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La Svezia rinuncia alla indagine per stupro contro Julian Assange: indizi troppo deboli

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“Gli indizi si sono considerevolmente indeboliti a causa del lungo arco di tempo trascorso dagli eventi in questione”. Con questa motivazione la procura svedese ha interrotto le indagini preliminari sulle accuse di stupro avanzate nei confronti del fondatore di WikiLeaks Julian Assange, attualmente in prigione in Gran Bretagna. Un fascicolo aperto e chiuso a piu’ riprese negli ultimi 10 anni. Cade cosi’ l’accusa di stupro nei confronti del fondatore di Wikileaks, che resta intanto in carcere nel Regno Unito in attesa della possibile estradizione negli Usa dove lo attende una controversa imputazione per spionaggio, sebbene un appello alla decisione potrebbe comunque ancora essere avanzato presso il ministro della Giustizia svedese. Lo ha precisato la vice stessa procuratrice Eva Marie Persson nell’annunciare a Stoccolma l’archiviazione di questo secondo fascicolo, spiegando che “la ragione della decisione di archiviare il caso e’ che gli indizi si sono considerevolmente indeboliti a causa del lungo arco di tempo trascorso dagli eventi in questione”, anche se ritiene che la presunta parte lesa abbia presentato “una ricostruzione degli eventi coerente, ampia e dettagliata”. Julian Assange si e’ sempre proclamato innocente: era stato chiamato in causa a suo tempo da due conoscenti svedesi che lo accusavano di aver approfittato nel dormiveglia per fare sesso senza preservativo, dopo un primo rapporto protetto consensuale. Una delle accusatrici si era poi ritirata ed era rimasta in piedi una sola denuncia. La stessa vice procuratrice Persson aveva riaperto l’indagine, dopo che in un prima fase altri colleghi della procura avevano valutato l’accusa come infondata. Poi l’aveva chiusa nel 2017, mentre Assange si trovava nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra dove aveva ottenuto asilo avanzando il sospetto di una macchinazione per consegnarlo agli Usa che gli danno la caccia da anni a causa della diffusione da parte di Wikileaks di una montagna di documenti riservati assai imbarazzanti per Washington, relativi fra l’altro a crimini di guerra attribuiti alla forze americane in Iraq e Afghanistan. Persson pero’ ne aveva chiesto una nuova riapertura lo scorso maggio, dopo la fine della protezione ecuadoriana e la cattura di Assange da parte della polizia britannica, richiesta tuttavia respinta in primo grado un tribunale di Uppsala. Fino alla rinuncia finale di oggi, accolta come un successo e un atto di giustizia, seppur tardivo, da Wikileaks.

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Parigi, arrestato l’uomo che minacciava di farsi saltare nel consolato dell’Iran: era disarmato

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È stato arrestato l’uomo che si era asserragliato nel consolato dell’Iran a Parigi: aveva minacciato di farsi saltare per aria ma quando è uscito dallo stabile, perquisito, non aveva nessun esplosivo addosso: l’uomo però era già stato indagato per un incendio nei locali del consolato nel 2023.  L’uomo,  61 anni, aveva giustificato il gesto spiegando che voleva sostenere il movimento di protesta in Iran nato  dopo la morte di una ragazza arrestata dalla polizia perché non portava bene il velo. Per quell’episodio venne condannato a otto mesi con la condizionale, oltre ad essere colpito da un divieto di recarsi nel 16esimo arrondissement di Parigi, proprio dove si trova il consolato iraniano.

Sul posto la polizia ha inviato unità di intervento rapido ed ha istituito un perimetro di sicurezza in diverse strade intorno a Place du Trocadero, dove si trova il consolato iraniano, un luogo affollato che è proprio di fronte alla Torre Eiffel. Il consolato iraniano a Parigi non è mai molto affollato e vengono rilasciati pochi visti, a causa della freddezza tra i due paesi.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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