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Cronache

Il Csm nomina Michele Prestipino nuovo procuratore di Roma, era il vice di Pignatone

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Ci sono voluti dieci mesi e un lungo travaglio legato allo “scandalo” delle nomine emerso con l’inchiesta di Perugia sul pm romano Luca Palamara e altri magistrati. Ma alla fine il Consiglio superiore della magistratura e’ riuscito a nominare il nuovo procuratore di Roma. E’ Michele Prestipino, 62 anni, nato nella capitale, che ha la reggenza dell’ufficio da quando il suo predecessore, Giuseppe Pignatone, a maggio e’ andato in pensione. Si tratta di una scelta che si pone nel solco della continuita’, visto che con Pignatone, Prestipino aveva collaborato sin da quando tutti e due erano in servizio alla procura di Palermo, condividendo le indagini che portarono alla cattura di Bernardo Provenzano e l’inchiesta sulle talpe alla Dda, conclusa con la condanna dell’ allora presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro. Un rapporto che si e’ rafforzato alle procure di Reggio Calabria e Roma: in entrambi gli uffici Prestipino e’ stato, come procuratore aggiunto, il “vice” di Pignatone, che nella capitale lo ha voluto al suo fianco nel coordinamento della Direzione distrettuale antimafia. La nomina e’ passata a maggioranza, dopo che la prima votazione era andata a vuoto. Ne’ lui, ne’ i suoi concorrenti – il procuratore di Palermo Lo Voi e quello di Firenze Giuseppe Creazzo- erano riusciti a raggiungere la maggioranza assoluta. Lui si era fermato a 10 voti, Lo Voi a 7 e Creazzo a 6. Al ballottaggio ha avuto la meglio con 14 voti contro gli 8 del procuratore di Palermo. Alla prima votazione Prestipino aveva ottenuto il sostegno dell’intero gruppo di Area ,di 3 consiglieri su 5 di Autonomia e Indipendenza (astenuti gli altri due, Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita, dopo aver votato in prima battuta per Creazzo) e di 2 laici su 3 del M5S (Filippo Donati ha appoggiato invece Lo Voi,una volta caduta la candidatura del procuratore di Firenze). Una base che si e’ rafforzata al ballottaggio con il voto del Pg della Cassazione Giovanni Salvi (prima astenuto) e del gruppo di Unicost che aveva proposto e sostenuto in prima battuta Creazzo. Per Lo Voi, oltre a Donati, si sono espressi invece tutti e 3 i consiglieri di Magistratura Indipendente, i 2 laici di Forza Italia, il primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone. Astenuto anche il laico della Lega Emanuele Basile. Nella discussione in plenum non sono mancate le polemiche sul fatto che si sia scelto l’unico dei concorrenti senza il titolo di procuratore, ma che dalla maggioranza (come scrive nella sua relazione il togato Piercamillo Davigo) e’ stato ritenuto il piu’ idoneo, soprattutto per la sua conoscenza della realta’ criminale di Roma. E si e’ evocato lo scandalo, che porto’ alla revoca della prima proposta di nomina a favore del Pg di Firenze Marcello Viola e di Lo Voi e Creazzo e alle dimissioni di cinque consiglieri del Csm, quando dalle intercettazioni di Perugia emerse che avevano discusso di strategie su questa e altre scelte con magistrati e politici. “Prestipino diventa oggi un cavallo di razza, mentre prima non lo avevamo nemmeno considerato” ha fatto notare il laico della Lega Cavanna, evidenziando che quando “i titoli non valgono” sono “le correnti della magistratura che decidono chi e’ il candidato piu’ adatto” . E’ la stessa circolare del Csm sulle nomine “a stabilire che bisogna scegliere il candidato piu’ idoneo”, cosi’ come a dare rilievo all’ esperienza maturata nelle indagini sulla criminalita’ organizzata, gli ha replicato Giuseppe Cascini (Area), che ha riconosciuto a Prestipino anche il merito di aver “pacificato un ufficio devastato” dall’inchiesta di Perugia. Per Lo Voi e Creazzo la partita non e’ comunque chiusa: sono entrambi candidati per il posto di procuratore generale a Roma e il procuratore di Palermo anche per l’incarico di Pg a Milano. Intanto al nuovo procuratore di Roma arrivano le congratulazione del leader del Pd Nicola Zingaretti, della presidente della Commissione Giustizia della Camera Francesca Businarolo (M5s)e del vicepresidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli.

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Cronache

Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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Aggressione omofoba a Federico Fashion style, ‘botte e insulti’

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Preso a schiaffi e pugni sul treno e insultato da un passeggero solo perchè gay. Un’aggressione omofoba che ha visto sul treno Milano-Napoli vittima Federico Lauri, conosciuto come Federico Fashion Style, parrucchiere e volto tv. Lo racconta lui stesso sui social e un’intervista al Corriere della Sera on line. “Preso a schiaffi e pugni in faccia su un treno Italo davanti agli occhi di tutti — scrive Federico, che è anche un volto di Real Time —Essere insultato, denigrato e aggredito per l’orientamento sessuale è vergognoso. Vi prego smettetela di chiamare la gente fr… L’omosessualità non è una malattia». L’aggressione è avvenuta sul Milano Napoli all’altezza di Anagni. Il treno si ferma per un guasto, Lauri chiede informazioni e un passeggero prima lo insulta con frasi omofobe e poi lo picchia. Lauri finisce all’ospedale a Colleferro cn un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Ora promette che denuncerà tutto. “Questa bestia mi ha dato un cazzotto, ma se avesse avuto un coltello mi avrebbe accoltellato -dice al Corriere- Il rischio è uscire di casa e non rientrare più. L’omofobia è la malattia, non l’omosessualità. Loro si devono curare”.

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Lo stupro di Palermo, la difesa vuole la vittima in aula

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Dentro l’aula è scontra tra accusa e difesa. Fuori dal tribunale di Palermo i familiari dei detenuti che arrivano con il pullman della polizia penitenziaria sono in attesa di salutare ‘i loro ragazzi’ mentre non lontano una decina di associazioni hanno dato vita ad un sit in per chiedere di essere ammesse come parti civili. Sono in aula cinque dei sei giovani indagati per lo stupro di gruppo a una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Uno solo segue l’udienza in videoconferenza, collegato da una sala del carcere dove è recluso. Assente la vittima dello stupro, ospite in una comunità protetta, fuori dalla Sicilia. L’unico minorenne del branco è in un istituto minorile, dopo essere stato già condannato a 8 anni e 8 mesi in abbreviato. L’udienza preliminare davanti al gup Cristina Lo Bue per i sei maggiorenni – Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia – si apre in un clima di scontro aperto tra le parti. I legali degli indagati hanno già preannunciato le contromosse per ribaltare le accuse nei confronti dei loro assistiti.

La linea difensiva è chiara ed è legata alla richiesta di ascoltare nuovamente la vittima alla luce delle “nuove prove” che gli avvocati avrebbero raccolto. Alla prossima udienza chiederanno l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal gip di Palermo Clelia Maltese due mesi fa nel corso dell’incidente probatorio. Il materiale raccolto dalla difesa già in un’udienza stralcio a marzo non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono. Secondo gli avvocati le nuove prove dimostrerebbero in sostanza che la giovane era consenziente. Una linea difensiva che non sorprende l’avvocato Carla Garofalo, legale della ragazza. “Questa è letteratura – spiega -, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. In ogni caso questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano (i video girati con i cellulari dagli stessi indagati ndr)”.

La legale parla di “un ambiente tossico” attorno alla sua assistita “che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita” e denuncia “una campagna denigratoria nei confronti della ragazza durata tutta l’estate”. “Io, purtroppo – aggiunge -, sono entrata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente”. L’avvocato Garofalo sottolinea anche lo stato di profonda prostrazione vissuto dalla giovane: “ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue. E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare”. Attorno alla ragazza vittima dello stupro si sono strette una decina di associazioni che oltre a manifestare davanti al tribunale hanno chiesto di costituirsi parte civile, così come ha fatto il Comune di Palermo. Il Gup ha rinviato ogni decisione alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato i legali degli imputati dovranno scegliere tra l’abbreviato “secco” o l’ordinario.

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