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Cronache

Maresca: Reddito di cittadinanza, misura assistenziale che arricchisce mafiosi e non dà lavoro e dignità

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È di qualche giorno fa la notizia di altre 30 persone che hanno percepito indebitamente il reddito di cittadinanza. Non molto tempo fa li avrebbero definiti 30 furbetti.
Alcuni addirittura hanno ricevuto il reddito di cittadinanza nonostante fossero detenuti in carcere. È quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Foggia che ha denunciato 30 persone su 169 analizzate. Una percentuale che non è affatto rassicurante.
Tra i detenuti che hanno percepito il reddito di cittadinanza, ci sono anche persone in carcere per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, rapina, evasione. Non proprio delle “mammolette” , né tantomeno bisognevoli di aiuto. Altro dato sconfortante.
Secondo le prime notizie le posizioni ritenute illecite dalle Fiamme Gialle sono state segnalate all’Inps per la revoca e il recupero del beneficio economico. L’importo complessivo delle somme indebitamente elargite dall’Istituto nazionale di previdenza sociale, di cui si è proposto il recupero, ammonta a circa 200mila euro. Bella somma che con amarezza dobbiamo ritenere difficilmente recuperabile.

Luigi Di Maio. Il ministro del Lavoro del primo Governo Conte che ha voluto il Reddito di cittadinanza

Il fatto, l’ennesimo dopo oltre 50 casi tra cui alcuni mafiosi scoperti in Calabria questa estate e (pare anche) i fratelli Bianchi coi loro amici, autori del pestaggio costato la morte al giovane Willy Monteiro Duarte a Colleferro, inizia ad essere degno di una riflessione.
Premesso che il principio di aiutare i più deboli e le persone in difficoltà è sacrosanto ed indiscutibile, il problema è capire se lo strumento utilizzato è davvero efficace.
E se il rischio di perdere tanti soldi dello Stato che vanno a finire in mani sbagliate vale la candela.

Omicidio Monteiro. I fratelli Bianchi accusati dell’assassinio sono anche presunti percettori del Reddito

Dico subito la mia. A me non piacciono le misure assistenziali “fini a se stesse”.
Apro una parentesi, di natura filosofica ed ideologica, sperando di non essere pedante. Vi risparmio perciò le origini greche ( nella Repubblica di Platone o nell’Etica Nicomachea di Aristotele) e poi romane con Cirerone, della locuzione “fine a sé stesso”, ma se si vuole adottare una misura efficace, occorre sapere dove si vuole arrivare e come arrivarci.
Ecco in italiano l’affermazione di questa locuzione, se seguiamo i vocabolari, appare abbastanza recente e dà come prima attestazione la Letteratura italiana di Francesco De Sanctis del 1870; ma la frase era senz’altro in uso anche molto prima e già dalla consultazione di Google libri si può recuperare un’attestazione scritta precedente di quasi un secolo: nella nuova edizione delle Esposizioni sulla dottrina cristiana (Venezia, Remondini, 1781), nel terzo tomo, nel commento al I comandamento, si legge: “s’ei [l’uomo] non porta le sue intenzioni più là, che al nutrimento ed al vestito, queste cose sono il suo ultimo fine; o per dir meglio, egli è ultimo fine a se stesso, ei lavora per se, e non per Iddio”.

Lavoro: Una delle tante manifestazioni di disoccupati che chiedono lavoro e dignità

In questa direzione deve aver agito anche la relativizzazione del significato dell’espressione che è avvenuta nel corso dei secoli: da prerogativa di valori universali, l’essere fine a sé stesso è passato a indicare un limite di azioni e realtà umane; nella logica finalizzata al raggiungimento di un beneficio o di un vantaggio (personale o di un gruppo) ciò che è fine a sé stesso diventa ‘inutile’, perché non porta a nessun risultato esterno, concreto, tangibile.
Ecco, una cosa fine a se stessa è inutile.
Quindi il reddito di cittadinanza per non essere inutile deve puntare ad altro, che non sia la mera assistenza. Più in là del “nutrimento e del vestito”.
Allora occorre chiedersi cosa sia questo altro e se sia stato raggiunto o almeno possa essere raggiunto in un breve periodo.
Un primo elemento mi preoccupa non poco.
Per ora l’altro è stato anche arricchire delinquenti e mafiosi. E questo ovviamente non va bene. Sia per l’immagine di uno Stato fragile e che può essere facilmente fregato dal primo furbetto di turno. Sia per il risultato negativo dei soldi persi, molto difficilmente recuperabili, per usare un eufemismo.

La truffa dei fondi. Quasi impossibile per l’Inps recuperare dai “furbetti” le somme indebitamente percepite

Ma per ora, a più di un anno di distanza dalla sua trionfale introduzione, l’altro non sembra essere neanche l’effetto del re-inserimento nel mondo del lavoro dei beneficiari. I risultati non sono chiaramente disponibili nè facilmente reperibili, segnale che non mi conforta, ma spero di essere smentito.
Se però questa è la situazione, occorrerà una profonda e seria rimeditazione sulle misure di sostegno al reddito.
Per me il principio è chiaro: assistenzialismo solo laddove davvero necessario ed un piano serio affidabile e concreto di sviluppo economico come soluzione a medio termine per la crisi occupazionale, la devianza criminale e la salvaguardia del territorio.

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Nave da Capri contro la banchina, sale ancora il bilancio: 44 feriti, uno in codice rosso

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Il bilancio di feriti e contusi nell’incidente che ha visto coinvolta la nave veloce Isola di Procida della Caremar, proveniente da Capri e finita contro la banchina del molo Beverello a Napoli, continua ad aggravarsi: nell’ultimo bollettino della Asl 1 di Napoli si evidenza che in 44 hanno fatto ricorso alle cure dei sanitari. Urtata probabilmente a causa del forte vento durante la manovra di attracco, la nave veloce trasportava più di 100 persone, molti appartenenti alle forze dell’ordine in servizio a Capri per il G7 dei ministri degli Esteri.  Solo una persona è stata ricoverata in codice rosso ma non. è in pericolo di vita. La Asl 1 ha allestito un PMA, posto medico avanzato pe rprestare i primi soccorsi direttemante sulla banchina dove è avvenuto l’incidente : il personale sanitario intervenuto valutava le condizioni dei feriti e li smistava negli ospedali cittadini. Nel comunicato della direzione il ringraziamento a tutti gli intervenuti per soccorrere e curare i passeggeri coinvolti

 

Napoli, nave da Capri contro la banchina: 18 feriti, donna grave

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Nuovo identikit per Giovanni Motisi diffuso dalla Polizia: è caccia al latitante dell’ala stragista di Cosa Nostra

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La Polizia di Stato ha diffuso il nuovo identikit di Giovanni Motisi, latitante dal lontano 1998 e inserito nell’elenco dei fuggitivi di “massima pericolosità” del “programma speciale di ricerca” del Ministero dell’Interno. Motisi è noto come uno degli ultimi grandi latitanti protagonisti della fase stragista di Cosa Nostra, e le indagini per la sua cattura sono in corso senza sosta.

Le autorità di Palermo stanno coordinando le indagini, con l’obiettivo di rintracciare e arrestare Giovanni Motisi. A tal fine, la Polizia di Stato ha adottato anche le più moderne tecnologie investigative, tra cui la tecnica della “Age progression”, che consente di elaborare un’immagine del volto dell’individuo invecchiato nel tempo.

La tecnica dell’Age progression si basa sull’analisi e l’attualizzazione di specifici profili antropometrici che caratterizzano la famiglia di appartenenza del ricercato. Utilizzando le competenze e le avanzate tecnologie del Servizio di Polizia Scientifica della Polizia di Stato, sono state rielaborate e aggiornate alcune immagini del latitante, risalenti agli anni ’80 e ’90.

Questo lavoro tecnico ha consentito di creare un nuovo identikit con alcune possibili variazioni dei tratti attuali del volto di Giovanni Motisi. Si tratta di un ulteriore sforzo per stringere il cerchio delle indagini e arrivare alla cattura del pericoloso latitante.

“Il nuovo identikit faciliterà il lavoro degli investigatori del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Palermo, ma potrà anche incoraggiare la collaborazione dei cittadini”, sottolineano le autorità della Polizia di Stato.

L’appello alle persone è quindi chiaro: ogni informazione che possa aiutare a individuare Giovanni Motisi e a portarlo di fronte alla giustizia è preziosa e fondamentale per garantire la sicurezza della comunità e per contrastare il fenomeno della criminalità organizzata.

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Napoli, incidente traghetto da Capri, bilancio aggiornato: una trentina le persone medicate

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 La nave veloce trasportava oltre 100 passeggeri tra uomini delle forze dell’ordine impegnati a Capri in questi giorni in turni per i servizi predisposti per la sicurezza del G7 dei ministri degli Esteri, e turisti. Le persone che hanno fatto ricorso alle cure dei medici o sono passate per un pronto soccorso sono una trentina, 21 i feriti in ospedale, una donna è la più grave, gli altri – questo il bollettino della Asl 1 – sono ‘policontusi’.

Lo squarcio nell’ Isola di Procida

il bollettino dell’Asl 1 di Napoli

 

Napoli, nave da Capri contro la banchina: 18 feriti, donna grave

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