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Cronache

Inchiesta Consip, due anni di indagini per appurare soprattutto fughe di notizie. Tiziano Renzi, è quasi certo che sarà prosciolto dalle accuse

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Le presunte corruzioni, i presunti appalti truccati  l’inchiesta sulla Consip sono reati ancora tutti da dimostrare in giudizio. E questo è un dato normale del processo. Quello che l’inchiesta  ha svelato, invece, è una giustizia colabrodo dove fughe di notizie, scambi d’accuse, bugie e depistaggi che hanno fatto male all’inchiesta.
Al termine di quasi due anni di indagine la Procura di Roma, che ha ereditato l’inchiesta da Napoli, si appresta a chiedere il rinvio a giudizio di tutti gli indagati, tranne che per Tiziano Renzi, il papà dell’ex premier, ritenuto comunque poco credibile dei pm romani. Troppi spifferi su una inchiesta che è stata quasi affossata dalle violazioni del segreto investigativo. Luigi Marroni, ex presidente di Consip, sistemato lì dal governo Renzi, ha sostenuto di essere stato avvisato dell’indagine napoletana su Consip, ma riuscire a capire quale è stata la linea di comando che ha consentito queste rivelazioni non è stato un lavoro semplice per i pm di Roma. Forse è partito dall’ex ministro Luca Lotti al generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, passando per l’ ex comandante generale dell’ Arma Tullio Del Sette che l’avrebbe detto al presidente di Consip Ferrara. Ma tutti hanno negato ogni tipo di “soffiata”. Generiche allusioni, ma non rivelazioni di inchieste particolari. Lotti e Saltalamacchia sono stati anche messi a confronto con Marroni, apparso irremovibile. “È possibile che tu ti sia confuso?”, gli chiede Saltalamacchia: “Io ricordo bene quello che ho detto e lo confermo”, risponde Marroni. E a Lotti, che domanda se qualcuno gli ha suggerito di fare il suo nome, ribatte sicuro: “No”. Per i pm, il fatto che Marroni, subito dopo aver ricevuto le informazioni di cui ha riferito, abbia fatto istanza per sapere se fosse inquisito dalle Procure di Firenze (dove abitava), Roma (dove lavorava), e Napoli (dov’era nata l’inchiesta sugli appalti Consip), è la conferma che dice la verità: altrimenti non si spiegherebbe la richiesta nella città partenopea.
L’ indagine era condotta all’ epoca dal pm napoletano Henry John Woodcock i e dai carabinieri del Noe. In particolare dall’ex capitano (oggi maggiore) Gianpaolo Scafarto, accusato di aver rivelato notizie a Il Fatto, e di aver nascosto le smentite a un’ipotetica controinchiesta dei servizi segreti nei confronti del Noe.  “Una scelta investigativa condivisa anche con Woodcock», aveva detto il carabiniere in un’ intercettazione. Ma Woodcock, interrogato, replica: “Affermazione totalmente falsa”.

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Ucraina: Polonia, favoriremo rimpatrio uomini in età militare

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Varsavia aiuterà Kiev a riportare in Ucraina i suoi uomini in età militare, in seguito alle nuove modifiche alle leggi sui passaporti e sul servizio consolare per gli uomini ucraini che vivono all’estero: lo ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. “Penso che molti polacchi siano indignati vedendo giovani ucraini negli alberghi e nei caffè, sentendo quanti sforzi dobbiamo fare per aiutare” Kiev, ha detto ieri Kosiniak-Kamysz ai media di polacchi. Il ministro ha sottolineato anche che Varsavia si era già offerta di aiutare l’Ucraina a identificare i rifugiati che vivono in Polonia e che sono sotto obbligo militare. La Polonia ospita circa un milione di ucraini fuggiti dalla guerra totale della Russia. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che le nuove misure di Kiev intendono “ripristinare atteggiamenti equi nei confronti degli uomini in età di leva in Ucraina e all’estero”.

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Ticket Venezia: 80mila prenotati oggi, uno su 10 non paga

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Nel primo giorno di sperimentazione del ticket d’ingresso a Venezia sono oltre 80mila le persone che hanno registrato la loro presenza in città oggi, 25 aprile. Solo 7mila però, uno su dieci, secondo i dati aggiornati a ieri pomeriggio’, hanno pagato il voucher di 5 euro per accedere al centro storico. Tutti gli altri accessi sono di persone esenti alla tassa (cittadini veneti, i lavoratori, gli studenti e altre categorie), tenuti a registrarsi sulla piattaforma on line ma non a pagare. Tra questi, 30.300 sono gli ospiti delle strutture ricettive, 9.450 sono i veneti, potenziali vacanzieri ‘di giornata’.

 

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Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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