell’Authority, che evidenzia il “numero elevato di istanze di intervento pervenute”. In sostanza è stato segnalato “oltre alla difficoltà di sostenere esborsi quadruplicati o quintuplicati rispetto al passato”, anche il “non aver ricevuto alcuna informazione preventiva” sul rinnovo contrattuale e “di non aver potuto, pertanto, esercitare il diritto di recesso”. Enel Energia ha prontamente respinto le ipotesi avanzate nell’istruttoria affermando di “aver sempre agito nel pieno rispetto della normativa primaria e di settore, nonché della disciplina contrattuale” e di confidare pertanto “di poter dimostrare la piena correttezza del proprio operato nel prosieguo del procedimento”.

“Se saranno accertati illeciti, le maggiori somme pagate in bolletta come conseguenza dei rinnovi contrattuali scorretti andranno restituite agli utenti”, ha fatto sapere intanto il Codacons commentando la decisione del Garante della concorrenza e del Mercato. “Gli utenti nell’ultimo periodo avevano ricevuto bollette sensibilmente rincarate, senza però essere stati adeguatamente informati dalla società circa le modifiche tariffarie applicate – ha precisato l’associazione dei consumatori – Attendiamo ora l’esito dell’indagine e, se saranno accertate irregolarità, avvieremo una azione per far ottenere ai consumatori coinvolti la restituzione delle maggiori somme pagate in bolletta per effetto delle scorrette o mancate comunicazioni su rincari tariffari, che in modo evidente hanno impedito ai clienti di esercitare i propri diritti, come quello al recesso”.

“Da mesi le società dell’energia stanno comunicando ai propri clienti modifiche unilaterali delle condizioni economiche, ossia sensibili aumenti delle tariffe praticate, comunicazioni però che avvengono spesso in modo sibillino, ad esempio attraverso mail che l’utente può dimenticare di leggere o messaggi che sembrano contenere informazioni pubblicitarie”, ha stigmatizzato Consumerismo.

“I rialzi erano vergognosi e spropositati – ha invece messo in evidenza l’Unione nazionale consumatori – Stavamo già raccogliendo casi in modo da ottenere un ricalcolo delle bollette. Ora si apre, in caso di condanna, una nuova via per ottenere lo storno di quanto pagato per le bollette fin qui”. Sono oltre 600 le segnalazioni pervenute all’Antitrust di singoli consumatori e microimprese, anche per il tramite di associazioni di consumatori, che lamentano di aver ricevuto, in occasione dei cicli di fatturazione relativi al quadrimestre ottobre 2023-gennaio 2024, bollette recanti un significativo incremento del prezzo delle forniture di gas e di energia elettrica rispetto alle bollette riferite allo stesso arco temporale nell’anno precedente.

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Economia

Vivendi si astiene, strada libera per Labriola in Tim

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Vivendi, il maggior azionista di Tim con il 23,7% del capitale, ha deciso per lo ‘status quo’, all’assemblea del 23 aprile si asterrà su tutto, meno che sulla lista del collegio sindacale da lei stessa presentata. Di fatto si decreta la vittoria della lista del cda con un nuovo mandato triennale a Pietro Labriola che proverà a portare a termine il riassetto del gruppo, passando dalla vendita di Netco a Kkr, anche se i francesi hanno tutt’altro che ‘deposto le armi’.

“Spetta al management in carica e ai suoi sostenitori risolvere la delicata situazione in cui si trova Tim – motiva la sua decisione il gruppo francese -. Di conseguenza, Vivendi ha deciso di astenersi dal voto sul rinnovo del Consiglio nonostante il lodevole impegno dei proponenti di liste alternative di maggioranza”, ovvero il fondo Merlyn che ha candidato Umberto Paolucci e Stefano Siragusa, come presidente e ad, e il fondo Bluebell con Paola Gianotti de Ponti e Laurence Lafont. Merlyn potrebbe aver coagulato intorno al 5% del capitale andando a ipotecare i 3 posti in consiglio destinati alle minoranze, lo stesso sulla carta può fare il fondo di Giuseppe Bivona e Marco Taricco.

L’opposizione però proseguirà, Vivendi infatti spiega che “non sostiene la lista presentata dal consiglio di amministrazione uscente, data la continuità con un consiglio durante il cui mandato il titolo ha perso metà del suo valore e che è responsabile di aver approvato la vendita della rete fissa di Tim nel novembre 2023 ad un prezzo che, a giudizio Vivendi, non riflette il pieno valore dell’asset, senza coinvolgere l’assemblea degli azionisti e il comitato parti correlate e senza fornire, ad oggi, informazioni complete e affidabili al mercato sull’operazione e sui suoi effetti sulla sostenibilità di Tim”. Lo scontro è solo rimandato al 21 maggio, data della prima udienza al Tribunale di Milano. Vivendi infatti “porterà avanti con decisione il ricorso contro la delibera del consiglio di amministrazione del novembre 2023 presso il tribunale di Milano e ogni altro strumento giuridico a sua disposizione per tutelare i propri diritti” sottolinea il gruppo francese. Intanto però l’operazione prosegue, l’Antitrust europeo la sta esaminando e a fine maggio potrebbe già arrivare il via libera (secondo gli analisti di Equita “è improbabile l’ipotesi di andare in fase 2).

“Si conferma quindi giugno come la probabile data per l’ottenimento della seconda e ultima condizione sospensiva al closing dell’operazione Netco” fanno notare gli analisti. Lo step successivo dovrebbe essere la rete unica. L’ad di Cdp Dario Scannapieco va già in pressing, ricorda che la fusione tra Open Fiber e NetCo è un obiettivo strategico e auspica che “si possa aprire presto un tavolo di lavoro. Prima si fa e meglio è”. “La combinazione, con i dovuti remedies, è molto probabile e l’unica strada per risolvere la situazione di stress finanziario su OF e per dare garanzie sulla tenuta di medio termine della top-line di NetCo – commenta Equita -. La chiara presa di posizione di Scannapieco rende molto più concreta l’ipotesi di combinazione e quindi l’attivazione dei potenziali earn-out negoziati da Tim con Kkr, per un importo fino a 2,5 miliardi”.

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