A poche ore dalla riapertura dopo il lookdown per il covid, non c’e’ pace la scuola italiana: da una parte il governo continua a lavorare e spingere risorse per consentire il ritorno in aula in sicurezza, dall’altra non si fermano le polemiche con gli studenti che denunciano che si “e’ fatto troppo poco” e che annunciano che scenderanno in piazza. Sono tante, d’altra parte le incognite a partire dall’arrivo di banchi e mascherine (con il commissario Arcuri ha assicurato che tutte le scuole le hanno), ma anche la questione dei tamponi, mentre continua in ordine sparso la decisione dei comuni di posticipare al 24 settembre l’apertura in caso di particolari esigenze o focolai, come ha deciso Alassio. Insomma, si riaprira’ “a macchia di leopardo. E, seppure le scuole pronte saranno la stragrande maggioranza, anche nel loro caso le attivita’ riprenderanno a scartamento ridotto”, ha spiegato Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio. Per quanto riguarda i tamponi, quasi il 50% del personale della scuola, pari a circa 500mila tra docenti e non docenti, ha svolto il test sierologico e di questi il 2,6% – cioe’ circa 13mila – e’ risultato positivo e non prendera’ servizio fino a quando il tampone non dara’ esito negativo, secondo i dati dell’ufficio del Commissario Domenico Arcuri. I numeri non tengono conto dei 200mila tamponi del Lazio in quanto la regione sta operando in maniera autonoma. La regione piu’ virtuosa e’ la Lombardia, con il 70% di test effettuati mentre all’ultimo posto c’era la Sardegna con solo il 5%. Entro il 24 settembre dall’Ufficio del commissario prevedono che la percentuale possa salire al 60-70% complessivamente. Intanto il governo ha dato una risposta concreta agli enti locali: il Consiglio dei ministri ha derogato la spesa delle assunzioni a tempo indeterminato fatte dai comuni in particolare per asili nido e materne. “L’avevamo detto da tempo – ha detto il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, – importantissimo fissare le norme ed eseguire gli interventi per rendere sicuro il rientro a scuola dei ragazzi, priorita’ assoluta, come l’ha definita il governo. Ma se avessimo provveduto a garantire distanza su scuolabus e in classe ma poi non avessimo fatto trovare a bambini e ragazzi gli insegnanti e tutto il personale che fa funzionare la scuola, sarebbe stata una beffa. Oggi, finalmente, il governo ha dato risposta alla nostra richiesta”. E altre risorse sono state confermate dalla ministra per la Famiglia, Elena Bonetti: 50 mln per i congedi di quarantena dei genitori. Tutto questo non rassicura pero’ gli studenti: A “qualche giorno dalla riapertura ancora troppo poco e’ stato fatto dal governo per la riapertura della scuola: mancano i trasporti, i lavori di edilizia leggera non bastano, la dispersione scolastica e’ alle stelle e il numero dei docenti e’ insufficiente. Non e’ abbastanza! Per questo – annuncia l’Unione degli Studenti – scenderemo in piazza il 25 e il 26 settembre”, da soli e con la manifestazione nazionale di Roma a cui parteciperanno anche i sindacati. Ma dal ministero dell’Istruzione replica la vice ministra Anna Ascani: “la riapertura delle scuole, in presenza e in sicurezza, sta vedendo impegnate tantissime professionalita’: l’obiettivo e’ comune e fondamentale per tutti i nostri ragazzi”. Anche a livello politico, tuttavia, non mancano le polemiche: “I ritardi con cui inizia l’anno scolastico sono sotto gli occhi di tutti, ma non vanno confuse le responsabilita’ del governo con gli incredibili sforzi che sta facendo il mondo della scuola”, nota l’ex ministra Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati: “Perche’ se di qui ai prossimi giorni molti istituti riapriranno i battenti e’ solo grazie all’impegno e alla dedizione di dirigenti scolastici e insegnanti”: Ma il premier Giuseppe Conte incassa il sostegno di Matteo Renzi: “nessuno ha la bacchetta magica, si sono fatti passi in avanti anche se non quanto avremmo voluto”. Infine, rimane forte la polemica in Piemonte, dopo la decisione della Regione di chiedere alle famiglie di “certificare” la temperatura dei figli, ordinanza contestata dall’Ufficio scolastico regionale.