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Cronache

Eutanasia, aiutò donna a morire, Exit sotto inchiesta

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Alessandra e’ morta il 27 marzo nella casa dei suicidi. E’ morta in Svizzera, dalle parti di Zurigo, dove c’e’ una clinica, la Dignitas, che aiuta i suoi pazienti a smettere di vivere. Adesso, ancora una volta, la giustizia italiana tornera’ a occuparsi di eutanasia. Perche’ quello che in altri Paesi e’ legale aldiqua’ delle Alpi non lo e’. Ma non solo. Nella vicenda di questa donna di 46 anni, insegnante di Paterno’ (Catania), sofferente nell’animo e nel corpo al punto da desiderare di non risvegliarsi piu’, ci sono aspetti che i magistrati vogliono chiarire. Dalla procura di Catania e’ partito un avviso di garanzia alla volta di Torino. Il destinatario e’ Emilio Coveri, 68 anni, presidente di un’associazione, Exit Italia, che da anni propugna “il diritto delle persone a una morte dignitosa”. Il diritto a “scegliere per se'”. Il reato ipotizzato dal procuratore aggiunto Ignazio Ponzo e dal pm Angelo Brugaletta e’ l’istigazione al suicidio. Significa, in caso di colpevolezza, dai cinque ai dodici anni di carcere. Ma Coveri sventola il provvedimento (un invito a presentarsi a Catania il 25 luglio per un interrogatorio) come una bandiera. “Me lo aspettavo – dice – e ora mi onoro di essere indagato come Cappato. Anche se io, a differenza sua, non ho fatto nulla di eroico”. Il riferimento e’ a Marco Cappato, l’attivista radicale che nel 2017 porto’ Dj Fabo in Svizzera, alla Dignitas, per l’ottenimento dell’eutanasia: “Un eroe che ha compiuto un gesto d’amore e compassione. E poi si e’ autodenunciato”. L’insegnante era tormentata dalla depressione e da una nevralgia cronica, la sindrome di Eagle. Da un paio d’anni non esercitava piu’. I familiari le erano sempre stati vicino. Ma quando parti’ per la Svizzera, il 25 marzo, furono colti di sorpresa: lo seppero per caso, da un comune conoscente che aveva incontrato la donna in aeroporto. Ormai il meccanismo era scattato. Dalle indagini di carabinieri e polizia postale risulta che Coveri e Alessandra si tenevano in contatto fin dal 2017. Telefonate, e-mail, sms dove gli inquirenti rilevano, tra l’altro, “sollecitazioni e argomentazioni in ordine alla legittimita’, anche etica, della scelta suicidiaria”. Il 5 febbraio 2018 l’insegnante prese la tessera di Exit. Tredici mesi dopo lascio’ che la addormentassero per sempre. I parenti, sconcertati, hanno presentato una denuncia. I pubblici ministeri hanno subito tentato – ma un giudice si e’ opposto – di bloccare i beni della donna nel timore che, oltre a versare i 6.200 euro per l’assistenza, avesse intestato a qualcuno il resto dei suoi averi. Del resto – sostiene la procura – le leggi svizzere vietano l’eutanasia “a fini egoistici”, come quelli finalizzati ad appropriarsi di patrimoni “di chi e’ istigato al suicidio”. Inoltre pretendono che venga praticata solo nei casi di “patologie incurabili, handicap intollerabili, dolori insopportabili”; e Alessandra, sia pure sommando depressione e nevralgia, non poteva essere considerata una malata terminale. Per il momento un giudice ha concluso che l’insegnante sapeva quello che stava facendo e che la Dignitas si occupo’ del caso con ogni scrupolo. Ora e’ entrato in scena il torinese Emilio Coveri. Si vedra’. Nel frattempo l’esponente radicale Silvio Viale invoca l’intervento del Parlamento per “legalizzare anche in Italia l’eutanasia volontaria”. “Non e’ piu’ tollerabile – osserva – che le persone debbano recarsi in Svizzera per ottenere la pietosa e generosa assistenza di associazioni di volontariato come Dignitas”.

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San Giorgio a Cremano, 13enne pestato dal branco nel parco

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Un trauma cranico, varie contusioni sul corpo e una prognosi di quindici giorni: sono le conseguenze riportate da uno studente di 13 anni vittima di un brutale pestaggio verificatosi domenica sera in un parco comunale di San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli.

Il giovane – secondo quanto ricostruito dai carabinieri – è stato accerchiato da una ventina di giovani che senza una apparente ragione hanno cominciato prima a spintonarlo per poi proseguire col pestaggio vero e proprio. Uno dei baby criminali aveva con sé un tira-pugni, altri mazze di legno e mazze ferrate. Una ragazzina assiste al pestaggio e urla, ma il branco non si ferma. Si susseguono pugni, calci, colpi di spranga sul corpo, al volto, alla testa, senza alcuna pietà. Durante il pestaggio appare anche un coltello.

Il parco comunale di via Aldo Moro è meta di tanti giovani ma i baby criminali – molti dei quali provenienti dal quartiere napoletano di Ponticelli – non si fermano e vanno via indisturbati solo quando hanno finito la violenza lasciando il giovane tramortito ed esanime.

La vittima, in evidente stato di choc, viene medicata all’ospedale Santobono di Napoli: ne avrà per quindici giorni. Sull’episodio sono in corso le indagini dei carabinieri con l’ausilio delle telecamere di videosorveglianza presenti in zona.

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Tenta la truffa con un messaggio sulla pagina Fb della Questura

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Si susseguono nelle ultime settimane i tentativi di truffe online, spesso portate avanti attraverso richieste di denaro necessarie a sostenere fantomatiche cure salva vita. L’ultima, in ordine di tempo, ha avuto però un bersaglio inaspettato: la Questura di Trento. È stato infatti pubblicato dall’utente “Charlotte Petra” un commento ad un post della Questura cittadina.

“Ho una malattia grave, un cancro alla gola che mi condanna a morte certa, e in totale ho 800.000 euro, che vorrei trasmettere a una persona affidabile e onesta. Ho una società che importa olio d’oliva rosso in Portogallo e 6 anni fa ho perso mio marito, l’ho sperimentato molto e non posso sposarmi fino ad oggi, non abbiamo figli. Voglio donare questo importo prima di morire in modo che i miei giorni siano contati a causa di questa malattia per la quale non riesco a trovare una cura, ma una società in Portogallo non vuole sapere se puoi usare questa donazione. Questa è la mia e-mail: charlottegudrunpetra@gmail.com”.

Tuttavia, non vi è stata – da parte del personale della Questura – alcuna interazione, necessaria affinché questa tipologia di truffa potesse avere successo. Questo infatti il metodo che viene utilizzato in questi casi: una somma di denaro allettante, accompagnata ad una storia commuovente, viene messa a disposizione dell’utente inconsapevole, a fronte dell’effettuazione di un bonifico immediato affinché tale somma – asseritamente “bloccata”, come in questo caso – possa essere trasferita al cittadino ignaro della truffa. La Questura invita quindi la cittadinanza a fare attenzione ad ogni improvvisa richiesta di denaro da parte di enti, di estranei, nonché di quelle provenienti da fantomatici figli che lamentano lo smarrimento del proprio telefono cellulare e richiedono – attraverso un numero di telefono diverso dal proprio – denaro per cure mediche improvvise, segnalando tempestivamente ogni operazione sospetta alle Forze dell’Ordine.

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Tragedia a Napoli, giovane turista tedesca investita e uccisa da un camion dei rifiuti

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Una vacanza attesa si è trasformata in tragedia per Lisa Herbrich, turista tedesca di 27 anni, morta in seguito a un tragico incidente stradale a Napoli. L’incidente è avvenuto intorno alle 2 del mattino di lunedì, quando Lisa, mentre percorreva via Foria su una bicicletta elettrica a noleggio, è stata investita da un camion dell’Asìa, azienda di raccolta rifiuti.

Nonostante i tentativi di rianimazione effettuati dai soccorritori del 118 e il trasporto urgente prima all’ospedale Vecchio Pellegrini e poi all’ospedale del Mare, la giovane non ha superato i gravi traumi riportati, tra cui un’emorragia cranica importante. La salma è stata messa a disposizione dell’autorità giudiziaria presso il Policlinico federiciano, in attesa degli esami autoptici che saranno cruciali per le indagini.

La polizia municipale dell’Unità Operativa Chiaia, guidata da Bruno Capuano, sta conducendo le indagini per chiarire la dinamica dell’incidente, avvalendosi anche delle immagini delle telecamere di sicurezza della zona. Dai primi accertamenti, sembra che un improvviso cambio di direzione della ciclista possa aver reso inevitabile l’impatto con il camion che stava svolgendo la sua abituale raccolta di rifiuti.

L’autocarro e la bicicletta sono stati sequestrati per ulteriori analisi, mentre il conducente del camion è stato sottoposto a test per valutare il suo stato psicofisico al momento dell’incidente.

Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha espresso il suo cordoglio: «Siamo profondamente addolorati per questo tragico incidente e ci stringiamo ai familiari della vittima in questo momento di grande dolore. Speriamo che le indagini possano presto chiarire le dinamiche e le eventuali responsabilità.»

Lisa Herbrich, che aveva già visitato Napoli e l’Italia per motivi di studio, era tornata in città con alcuni amici per una breve vacanza. La sua morte ha scatenato una vasta ondata di solidarietà, specialmente tra la comunità ciclistica. Luca Simeone, direttore del Napoli Bike Festival, ha sottolineato il deterioramento delle condizioni di sicurezza stradale per i soggetti più vulnerabili e ha annunciato l’intenzione di richiedere un’audizione alla Prefettura di Napoli. Inoltre, è prevista l’apposizione di una bici bianca nel luogo dell’incidente, in memoria della giovane studentessa.

Questo tragico evento riaccende il dibattito sulla sicurezza stradale nelle grandi città italiane e sull’importanza di garantire un ambiente sicuro per tutti gli utenti della strada, in particolare per i ciclisti e i pedoni, frequentemente esposti a rischi elevati.

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