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Cronache

Crollo del viadotto A6, scattano i sensori frana: ancora uno stop sul tratto della A6

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I sensori della frana in località Madonna del Monte verso Altare (Savona) hanno fatto scattare gli allarmi e in Liguria torna la sindrome da isolamento: la A6 Torino-Savona e’ nuovamente chiusa in entrambe le direzioni tra Altare e il bivio con la A10, il tratto gia’ bloccato una settimana fa dopo il crollo di una porzione di circa trenta metri di viadotto. E’ durata quindi poco piu’ di due giorni la riapertura parziale al traffico sulla carreggiata sud e a doppio senso di marcia. Al momento la provinciale 29 del Cadibona, riaperta dopo la chiusura di domenica scorsa per frana, risulta l’unico collegamento diretto tra Savona, la Valbormida e il Piemonte. Da Genova, intanto, la A26 resta percorribile solo a una sola carreggiata e a doppio senso di marcia. La nuova chiusura della A6 e’ arrivata poco prima delle 4 del pomeriggio, dopo che si e’ attivato il piano sottoscritto in Prefettura, secondo il quale se il monitoraggio della frana da parte della protezione civile evidenzia il superamento di alcune soglie di sicurezza sulla tratta gestita da Autostrada dei Fiori viene subito fermato il traffico.

Sulla frana sono installati un pluviometro in telemisura in prossimita’ del coronamento (il punto piu’ alto) della frana, gestito dalla protezione civile. C’e’ poi un interferometro radar installato dall’universita’ degli studi di Firenze, insieme alla protezione civile, che consente di misurare gli spostamenti dell’ammasso ancora in sospeso, che trasmette i dati ogni 15 minuti al centro di competenza della protezione civile. Autostrada dei Fiori ha poi annunciato anche un monitoraggio multiparametrico Dms, lo stesso delle valanghe, che blocchera’ automaticamente il traffico in caso di spostamenti nel canale della frana. Intanto in Liguria e’ tornata allerta meteo gialla per pioggia, in un territorio gia’ saturo d’acqua, mentre nell’entroterra del savonese e soprattutto nell’alta Val Bormida dal primo pomeriggio e’ arrivata anche la neve. Prosegue, viste le difficolta’ dei giorni scorsi, il potenziamento del trasporto ferroviario, che sulla tratta da San Giuseppe di Cairo verso la costa e’ ancora su un unico binario: il primo treno del mattino che scende dalla Valbormida verso Savona e’ stato infatti dotato di 900 posti invece che dei soliti 300, con assistenza sia a bordo dei convogli che e a terra. Non circolano invece i treni via Ferrania. “La sicurezza dei cittadini viene prima di tutto – commenta il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti -. Grazie al protocollo firmato in Prefettura a Savona abbiamo avuto la possibilita’ di riaprire l’A6, ma non appena il monitoraggio ci ha dato segnalazioni di pericolo e’ giustamente scattata la procedura di chiusura. Sono giorni complicati per il nostro territorio ma confidiamo che si risolvano al piu’ presto e che le piogge record di queste settimane concedano finalmente tregua alla Liguria, per poter tornare alla normalita’”.

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Pozzuoli, la terra continua a tremare: ancora scosse

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La terra continua a tremare a Pozzuoli e nei Campi Flegrei: l’ultima scossa poco dopo le 4 ha fatto registrare una magnitudo di 2.5. Ha fatto seguito ad una serie di scosse minori, uno sciame che continua da domenica quando sono state registrate una novantina di episodi sismici, i più forti di 3.7, 3.1 e 3.0. Anche oggi l’epicentro è ad oltre 2 km di profondità. Molta paura tra la popolazione ma nessun danno, scuole e uffici aperti.

 

 

 

 

 

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Turista canadese violentata in B&B,due arresti a Palermo

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Era il suo primo giorno a Palermo. Volata nel capoluogo dal Canada per incontrare il fidanzato, ricoverato in ospedale dopo un incidente, la sua vacanza si è trasformata in un incubo. La storia risale a novembre scorso, quando una turista è stata stuprata da due uomini conosciuti poche ore prima. Grazie al suo racconto e alle indagini dei carabinieri i presunti stupratori, due cugini di 42 e 44 anni, oggi sono stati arrestati.

La donna, appena arrivata in città, è andata al Policlinico per fare visita al suo compagno. Non parlando l’italiano e non conoscendo l’ospedale, ha chiesto aiuto a un gruppo di inservienti e infermieri. Uno in particolare si è mostrato particolarmente gentile e ha dato indicazioni alla turista sul percorso da fare per raggiungere il reparto e poi sulla strada per il B&B in cui la donna alloggiava.

Una gentilezza che ha colpito la canadese che ha scambiato i contatti Instagram con l’inserviente. Dopo la visita al compagno, la turista ha accettato l’invito dell’uomo appena conosciuto di passare insieme la serata, fidandosi della disponibilità e gentilezza dell’inserviente. Dopo aver ordinato del pollo e aver mangiato nella stanza del B&B in cui alloggiava i due sono saliti in moto e hanno raggiunto un cugino dell’uomo, con cui hanno fatto qualche giro in scooter. Poi sono rientrati tutti in albergo. “Ero felice e mi stavo divertendo quindi non mi sono resa conto del tempo che passava. Lui era gentilissimo”, ha raccontato poi ai carabinieri la turista. A un certo punto un bacio e l’approccio che la donna ha tentato di respingere. “Non ricordo nulla da quel momento in poi”, ha proseguito.

La vittima, che aveva i dati del profilo social dell’uomo, ha indicato chi fosse agli investigatori. Al complice i carabinieri sono arrivati mettendo sotto controllo il cellulare dell’inserviente e grazie alle analisi dei tabulati telefonici che hanno accertato la presenza dei due nel B&B la sera della violenza. Gli inquirenti hanno intercettato anche le conversazioni delle mogli dei due indagati. Le due donne, dopo aver saputo il fatto, prima hanno augurato il peggio ai partner, “Quell’etta sangu (esclamazione dispregiativa palermitana per augurare la morte) di tuo marito ha telefonato al quel butta sangue di mio marito”, poi li hanno difesi, in qualche modo giustificati, e infine hanno cercato prove che potessero scagionarli.

“Tuo marito secondo me quando quella gli si buttò nell’ascensore ha capito che si poteva fare. E così chiamó suo cugino”, dice una delle donne ipotizzando come si sarebbe svolta la serata degli abusi. “La sella del motore è veramente piccola. E’ talmente stretta che questo li stuzzicava, sicuramente per questo non capirono più niente”, afferma l’altra parlando del passaggio in moto dato alla vittima dai due. Per loro in fondo non si sarebbe trattato di violenza. “Sti ragazzi erano puliti non avevano neanche un graffio”, aggiungono sostenendo che se fosse stato uno stupro la vittima si sarebbe difesa lasciando segni sugli aggressori.

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Sfregio e minacce a don Luigi Merola, il prete anti clan napoletano

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La comunità si unisce in solidarietà a don Luigi Merola dopo l’atto vandalico subito lo scorso venerdì sera. Intorno alle 22.30, qualcuno ha sfondato i finestrini dell’auto di servizio del sacerdote, privandola persino del lampeggiante. Questo gesto intimidatorio potrebbe essere interpretato come un avvertimento per il suo rifiuto di accogliere giovani affiliati ai clan nella Fondazione A’ voce d’è creature, della quale è presidente.

“Sto sentendo la vicinanza dello Stato sia a livello territoriale che centrale”, ha dichiarato don Merola. Mentre le forze dell’ordine indagano sull’incidente, il sacerdote sarà accolto il 19 aprile a Roma dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e dal capo della polizia Vittorio Pisani insieme a circa 120 bambini della sua fondazione. Domani, inoltre, incontrerà il procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri.

Il prefetto Michele di Bari ha disposto un rafforzamento della vigilanza dinamica nei luoghi frequentati da don Merola, dalla sua Napoli natale a Pompei e Marano, dove risiede con la famiglia.

Le parole di sostegno e solidarietà non si sono fatte attendere. Don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Pol.i.s., ha dichiarato: “Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a don Luigi Merola per quanto accaduto. Insieme continuiamo ad andare avanti nel nome della legalità e della crescita sociale”.

Anche il presidente del Consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, ha espresso vicinanza al parroco anticlan: “Confido nelle forze dell’ordine affinché si giunga presto all’individuazione dei responsabili del raid. Siamo a disposizione di don Luigi e nei prossimi giorni cercherò di organizzare uno scambio di idee per sostenere la sua fondazione”.

L’europarlamentare Chiara Gemma ha definito l’atto “ignobile” e ha espresso la sua solidarietà a don Luigi: “Confido nelle indagini delle forze dell’ordine per risalire ai responsabili. Chi ha commesso questo gesto colpisce non solo la Fondazione e chi la presiede, ma tutti coloro che operano nel terzo settore per donare un futuro diverso ai bambini che vivono in quartieri difficili”.

Mentre la comunità si stringe attorno a don Merola, cresce l’indignazione per questo vile atto di intimidazione. La speranza è che la ricerca della verità porti alla luce i responsabili e che la Fondazione A’ voce d’è creature possa continuare il suo importante lavoro a servizio della comunità senza timori né minacce.

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