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Tecnologia

La corsa ai cyberarmamenti è già in atto: l’Italia non ha soldati e strutture di difesa spaziali

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Non solo Russia e Cina, Iran e Corea del Nord. A ogni latitudine, e anche in Europa, è in atto una corsa ai cyberarmamenti. Strumenti che si affiancano alle armi tradizionali e che consentono di colpire obiettivi concreti, come una centrale elettrica o un impianto petrolifero. Il trend è previsto in crescita nel 2019, con gli Stati pronti a investire sempre di più per sviluppare capacità offensive, oltre che difensive, nello spazio cibernetico. A delineare lo scenario è il rapporto sulle tendenze nella sicurezza informatica per l’anno prossimo stilato dalla società FireEye, secondo cui tutte le nazioni si stanno attrezzando per poter attaccare in modo cibernetico. “Tutti i Paesi, nessuno escluso, si stanno dotando di un esercito di ‘cyber expert’ pronti ad attaccare, sia per evitare di essere in svantaggio in caso di un’offensiva di altre nazioni, sia per avere la possibilità di colpire se necessario”, spiega Marco Riboli, vicepresidente della società FireEye per l’Europa Meridionale. “E’ come se fosse un’altra divisione delle forze armate”. Lo sa bene l’Unione europea, che lunedi’ dara’ il via all’esercitazione “Pace” contro la guerra ibrida: quella combattuta attaccando con una combinazione di armi convenzionali e di tecnologia. L’operazione sara’ condotta in parallelo con una simulazione della Nato, e riguarderà varie aree critiche che possono essere colpite da attacchi ibridi, come le infrastrutture energetiche e le tlc, il settore sanitario e quello marittimo. La corsa ai nuovi armamenti “cresce in ogni nazione, insieme agli investimenti”, rileva Riboli. Lo scopo e’ “attrezzarsi per fare dei danni”, e nel mirino ci sono proprio i sistemi di controllo industriale usati in ambito petrolifero e manifatturiero, nelle centrali elettriche e negli edifici ‘smart’. La minaccia – evidenzia l’esperto – non è ipotetica, ma si è già concretizzata: “Triton, il gruppo di attacco che abbiamo scoperto a fine 2017 e che crediamo sia finanziato da uno Stato, nei mesi scorsi e’ riuscito a entrare e a fermare delle centrali in Medio Oriente”. Di fronte al rischio anche l’Italia non intende stare a guardare. Proprio in questi giorni il sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo, ha evidenziato di essere al lavoro per “realizzare un progetto innovativo che permetterà a tutto il comparto di avere, nel prossimo anno, una struttura operativa deputata alla sicurezza cibernetica, solida, efficace ed efficiente”. Un lavoro “importante e doveroso”, ha detto, che “sarà fatto in simbiosi e in stretto coordinamento con la Presidenza del Consiglio, la quale attraverso il Dipartimento Informazioni per la Sicurezza governa tutta la complessa materia cibernetica”.

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In Evidenza

Google aprirà l’utilizzo dell’IA generativa per le immagini

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Google apre l’uso dell’intelligenza artificiale generativa per le immagini. Dal 15 maggio permetterà a tutti di usare le opzioni di IA generativa nell’app Foto, che ad oggi erano a pagamento o legate all’uso di uno smartphone della sua serie Pixel. Sarà possibile eliminare elementi indesiderati dalle immagini, renderle più nitide e migliorare la luce nei ritratti. La mossa dovrebbe arrivare all’indomani della conferenza degli sviluppatori del colosso tecnologico, prevista il 14 maggio, che si presuppone spingerà sempre di più sull’intelligenza artificiale. Intanto l’aumento su larga scala di applicazioni che rendono semplice l’editing di foto e video con l’intelligenza artificiale – come il software Sora di OpenAi, la casa madre di ChatGpt – fa crescere secondo gli esperti i rischi per i cosiddetti deepfake, i contenuti digitali fasulli. In un’intervista alla Cnbc, alcuni manager della compagnia digitale Okta e dell’azienda di cybersecurity Crowdstrike hanno sottolineato la necessità che i big della tecnologia aumentino l’attenzione sul tema, anche in vista dei tanti appuntamenti elettorali. “Vedremo sicuramente più deepfake durante il processo elettorale. Servirà applicare misure perché tutti possano verificare l’autenticità di qualcosa, prima di condividerlo”, afferma Todd McKinnon, Ceo di Okta.

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Economia

Big tecnologia spingono su chip, linfa vitale del’IA

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I big della tecnologia spingono sui chip, linfa vitale dell’intelligenza artificiale e della crescita economica. Google e Intel rilanciano con delle novità, mentre i futuri processori di Apple potrebbero essere Made in Usa. La sfida dei colossi è ridurre la dipendenza da altre aziende per alimentare carichi di lavoro di IA e per il cloud. Solo pochi giorni fa il forte terremoto a Taiwan ha tenuto col fiato sospeso il mondo tecnologico per la chiusura temporanea di Tsmc, il gigante dei microprocessori a contratto che ha in mano il 70% della produzione globale. Nelle scorse ore Google ha rivelato i piani per un nuovo processore basato su tecnologia Arm, che punta su consumi energetici più bassi.

Si chiama Axion e offre prestazioni migliori del 30% rispetto agli altri chip con architettura Arm. Sarà disponibile per i servizi cloud che le aziende possono noleggiare e utilizzare, dagli annunci su YouTube all’analisi dei big data. “Diventare una grande azienda di hardware è molto diverso dal diventare una grande azienda di cloud o un grande organizzatore dell’informazione mondiale”, ha detto al Wall Street Journal Amin Vahdat, dirigente responsabile delle operazioni interne sui chip di Google. L’annuncio arriva dopo che Microsoft mesi fa ha rivelato i propri microprocessori personalizzati progettati per la sua infrastruttura cloud e per addestrare modelli linguistici di grandi dimensioni. Anche Amazon offre server basati su tecnologia Arm tramite i propri chip personalizzati.

L’obiettivo di queste aziende è ridurre la propria dipendenza da partner come Intel e Nvidia, competendo sui chip personalizzati che riescono a smaltire grandi carichi di lavoro sull’IA e il cloud. Nella sfida degli annunci incrociati, anche Intel ha svelato nelle ultime ore una nuova versione del suo chip acceleratore di intelligenza artificiale. Si chiama Gaudi 3 e promette prestazioni di calcolo doppie. L’azienda californiana punta a diventare un’alternativa a Nvidia che nel 2023 ha controllato l’83% del mercato dei chip per data center e che ha segnato una ultima trimestrale record. Nvidia, tra l’altro, meno di un mese fa ha lanciato nuovi prodotti nel corso di un evento definito dagli esperti la Woodstock dell’IA.

Nella ‘Chip war’, come recita il titolo del saggio dello storico dell’economia Chris Miller che racconta la trasformazione del semiconduttore in una componente essenziale della vita contemporanea, alla competizione tecnologica si innestano battaglie geopolitiche. Pochi giorni fa la Cina ha introdotto nuove rigide linee guida che porteranno alla graduale eliminazione dei microchip Usa di Intel e Amd da computer e server governativi, per adottare soluzioni autarchiche. Mentre l’8 aprile il governo statunitense ha deciso di investire fino a 6,6 miliardi di dollari nel gigante taiwanese dei chip Tsmc – fornitore di Apple – che costruirà una terza fabbrica di semiconduttori in Arizona. Le due strutture già programmate dovrebbero iniziare a produrre nel 2025 e nel 2028. “Un nuovo capitolo per l’industria americana dei semiconduttori”, ha affermato l’amministrazione Biden. Alla luce di questo importante impegno è possibile che in futuro Cupertino potrebbe cambiare la sua catena di fornitura dei chip, sfruttando proprio questi nuovi impianti negli Stati Uniti.

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In Evidenza

Accesso under14 a IA solo con consenso dei genitori

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L’accesso alle tecnologie di intelligenza artificiale dei minori di 14 anni “esige il consenso di chi esercita la responsabilità genitoriale”. Lo si legge nella bozza del ddl sull’IA. “Il minore di anni diciotto che abbia compiuto quattordici anni, può esprimere il proprio consenso per il trattamento dei dati personali connessi all’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale” a patto che sia chiaro nelle informazioni il trattamento lecito, corretto e trasparente dei dati.

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