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Cronache

La guerra tra i magistrati, processo disciplinare per Palamara e altri nove

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Processo disciplinare non solo per il pm romano Luca Palamara, finito sotto inchiesta a Perugia per corruzione, ma per tutti i magistrati che l’8 maggio del 2019 parteciparono con Luca Lotti alla riunione notturna all’hotel Champagne sulla nomina del procuratore di Roma. Si tratta dei cinque consiglieri del Csm Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini e Luigi Spina, che si sono poi dimessi, e del deputato di Italia Viva Cosimo Ferri, magistrato in aspettativa. La procura generale della Cassazione, al termine dei suoi accertamenti, ha chiesto alla Sezione disciplinare del Csm di fissare per loro l’udienza pubblica, in cui dovranno difendersi da due contestazioni: aver tenuto condotte scorrette nei confronti dei colleghi e aver interferito nell’esercizio dell’attivita’ di organi costituzionali. Accuse pesanti per le quali rischiano anche “le sanzioni piu’ gravi”, come dice in una conferenza stampa il Pg della Cassazione Giovanni Salvi, spiegando che per Ferri, si e’ sollecitato il Csm a chiedere alla Camera l’autorizzazione per l’utilizzabilita’ delle intercettazioni che lo riguardano. Si tratta di una “vicenda di particolare gravita’”; quello che e’ successo “ha segnato un punto di non ritorno” e l’impatto sull’opinione pubblica “e’ stato pessimo”. Perche’ nomine fatte “sulla base dell’orientamento di corrente” rappresentano una “violazione grave delle funzioni del Csm”. Occorre pero’ ora avere “fiducia:il Csm sta compiendo dei passi avanti. Proprio perche’ e’ cosi’ grave il colpo che ognuno di noi ha subito nella sua credibilita’, abbiamo forte il desiderio di mostrare che siamo in grado di voltare pagina”, assicura il Pg. In tutto sono 10 le toghe finite a giudizio disciplinare. “Non posso anticipare niente, nemmeno tra qualche giorno, perche’ il lavoro va completato e perche’ non vogliamo dare comunicazioni prima che le persone eventualmente incolpate abbiano avuto legittima conoscenza attraverso il provvedimento che dovremo notificare”, afferma Salvi. Al suo fianco ci sono il procuratore aggiunto Luigi Salvato e l’avvocato generale Pietro Gaeta, asse portante della task force, forte di 3 sostituti, istituita un mese fa proprio per valutare la montagna di materiale arrivato dalla procura di Perugia. “E’ stato un lavoro molto impegnativo, non tanto per la mole di documenti (il contenuto delle chat in larga parte e’ di carattere privato e non ha nulla ache vedere con possibili ipotesi disciplinari), ma perche’ sono di difficile lettura per chi non conosce le vicende- spiega Salvi- Per questo e’ stato necessario elaborare dei criteri di valutazione, che saranno resi pubblici sul nostro sito, quando sara’ possibile comunicare l’esito dei nostri lavori”. Il tutto in un’ottica di “trasparenza” per l’opinione pubblica e “correttezza” per le persone coinvolte. Tra le chat alcune sono di consiglieri del Csm in carica, ma e’ presto per dire come finira’. “Lavoreremo con molta serieta’ e determinazione. La mia cautela non va intesa come la volonta’ di mettere un coperchio sopra. Ma voglio rispettare le regole e diritti delle persone coinvolte” , conclude.

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Camorra: clan minorenni in Quartieri Spagnoli Napoli, 3 arresti

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Un vero mini-clan, con tanto di summit e azioni intimidatorie. Tutto formato da minorenni dei Quartieri spagnoli di Napoli. E’ la scoperta di una indagine dela polizia che ha portato a una misura di custodia cautelare del gip partenopeo con il carcere nei confronti di tre ragazzi, ritenuti vicini ai Di Biasi, meglio conosciuti come Faiano, e indagati, a vario titolo, di lesioni personali, porto e detenzione di armi da fuoco, violenza privata, rapina, reati tutti aggravati anche dalle modalita’ mafiose. Il provvedimento nasce dalle indagini sul ferimento a colpi d’arma da fuoco di Vincenzo Masiello il 5 novembre 2022.

L’agguato e’ da ricondurre alla mira espansionistica di un gruppo di giovanissimi ambiziosi che volevano ritagliarsi il loro spazio all’interno delle dinamiche criminali dei Quartieri Spagnoli. La vittima, attualmente detenuta, e’ da considerarsi elemento di spicco della camorra del quartiere. Durante le indagini e’ emerso che il nascente gruppo criminale e’ dedito a reati contro il patrimonio, ha un’ampia disponibilita’ di armi, ha stabilito la sua base operativa in vico Lungo San Matteo che e’ controllato militarmente. Gli indagati costantemente armati di pistola, per evitare attacchi da componenti di altri gruppi antagonisti, hanno in piu’ occasioni perquisito le persone che, in particolare nelle ore notturne, transitavano nella loro zona di influenza.

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Pizzaiolo ucciso: risate e gesti a fine udienza tra gli imputati

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Risate e gesti anche quello delle manette, a fine udienza, tra gli imputati al processo in corso a NAPOLI sull’omicidio di Francesco Pio Maimone, l’aspirante pizzaiolo ucciso nelle prime ore del 20 marzo 2023 sul lungomare di NAPOLI da un proiettile vagante esploso al culmine di una lite scoppiata solo per un pestone su un paio di scarpe griffate a cui la vittima era estranee. Il comportamento di alcuni degli accusati – collegati in video conferenza dalle carceri dove sono detenuti – non è passato inosservato in aula, quando ormai l’udienza, particolarmente importante quella di oggi, si era ormai conclusa. Oggi, infatti, per la prima volta uno dei testimoni, un amico della vittima, che era lì e nelle cui braccia Maimone è spirato, ha indicato colui che ha sparato, puntando il dito verso il riquadro del monitor in cui c’era Francesco Pio Valda.

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Terra dei Fuochi: M5s, fare luce su restituzione beni ai Pellini

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“I fratelli Pellini, condannati definitivamente per traffico illecito di rifiuti, sono responsabili di aver avvelenato la Terra dei Fuochi seppellendo e spargendo nelle campagne di Acerra rifiuti speciali e pericolosi. Era stata disposta la confisca del loro patrimonio per ben 222 milioni, quei soldi dovevano essere destinati alle bonifiche.

Invece, la Cassazione glieli ha restituiti perchè la Corte d’Appello di Napoli si sarebbe attivata oltre i termini previsti. Ministro, per rispetto verso tutti i cittadini e per affermare i valori della Giustizia, chiediamo che si accerti, anche tramite ispezioni, cosa è realmente successo negli uffici giudiziari di Napoli e che si faccia tutto il possibile per recuperare quei soldi alla causa collettiva. Questa non può essere solo una battaglia del Movimento 5 Stelle, deve essere un impegno di tutte le forze politiche”.

Lo ha detto il deputato M5S Sergio Costa, vice presidente della Camera, illustrando un’interrogazione al ministro Nordio. Nella replica, la deputata M5S Carmela Auriemma, prima firmataria dell’atto, ha osservato come “non sia sufficiente la risposta del ministro. 222 milioni di euro sono stati restituiti a dei delinquenti per un vizio procedurale, è doveroso che si faccia la massima chiarezza su quello che è accaduto, lo Stato lo deve a tutti i cittadini cresciuti nella Terra dei Fuochi e alle troppe famiglie che piangono le vittime di quell’inquinamento criminale. Lo Stato non può perdere così davanti agli eco-delinquenti, deve essere forte e inflessibile con questa gente. Bisogna tutelare il lavoro svolto per 15 anni dai magistrati di ben tre procure della Repubblica”.

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