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Maxi rimpatrio in India, in campo le navi e aerei militari per portare a casa milioni di indiani

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E’ partita la mega operazione che riportera’ in patria decine di migliaia di indiani bloccati all’estero a causa del lockdown per il coronavirus: il piano, annunciato dal ministero degli Interni, mettera’ in campo almeno tre navi militari e decine di aerei. Due ammiraglie della Marina sono gia’ in navigazione nell’Oceano Indiano, dirette verso le Maldive, mentre una terza salpera’ per approdare negli Emirati Arabi Uniti, il paese che, con tre milioni e trecentomila cittadini provenienti dall’India, ha avuto il maggior numero di indiani privi di lavoro da quasi due mesi. Da giovedi’ e’ previsto invece il decollo dei primi dei sessanta voli: gli aerei, tra i pochissimi autorizzati a infrangere il blocco dei cieli indiani, chiusi dal 24 di marzo, riporteranno a casa duemila cittadini al giorno, dagli Stati Uniti, dall’Inghilterra, dal Bangladesh e da Singapore. L’operazione sara’ una delle maxi imprese logistiche vanto del paese: tutti i viaggiatori dovranno iscriversi alle liste gestite dalle sedi diplomatiche indiane dei paesi da cui partono, per poi venire sottoposti a controlli sanitari, e alla quarantena di due settimane obbligatoria per tutti, una volta atterrati e prima di rientrare in famiglia. Il rientro dall’estero annunciato dal governo si aggiunge all’ancora piu’ massiccia migrazione interna di oltre un milione di lavoratori indiani che, dall’inizio di maggio, stanno attraversando il paese su treni e autobus speciali, per rientrare nei loro stati di origine. L’ulteriore allentamento del lockdown, prolungato in teoria in tutto il paese fino al 17 di maggio, ha gia’ sollevato critiche e preoccupazioni. Tra i primi a protestare il governatore del Kerala Pinarayi Vijayan: “Il ritorno di migliaia di indiani da paesi nei quali il contagio da COVID-19 e’ tuttora in fase virulenta, potrebbe mettere a rischio gli sforzi fatti dall’intera India”, ha sostenuto il governatore dello stato del sud, che, per primo si e’ dichiarato corona-free. Il campanello d’allarme di Vijay ha avuto ampia eco. Nelle stesse ore in cui il governo allenta le maglie di un lockdown ormai insostenibile, il paese vede infatti un’impennata di nuovi contagi: l’India ha toccato i 46.433 casi e superato i 1.500 morti; ma le nuove infezioni, nelle ultime 24 ore sono state 3.900, il balzo piu’ alto registrato, sinora, in un solo giorno.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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