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Tecnologia

L’ultima frontiera della tecnologia, controllare il Pc col pensiero: è la prossima sfida di Facebook

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Comandare un dispositivo direttamente con il cervello, andando oltre i gesti e i comandi vocali, in modo da cliccare su un comando o inviare una foto solo pensando di farlo. E’ la prossima sfida di Facebook per i suoi due miliardi e passa di utenti. Ha comprato Ctrl-Labs, una start up che lavora su una interfaccia neurale. “Potrebbe cambiare il modo con cui ci connettiamo”, ha spiegato il vicepresidente della divisione realta’ virtuale e aumentata di Facebook, Andrew ‘Boz’ Bosworth, con un post sul social network. Ma la piattaforma non e’ l’unica a pensare a tecnologie che connettono cervello e computer, ci sta provando anche Elon Musk. Ctrl-Labs e’ stata fondata nel 2015 dai neuroscienziati Thomas Reardon, cofondatore del browser Internet Explorer, e Patrick Kaifosh, entrambi hanno conseguito il dottorato in neuroscienze presso la Columbia University. La start up produce un bracciale in grado di trasmettere impulsi elettrici prodotti dal cervello ad un computer. All’inizio della sua carriera, Reardon ha trascorso nove anni in Microsoft. A febbraio Ctrl-Labs ha raccolto 28 milioni di dollari da Alphabet, la multinazionale che ingloba Google, e dall’Alexa Fund di Amazon.

“Il braccialetto permette alle persone di controllare i propri dispositivi come una naturale estensione del movimento”, scrive Andrew Bosworth che spiega nel dettaglio il funzionamento. “I neuroni nel midollo spinale inviano segnali elettrici ai muscoli della mano chiedendo di muoversi in un modo specifico, come fare clic con il mouse o premere un pulsante. Il braccialetto decodifica questi impulsi e li traduce in un segnale digitale che il dispositivo capisce. Cattura le intenzioni in modo da poter condividere una foto usando un movimento impercettibile o semplicemente, con l’intenzione di farlo”. “Una tecnologia come questa – aggiunge Bosworth – ha il potenziale di aprire nuove possibilita’ creative e reinventare le invenzioni del diciannovesimo secolo. Puo’ cambiare il modo in cui ci connettiamo”. Secondo Cnbc per l’acquisizione Facebook avrebbe sborsato una cifra vicina al miliardo di dollari. La start up si unira’ al team di Facebook Reality Labs.

Mark Zuckerberg. Il patron di Facebook

Il social network lavora dal 2016 sulla tecnologia di ‘brain computing’. E pochi mesi fa Mark Zuckerberg ha finanziato il progetto per il dispositivo ‘Wand’, un piccolo pacemaker cerebrale senza fili in grado di registrare, stimolare e modificare i movimenti di una scimmia. Se impiantato in un cervello umano potrebbe essere in grado di trattare alcune malattie come l’epilessia e il morbo di Parkinson. Anche l’eccentrico Elon Musk sta lavorando a nuove tecnologie di connessione tra cervello e computer con Neuralink, la startup che ha fondato e finanziato con oltre 100 milioni di dollari. L’obiettivo e’ la cura di alcune malattie ma anche “fondere” il cervello umano con il computer in modo da tenere il passo alle intelligenze artificiali.

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In Evidenza

Google aprirà l’utilizzo dell’IA generativa per le immagini

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Google apre l’uso dell’intelligenza artificiale generativa per le immagini. Dal 15 maggio permetterà a tutti di usare le opzioni di IA generativa nell’app Foto, che ad oggi erano a pagamento o legate all’uso di uno smartphone della sua serie Pixel. Sarà possibile eliminare elementi indesiderati dalle immagini, renderle più nitide e migliorare la luce nei ritratti. La mossa dovrebbe arrivare all’indomani della conferenza degli sviluppatori del colosso tecnologico, prevista il 14 maggio, che si presuppone spingerà sempre di più sull’intelligenza artificiale. Intanto l’aumento su larga scala di applicazioni che rendono semplice l’editing di foto e video con l’intelligenza artificiale – come il software Sora di OpenAi, la casa madre di ChatGpt – fa crescere secondo gli esperti i rischi per i cosiddetti deepfake, i contenuti digitali fasulli. In un’intervista alla Cnbc, alcuni manager della compagnia digitale Okta e dell’azienda di cybersecurity Crowdstrike hanno sottolineato la necessità che i big della tecnologia aumentino l’attenzione sul tema, anche in vista dei tanti appuntamenti elettorali. “Vedremo sicuramente più deepfake durante il processo elettorale. Servirà applicare misure perché tutti possano verificare l’autenticità di qualcosa, prima di condividerlo”, afferma Todd McKinnon, Ceo di Okta.

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Economia

Big tecnologia spingono su chip, linfa vitale del’IA

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I big della tecnologia spingono sui chip, linfa vitale dell’intelligenza artificiale e della crescita economica. Google e Intel rilanciano con delle novità, mentre i futuri processori di Apple potrebbero essere Made in Usa. La sfida dei colossi è ridurre la dipendenza da altre aziende per alimentare carichi di lavoro di IA e per il cloud. Solo pochi giorni fa il forte terremoto a Taiwan ha tenuto col fiato sospeso il mondo tecnologico per la chiusura temporanea di Tsmc, il gigante dei microprocessori a contratto che ha in mano il 70% della produzione globale. Nelle scorse ore Google ha rivelato i piani per un nuovo processore basato su tecnologia Arm, che punta su consumi energetici più bassi.

Si chiama Axion e offre prestazioni migliori del 30% rispetto agli altri chip con architettura Arm. Sarà disponibile per i servizi cloud che le aziende possono noleggiare e utilizzare, dagli annunci su YouTube all’analisi dei big data. “Diventare una grande azienda di hardware è molto diverso dal diventare una grande azienda di cloud o un grande organizzatore dell’informazione mondiale”, ha detto al Wall Street Journal Amin Vahdat, dirigente responsabile delle operazioni interne sui chip di Google. L’annuncio arriva dopo che Microsoft mesi fa ha rivelato i propri microprocessori personalizzati progettati per la sua infrastruttura cloud e per addestrare modelli linguistici di grandi dimensioni. Anche Amazon offre server basati su tecnologia Arm tramite i propri chip personalizzati.

L’obiettivo di queste aziende è ridurre la propria dipendenza da partner come Intel e Nvidia, competendo sui chip personalizzati che riescono a smaltire grandi carichi di lavoro sull’IA e il cloud. Nella sfida degli annunci incrociati, anche Intel ha svelato nelle ultime ore una nuova versione del suo chip acceleratore di intelligenza artificiale. Si chiama Gaudi 3 e promette prestazioni di calcolo doppie. L’azienda californiana punta a diventare un’alternativa a Nvidia che nel 2023 ha controllato l’83% del mercato dei chip per data center e che ha segnato una ultima trimestrale record. Nvidia, tra l’altro, meno di un mese fa ha lanciato nuovi prodotti nel corso di un evento definito dagli esperti la Woodstock dell’IA.

Nella ‘Chip war’, come recita il titolo del saggio dello storico dell’economia Chris Miller che racconta la trasformazione del semiconduttore in una componente essenziale della vita contemporanea, alla competizione tecnologica si innestano battaglie geopolitiche. Pochi giorni fa la Cina ha introdotto nuove rigide linee guida che porteranno alla graduale eliminazione dei microchip Usa di Intel e Amd da computer e server governativi, per adottare soluzioni autarchiche. Mentre l’8 aprile il governo statunitense ha deciso di investire fino a 6,6 miliardi di dollari nel gigante taiwanese dei chip Tsmc – fornitore di Apple – che costruirà una terza fabbrica di semiconduttori in Arizona. Le due strutture già programmate dovrebbero iniziare a produrre nel 2025 e nel 2028. “Un nuovo capitolo per l’industria americana dei semiconduttori”, ha affermato l’amministrazione Biden. Alla luce di questo importante impegno è possibile che in futuro Cupertino potrebbe cambiare la sua catena di fornitura dei chip, sfruttando proprio questi nuovi impianti negli Stati Uniti.

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Accesso under14 a IA solo con consenso dei genitori

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L’accesso alle tecnologie di intelligenza artificiale dei minori di 14 anni “esige il consenso di chi esercita la responsabilità genitoriale”. Lo si legge nella bozza del ddl sull’IA. “Il minore di anni diciotto che abbia compiuto quattordici anni, può esprimere il proprio consenso per il trattamento dei dati personali connessi all’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale” a patto che sia chiaro nelle informazioni il trattamento lecito, corretto e trasparente dei dati.

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