L’Europa intervenga prima che sia troppo tardi, tutti comprendano la gravità della minaccia del coronavirus. Per la seconda volta dall’inizio dell’emergenza il presidente Sergio Mattarella parla alla nazione. E, dopo la fumata nera al Consiglio europeo, dal Quirinale arriva un monito a tutti i Paesi membri dell’Ue: “serve un’azione comune e concreta”. Mattarella non nasconde che l’Italia stia vivendo “una pagina triste” della sua storia. Invita, nuovamente, maggioranza, opposizioni, parti sociali e enti locali all’unita’. E da’ anche un messaggio di speranza: “iniziamo a pensare al dopo emergenza, nella ricostruzione il popolo italiano ha sempre saputo dare il meglio di se'”. Il capo dello Stato torna inoltre a chiedere agli italiani di rispettare “con scrupolo” le misure restrittive messe in atto dal governo. “Misure rigorose ma indispensabili”, prese “con norme di legge, quindi sottoposte all’approvazione del Parlamento”, precisa il presidente della Repubblica forse con un riferimento implicito alle polemiche sui numerosi dpcm emanati in merito alle restrizioni. “Il mondo ammira il nostro senso di responsabilita’, la risposta collettiva del popolo italiano”, sottolinea Mattarella scegliendo di soffermarsi “sulla generosa solidarieta’ che attraversa l’Italia” segnata dall’emergenza. E riservando la “riconoscenza della Repubblica” a chi sta “fronteggiando la malattia con instancabile abnegazione”. E’ l’Europa uno dei punti chiave dell’intervento del capo dello Stato. “La Bce e la Commissione hanno assunto importanti e positive decisioni, sostenute dal Parlamento Europeo. Non lo ha ancora fatto il Consiglio dei capi dei governi nazionali. Ci si attende che questo avvenga concretamente nei prossimi giorni”, sottolinea Mattarella. Parole che arrivano mentre, a Palazzo Chigi, si studia gia’ il piano B, “antifalchi Ue”, per il decreto aprile con cui tentare il rilancio dell’economia. Il premier Giuseppe Conte ha deciso di accelerare e punta a concretizzare il provvedimento nei primissimi giorni di aprile. Una parte delle risorse verra’ comunque dall’Ue (fondi per l’emergenza, come alcuni miliardi che l’Italia avrebbe dovuto restituire a Bruxelles e, con l’ok della commissione non lo fara’). Una parte sara’ erogata facendo altro deficit, come ha spiegato anche Roberto Gualtieri alle opposizioni, e facendo votare al parlamento un nuovo scostamento di bilancio. Allo stesso tempo il premier ritiene che assicurare liquidita’ per famiglie e imprese in tempi brevissimi sia di assoluta necessita’: da qui il pressing per un piano che con garanzie dello Stato assicuri prestiti a medio e lungo termine consentendo l’erogazione di denaro fresco a imprese famiglie. E, il ruolo di garante di “ultima istanza”, potrebbe essere riservato a Cassa Depositi e Prestiti. Di certo, per il governo italiano, i 14 giorni che l’Europa si e’ data per organizzare una proposta comune sono troppi. Conte, in ogni caso, non fara’ mancare il suo pressing e la voce delle richieste del governo sara’ quella del titolare del Mef Roberto Gualtieri, visto che a organizzare una proposta comune sara’ l’Eurogruppo. La sensazione e’ che un compromesso alla fine potrebbe essere trovato. Ma c’e’ un rischio: l’utilizzo del Mes, unico strumento sul quale i falchi Ue hanno dato piena disponbilita’. Strumento che, tuttavia, contiene condizionalita’ ritenute inaccettabili non solo dall’opposizione, ma anche dal M5s e da buona parte del governo. L’opposizione Intanto si scaglia con violenza contro l’Ue. “Prima sconfiggiamo il virus, poi ripensiamo all’Europa. E se serve salutiamo. Ma andate a…”, sottolinea Matteo Salvini. “Non vogliamo elemosina ma i nostri soldi”, incalza Giorgia Meloni. “Ha ragione Mattarella, l’Ue non puo’ essere miope”, rileva Silvio Berlusconi. Sul dl aprile, invece, ci sono i primi segnali di una collaborazione. Dopo l’incontro tra i ministri Federico D’Inca’ e Roberto Gualtieri nuove riunioni ci saranno nei prossimi giorni, ma solo dopo che saranno pervenuti gli emendamenti al Cura Italia (e il segnale del non ostruzionismo di Fdi, Lega e FI). In queste ore, inoltre, anche Vito Crimi riunira’ prima i ministri e poi i gruppi M5s per elaborare le sue proposte, a partire dall’allargamento del reddito di cittadinanza. E, sull’ombra del governissimo, per Conte oggi arriva l’assist di Romano Prodi: “non vedo il Paese pronto”, spiega l’ex presidente del consiglio.
Di seguito il testo integrale del messaggio del Capo dello Stato Sergio Mattarella agli italiani
(testo e video integrale sono messi a disposizione dal Quirinale)
«Mi permetto nuovamente, care concittadine e cari concittadini, di rivolgermi a voi, nel corso di questa difficile emergenza, per condividere alcune riflessioni. Ne avverto il dovere.
La prima si traduce in un pensiero rivolto alle persone che hanno perso la vita a causa di questa epidemia; e ai loro familiari.
Il dolore del distacco è stato ingigantito dalla sofferenza di non poter essere loro vicini e dalla tristezza dell’impossibilità di celebrare, come dovuto, il commiato dalle comunità di cui erano parte. Comunità che sono duramente impoverite dalla loro scomparsa.
Stiamo vivendo una pagina triste della nostra storia. Abbiamo visto immagini che sarà impossibile dimenticare. Alcuni territori – e in particolare la generazione più anziana – stanno pagando un prezzo altissimo.
Ho parlato, in questi giorni, con tanti amministratori e ho rappresentato loro la vicinanza e la solidarietà di tutti gli italiani.
Desidero anche esprimere rinnovata riconoscenza nei confronti di chi, per tutti noi, sta fronteggiando la malattia con instancabile abnegazione: i medici, gli infermieri, l’intero personale sanitario, cui occorre, in ogni modo, assicurare tutto il materiale necessario. Numerosi sono rimasti vittime del loro impegno generoso.
Insieme a loro ringrazio i farmacisti, gli agenti delle Forze dell’ordine, nazionali e locali, coloro che mantengono in funzione le linee alimentari, i servizi e le attività essenziali, coloro che trasportano i prodotti necessari, le Forze Armate.
A tutti loro va la riconoscenza della Repubblica, così come va agli scienziati, ai ricercatori che lavorano per trovare terapie e vaccini contro il virus, ai tanti volontari impegnati per alleviare le difficoltà delle persone più fragili, alla Protezione Civile che lavora senza soste e al Commissario nominato dal Governo, alle imprese che hanno riconvertito la loro produzione in beni necessari per l’emergenza, agli insegnanti che mantengono il dialogo con i loro studenti, a coloro che stanno assistendo i nostri connazionali all’estero. A quanti, in ogni modo e in ogni ruolo, sono impegnati su questo fronte giorno per giorno.
La risposta così pronta e numerosa di medici disponibili a recarsi negli ospedali più sotto pressione, dopo la richiesta della Protezione Civile, è un ennesimo segno della generosa solidarietà che sta attraversando l’Italia.
Vorrei inoltre ringraziare tutti voi. I sacrifici di comportamento che le misure indicate dal Governo richiedono a tutti sono accettati con grande senso civico, dimostrato in amplissima misura dalla cittadinanza.
Da alcuni giorni vi sono segnali di un rallentamento nella crescita di nuovi contagi rispetto alle settimane precedenti: non è un dato che possa rallegrarci, si tratta pur sempre di tanti nuovi malati e soprattutto perché accompagnato da tanti nuovi morti. Anche quest’oggi vi è un numero dolorosamente elevato di nuovi morti. Però quel fenomeno fa pensare che le misure di comportamento adottate stanno producendo effetti positivi e, quindi, rafforza la necessità di continuare a osservarle scrupolosamente finché sarà necessario.
Il senso di responsabilità dei cittadini è la risorsa più importante su cui può contare uno stato democratico in momenti come quello che stiamo vivendo.
La risposta collettiva che il popolo italiano sta dando all’emergenza è oggetto di ammirazione anche all’estero, come ho potuto constatare nei tanti colloqui telefonici con Capi di Stato stranieri.
Anche di questo avverto il dovere di rendervi conto: molti Capi di Stato, d’Europa e non soltanto, hanno espresso la loro vicinanza all’Italia. Da diversi dei loro Stati sono giunti sostegni concreti. Tutti mi hanno detto che i loro Paesi hanno preso decisioni seguendo le scelte fatte in Italia in questa emergenza.
Nell’Unione Europea la Banca Centrale e la Commissione, nei giorni scorsi, hanno assunto importanti e positive decisioni finanziarie ed economiche, sostenute dal Parlamento Europeo.
Non lo ha ancora fatto il Consiglio dei capi dei governi nazionali. Ci si attende che questo avvenga concretamente nei prossimi giorni. Sono indispensabili ulteriori iniziative comuni, superando vecchi schemi ormai fuori dalla realtà delle drammatiche condizioni in cui si trova il nostro Continente. Mi auguro che tutti comprendano appieno, prima che sia troppo tardi, la gravità della minaccia per l’Europa. La solidarietà non è soltanto richiesta dai valori dell’Unione ma è anche nel comune interesse.
Nel nostro Paese, come ho ricordato, sono state prese misure molto rigorose ma indispensabili, con norme di legge – sia all’inizio che dopo la fase di necessario continuo aggiornamento – norme, quindi, sottoposte all’approvazione del Parlamento.
Sono stati approntati – e sono in corso di esame parlamentare – provvedimenti di sostegno per i tanti settori della vita sociale ed economica colpiti. Altri provvedimenti sono preannunciati.
Conosco – e comprendo bene – la profonda preoccupazione che molte persone provano per l’incertezza sul futuro del proprio lavoro. Dobbiamo compiere ogni sforzo perché nessuno sia lasciato indietro.
Ho auspicato – e continuo a farlo – che queste risposte possano essere il frutto di un impegno comune, fra tutti: soggetti politici, di maggioranza e di opposizione, soggetti sociali, governi dei territori.
Unità e coesione sociale sono indispensabili in questa condizione.
Un’ultima considerazione: mentre provvediamo ad applicare, con tempestività ed efficacia, gli strumenti contro le difficoltà economiche, dobbiamo iniziare a pensare al dopo emergenza: alle iniziative e alle modalità per rilanciare, gradualmente, ma con determinazione la nostra vita sociale e la nostra economia.
Nella ricostruzione il nostro popolo ha sempre saputo esprimere il meglio di sé.
Le prospettive del futuro sono – ancora una volta – alla nostra portata.
Abbiamo altre volte superato periodi difficili e drammatici. Vi riusciremo certamente – insieme – anche questa volta».
Si sta delineando il futuro per le ville già di Silvio Berlusconi, con un accordo totale tra i cinque figli eredi del fondatore di Mediaset e di Forza Italia. Immobiliare Idra, che raggruppa le principali proprietà, è infatti passata a Fininvest Real Estate per circa 400 milioni. Le strutture della holding aiuteranno nella valorizzazione e nella gestione degli immobili che comprendono Villa Certosa e Porto Rotondo in Sardegna, Villa San Martino ad Arcore, Macherio sempre in Brianza e Villa Grande (ex Zeffirelli) a Roma. L’accordo è stato firmato con Dolcedrago, che finora controllava la società immobiliare e, secondo le intese trovate tra gli eredi, Villa San Martino rimarrà gestita insieme per diventare un punto di riferimento delle riunioni comuni. E forse anche la sede di una futura fondazione intitolata al padre, non dimenticando che ad Arcore è stato costruito il mausoleo voluto da Silvio Berlusconi.
La villa di Macherio è invece in fase di acquisto da parte di Barbara, mentre Villa Certosa è in vendita a terzi, come emerso dai primi momenti di apertura del testamento, per un prezzo che potrebbe arrivare fino a 500 milioni. Fuori dal patrimonio di Idra, c’è Villa Campari sul Lago Maggiore, già acquistata da Marina Berlusconi, e la grande barca a vela Morning Glory, venduta nelle scorse settimane. Villa Grande a Roma, già di proprietà di Franco Zeffirelli, potrebbe invece venire acquistata da Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mfe-Mediaset che, con un’intervista al ‘Corriere della Sera’, ha contribuito a far iniziare bene la settimana in Borsa per il titolo del gruppo televisivo.
Il Biscione in Piazza Affari ha infatti chiuso con l’azione B, la più rappresentativa con dieci diritti di voto, in crescita del 4,57% a 3,057 euro dopo aver toccato un massimo di giornata a quota 3,12. A spingere il titolo soprattutto le stime sul primo trimestre della raccolta pubblicitaria in Italia e Spagna, con una crescita del 5% rispetto allo stesso periodo del 2023. Il dato si aggiunge alla previsione, già formulata in gennaio, di chiudere il bilancio 2023 con un utile “superiore ai 217 milioni dell’anno precedente, senza considerare il consolidamento di ProsiebenSat1”. Il riferimento è al fatto che nel 2022 il dividendo della società tedesca destinato a Mfe-Mediaset, che controlla quasi il 30% di Prosieben, fu di circa 40 milioni, mentre per il 2023 è quasi azzerato.
La giornata è di quelle “storiche”, perché si firma un nuovo accordo con l’Egitto come quello con la Tunisia, che per l’Italia vuol dire prima di tutto porre un argine agli sbarchi di migranti illegali. Ma è anche la vigilia del primo vero round del processo per l’uccisione di Giulio Regeni. Una questione delicatissima su cui la premier alla fine, incalzata dai cronisti, garantisce che la posizione dell’Italia non cambia. Per il ricercatore friulano bisogna continuare a cercare “verità e giustizia” ma questo non può certo impedire di stringere rapporti con interlocutori come il Cairo, sempre più “strategici” soprattutto da quando è scoppiato il conflitto in Medio Oriente.
“L’Italia pone tendenzialmente sempre questa questione”, risponde la premier in un punto stampa improvvisato e rapido, al termine delle dichiarazioni ufficiali dopo la firma della dichiarazione congiunta Ue-Egitto. Ma non c’è traccia del caso Regeni nel resoconto (che arriva solo da parte egiziana) dell’incontro bilaterale a margine del summit con la delegazione europea. Oggi d’altronde il cuore della missione erano da un lato i 7,4 miliardi di aiuti che l’Europa garantirà al Cairo di qui al 2027 – di cui 200 milioni a fondo perduto per la gestione dei migranti – e dall’altro una decina di memorandum tra Italia ed Egitto nel solco di quel Piano Mattei che la premier sponsorizza in ogni occasione e che sta iniziando a prendere forma con i primi progetti con i Paesi africani.
Meloni arriva per ultima nella capitale egiziana, dopo aver partecipato in mattinata a Roma alla cerimonia all’Altare della Patria per la Festa dell’Unità nazionale. Nel frattempo gli altri leader europei si incontrano per un pranzo di lavoro nell’hotel che li ospita, prima di andare al Palazzo presidenziale per il vertice. Insieme a Ursula von der Leyen (“potrà sempre contare sull’Italia” per cercare il dialogo tra le “due sponde” del Mediterraneo sottolinea Meloni) ci sono il premier belga Alexander De Croo, presidente di turno Ue, quello greco Kyriakos Mitsotakis, il cancelliere austriaco Karl Nehammer e il presidente cipriota, Nikos Christodoulidis. Tutti hanno bilaterali con al Sisi in cui è Gaza in realtà il tema ricorrente.
Il ruolo che tutti riconoscono al presidente egiziano di mediazione per arrivare a quel “cessate il fuoco” che tutti invocano, sottolineando allo stesso tempo il sostegno alla popolazione palestinese che la Ue e l’Italia stanno continuando a dare. C’è anche la firma ad hoc, sottolinea Meloni, di un memorandum sulla sanità, per dare assistenza ai civili che lasciano la Striscia e arrivano in Egitto. Il Cairo dalla Ue è considerato “partner affidabile”, un “pilastro della sicurezza del Mediterraneo”, come si legge nella dichiarazione congiunta in cui si sottolinea che si continuerà a lavorare sugli “impegni per promuovere ulteriormente la democrazia, le libertà fondamentali e i diritti umani”. Proprio quelli che – contestano le opposizioni in Italia, a partire dai Dem, e a Bruxelles – non vengono rispettati dal governo di al-Sisi.
“Ho letto le critiche di Elly Schlein” ma “non mi sono candidata a fare la segretaria del Pd”, risponde andando a sua volta all’attacco la premier. “Con gli insulti”, il suo ragionamento, “ci riconoscono che l’Italia ha fatto scuola” sui migranti. Secca la controreplica della segretaria del Pd che va giù dura contro gli “accordi con i regimi come quello egiziano, che da anni sta coprendo gli assassini di Giulio Regeni”. Proprio il tema su cui la premier più è esposta nel breve punto stampa. “C’è un processo in Italia che sta andando avanti, continueremo a tentare di ottenere qualcosa di più”, dice Meloni. Ma gli accordi, se servono a garantire forniture energetiche alternative a quelle russe, se servono a ridurre gli sbarchi, si fanno. Anche se ancora non c’è quella “giustizia” per Giulio Regeni che i suoi genitori continuano a invocare.
“Nel pomeriggio di oggi, le forze politiche del campo democratico, progressista ed ecologista della Basilicata si sono riunite e hanno indicato all’unanimità in Piero Marrese il candidato alla presidenza della Regione per le elezioni del prossimo 21 aprile”. Lo annuncia un comunicato congiunto del cosiddetto campo largo (Pd, M5s, Si, Ev, Psi, +Europa) precisando che “la proposta, che resta aperta ad altre forze civiche dello stesso campo che vorranno aderire, ha l’obiettivo di offrire ai cittadini della Basilicata un’alternativa di governo migliore rispetto a quella fallimentare degli ultimi cinque anni dell’amministrazione Bardi”.
Nella nota congiunta firmata da Giovanni Lettieri (Pd), Arnaldo Lo Muti (M5s), Gianni Rondinone (Sinistra italiana), Francesco Alemanni (Europa verde), Livio Valvano (Psi) e Massimiliano Taratufolo (Più Europa), si spiega che la proposta è per “un’alternativa di governo migliore” rispetto all’amministrazione uscente guidata da Vito Bardi “a partire dalla difesa e dal rilancio della sanità pubblica, distrutta dalla destra, dalla promozione dello sviluppo di qualità e del lavoro, per offrire ai giovani di questa terra di rimanere e tornare, della tutela dell’ambiente e del paesaggio, svenduto dalla destra”. “La proposta di un amministratore capace e credibile come Piero Marrese, sindaco e Presidente della provincia di Matera, rappresentante l’alternativa di buon governo che serve alla Lucania – concludono -: concretezza, presenza sul territorio, rinnovamento”.