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Economia

La rabbia degli edili in piazza a Napoli

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La loro è stata una protesta civile nonostante la rabbia e la delusione: sono gli esponenti dell’ATC, l’associazione dei tecnici e dei costruttori dell’edilizia. Hanno deposto per terra i caschetti di protezione che indossano sui cantieri ed hanno chiesto che il settore  venga rilanciato per davvero.

Qui sono tutti fermi, in attesa dell’Ecobonus, il famoso 110 per cento per le ristrutturazioni che ha preso avvio solo sulla carta ma che , dicono, ha bloccato tutto il mercato dell’edilizia privata in attesa dell’effettiva operatività del provvedimento che probabilmente arriverà solo nell’autunno prossimo.

Il comparto solo in Campania conta almeno 20 mila unità, ma ora dopo il lockdown è in ginocchio. I responsabili dell’ATC sono preoccupati. Hannochiestoed ottenuto di essere ricevuti in Prefettura e al Prefetto di Napoli hanno presentato le loro richieste.

chiedono  Chiedono il pagamento delle fatture da parte della pubblica amministrazione, inoltre la conversione in legge del decreto 34/2020, quello del bonus 110 per cento, con un allungamento al 2022 visto che ancora non si riesce a partire e soprattutto tempi certi per non far morire quelle piccole e medie aziende che hanno sofferto del blocco forzato.

 

“Ci hanno bloccato non possiamo più ripartire né lavorare – dice l’architetto Luca Perla – molto clienti sono fermi in attesa dell’Ecobonus”. E intanto le aziende del settore registrano, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, “un calo del fatturato del 40%” e, in alcuni casi, perdite anche maggiori. “Spero che ci ascoltino – conclude – che da questo incontro possa uscire la nostra voce e possano essere portate le nostre necessità e richieste”. Che sono queste:

  • Garantire le tempistiche di tutte le attività amministrative delle pubbliche amministrazioni anche in modalità Smart Working (procedure di gara, stipula dei contratti, tempistiche di pagamento degli Stati di Avanzamento Lavori).
  • Pagamento immediato di tutte le fatture in carico alle amministrazioni pubbliche e private.
  • Eliminazione dell’applicazione del ribasso d’asta sul costo della mano d’opera indicata nei progetti posti a base di gara.
  • Prorogare al 31/12/2021 il bonus facciate dato il fermo totale di tutte le attività per l’emergenza COVID 19.
  • Prevedere nella conversione in Legge del Decreto 34/2020 la proroga al 31/12/2022 del bonus 110% per efficientamento energetico, sisma bonus, fotovoltaico e colonnine di ricarica di veicoli elettrici.
  • Immediata conversione in legge del Decreto Legge Rilancio 34/2020 e i collegati artt. 119-120-121 (Incentivi al 110% per efficientamento energetico, sisma bonus, fotovoltaico e colonnine di ricarica di veicoli elettrici) e con l’effettiva operatività  entro e non oltre il 31/07/2020.
  • L’emanazione di un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate che consenta di effettuare la cessione del credito di imposta da parte del contribuente e/o dell’impresa con modalità semplici e veloci nonché univoche tra tutti gli operatori finanziari.
  • Fissazione del tasso massimo di interesse da applicarsi per la cessione dei crediti di imposta ai soggetti finanziari.
  • Riduzione delle aliquote contributive Inps e Inail, riattivazione immediata dello sconto Inail edili eliminato nel 2019, nuove agevolazioni contributive per il sud su tipologia ex legge 407/90, tre annualità di sgravio contributivo per personale disoccupato da 2 anni.

L’Associazione Tecnici e Costruttori nata nel periodo dell’emergenza sanitaria Nazionale da Covid 19, rappresenta oltre 350 associati tra professionisti ed imprese del settore edile. Ai regolarmente associati si aggiungono altre 2000 imprese e tecnici che, dicono dall’associazione “sostengono con forza la nostra attività sui canali informatici, insieme rappresentiamo una forza lavoro del settore edile di oltre 20.000 unità”.

Ed ecco il documento inviato al Prefetto di Napoli: “Sin dagli inizi nel mese di aprile abbiamo iniziato con impegno a svolgere la nostra attività associativa ponendoci come obiettivo primario il rilancio di tutto il settore edile in crisi, da oltre dieci anni, con una riduzione di oltre 40% dei livelli occupazionali, il tutto fortemente aggravato dall’emergenza epidemiologica da Covid 19, che ha portato un totale fermo dei cantieri dal 23 marzo 2020 al 04 maggio 2020. Nei mesi di lockdown con grande spirito collaborativo abbiamo preso parte ai lavori di stesura delle linee guida e protocolli regionali di sicurezza sanitari da Covid 19 per i cantieri  edili, ottenendo come risultato il recepimento di gran parte delle nostre proposte presentate”.

“Abbiamo avuto numerosi incontri con le amministrazioni Regionali, Provinciali e Comunali sempre improntate da uno spirito propositivo atto a favorire la ripartenza del settore. Nonostante l’impegno dei nostri associati, il settore dell’edilizia e delle costruzioni non è riuscito ancora a ripartire. In quanto nel settore privato pochi cantieri hanno ripreso le attività a pieno regime, il settore pubblico è ancora fermo per la mancanza di procedure di gara a seguito del lockdown che ha ridotto la produttività delle amministrazioni costrette a lavorare in Smart Working, così come le poche opere appaltate stentano a partire e i cantieri già in attività prima della pandemia sono rimasti in gran parte sospesi. Inoltre la recentissima emanazione del Decreto Legge Rilancio 34/2020 e i collegati Incentivi al 110% (efficientamento energetico, sisma bonus, fotovoltaico e colonnine di ricarica di veicoli elettrici), pur presentandosi inizialmente come un imponente manovra per il rilancio del settore e della riqualificazione edilizia, hanno di fatto nell’immediato, bloccato tutto il mercato dell’edilizia privata in attesa dell’effettiva operatività del provvedimento che non arriverà prima dell’autunno prossimo”.

“E così dopo 2 mesi di Lockdown le nostre imprese continuano a tenere gli operai in cassa integrazione con produzione e fatturato in caduta libera. Così come anche i nostri tecnici sono di fatto impossibilitati a progettare tutti gli interventi di riqualificazione degli edifici sempre in attesa delle linee guida del superbonus. La continua stasi delle opere pubbliche aggravata anche per molte imprese dai mancati pagamenti degli stati d’avanzamento lavori pregressi. Il totale clima di incertezza del settore, l’attesa dell’ operatività del Superbonus per l’edilizia, sta mettendo in profonda crisi le nostre aziende”.

“Molti dei nostri associati, tecnici, tante micro e piccole imprese storiche del settore rischiano il collasso”.

Tante imprese che avevano dato avvio a Cantieri privati organizzando maestranze attrezzature, si sono ritrovate con cantieri sospesi e in altri casi con contratti non perfezionati a seguito del miraggio dei lavori gratis. È accaduto quello che tanti esperti del settore annunciavano, un provvedimento di rilancio si è trasformato in un pericoloso Boomerang, che sta falciando le nostre aziende già messe ai limiti della resistenza. Anni di sacrifici, anni di formazione del personale, le nostre eccellenze dell’edilizia Campana rischiano di scomparire, con evidenti e irrimediabili danni occupazionali di un intero settore e dell’economia regionale.

“Il nostro è un Manifesto di Protesta, una protesta che nasce dalla voce dei Tecnici dei professionisti del Settore e delle nostre migliore imprese”.

“È necessaria una immediata azione del governo, un provvedimento immediato, non chiediamo finanziamenti, chiediamo lavoro, chiediamo il pagamento dei lavori ad oggi eseguiti. Servono interventi subito operativi non legati a complesse norme di legge di non facile attuazione. Dopo le nostre ripetute richieste di sburocratizzazione agli enti dello stato, abbiamo accolto con interesse il nuovo Decreto Semplificazioni, ma è necessaria la sua immediata operatività. Si ritiene quindi necessaria una rapida azione di rilancio per consentire alle imprese e ai tecnici di ripartire a dare forza a un settore che di fatto rischia di non resistere ancora a lungo”.

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Svimez: al Sud default infrastrutture, male su treni e sanità

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Non si colma il forte gap di infrastrutture tra Nord e Sud. Nel Mezzogiorno infatti i binari ferroviari sono pochi, l’ Alta Velocità serve solo la Campania, tram e metropolitane sono praticamente inesistenti e il grado di soddisfazione per bus e pullman è nettamente più basso rispetto alle altre aree del paese. Per non parlare della sanità, dove il numero di letti nelle case di cura per abitante è ampiamente inferiore rispetto al resto del paese e il divario con il Centro-Nord è “macroscopico” sulle strutture per l’assistenza degli anziani. E’ il quadro dipinto dalla Svimez nell’audizione alle Camere sul federalismo fiscale.

Per i trasporti in particolare, secondo la Svimez sono numerosi gli indicatori che evidenziano il divario territoriale nella dotazione di infrastrutture. Per quanto riguarda l’infrastruttura ferroviarie, le linee in esercizio gestite da Rfi si sviluppano al Sud su 5.717 km, pari al 34% del totale nazionale, mentre la lunghezza dei binari è pari a 7.528 km ovvero il 30% del totale nazionale. Ma al di là della sottodotazione quantitativa di binari nel Mezzogiorno, in sé relativamente contenuta, sono i requisiti prestazionali della rete a evidenziare i maggiori divari. Significativo è l’indicatore relativo alla quota di linee classificate come ‘fondamentali’ e ‘di nodo’ (queste ultime presenti solo in Campania), che al Sud interessa solo il 21,4% dell’intera estesa contro una percentuale più che doppia al Centro-Nord (53,5%). Enorme anche il gap nell’elettrificazione della rete: 58,2% al Sud contro l’80% medio al Centro-Nord.

Infine la rete a doppio binario è pari al 31,7% nel Mezzogiorno a fronte del 53,4% delle regioni centro-settentrionali. Per quello che riguarda poi l’Alta Velocità, nelle regioni meridionali lo sviluppo è di 181 km (interamente in Campania), ovvero appena il 12,3% del totale nazionale. Quanto invece ai sistemi di trasporto urbano, le città capoluogo del Sud dispongono di una dotazione complessiva di reti tramviarie pari a 42,6 Km ovvero l’11,2% del totale nazionale e di reti metropolitante pari a 25,7% (13,5% del totale nazionale). Carenti anche i servizi di trasporto pubblico, qualitativamente di livello inferiore al Sud rispetto al resto del paese: nel 2022 gli utenti soddisfatti dell’autobus sono stati il 55,7%, quasi 10 punti in meno rispetto alla media nazionale.

Per quello che riguarda invece le infrastrutture sanitarie la Svimez ha valutato la disponibilità a livello regionale di posti letto nelle strutture sanitarie residenziali e semiresidenziali, “destinate a rappresentare sempre di più le strutture per il primo presidio di cura a livello territoriale”. In questo comparto mette in luce la “grave sotto dotazione” delle regioni meridionali, che registrano tutte valori inferiori alla media nazionale di 553 posti letto per 100.000 abitante. E particolarmente deificitaria la situazione della Sicilia (98 posti), Campania (114) e Basilicata (128). Per quello che riguarda invece le dotazioni regionali di posti residenziali per anziani nelle strutture territoriali per 1.000 residenti, a fronte di una disponibilità media di 15,2 posti in Italia la situazione peggiore si registra sempre in Sicilia (1,2), Basilicata (1,4) e Campania (1,8). Infine per quello che riguardano i servizi idrici, la regione italiana caratterizzata dalla quota significativamente più elevata di popolazione regionale senza accesso al servizio di depurazione dell’acqua è la Sicilia, pari al 13,1%, mentre significativo è anche il ritardo della Calabria (5,3%) e della Campania (4,4%). Percentuali, queste, che si confrontano ad esempio alle regioni del Nord Est (0,4%) e del Nord Ovest (0,6%) e a una media italiana del 2,2%.

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Dl Pnrr diventa legge con fiducia, scontro su consultori

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Tra mille polemiche e una maggioranza sempre più lontana dall’opposizione, passa al Senato con 95 sì, 68 no e un astenuto il decreto che contiene misure aggiuntive per l’applicazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Il provvedimento, che aveva già ricevuto il via libera dalla Camera il 18 aprile, diventa così legge. Ma lo scontro in Aula è aspro soprattutto su alcune misure come quella che consente alle associazioni Pro-Vita di entrare a pieno titolo nell’ organizzazione dei Consultori. Per le senatrici Valeria Valente (Pd) e Alessandra Maiorino (M5S) si tratta, in realtà, di un “attacco bello e buono” alla legge e di “una mano tesa” agli “antiabortisti”. E questo, incalza Tino Magni (Avs), “nella convinzione patriarcale che le donne non siano capaci di scegliere liberamente, che non siano capaci di autodeterminarsi”.

Ma a far discutere c’è anche la norma che dà lo stipendio a Renato Brunetta – già professore in pensione, ex ministro ed ex parlamentare – da presidente del Cnel. Gli interventi più duri su questo fronte sono quelli di Alessandra Maiorino e di Matteo Renzi, anche se quest’ultimo, alla fine, non vota, così come il leader di Azione, Carlo Calenda. Secondo la senatrice del M5S si tratta di “una ricompensa” data a Brunetta per “aver smontato”, come Cnel, “il reddito di cittadinanza”. Mentre il fondatore di Italia Viva parla direttamente di “marchettificio” visto che con questo decreto non solo “si viola la legge Madia” per garantire lo stipendio al presidente del Cnel “con i soldi dei nostri figli”, “ma si prevedono anche molte assunzioni” che nulla c’entrano con il testo. Il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNNR, Raffaele Fitto, prova in tutti i modi a difendere il decreto in Aula assicurando che si tratta di un testo sul quale “c’è già stato un ampio confronto in Europa”, che contiene “misure” adeguate e che “non toglie 1 euro alla sanità”, ma l’opposizione continua ad attaccare “soprattutto sui tempi” ristrettissimi che al Senato sono stati concessi per esaminare il provvedimento.

Così, mentre la ministra per il Turismo, Daniela Santanché, elogia la “riforma epocale per le guide turistiche” contenuta nel decreto, il segretario della Cgil, Maurizio Landini, presente al presidio organizzato dalla Cgil davanti a Palazzo Madama contro il provvedimento, accusa direttamente il governo “di un disegno autoritario” contro il quale invita tutti “a scendere in piazza”. Nel Senato, dove nel frattempo si apprende che il 6 maggio arriverà la statua sulla maternità dell’artista Vera Omodeo, che il Comune di Milano aveva rifiutato, il dibattito non si placa fino al momento del voto. Il presidente dell’Udc Antonio De Poli difende la norma sui consultori osservando come non sia “un reato aiutare le donne a scegliere la Vita”, mentre la senatrice del M5S Ketty Damante non ha dubbi: “Il decreto è solo un modo per il governo di provare a nascondere il totale fallimento nella gestione del Piano”. “Stiamo attentissimi quando in futuro l’Ue ci proporrà altre forme di debito – dichiara il leghista Claudio Borghi – perché le sirene hanno già iniziato a suonare e questo lo dico anche agli alleati”.

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Economia

Bonus 100 euro in tredicesima per redditi fino 28mila euro

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Un’indennità fino a 100 euro nelle tredicesime dei lavoratori con reddito fino a 28mila euro con moglie e almeno un figlio, anche se nato fuori del matrimonio riconosciuto, adottivo o affidato. Lo prevede una nuova bozza del decreto legislativo Irpef-Ires atteso oggi in consiglio dei ministri. Il bonus, si spiega nella bozza della relazione illustrativa, “a causa della limitatezza delle risorse disponibili” sarà corrisposto per il solo 2024 “ai lavoratori che si trovano in condizioni economiche di particolare disagio, anche in considerazione della presenza, nel nucleo familiare, di familiari a carico fiscalmente”.

– Con l’articolo 4 del decreto, che prevede ‘disposizioni in materia di benefici corrisposti in occasione dell’erogazione della tredicesima’, si stabilisce che, “in attesa che sia introdotto un regime fiscale sostitutivo” per i redditi da lavoro dipendente, “per ragioni di semplificazione normativa” si mantiene “l’ordinario regime di tassazione delle tredicesime e prevedendo, nel contempo, la restituzione, sotto forma di indennità, di un importo che non potrà essere superiore a 100 euro, importo corrispondente al maggior prelievo tributario che si verifica rispetto all’applicazione di un’imposta sostitutiva”, si spiega nella bozza della relazione illustrativa.

Per beneficiare dell’indennità il lavoratore deve trovarsi nelle seguenti condizioni: deve possedere un reddito complessivo nell’anno non superiore a 28.000 euro; deve avere un coniuge e almeno un figlio, anche se nato fuori del matrimonio riconosciuto, adottivo o affidato, che si trovano nelle condizioni reddituali previste dall’articolo 12, comma 2, del TUIR (reddito complessivo non superiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili, limite elevato a 4mila euro per i figli fino a 24 anni); deve avere capienza fiscale con riferimento ai redditi di lavoro dipendente percepiti. L’ammontare dell’indennità andrà definita con un decreto del ministero dell’economia e delle finanze, da adottarsi entro il 15 novembre 2024, sulla base delle maggiori entrate erariali derivanti dall’attuazione del concordato preventivo biennale delle Partite Iva.

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