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Governo, Conte: fedeltà a interessi nazionali non orgoglio personale

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Quella che leggete è una lettera che il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte* ha inviato al quotidiano la Repubblica per analizzare il momento politico difficile del governo, l’avvio della Legislatura europea e il lavoro che ha davanti il Parlamento.
Gentile direttore,
in questi giorni il suo giornale – come pure vari altri – si interroga sulle condizioni di salute della maggioranza di governo e prospetta un mutamento nel mio modo di interpretare il ruolo del Presidente del Consiglio.
I valori che ispirano la mia condotta sono sempre stati e saranno il rispetto delle istituzioni, da difendere sempre e comunque, la piena trasparenza nei confronti dei cittadini, la fedeltà assoluta agli interessi nazionali.
Le mie iniziative sono sempre ispirate da queste finalità ed è un errore pensare che possano essere dettate dall’ orgoglio personale o suscitato dal ruolo, o anche dalla volontà di alimentare polemiche e contrasti politici.
Muovo dalla prospettiva europea.
Ho subito chiarito che questo inizio della legislatura si preannuncia denso di sfide e di opportunità, che il nostro Paese potrà cogliere solo se noi rappresentanti istituzionali sapremo interpretare lo “spirito del tempo” e offrire soluzioni efficaci e sostenibili.
Molto spesso, intervenendo alle riunioni del Consiglio Europeo, ho chiarito agli altri leader europei che la Casa comune sta attraversando un momento di particolare fragilità.
Alcuni dei suoi abitanti si sentono particolarmente privilegiati, sono contenti delle stanze loro assegnate e degli spazi comuni. Altri non la trovano particolarmente confortevole, non si sentono a proprio agio.
Dobbiamo comprendere le ragioni del disagio e delle insicurezze e offrire risposte adeguate, intervenendo, con urgenza, per invertire il progressivo processo di esclusione di fasce sempre più ampie della popolazione che si attendono dai politici visione e risposte concrete, in una prospettiva decisamente orientata alla crescita e all’ inclusione.
I migliori amici dell’ Europa sono gli europeisti critici, non quelli che si affidano a petizioni di principio.
Durante il negoziato preordinato alla designazione dei nuovi vertici delle Istituzioni dell’ Unione mi sono dapprima opposto a soluzioni predeterminate e non elaborate nel consesso appropriato o nell’ ambito del mandato congiunto che avevamo conferito al Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk. Successivamente, quando mi sono opposto a soluzioni alternative, l’ ho fatto non per pregiudizi personali o politici nei confronti degli altri candidati vagliati, ma perché ho ritenuto che le soluzioni prospettate non fossero idonee a tutelare i nostri interessi nazionali e comunque a garantire il necessario rilancio per superare il difficile momento che l’ Unione europea sta attraversando.
La designazione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea è stata da me condivisa, per la sua storia personale e politica, e perché questa soluzione avrebbe consentito all’ Italia di ottenere un portafoglio economico di rilievo, in particolare la “concorrenza”, come da me richiesto, e avrebbe aperto a buone prospettive per l’ Italia anche con riguardo alle restanti nomine.
Nei giorni precedenti la votazione della neo-Presidente ho invitato i parlamentari europei delle forze politiche che sostengono la maggioranza interna ad appoggiare questa candidatura, proprio in ragione dei sottesi equilibri e garanzie. Aggiungo che il discorso programmatico della neo-Presidente ha confermato molte delle priorità che stanno a cuore al nostro Paese, in tema di politiche sociali, di misure per l’ occupazione e per la tutela dell’ ambiente, di contrasto al traffico illegale di migranti.
Come è noto gli Europarlamentari eletti con la Lega, a differenza di quelli del MoVimento 5 Stelle, hanno espresso voto contrario. Non sono in condizione di prefigurare se questa contrarietà avrà ripercussioni sulle trattative che si svolgeranno per definire la composizione della squadra di neo-Commissari. Di certo non si tratta di rivendicare una “poltrona” a beneficio di una singola forza politica. Si tratta di difendere gli interessi nazionali e di rivendicare per l’ Italia il posto di prestigio che merita.
Passando alla manovra economica, ho letto con attenzione la lettera del Ministro e Vicepresidente Di Maio, ieri pubblicata sul Sole 24 Ore, con la quale mi sollecita l’ apertura di un confronto tra Governo e parti sociali sulle norme necessarie a rilanciare il nostro sistema economico e sociale. Accolgo senz’ altro questo invito e annuncio che, già per la prossima settimana, convocherò a Palazzo Chigi tutti i rappresentanti sindacali, delle imprese e delle altre associazioni di categoria, per un confronto ordinato e proficuo con la partecipazione di tutti i Ministri, in modo da acquisire, all’ esito delle diverse interlocuzioni, una condivisa valutazione sulle varie istanze, utile a definire i contenuti della manovra economica in coerenza con gli interessi generali dei cittadini.
Ho già chiarito che ogni iniziativa compiuta da una singola forza politica, perseguita separatamente, è pienamente legittima, ma non può sostituirsi al pieno contraddittorio tra tutte le parti politiche e sociali, alla presenza dell’ intero Governo, come impongono le regole di correttezza istituzionale. La legge di bilancio, infatti, è l’ espressione massima dell’ indirizzo politico della maggioranza, e – più di ogni altra – richiede piena condivisione e coordinamento dal Vertice. Una iniziativa perseguita senza un principio di coordinamento rischia di complicare – non già di agevolare – il processo decisionale e, in particolare, la più completa formazione ed espressione della politica generale di governo, con il risultato di compromettere l’ efficacia della nostra azione.
Quanto alla vicenda “moscovita” che occupa da qualche giorno i giornali, preciso che le forze di opposizione mi hanno chiesto di riferire in Senato e per questa ragione, ritenendo sacre le prerogative del Parlamento, ho immediatamente acconsentito alla richiesta. Ritengo improprio anticipare in questa sede i contenuti della mia informativa, anche perché sarebbe irriguardoso nei confronti dei Senatori.
Posso però garantire che riferirò, in piena trasparenza, su tutte le circostanze e le notizie che sono a conoscenza mia e di tutti i Componenti del Governo che presiedo. Questo intervento sarà l’ occasione per ribadire al Parlamento la nostra collocazione geo-politica e per confermare la mia più elevata sensibilità nella tutela della nostra sicurezza e sovranità nazionale.
Da ultimo, prendo atto che nel dibattito pubblico si intensificano le congetture su scenari futuribili e su nuove maggioranze di governo, alcune delle quali mi vedrebbero personalmente coinvolto.
Ho assunto un alto incarico sulla base di una specifica maggioranza con un progetto di governo ben definito. Confido di potere completare questo faticoso impegno sino al termine naturale della legislatura, in modo da realizzare appieno l’ ambizioso piano di riforme economiche e sociali e di modernizzazione del Paese.
Se questa esperienza di governo dovesse interrompersi in via anticipata, non mi presterò, tuttavia, a operazioni opache o ambigue. Assicuro che il percorso si realizzerà in modo lineare e trasparente, nelle sedi appropriate, per rispetto del Parlamento e dei cittadini.
Posso compiere errori di valutazione e rivelarmi mancante nell’ azione, ma è certo che sino a quando avrò responsabilità di governo mi batterò affinché tutti i cittadini possano recuperare piena fiducia nelle istituzioni di governo, e affinché le istituzioni, tutte le istituzioni, possano meritare questa fiducia. Su questo non transigo e mai transigerò.
*Giuseppe Conte 

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La morte di Mattia Giani sul campo di calcio, l’accusa del giudice sportivo: l’ambulanza arrivò dopo 17 minuti

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Una tragedia ha colpito il mondo del calcio toscano con la morte del calciatore Mattia Giani durante una partita tra Lanciotto e Castelfiorentino. Il giudice sportivo della Figc – Lega Dilettanti toscana ha ora fornito una ricostruzione dettagliata degli eventi che hanno portato alla tragedia e delle decisioni conseguenti.

Secondo il giudice sportivo, l’ambulanza è arrivata allo stadio di Campi solo 17 minuti dopo che i soccorsi sono stati richiesti per Mattia Giani. Durante questo periodo, i soccorsi sono stati forniti da un massaggiatore ospite e da un medico presente in tribuna, che sembra che abbiano utilizzato un defibrillatore per tentare di rianimare il giocatore. Successivamente, una prima ambulanza è giunta sul posto e ha continuato le operazioni di soccorso con l’aiuto di altri volontari che sono arrivati con un’altra ambulanza pochi minuti dopo. Nonostante gli sforzi dei sanitari, il calciatore è stato dichiarato morto dopo il suo trasferimento in ospedale.

Il giudice sportivo ha ritenuto giustificata la sospensione della partita, che è stata interrotta al 14′ del primo tempo, a causa dell’inevitabile turbamento di giocatori e dirigenti causato dall’evento tragico. Inoltre, ha deciso che la parte restante della partita dovrà essere recuperata in un secondo momento.

La squadra Lanciotto è stata multata di 400 euro “per mancanza di ambulanza e/o medico”,  sanzione prevista per questa mancanza.

“Giova sottolineare – scrive ancora il giudice sportivo – come il rispetto del grave evento anche da parte della società Lanciotto Campi Bisenzio e dei componenti la terna arbitrale sia sintomo di grande osservanza dei valori della solidarietà e della correttezza sportiva”.

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Studenti bocciati con il 5 e multe a chi aggredisce prof

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Dalla bocciatura con il 5 in condotta al ritorno della valutazione numerica sul comportamento alle scuole medie fino alle multe per aggressioni al personale scolastico. Via libera del Senato al disegno di legge messo a punto dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Il provvedimento, che ora deve passare alla Camera, prevede una serie di novità. Il voto in condotta sarà numerico anche alle scuole medie. Il giudizio sintetico sul comportamento rimarrà, dunque, solamente per i bambini della scuola primaria. Per tutti gli altri ci sarà il voto espresso in decimi e farà media con le altre materie. Sia alle medie che alle superiori, se non si raggiunge almeno il 6 in condotta si verrà automaticamente bocciati.

L’insufficienza si può ottenere per mancanze disciplinari gravi e reiterate avvenute nel corso di tutto l’anno scolastico. Per quanto riguarda le scuole superiori, nel caso di voto pari a 6 si avrà un debito formativo e si dovrà sostenere un elaborato di educazione civica. Il vero spartiacque per gli studenti delle superiori, specie in ottica diploma, è però l’8 in condotta. Se non si supera questa soglia si possono perdere fino a 3 punti di credito scolastico, punteggio che va a confluire direttamente nel voto di Maturità. Anche le sospensioni cambieranno.

Non ci sarà più l’allontanamento da scuola e lo studente dovrà partecipare ad attività scolastiche di riflessione e a una verifica finale da sottoporre al consiglio di classe. Il tenore della punizione dipenderà dalla durata della sospensione. Chi avrà più di due giorni dovrà partecipare ad “attività di cittadinanza solidale” in strutture convenzionate. Per il ministro Valditara si tratta di “un importante passo in avanti nella costruzione di una scuola che responsabilizza i ragazzi e restituisce autorevolezza ai docenti”. “A differenza di quanti parlano di misure autoritarie e inutilmente punitive – ha detto il ministro – io rivendico la scelta di dare il giusto peso alla condotta nel percorso scolastico degli studenti”.

Il provvedimento introduce anche multe per i reati commessi ai danni di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola a causa o nell’esercizio delle sue funzioni. La somma varia dai 500 ai 10.000 mila euro “a titolo di riparazione pecuniaria in favore dell’istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa”. “È anche importante – ha sottolineato Valditara – che chi abbia aggredito personale della scuola risarcisca la scuola per il danno di immagine che ha contribuito a creare”.

E sempre il ministro ha annunciato oggi, rispondendo a un question time alla Camera, che è allo studio una normativa che riguarderà le chiusure scolastiche per festività religiose. “La norma che stiamo studiando è molto semplice – ha detto – non consentire la chiusura delle scuole in occasione di festività religiose o nazionali non riconosciute dallo Stato italiano. Ovviamente senza nessuna discriminazione nei confronti dei ragazzi che vogliano invece festeggiare quelle determinate ricorrenze, che saranno giustificati se rimarranno a casa”.

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Esteri

‘Strategia del tritacarne, i russi morti sono 50.000’

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Mentre il mondo guarda con apprensione al Medio Oriente e a un’eventuale escalation con l’Iran, l’Ucraina continua a essere uno spaventoso terreno di battaglia. Con Vladimir Putin disposto a perdere la vita di migliaia di soldati pur di avanzare la linea del fronte con quella che la Bbc definisce la “strategia del tritacarne”: mandare ondate di soldati senza sosta in prima linea per cercare di logorare le forze ucraine ed esporre la loro artiglieria. Con il risultato di aver superato finora “la soglia di 50.000 caduti”. Nelle ultime ore anche le forze di Kiev hanno colpito in profondità in Russia – fino a danneggiare una fabbrica di bombardieri Tupolev in Tatarstan, stando ai servizi speciali ucraini – e in Crimea, dove secondo media e blogger locali “circa 30 militari russi sono rimasti uccisi e 80 feriti in un attacco notturno all’aeroporto militare di Dzhankoy”, che avrebbe “distrutto un deposito di missili Zircon e S-300”.

In mattinata la rappresaglia di Mosca si è scagliata ancora una volta sui civili, con un triplo raid su Chernihiv, città nel nord dell’Ucraina, una delle più antiche del Paese: i missili russi hanno colpito palazzi residenziali vicino al centro, un ospedale e un istituto scolastico, causando almeno 17 morti, oltre 60 feriti – tra cui tre bambini – e un numero imprecisato di dispersi sotto le macerie dove per tutto il giorno hanno lavorato i servizi di emergenza.

La strage ha suscitato l’ira di Volodymyr Zelensky, impegnato a chiedere con insistenza agli alleati europei e americani di rafforzare la difesa aerea ucraina: “Questo non sarebbe successo se avessimo ricevuto abbastanza equipaggiamenti di difesa antiaerea e se le determinazione del mondo a resistere al terrore russo fosse stato sufficiente”, ha tuonato il presidente sui social, esprimendo sempre più rabbia e frustrazione, soprattutto all’indomani delle manovre occidentali sui cieli di Israele per difenderlo dall’Iran. Di questo passo, e con il morale delle truppe sempre più indebolito dalle “cupe previsioni” di guerra, il fronte ucraino potrebbe collassare “la prossima estate quando la Russia, con un maggior peso numerico e la disponibilità ad accettare enormi perdite, lancerà la sua prevista offensiva”, riferiscono diversi alti ufficiali di Kiev a Politico. Insomma, Mosca ha messo in conto di poter perdere un alto numero di militari anche con la cosiddetta “strategia del tritacarne”.

Strategia che, stando a un conteggio realizzato da Bbc Russia, dal gruppo di media indipendenti Mediazona e volontari – che hanno scovato i nomi dei caduti anche sulle tombe recenti nei cimiteri – avrebbe già portato il bilancio dei militari di Putin morti in Ucraina (esclusi i separatisti filorussi del Donbass) oltre la soglia dei 50.000, con un’accelerazione del 25% in più nel secondo anno di invasione. “Il bilancio complessivo è 8 volte superiore all’ammissione ufficiale di Mosca – sottolinea l’emittente britannica -. Ed è probabile che il numero sia molto più alto”.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha rivendicato il segreto di Stato sull'”operazione militare speciale”, come del resto nemmeno Kiev pubblicizza il numero dei suoi caduti: l’ultima cifra ufficiale risale a febbraio, quando Zelensky parlò di 31.000 soldati rimasti uccisi. Neppure stavolta Mosca ha confermato le notizie riportate dei trenta soldati russi che sarebbero morti nell’attacco alla base aerea in Crimea, che secondo i blogger russi di Rybar, vicino all’esercito del Cremlino, avrebbe centrato e danneggiato l’obiettivo con 12 missili Atacms forniti a Kiev dagli Stati Uniti. Il ministero della Difesa russo ha tuttavia smentito che droni dell’intelligence militare ucraina abbiano colpito la fabbrica di Tupolev nel Tatarstan, nell’est della Russia: al contrario ha precisato di aver “distrutto un drone ucraino, nella stessa area”, prima che potesse causare danni.

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