Il presidente del gruppo editoriale Gedi Marco De Benedetti e l’amministratore delegato Laura Cioli che mercoledì (tre giorni fa) in una riunione a Repubblica col Comitato di Redazione e il direttore Carlo Verdelli avevano negato qualunque ipotesi di vendita. E invece ci sono, riferiscono fonti interne alla società “discussioni concernenti un possibile riassetto dell’azionariato di Gedi”. Il consiglio d’ amministrazione di Cir (la società dei fratelli De Benedetti) è convocato questo lunedì “per l’ esame di tale possibile operazione”. La notizia di queste trattative è stata lanciata dal sito di Roberto D’Agostino, Dagospia che parla di vendita già decisa. Ipotesi al momento non smentita da Marco De Benedetti.
Perché? Perchè sembra che la trattativa sia già alla fase di closing, di chiusura. Ci sarebbe intesa sia sul quantum che sulla presenza nella compagine della società sempre dei De Benedetti. Exor NV (la finanziaria olandese che è la cassaforte della famiglia Agnelli, residenti in Italia ma fiscalmente all’estero nel Paese dove le tasse non sono una ossessione e un salasso) acquisirà il pacchetto di maggioranza del gruppo editoriale da Cir, oggi al 43,7% (che comunque manterrà una quota nella società). L’idea di Elkann, a quel punto, è effettuare il “delisting” del titolo, cioè l’uscita della società dalla Borsa.
Aveva ragione Carlo De Benedetti, il fondatore di Repubblica assieme a Eugenio Scalfari, dunque, nella polemica coi suoi eredi, anche se la sua offerta da 40 milioni per l’intera società (a bilancio per sei volte tanto) era più che altro una provocazione. Il valore del gruppo Gedi, peraltro, è confermato a circa 240 milioni – al lordo dei 120 milioni di passivo – anche nel report dedicato alla società da Mediobanca questo mese. Problema: tre quarti del valore è dato dal comparto “radio”, quello dei quotidiani e periodici – nonostante si parli di 25 testate – è assai lontano dal 20% (una quarantina di milioni).
Numeri che renderebbero più conveniente una vendita “a spezzatino”, opzione non esclusa quando sarà conclusa l’operazione (controllo agli Agnelli e delisting, appunto). I comitati di redazione dei giornali del gruppo, Repubblica in testa, ora sono preoccupati. Che cosa accadrà? La strategia di Elkann in questi anni è stata sempre quella di spostare gli interessi della famiglia fuori dall’ Italia: cosa vuol farci adesso con tutti quei giornali e una società in perdita? Al momento lo sanno solo gli interessati. È però di certo una coincidenza interessante che questa operazione vada di pari passo con la cosiddetta “fusione” tra l’ ex Fiat e Psa, operazione che vedrà fin da subito i francesi al comando e nel medio periodo potrebbe riservare pessime notizie per gli insediamenti produttivi in Italia. E allora tanti giornali, molti assai forti localmente, potranno tornare utili. A buon intenditori…