Nella vita di questa donna il ciclismo è arrivato dopo le cure del tumore diagnosticato il 4 febbraio 2006. “Uno choc. E dire che ero controllatissima per via di quanto accaduto alle mie sorelle, morte entrambe nove mesi dopo la diagnosi, ritrovarmi con quel verdetto fu devastante. Per 24 ore pensai di tutto, anche di farla finita. Poi mi feci coraggio”.
Il 18 febbraio chiamò “a Milano il professor Veronesi. All’indomani venni visitata e il 22 fui operata”. Andò tutto bene e il luminare delle cure sul cancro fu tassativo nel consigliarle una “convalescenza tranquilla”. Loretta fece di testa sua. Riprese a lavorare come prima. Ritmi forsennati.
Risultato? I valori ematici pesantemente sballati, dolori, depressione. Fu un’amica oncologa vicentina che la curava, Marcella Gulisano, a darle il consiglio risolutivo: “Ora basta con gli strapazzi. Devi imparare a volerti bene”.
Loretta lasció la sua oncologa e si fiondò in ufficio dal suo compagno (Luigi Bon) per dirgli “amore mio da domani non vengo più in azienda”. E poi che cosa succede? Successe che “facendo colazione al bar, incontrai dei cari amici, tutti ciclisti. Uno mi suggerì di provare la bici. Figurarsi, io che non sapevo nemmeno cosa fossero i pedali…».