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Il senatore del M5s Vaccaro chiude la porta a De Magistris: “Altro che accordo, il sindaco è in preda al delirio. Fa solo chiacchiere e…”

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La possibilità di un accordo per le prossime regionali in Campania tra Luigi de Magistris e il M5s tiene banco nel dibattito politico. Ne abbiamo discusso con il senatore del M5s Sergio Vaccaro, eletto in Campania.

 

Senatore Vaccaro, la capogruppo in Consiglio regionale, Marì Muscarà (nella foto con Beppe Grillo), si è scagliata contro ogni ipotesi di accordo con Luigi de Magistris. Lei condivide la posizione della Muscarà?

Assolutamente sì. De Magistris a chiacchiere condivide tante battaglie del MoVimento, ma nei fatti si comporta diversamente. La città non è governata, è lasciata all’anarchia. Lo dimostra il dato che le periferie sono sempre più abbandonate. Ma il vero tema politico è che De Magistris ha creato un blocco clientelare di potere e trasformista che mette insieme tutti, dai centri sociali ai transfughi del centro-destra, dai voti dei baretti e dei Caf agli ex Pd. Tutti clientes ai quali elargire qualche spicciolo, a spese della collettività. Su queste vecchie pratiche, lui ha messo una mano di vernice “rivoluzionaria”, ma lo stesso rapporto che ha con i movimenti è da vecchia politica.

Penso alla legalizzazione di fatto dei “luoghi occupati” dai suoi amici, al regalo degli immobili comunali a varie realtà filo-Dema, alle cariche politiche strategiche affidate a soggetti provenienti da questo ambiente. Un radicalismo di facciata, dove in realtà si organizzano party e si vendono alcolici. Una piccola economia costruita privatizzando gli utili di beni pubblici. Quello che ha fatto De Magistris a Napoli è una grande ammucchiata consociativa con tutti dentro, per la quale tutti ricevono un obolo: chi l’aumento delle tariffe del taxi, chi il bene occupato, chi l’assegnazione, chi i servizi sociali.

Eppure, in molti pensano a un accordo Dema-M5s per le regionali. È possibile?

Noi non facciamo accordi con nessuno. De Magistris, poi, non cerca accordi, ma “incoronazioni”. Si aspetta che gli altri lo incoronino leader perché, lui dice, “è carismatico e piace anche alle donne”. Noi siamo un movimento di cittadini dal basso, non una sigla familiare.

Lei pensa che invece il presidente della Camera, Roberto Fico, spinga per questa intesa?

Non ho mai creduto a questa narrazione, anche perché smentita dallo stesso Fico. Il M5s non cerca intese, accordi, inciuci, spartizioni. Quelle le fa de Magistris in Città metropolitana, ed il risultato si vede.

Come giudica l’operato dell’amministrazione comunale di Napoli a guida de Magistris?

Deficitario, ovviamente. Lo stato della città è sotto gli occhi di tutti. Appena arriva una pioggia, il sindaco chiude le scuole, perché non è in grado di garantire la sicurezza degli alunni. Ha rinunciato a manutenere il verde, le strade, nulla è stato fatto sulla qualità dei servizi: ore di fila agli sportelli, ore e ore per aspettare un bus alle fermate, i tributi locali più alti d’Italia con i servizi peggiori. A chiacchiere puoi fare tutte le rivoluzioni dell’amore che vuoi, come ama ripetere il sindaco, ma se i servizi non funzionano, i cittadini ti giudicheranno per questo.

La città è rinata e piena di turisti, però.

Napoli è bella e piena di turisti non grazie a de Magistris, ma nonostante de Magistris. È questo che il sindaco non ha capito.

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Piantedosi: valutare il rinvio dei cortei pro Palestina

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Valutare lo spostamento ad altra data delle manifestazioni pro Palestina previste per il 27 gennaio, Giorno della memoria. Con una circolare del Dipartimento della Pubblica sicurezza si invitano infatti i questori a considerare di spostare ad un altro giorno le manifestazioni previste per sabato prossimo, in particolare a Roma e Milano, “così garantendo la libertà di manifestazione che, nel caso di specie, va contemperata con il valore attribuito alla Giornata della memoria”. Perchè quelle manifestazioni nel giorno in cui si ricordano le vittime dell’Olocausto potrebbero ledere “alcuni valori sanciti dalla legge, come la commemorazione della Shoah”. Il capo della polizia, Vittorio Pisani, ha comunque previsto che per le manifestazioni di sabato dovranno essere predisposte idonee misure di prevenzione e sicurezza, “in considerazione della perdurante minaccia terroristica”.

Soddisfatta la comunità ebraica di Roma che aveva chiesto di vietare il corteo a Roma promosso da studenti palestinesi che per lanciarlo avevano preso in prestito parole di Primo Levi. “Siamo contenti che siano state riconosciute le nostre ragioni. Ringraziamo le istituzioni, a cominciare dal ministro Piantedosi e tutte le articolazioni del ministero dell’Interno, per la sensibilità che hanno dimostrato. È stata una decisione giusta e di buon senso”, ha detto il presidente Victor Fadlun. Intanto stamane, alla chiusura dell’evento ‘Giornata della memoria 2024 per non dimenticare’ all’ateneo Roma Tre, due studentesse hanno preso polemicamente la parola. “Perché il corteo del 27 gennaio – hanno chiesto – dovrebbe essere un problema?

Quanto sta avvenendo a Gaza non è quanto avvenuto nel ghetto di Varsavia? Non possiamo fare a meno di chiedere per quale motivo non possiamo anche prendere le parti dei palestinesi che stanno vivendo un genocidio: sono stati sterminati 20 mila civili e questa non può essere considerata una difesa”. Sul palco, davanti a loro, aveva da poco preso la parola proprio il presidente della comunità ebraica di Roma, Fadlum, che aveva detto: “Il mondo capovolto è pensare di poter autorizzare un corteo antisemita che usa e abusa le parole di Primo Levi come arma contro di noi. Il tragico risveglio del 7 ottobre dimostra quanto sia facile capovolgere il mondo, essere negazionisti. Noi ebrei non abbiamo paura, non più dai tempi dei rastrellamenti, non ci nasconderemo più e non staremo in silenzio”. Per Nando Tagliacozzo, testimone della Shoah, la manifestazione organizzata a Roma il 5 dicembre scorso contro l’antisemitismo promossa dalla Comunità ebraica di Roma e dalle Comunità ebraiche italiane alla quale hanno aderito tutti gli esponenti politici, “non la dovevamo promuovere noi ma avrebbe dovuto essere il mondo civile, la politica, a rassicurare noi ebrei”.

E anche per Irene Shashar, sopravvissuta all’Olocausto, “dopo il 7 ottobre è tornato l’antisemitismo, gli ebrei oggi di nuovo hanno paura di vivere in Europa. Avevamo detto che ‘mai più’ avrebbe significato ‘mai più’ e invece siamo ancora qui a dovere difendere le nostre vite”.

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Vladimir Luxuria e Francesco Storace diventano ‘il rosso e il nero’ per un programma su Rai Radio 1

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In un’inattesa convergenza di opposti, Vladimir Luxuria, nota attivista e icona LGBTQ+, si prepara a condividere il palcoscenico mediatico con Francesco Storace, noto politico di destra italiano. Questo inusuale incontro avverrà nella trasmissione “Il rosso e il nero” su Rai Radio 1, una piattaforma che può essere considerata un crocevia di opinioni diverse.

Per coloro che seguono la politica italiana, il nome di Francesco Storace è noto per la sua stretta affiliazione con il mondo politico di destra e la sua opposizione a molte delle tematiche sostenute da Vladimir Luxuria nel corso degli anni. Questa collaborazione inaspettata solleva naturalmente molte domande, ma Luxuria sembra affrontare la situazione con calma e determinazione.

Nel corso della sua carriera, Luxuria è stata una voce forte nella difesa dei diritti LGBTQ+ e nella promozione dell’uguaglianza. Ha affrontato sfide personali e discriminazioni, ma ha sempre difeso con passione i suoi valori e la sua autenticità. La sua partecipazione a un programma radiofonico con Storace, un uomo di opposta fazione politica che in passato l’ha criticata e insultata, rappresenta una prova di apertura al dialogo e alla diversità di opinioni.

Nell’intervista, Luxuria esprime il suo punto di vista sulla situazione, sottolineando la sua convinzione che non dovrebbe sentirsi minacciata dalle opinioni diverse. Questo atteggiamento incarna la sua lunga lotta per l’accettazione e l’uguaglianza e dimostra che, nonostante le divergenze politiche, Luxuria è disposta a cercare punti di convergenza e dialogo.

Per molti, questa iniziativa rappresenta una sfida significativa e un’opportunità di aprire un dialogo costruttivo tra persone con opinioni politiche differenti. Sarà interessante vedere come questa iniziativa si svilupperà e se porterà a una maggiore comprensione e tolleranza tra chiunque decida di ascoltarla.

 

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Cronache

Sospeso da funzioni e stipendio il giudice-poeta napoletano Ernesto Anastasio

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Sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. La Sezione disciplinare del Csm usa la mano dura nei confronti del magistrato del tribunale di sorveglianza di Perugia Ernesto Anastasio, finito sotto i riflettori per aver accumulato l’arretrato record di 858 fascicoli, anche omettendo di depositare, o in altri casi depositando ben oltre i termini previsti, provvedimenti relativi alla libertà personale o alle condizioni di vita in carcere dei condannati. Un comportamento che nei mesi passati aveva provocato proteste, come il rifiuto del vitto, da parte dei detenuti del carcere di Perugia.

“E’ un magistrato che sostanzialmente rifiuta il lavoro”, “gettando discredito sull’intera amministrazione giudiziaria” si legge nell’ordinanza, che evidenzia la sequenza di contestazioni disciplinari a suo carico, accumulate in un decennio, sempre per ritardi nel deposito dei provvedimenti, anche quando ricopriva i ruoli di giudice a Torre Annunziata e a Santa Maria Capua Vetere. Originario di Piano di Sorrento, 54 anni, Anastasio, da quando il caso che lo vede protagonista è rimbalzato sui giornali, è stato ribattezzato “il giudice-poeta”. Del suo amore per la poesia parla anche la perizia a cui è stato sottoposto durante il procedimento disciplinare, che ha ipotizzato un disturbo della personalità e ha certificato che lui si sente oppresso da un lavoro che non gli dà soddisfazione perchè i suoi interessi sono orientati in altri campi. E a quella perizia fa diretto riferimento l’ordinanza del Csm per spiegare perchè la sospensione dalle funzioni sia una strada obbligata: non si può pensare che il magistrato corregga il tiro perchè “non è in grado di superare con le sue attuali risorse psicologiche le difficoltà che incontra sul piano dell’efficienza lavorativa”.

E che non ci si possa aspettare un cambio di rotta lo conferma anche il fatto che Anastasio è già stato sanzionato per i ritardi con un trasferimento d’ufficio da Santa Maria Capua Vetere a Perugia ma questo non ha portato a nessun esito positivo. Perciò la sospensione si impone: per evitare “ulteriore grave pregiudizio” ai diritti dei detenuti e al funzionamento del tribunale di sorveglianza di Perugia. A sollecitare il provvedimento, contestualmente all’avvio l’azione disciplinare, era stato il Pg della Cassazione Luigi Salvato, contestando ad Anastasio di aver violato i doveri di diligenza e laboriosità per aver ritardato “in modo reiterato, grave e ingiustificato” decisioni che dovevano essere prese con urgenza. Per la Sezione disciplinare quelle di Anastasio sono condotte molto gravi. E i ritardi hanno inciso “molto negativamente” sulla funzionalità del Tribunale di Sorveglianza di Perugia: hanno reso difficile la gestione del rapporto con i detenuti e costretto i colleghi di Anastasio a un surplus di lavoro per smaltire i suoi fascicoli.

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