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Cronache

L’imbroglio dei camici per i medici lombardi prima venduti e poi donati alla Regione, indagato il cognato di Attilio Fontana

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La storia è quella dell’offerta da 513 mila euro per la fornitura alla Regione Lombardia dei camici per i medici lombardi. L’azienda è del cognato di Attilio Fontana. In calce all’offerta c’è la firma di Andrea Dini, cognato del governatore lombardo Attilio Fontana. Dini è proprietario e ad di Dama, la società di cui detiene il 10% Roberta Dini, sorella di Andrea Dini e moglie di Attilio Fontana. Ci sarebbe la  firma di Andrea Dini sul documento della società Dama sull’affidamento diretto, poi trasformato in donazione. Che significa? Che i camici furono acquistati dalla regione lombardia dall’azienda di famiglia Dini e che poi quell’acquisto, pagato 513mila euro, diventò un dono con storno dei soldi incassati di nuovo alla Regione. Andrea Dini spiegò che c’era stato un fraintendimento, che i suoi  collaboratori non avevano capito e che per errore pensarono che una donazione fosse un normale contratto.

Andrea Dini. Ad della società Dama

Sta di fatto che la Regione Lombardia, commettendo lo stesso errore, pagò una donazione come se fosse una normale fornitura di camici per medici in piena emergenza covid. Vero è che ci sono i documenti dell’offerta della società Dama con tutti i prezzi dei prodotti ben indicati. E sotto i prezzi c’è il timbro dell’azienda e una firma. La firma è del “dott. Andrea Dini”. L’ha apposta lui o l’ha messa irregolarmente un suo collaboratore? La procura di Milano per questa storia ha iscritto nel registro degli indagati per turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente Andrea Dini e Filippo Bongiovanni. Chi è Bongiovanni? È il direttore generale di Aria, la centrale acquisti della Regione Lombardia. Ieri la guardia di finanza si è presentata in Regione per acquisire i documenti relativi alla fornitura. Nell’offerta inviata prima di Pasqua ad Aria, vengono proposti 7 mila set di camici, calzari e cuffie a 9 euro l’uno e 18 mila camici a 6 euro. Non solo. Oltre ad offrire questa fornitura, con i prezzi indicati, la società Dama si dice inoltre disponibile alla “fornitura” di altro materiale: 50 mila set oppure 57 mila camici. “Sempre agli stessi prezzi. Tutto made in Italy”. Aria sceglie la seconda opzione e il 16 aprile emette un ordine per 7 mila set e 75 mila camici, per un valore totale di 513 mila euro.

Attilio Fontana. Presidente della Regione Lombardia

Consegne effettuate,  fatture pagate quasi subito. Il 20 maggio però la società Dama invia un’email alla centrale acquisti della Regione Lombardia, Aria, per annunciare  la decisione di trasformare il contratto di fornitura per il quale avevano incassato oltre mezzo milione di euro in una donazione. Questo repentino cambiamento di idee però non arriva a caso. L’email arriva dopo che da giorni Report ha iniziato a indagare sul caso. Che cosa disse Andrea Dini al reporter di Report Giorgio Mottola? “Non ero in azienda durante il Covid, chi se ne è occupato ha mal interpretato la cosa. Me ne sono accorto e ho immediatamente rettificato perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione”. Può darsi. Certo è bizzarro che sull’offerta di fornitura c’è la sua firma. Bizzarro che un donatore offra in vendita i regali. Ma può darsi che a sua insaputa (in Italia succedono tante cose all’insania di chi le fa) qualcuno abbia alterata la sua firma. L’offerta firmata da Dini è indirizzata a Bongiovanni e fa riferimento alle “indicazioni” ricevute dall’assessore all’ Ambiente Raffaele Cattaneo, sentito ieri come testimone insieme a Francesco Ferri, presidente di Aria. Perché Cattaneo fa da intermediario tra Dama e Aria?

“Durante l’ emergenza Cattaneo è stato in contatto con tutte le aziende che si sono offerte di riconvertire la propria produzione, affinché potessero produrre dispositivi di protezione individuale di qualità”, rispondono dall’assessorato ricordando che Cattaneo è stato a capo della task force per coordinare i fornitori. “I rapporti con le aziende per le fasi successive, come donazioni o forniture, sono invece stati gestiti da altri interlocutori”.
Altri interlocutori che ora dovrebbero rispondere a diversi quesiti. Per esempio sui 25 mila camici mai consegnati dopo che il contratto è diventato donazione. “Per quali motivi Aria non ha diffidato Dama a completare la fornitura? Perché non richiede il risarcimento danni per inadempimento contrattuale? La Regione non ritiene di segnalare Dama all’ Anac?”, chiede in un’interrogazione il consigliere M5S Marco Fumagalli, che mette in dubbio anche la congruità del prezzo di 6 euro proposto da Dama: “Tra gli ordini di Aria c’è un acquisto di 44 mila camici su Amazon, a 1,6 euro l’ uno”. Quattro volte in meno del prezzo del cognato di Fontana. Ma siamo certi che anche su questo versante ci sarà una spiegazione.
https://www.juorno.it/misteri-lombardi-la-ditta-della-moglie-di-fontana-incassa-513mila-euro-per-una-fornitura-di-materiali-sanitari-ma-era-una-donazione/
https://www.juorno.it/fontana-preoccupato-per-le-minacce-alla-famiglia-ma-la-procura-di-milano-apre-una-inchiesta-sullappalto-donazione-al-cognato-e-alla-moglie/
https://www.juorno.it/i-camici-forniti-dal-cognato-del-presidente-fontana-ce-una-inchiesta-per-turbativa-dasta-a-carico-di-ignoti/

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Processo Cospito, sentenza definitiva: 23 anni di carcere

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La Corte di Cassazione ha emesso una decisione definitiva riguardo ai ricorsi presentati dalle difese di Alfredo Cospito e Anna Beniamino, confermando le pesanti condanne per i loro presunti ruoli nell’attentato alla ex caserma allievi carabinieri di Fossano nel 2006. I due sono stati giudicati colpevoli di “devastazione, saccheggio e strage”, oltre ad altri reati connessi all’attività di un’associazione sovversiva.

Alfredo Cospito dovrà scontare una pena di 23 anni di reclusione, mentre Anna Beniamino è stata condannata a 17 anni e 9 mesi di reclusione. Con questa decisione della Cassazione, le condanne diventano irrevocabili, mettendo definitivamente fine a un lungo processo legale che ha coinvolto i due anarchici.

 

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Per i Ponti 16 milioni di partenze e 5,5 miliardi di spesa

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Quasi 16 milioni di partenze e una complessivamente circa 5,5 miliardi di euro: è il bilancio sui ponti di primavera fatto dall’Osservatorio Turismo Confcommercio in collaborazione con Swg. Un 1 milione di turisti faranno un viaggio di 6 pernottamenti o più a destinazione, unendo quindi le due festività. Se poi il meteo si stabilizzasse, in particolare per quel 30% circa che punta alle località balneari, questi valori potrebbero crescere ulteriormente, sfiorando i 20 milioni di partenze per circa 6 miliardi in termini di spesa.

Resta assolutamente maggioritaria, nel panorama complessivo dei due ponti, la scelta di strutture turistico ricettive per i pernottamenti a destinazione: tra il 55% e il 60% a seconda del periodo preso in considerazione, anche se, per quello del 1 maggio, raddoppia la percentuale di coloro che optano per affitti brevi (dal 6% al 12%).

La Festa della liberazione – che cade di giovedì e quindi configura un ponte particolarmente allettante – vedrà oltre 9 milioni di italiani in viaggio, circa un milione in più dello scorso anno, confermando quindi la buona performance della domanda interna di turismo che, da febbraio, sembra avere superato la fase di “stanca” che l’aveva contraddistinta per buona parte del secondo semestre dello scorso anno. Abbastanza concentrata la scelta delle destinazioni, con il 31% che opta per località della costa e un ulteriore 31% che punta invece a borghi, città e città d’arte, mentre 1 italiano su 10 preferisce la montagna.

Ma soprattutto, nel confronto con lo stesso periodo del 2023, aumenta di ben 6 punti percentuali la schiera di coloro che si spingono al di fuori della propria regione, restando comunque in Italia (il 47%) o andando all’estero (17%). Positive anche le previsioni per il ponte del primo maggio con quasi 7,5 milioni di italiani in viaggio, un milione dei quali però, come detto, in vacanza già dal 25 aprile.

Qui pesa di più, almeno per il momento, la variabile delle condizioni metereologiche: un’incertezza che si riversa sulla scelta delle destinazioni, con quelle balneari che scendono lievemente, passando al 26%, mentre borghi, città e città d’arte totalizzano complessivamente un 22%, 9 punti in meno del ponte della liberazione; terza tipologia di destinazione, le località di campagna, con una componente rilevante di seconde case, che realizza il 14% delle preferenze.

Stabile la montagna. Anche in questo caso aumenta, rispetto all’anno scorso, il raggio di spostamento degli italiani in viaggio: si riduce infatti di 12 punti percentuali (dal 51% al 39%) la quota di chi resterà vicino a casa o, comunque, nella propria regione, e aumenta di 14% quella di chi si recherà all’estero.

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Campi Flegrei, la terra trema ancora, epicentro a Bacoli

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Continuo a tremare la terra nei campi Flegrei: magnitudo 2.1, epicentro a Bacoli alla profondità di poco più di 2 km. Anche ieri erano state registrate delle scosse a Pozzuoli, poco più che strumentali ma pure avvertite dalla popolazione. Paura ma nessun danno. Pochi hanno deciso di scendere in strada anche a causa del maltempo che ha imperversato per tutta la notte con piogge forti e temporali.

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