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L’allarme del segretario di Stato Usa, Mike Pompeo: Isis più forte di 3 anni fa in certe zone

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Il segretario di stato americano, Mike Pompeo, ha ammesso che ci sono aree in cui l’Isis “e’ piu’ potente oggi di quanto non lo fosse tre o quattro anni fa”. Tuttavia il capo della diplomazia americana ha cercato di minimizzare il rischio rappresentato dallo Stato Islamico: “Quello che abbiamo sempre detto e’ che il Califfato e’ sparito, abbiamo dato una mano per smantellarlo, ma c’e’ sempre il rischio di una rinascita”, ha affermato in occasione della sua visita al del Consiglio di Sicurezza Onu. “E’ complicato”, ha detto Pompeo rispondendo alla domanda se l’Isis stesse guadagnando forza. “Abbiamo aiutato a smantellare il territorio del Califfato e continuiamo a lavorare con 79 partner per sconfiggere l’Isis e aiutare la ripresa della regione”, ha sottolineato all’Onu. L’ammissione di Pompeo arriva dopo che il New York Times, citando fonti dell’intelligence Usa e irachena, ha scritto come l’Isis, cinque mesi dopo essere stato sconfitto dalle forze appoggiate dagli americani, stia riguadagnando terreno attraverso attacchi in stile guerriglia sia in Iraq che in Siria. Non solo: starebbe anche riorganizzando la sua rete finanziaria, la sua strategia di reclutamento e campi di addestramento. Un recente rapporto del Pentagono, inoltre, ha sottolineato come dimezzare le forze americane in Siria come ordinato da Trump ha significato tagliare il sostegno alle milizie siriane appoggiate dagli Usa e che combattevano contro i militanti del’Isis. Il risultato sarebbe che ora le forze americane e degli alleati possono solo cercare di assicurare che l’Isis sia contenuto e resti lontano dalle aree urbane.

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Parigi, arrestato l’uomo che minacciava di farsi saltare nel consolato dell’Iran: era disarmato

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È stato arrestato l’uomo che si era asserragliato nel consolato dell’Iran a Parigi: aveva minacciato di farsi saltare per aria ma quando è uscito dallo stabile, perquisito, non aveva nessun esplosivo addosso: l’uomo però era già stato indagato per un incendio nei locali del consolato nel 2023.  L’uomo,  61 anni, aveva giustificato il gesto spiegando che voleva sostenere il movimento di protesta in Iran nato  dopo la morte di una ragazza arrestata dalla polizia perché non portava bene il velo. Per quell’episodio venne condannato a otto mesi con la condizionale, oltre ad essere colpito da un divieto di recarsi nel 16esimo arrondissement di Parigi, proprio dove si trova il consolato iraniano.

Sul posto la polizia ha inviato unità di intervento rapido ed ha istituito un perimetro di sicurezza in diverse strade intorno a Place du Trocadero, dove si trova il consolato iraniano, un luogo affollato che è proprio di fronte alla Torre Eiffel. Il consolato iraniano a Parigi non è mai molto affollato e vengono rilasciati pochi visti, a causa della freddezza tra i due paesi.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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