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Cronache

Fondi Lega, i pm: contabili infiltrati in piani alti

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Se e’ ormai chiaro per gli inquirenti che dalla vendita gonfiata di un immobile a Cormano, nel Milanese, il “gruppo” drenò 800mila euro di “fondi pubblici”, rimangono “sicuramente da esplorare altri ancor piu’ delicati settori in cui il ‘pool’ di commercialisti” vicini alla Lega, finiti ai domiciliari giovedi’, si e’ mosso. Fatti che potrebbero far diventare “marginale” il caso del capannone. Dalle migliaia di pagine di atti depositati nell’inchiesta, infatti, vengono a galla tantissime operazioni e movimentazioni finanziarie, soprattutto da parte di Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, i due contabili del Carroccio, “persone tanto infiltrate nelle istituzioni”, scrivono i pm, e capaci di raggiungere “subito i piani altissimi della politica a Roma”. Nell’indagine partita dal caso Lombardia Film Commission i filoni da approfondire, tra cui quello su presunti ‘fondi neri’ raccolti dai professionisti per il partito, affiorano dalle informative del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf e dalle testimonianze rese all’aggiunto Eugenio Fusco e al pm Stefano Civardi. “Sono operazioni prive di valide ragioni economiche che, aldila’ degli importi, non mi e’ capitato di vedere in tutta la mia carriera. E ho lavorato in banca quasi trent’anni”, ha raccontato Marco Ghilardi, ex direttore della filiale Ubi di Seriate (Bergamo) dove erano aperti conti di societa’ riconducibili a Manzoni e Di Rubba, quest’ultimo “piazzato dal partito”, per i pm, “a presiedere uno dei tanti enti del sottobosco della pubblica amministrazione”, la LFC. Proprio quando a fine maggio Ghilardi sta rischiando il licenziamento, che poi avverra’, per non aver segnalato operazioni sospette, Di Rubba, direttore amministrativo al Senato, e Manzoni, revisore contabile alla Camera, “raggiungono subito i piani altissimi della politica a Roma nelle giornate del 26 e 27 maggio” per un incontro “riservato”, dato che, annotano i pm, c’erano “fibrillazioni”. L’incontro non e’ stato registrato e quindi non si sa esattamente chi abbia partecipato e gli investigatori lo hanno ricostruito tramite le intercettazioni. “C’e’ stata la riunione con … con Salvini – dice Manzoni il 27 maggio – poi non mi sono fermato li’ a parlare con Calderoli, pero’ mi ha chiamato”. Mentre dalle carte e’ evidente che il numero degli indagati e’ piu’ alto delle cinque persone in misura cautelare, tra cui l’altro commercialista Michele Scillieri, e sfiora la decina (c’e’ un indagato anche per riciclaggio), il racconto del bancario Ghilardi apre scenari. Ha spiegato che sul conto dell’associazione ‘Piu’ Voci’, di cui era legale rappresentante il tesoriere leghista Giulio Centemero, “sono transitati anche bonifici di importo significativo”. E ha riferito che quando comunico’ a Di Rubba “l’impossibilita’ a poter procedere” con l’apertura di conti per le articolazioni territoriali della Lega, il professionista “per tutta risposta mi scrive: ‘mi avevi detto che si poteva, allora chiudo tutto'”. Il bancario ha parlato anche dei “movimenti registrati sui conti” di altre due societa’ dei contabili, la Sdc e lo Studio Cld, e ha ricordato i “numerosi accrediti da Lega Nord sempre con la medesima causale ‘saldo fattura’”. Altre “rogne”, ha aggiunto il teste, “a mio avviso riguardano l’espansione finanziaria della societa’ ‘Non solo auto’ riconducibile sempre a Di Rubba (…) negli ultimi anni il principale cliente della societa’ e’ sempre il partito Lega”. E cosi’ commentava Scillieri intercettato: “Come mai la societa’ di noleggio auto ha fatturato quasi un milione di euro alla Lega in un anno? Caz.. se sono andati in giro ah ah ah”. Un faro e’ acceso anche sull’imprenditore Francesco Barachetti, indagato e a detta degli inquirenti vicino alla Lega da cui avrebbe incassato molto. Nel febbraio 2018, scrive la Gdf, compro’ anche 45mila euro di rubli e li trasferi’ ad una societa’ russa.

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Omicidio Borsellino, il pm: Arnaldo La Barbera figura centrale del depistaggio

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“Figura centrale di questo depistaggio è Arnaldo La Barbera. Mi auguro di non sentire affermazioni, da parte della difesa, sul fatto che si processano i morti, chi non è in grado di difendersi, sugli schizzi di fango, così come fatto in primo grado. Perché al di là delle frasi ad effetto mi piacerebbe capire cosa dovrebbe fare un pubblico ministero quando c’è l’ipotesi di un’azione delittuosa concorsuale nel momento in cui la figura centrale è deceduta. Dovremmo archiviare anche per gli altri? E nemmeno si possono omettere tutte le argomentazioni che riguardano la figura centrale”. Lo ha detto il pm Maurizio Bonaccorso, applicato alla procura generale, iniziando la sua requisitoria nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio che si celebra a Caltanissetta nei confronti dei poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Tutti ex appartenenti al gruppo di indagine Falcone-Borsellino con a capo Arnaldo La Barbera.

“Dobbiamo partire – ha continuato Bonaccorso – dalle risultanze su Arnaldo La Barbera che ci danno l’immagine di un soggetto che è un ponte tra due mondi, quello di Cosa Nostra e quello dei servizi deviati, entrambi interessati al mancato accertamento della verità. Alla scorsa udienza ho iniziato la requisitoria parlando dell’anomala collaborazione, per non dire inquietante, tra la procura di Caltanissetta e il Sisde nella fase preliminare delle indagini.

Questa collaborazione nasce dall’ostinazione del dottore Tinebra, allora procuratore di Caltanissetta, che all’indomani della strage sollecitò una collaborazione con il Sisde. La cosa singolare è che l’attività del Sisde, anziché entrare in collisione con l’attività della Squadra Mobile di Palermo, si salda perfettamente con essa. Il Sisde veste di mafiosità Vincenzo Scarantino, che fino ad allora era stato un delinquente comune”. Vincenzo Scarantino era definito come un “picciotto” del quartiere della Guadagna che si occupava all’epoca di furtarelli e sigarette di contrabbando.

E’ evidente che nel nostro Paese vige il principio della presunzione di innocenza e pertanto le contestazione del pm a La Barbera (deceduto) come a chunque altro in questo processo non sono sentenze. L’ultima sentenza sarà la Cassazione ad emetterla.

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Escort e regali di lusso per appalti smaltimento rifiuti

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Escort di lusso, bottiglie di champagne, pernottamenti in hotel e cene costose nonché buoni carburante e biglietti per le partite di calcio in cambio di appalti affidati in via esclusiva per lo smaltimento dei rifiuti. Corruzione e sfruttamento della prostituzione sono i reati contestati nell’operazione ‘Leonida’ condotta dalla guardia di finanza e coordinata dalla procura di Reggio Emilia che ha portato ad eseguire 5 misure cautelari (di cui una ai domiciliari e quattro interdittive) e 14 avvisi di garanzia nell’ambito di perquisizioni in corso dall’alba di stamattina, oltre che nel Reggiano, nelle province di Parma, Verona, Brescia, Lucca, Livorno, Sassari, Roma e Siena.

Agli arresti domiciliari è finito il socio unico e presidente del Cda di Greenlife srl ed di Ecologia Soluzione Ambiente Spa con sede a Bibbiano, nel Reggiano. Tra gli indagati anche due ufficiali dell’Esercito e un ingegnere civile, tutti e tre impiegati nello stabilimento militare ripristini e recupero del munizionamento di Noceto (Parma) e accusati di aver ricevuto le regalie per favorire l’azienda negli affidamenti diretti di lavori di smaltimento di rifiuti speciali (tra cui anche attività di demilitarizzazione di missili e di bombe al fosforo bianco) per una cifra complessiva di 650.000 euro tra l’aprile 2023 e gennaio scorso. Le commesse pubbliche affidate in via diretta e presunta illecita all’azienda reggiana sono state individuate nell’alveo dei servizi richiesti da alcune municipalizzate operanti in Toscana, Veneto, e Lombardia e per tali condotte sono indagate 10 persone (delle quali, 5 soggetti privati collegati a un’azienda reggiana e 5 pubblici ufficiali inseriti nelle tre aziende a partecipazione pubblica coinvolte nelle indagini).

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Non cammina più dopo il calcetto, un intervento gli salva l’arto

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Ha sentito un forte dolore alla gamba destra durante la partita di calcetto. Poi il dolore è passato, ma un trentacinquenne siciliano ha continuato a provare dolore camminando solo dopo pochi passi. Il suo calvario è continuato per un anno, servito ad identificare la rara malattia che gli causava tutti i problemi. Era infatti affetto da malattia cistica avventiziale dell’arteria poplitea: in pratica gli si erano formate delle cisti nell’arteria che si trova dietro il ginocchio, cisti che rendevano sempre più difficoltoso il passaggio del sangue.

Per salvargli la gamba, il trentacinquenne è stato operato ala Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza, con un complesso intervento durato circa tre ore in cui il tratto dell’arteria interessato dalle cisti è stato ‘sostituito’ con una vena prelevata allo stesso paziente. “Si tratta di un intervento delicato – ha spiegato Vittorio Segramora, direttore della Chirurgia vascolare – e reso difficoltoso delle tenaci aderenze che le cisti determinano con le strutture adiacenti e che impongono un meticoloso ed attento isolamento dei nervi (nervo sciatico-popliteo-esterno) e delle vene (vena poplitea) che devono essere preservati per garantire la normale funzionalità della gamba”.

Dopo pochi giorni dall’intervento, eseguito da Segramora con il dottor Savino Pasquadibisceglie, aiuto chirurgo vascolare, insieme alla dottoressa Margherita Scanziani, anestesista, il trentacinquenne è stato dimesso e, fanno sapere dal San Gerardo, è tornato ad una vita normale senza ulteriori disturbi.

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