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Latte, milioni di litri buttati per strada per protestare contro il ribasso dei prezzi. La battaglia dei pastori sardi si allarga al resto d’Italia

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Si estende la protesta dalle campagne alla Capitale dove in Piazza Montecitorio, davanti al Parlamento, sono arrivati gli agricoltori colpiti dalle pesanti calamita’ con il dimezzamento del raccolto nazionale di olio di oliva ed i pastori messi in ginocchio dalle speculazioni sulle quotazioni del latte. Di fronte agli insopportabili ritardi ed ai rimpalli di responsabilita’, spiega Coldiretti, nell’affrontare la drammatica emergenza dei danni provocati dal gelo e dalla Xylella che avanza inarrestabile distruggendo milioni di ulivi, migliaia di agricoltori della Coldiretti guidati dal Presidente Ettore Prandini sono stati costretti a lasciare le proprie aziende, ma ci sono anche i pastori sardi per far conoscere alle Istituzioni nazionali la tragedia del latte di pecora sottopagato con un grande striscione “Rispetto per la tragedia dei pastori sardi” davanti a bidoni di latte accatastati. I pastori regalano pecorino romano nella piazza colorata di giallo da gilet, palloncini, bandiere, striscioni e cartelli in cui si legge tra l’altro “Chiudiamo i porti al falso olio italiano”, “Senza agricoltura non si mangia”, “Burocrazia fa piu’ danni delle calamita’”. L’obiettivo – sostiene la Coldiretti – e’ garantire un futuro ad un settore strategico per il Made in Italy e difendere il lavoro, l’economia e il territorio Lo scorso anno sono stati cancellati centomila posti di lavoro in Italia nella filiera dell’olio extravergine di oliva con un trend che rischia di diventare irreversibile se non si interviene con strumenti adeguati. “Per affrontare l’emergenza serve un intervento mirato per consentire ai produttori duramente colpiti dalle gelate di ripartire con un efficace coordinamento istituzionale tra il livello regionale e quello nazionale” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. “Deve partire al piu’ presto il Piano Salva Olio presentato dalla Coldiretti – continua Prandini – per rilanciare il settore con una strategia nazionale e investimenti adeguati.

La protesta del latte. I pastori sardi da giorni bloccano strade, fanno sit in e protestano per il prezzo ormai sceso sotto i 5o centesimi

Nessuno stop, nessuna tregua: i pastori continuano con blitz e presidi. La proposta del ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio di sospendere la protesta sino al 21 febbraio, data del tavolo di filiera convocato a Roma, non sara’ presa in considerazione. “In realta’ nell’incontro con noi- spiega Felice Floris, leader del Movimento dei pastori sardi – questa proposta non ci e’ stata nemmeno riferita. Noi vogliamo fatti. E, anzi, vorremmo che la situazione fosse risolta ben prima del 21 perche’ ogni giorno e’ prezioso. Abbiamo ascoltato, speriamo che si trovi una soluzione. Ma i pastori voglio risposte concrete”. Domani dovrebbe essere in programma invece la riunione promossa dalla Regione per decidere il prezzo minimo del Latte dopo il rinvio della scorsa settimana. “Ma ancora – dice Floris – noi non sappiamo nulla”.

Circa un milione di litri di Latte e’ stato lavorato per essere dato in beneficienza, dato in pasto agli animali o gettato per colpa dell’atteggiamento irresponsabile degli industriali che ha portato i pastori all’esasperazione di fronte a compensi inferiori a 60 centesimi al litro, al di sotto dei costi di produzione. E’ quanto stima la Coldiretti in occasione della manifestazione davanti a Piazza Montecitorio a Roma dove i pastori sardi hanno denunciato alle Istituzioni nazionali la tragedia del Latte di pecora e chiesto di procedere immediatamente al commissariamento del Consorzio di tutela del Pecorino Romano Dop, responsabile con le sue scelte del crollo del mercato che ha messo in ginocchio gli allevatori. I pastori hanno manifestato la propria rabbia davanti a cittadini e parlamentari con cori e grande striscione sul quale si leggeva “Rispetto per la tragedia dei pastori sardi” ma chiedono anche provvedimenti immediati contro chi specula sul prezzo: “Pastori alla fame: commissariamo il Consorzio del pecorino Romano” si legge in un cartello. “Attendiamo che l’associazione industriali proponga a tutti i pastori della Sardegna il prezzo del Latte che non ha voluto ne’ trattare ne’ modificare in questi mesi rimanendo sordo e indifferente alle proposte avanzate”, afferma la Coldiretti, nel sottolineare che merita una risposta chi si sveglia alle 5 del mattino tutti i giorni per mungere e ottenere da ogni pecora circa un litro di Latte al giorno che viene pagato pochi 60 centesimi al litro, una elemosina che non copre neanche i costi di allevamento.

In Sardegna “bisogna stabilire il rispetto della legge e anche l’Antitrust dovrebbe pronunciarsi perche’ siamo in una situazione oltre la legalita’ e di cartello di pochissimi industriali che controllano la gran parte delLatte sardo e stanno abbassando il prezzo a danno di 12.000 aziende”. A sottolinearlo e’ il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, interpellato sulla protesta dei pastori sardi. “La situazione e’ insostenibile da mesi e il mercato del Latte e’ devastato dal ruolo, non solo vergognoso, ma oltre la legalita’ di un manipolo di industriali che stanno abbassando il prezzo andando contro la legge”, sostiene Moncaldo, a margine dall’Osservatorio Deloitte sul settore, spiegando che “C’e’ stato un calo quasi del 50% del prezzo del Latte nell’ultimo anno, ampiamente sotto i costi di produzione”.

La legge impone “alle industrie che lavorano in posizione dominante di non imporre prezzi visibilmente al di sotto dei costi di produzione. Oggi questo sta accadendo”, spiega Moncalvo, ricordando che “l’Ismea ha stimato un costo che non deve essere inferiore a 70 centesimi, mentre, oggi viene riconosciuto un prezzo intorno ai 55 centesimi”. In Sardegna “c’e’ il 40% delle pecore allevate in Italia e oltre il 60 per cento del territorio sardo e’ dedicato alla pastorizia”, aggiunge il presidente Coldiretti. Quindi questa situazione mette a rischio anche “il futuro della Regione”.

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Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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Aggressione omofoba a Federico Fashion style, ‘botte e insulti’

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Preso a schiaffi e pugni sul treno e insultato da un passeggero solo perchè gay. Un’aggressione omofoba che ha visto sul treno Milano-Napoli vittima Federico Lauri, conosciuto come Federico Fashion Style, parrucchiere e volto tv. Lo racconta lui stesso sui social e un’intervista al Corriere della Sera on line. “Preso a schiaffi e pugni in faccia su un treno Italo davanti agli occhi di tutti — scrive Federico, che è anche un volto di Real Time —Essere insultato, denigrato e aggredito per l’orientamento sessuale è vergognoso. Vi prego smettetela di chiamare la gente fr… L’omosessualità non è una malattia». L’aggressione è avvenuta sul Milano Napoli all’altezza di Anagni. Il treno si ferma per un guasto, Lauri chiede informazioni e un passeggero prima lo insulta con frasi omofobe e poi lo picchia. Lauri finisce all’ospedale a Colleferro cn un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Ora promette che denuncerà tutto. “Questa bestia mi ha dato un cazzotto, ma se avesse avuto un coltello mi avrebbe accoltellato -dice al Corriere- Il rischio è uscire di casa e non rientrare più. L’omofobia è la malattia, non l’omosessualità. Loro si devono curare”.

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Lo stupro di Palermo, la difesa vuole la vittima in aula

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Dentro l’aula è scontra tra accusa e difesa. Fuori dal tribunale di Palermo i familiari dei detenuti che arrivano con il pullman della polizia penitenziaria sono in attesa di salutare ‘i loro ragazzi’ mentre non lontano una decina di associazioni hanno dato vita ad un sit in per chiedere di essere ammesse come parti civili. Sono in aula cinque dei sei giovani indagati per lo stupro di gruppo a una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Uno solo segue l’udienza in videoconferenza, collegato da una sala del carcere dove è recluso. Assente la vittima dello stupro, ospite in una comunità protetta, fuori dalla Sicilia. L’unico minorenne del branco è in un istituto minorile, dopo essere stato già condannato a 8 anni e 8 mesi in abbreviato. L’udienza preliminare davanti al gup Cristina Lo Bue per i sei maggiorenni – Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia – si apre in un clima di scontro aperto tra le parti. I legali degli indagati hanno già preannunciato le contromosse per ribaltare le accuse nei confronti dei loro assistiti.

La linea difensiva è chiara ed è legata alla richiesta di ascoltare nuovamente la vittima alla luce delle “nuove prove” che gli avvocati avrebbero raccolto. Alla prossima udienza chiederanno l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal gip di Palermo Clelia Maltese due mesi fa nel corso dell’incidente probatorio. Il materiale raccolto dalla difesa già in un’udienza stralcio a marzo non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono. Secondo gli avvocati le nuove prove dimostrerebbero in sostanza che la giovane era consenziente. Una linea difensiva che non sorprende l’avvocato Carla Garofalo, legale della ragazza. “Questa è letteratura – spiega -, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. In ogni caso questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano (i video girati con i cellulari dagli stessi indagati ndr)”.

La legale parla di “un ambiente tossico” attorno alla sua assistita “che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita” e denuncia “una campagna denigratoria nei confronti della ragazza durata tutta l’estate”. “Io, purtroppo – aggiunge -, sono entrata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente”. L’avvocato Garofalo sottolinea anche lo stato di profonda prostrazione vissuto dalla giovane: “ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue. E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare”. Attorno alla ragazza vittima dello stupro si sono strette una decina di associazioni che oltre a manifestare davanti al tribunale hanno chiesto di costituirsi parte civile, così come ha fatto il Comune di Palermo. Il Gup ha rinviato ogni decisione alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato i legali degli imputati dovranno scegliere tra l’abbreviato “secco” o l’ordinario.

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