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Cerimonia di chiusura delle Universiadi Napoli 2019, un successo che nessuno ha visto perchè…

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Dodici giorni di gare che hanno visto all’opera la meglio gioventù universitaria mondiale. Buona parte delle gare, nelle varie discipline, ospitare in strutture della metropoli,  Napoli. Ma sono state interessate anche altre città della Campania. Ben 222 premiazioni, oltre 300mila biglietti staccati, 60 impianti ristrutturati e restituiti alla comunità con l’obiettivo di cavalcare l’onda e inserire Napoli nel circuito dei grandi eventi internazionali ed i complimenti del premier Giuseppe Conte. Con questi numeri si chiude il sipario sulle UniversiadiNapoli 2019.

La cerimonia di chiusura, banale e scontate come quella di apertura, è stato uno show targato Balich Worlwide Shows allo stadio San Paolo. Lo spegnimento del braciere è stato affidato ad una delle atlete simbolo di queste Universiadi, Daisy Osakue. Così la città di Napoli ha salutato le Universiadi con il passaggio di testimone alla bellissima città cinese di Chengdu che tra due anni ospiterà la 31/a edizione delle Universiadi estive. Il saluto a Napoli è stato  l’omaggio di un tenore cinese che ha intonato ‘O sole mio, e la danza dei panda. Nessuno avrebbe osato immaginare nulla di diverso. Mancava qualche richiamo alla pizza che magari veniva infornata nel Vesuvio, ma diciamo che gli ingredienti della banalità c’erano tutti. Comunque sia è stata una festa.

“Le Universiadi sono state una grande prova di Napoli e della Campania”, ha detto il premier Giuseppe Conte al suo arrivo allo stadio San Paolo di Napoli. Il bilancio per l’Italia e per Napoli è buono e la città ha incassato la promozione della Fisu (la federazione internazionale degli sport universitari), non senza qualche silenzio riguardo alcuni errori, omissioni, contraddizioni, ritardi . “Non è stato facile organizzare queste Universiadi, ma alla fine sono state un successo grazie allo spirito e all’energia dei napoletani – ha sottolineato il presidente della Federazione Sport Universitari Oleg Matytsin – Gli impianti sono stati ristrutturati e ora sono pronti per ospitare altri eventi. Questa è una delle eredità’ che lasciamo. Abbiamo avuto dei problemi, ma abbiamo trovato sempre delle soluzioni. Napoli ci ha dato una grande lezione”. La lezione è quella di risolvere i problemi. Ovviamente ce n’erano molti creati ad arte per poterli risolvere con soddisfazione per alcuni.  Il palco come un mare aperto con un bambino che legge tre articoli della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo sulla libertà e la dignità. La cerimonia di chiusura – alla quale hanno assistito, tra gli altri, il premier Conte oltre al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il n.1 della Fisu, Oleg Matystin, il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris – si è aperta in un San Paolo tutto esaurito, con oltre 35 mila spettatori che hanno risposto con un lungo applauso al tributo a Pietro Mennea che 40 anni fa, alle Universiadi di Città del Messico – era il 1979 – realizzò il record mondiale nei 200 metri, quel 19″72 che ha resistito quasi 17 anni e che e’ rimasto un ricordo indelebile nella memoria degli italiani. “Pietro ha onorato questa manifestazione – ha ricordato la vedova di Mennea, Manuela Olivieri dal palco -. Ha saputo coniugare lo sport e lo studio vincendo nello sport come nella vita”.

 

La cerimonia, ispirata al rito tipicamente napoletano del sospeso, è stata il saluto alla città di Napoli e alla Campania. A movimentarla con i loro sketch i The Jackal, le performance del vincitore dell’ultimo festival di Sanremo Mahmood, del rapper partenopeo Clementino e di Dj Sonic e la sfilata degli atleti e dei volontari, vera e propria colonna portante di Napoli 2019. Chiusura con lo spegnimento del braciere affidata ad una delle atlete simbolo di queste Universiadi, Daisy Osakue. A fine corsa della cerimonia di chiusura c’è stato il passaggio di consegne tra Napoli e Chengdu. Il sindaco Luigi de Magistris ha consegnato la bandiera della Fisu nella mani di Oleg Matytsin, numero uno della federazione internazionale dello sport universitario. È stato lui a consegnare la bandiera della Fisu al primo cittadino di Chengdu, Luo Qiang. Sarà infatti la città nativa dei panda a ospitare la prossima edizione dei Giochi universitari nel 2021. “Ora iniziamo a sentire il ‘tic-tac’ per il 2021 – ha detto il sindaco Qiang – Nell’agosto di quell’anno la torcia arriverà nella nostra città e faremo del nostro meglio per organizzare questo evento e renderlo spettacolare. Vi aspettiamo, incontriamoci a Chengdu, in Cina”. La capitale della regione sud occidentale della Cina, Sichuan, si è aggiudicata i Giochi universitari nella primavera scorsa.

Che cos’altro aggiungere di queste Universiadi? Che si parlerà in futuro dell’affare del villaggio atleti allestito sulle navi da crociera per ospitare 6000 sportivi in rappresentanza di 118 Paesi. Questo ha costretto tutti gli atleti a vivere poco, pochissimo la città. A non integrarsi, non interagire abbastanza. Ma forse molti di loro resteranno a Napoli qualche giorno in più per godersi la città senza fatica e senza le restrizioni delle gare da affrontare. Si parlerà della comunicazione dell’evento organizzata in fretta e con qualche vulnus sugli affidamenti e sulle fatturazioni. Si parlerà dei 900 appalti veloci, delle spese e delle spesucce varie, le corse, gli errori, le omissioni, gli amici degli amici. Di queste Universiadi ne parleremo in seguito. Ora era giusto parlare della cerimonia di chiusura. E della bella prova e delle belle immagini offerte da Napoli. Chi le ha viste queste belle immagini? Chiediamocelo. Fa parte della comunicazione zero di questo evento. Fare bene e non riuscire a comunicarlo nel villaggio globale è come non essere esistiti. La Rai ha concesso dello spazio all’evento. Ma dov’erano tutti gli altri player della tv italiana? Dov’era Mediaset? Dov’era Sky? Dov’erano tutti gli altri broadcast anche internazionali? Quali servizi sono stati prodotti su questo evento sportivo così importante? Com’è possibile che la cerimonia di chiusura non abbia trovato spazio su una tv nazionale? Domande alle quali proveremo a rispondere.

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Grazie ad Atalanta e Fiorentina, 5 italiane in Champions 2024/25

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Il passaggio in semifinale di Atalanta e Fiorentina, rispettivamente in Europa League e Conference League, garantirà all’Italia di avere cinque club, e non quattro, nella prossima edizione della Champions League, allargata a 36 squadre. I risultati ottenuti, insieme alle eliminazioni delle squadre inglesi Liverpool e West Ham, permettono infatti all’Italia di mantenere un vantaggio decisivo sulle possibili rivali nel ranking Uefa, che la vede al primo posto considerando anche i punti messi in carniere grazie alla Roma, la quale ha eliminato il Milan nel derby dei quarti di Europa League. Altri potranno venire se le tre italiane dovessero proseguire ulteriormente il loro cammino.

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Europa League, gol di Mancini e Dybala: Milan ko e la Roma va in semifinale

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Una Roma bella e concreta vola in semifinale di Europa League nella magica serata dai due volti, nel solito Olimpico sold out. Nei primi venti minuti i giallorossi mettono alle corde il Milan e in cassaforte la qualificazione con i gol di Mancini (che fa il bis dopo San Siro dedicando l’1-0 al suo conoscente stretto e giovane calciatore morto lunedì) e Dybala, ma poi dalla mezz’ora restano in dieci per il fallaccio di Celik su Leao e sono costretti a dover resistere per tutto il match agli attacchi veementi dei rossoneri facendo anche a meno dei muscoli di Lukaku fuori per infortunio.

Forcing milanista che porta all’unico gol di Gabbia nel finale per un 2-1 per la squadra di De Rossi, confermato proprio stamattina per il prossimo futuro sulla panchina giallorossa, che dovrà affrontare i campioni di Germania del Bayer Leverkusen per sognare la finalissima di Dublino. Nel Milan torta titolare Tomori che rientra dopo la squalifica, a sorpresa a centrocampo spazio a Musah al posto di Reijnders, mentre in avanti fiducia a Giroud e Leao. De Rossi si affida a Bove a centrocampo per sostituire Cristante squalificato e al tridente Dybala, Lukaku, El Shaarawy.

Pronti via con la Roma subito pericolosa con Lukaku e che nei primi minuti si mostra più presente nell’area del Milan costretto a fare subito due falli pesanti prima su Dybala e poi su Bove per frenare i giallorossi. Passano solo 12 minuti e la squadra di De Rossi passa in vantaggio ancora con Mancini che come all’andata firma l’1-0: destro a giro di Pellegrini che colpisce il palo, sulla respinta è lesto è il difensore giallorosso che di piatto a porta vuota spinge in rete. L’esultanza di Mancini è commovente con i suoi compagni che lo baciano e lo abbracciano per il lutto subito lcon la morte del fratello del fidanzato di sua sorella, il giovane calciatore Mattia Giani.

A lui il difensore della Roma dedica il gol mostrando una maglia con la scritta ‘Ciao Mattia per sempre con noi’. La reazione del Milan non si fa attendere: i rossoneri provano a pareggiare subito con il tiro di Loftus-Cheek che si infrange sulla traversa, ma si sbilanciano troppo e dieci minuti dopo aver subito lo svantaggio incassano il secondo gol con un bel contropiede della Roma. Lukaku vince il duello di fisico sulla sinistra dell’area, il belga prova il cross in mezzo, cross respinto proprio sui piedi di Dybala che con uno splendido sinistro a giro insacca.

E così dopo soli venti minuti, i giallorossi forti della vittoria 1-0 a San Siro ipotecano il passaggio del turno, con il Milan chiamato ora a segnare quattro gol per andare in semifinale. Pochi minuti e la Roma perde Lukaku per un problema muscolare al flessore della coscia destra: il belga viene sostituito da Abraham. Subito dopo aver dovuto fare a meno di Lukaku i giallorossi restano in dieci per il rosso a Celik: il terzino turco in recupero su Leao interviene in scivolata sulla caviglia del portoghese e viene espulso dall’arbitro polacco Marciniak. Il Milan sotto di due gol si ritrova in superiorità numerica e si riversa nell’area romanista sfiorando più volte il gol e vedendosi negare un rigore dal Var. De Rossi corre ai ripari e mette dentro un altro difensore, Llorente al posto di Dybala, mentre Pioli rinforza l’attacco lanciando in campo Jovic al posto di Bennacer.

Sono ben sette i minuti di recupero nel primo tempo decisi da Marciniak ma i rossoneri non riescono a bucare la difesa romanista. Mentre le squadre rientrano negli spogliatoi De Rossi aspetta l’arbitro polacco per chiedergli probabilmente spiegazioni sull’espulsione diretta di Celik. Doppia sostituzione per il Milan che prova a giocarsi il tutto per tutto con l’uomo in più nel secondo tempo: entrano Reijnders e Chukwueze, escono Calabria e Loftus Cheek. La squadra di Pioli è costantemente in attacco ma è la Roma a sfiorare il 3-0 prima con una ripartenza di El Shaarawy e poi con una clamorosa palla gol di Abraham a due passi da Maignan.

Pioli cambia ancora le sue carte: entrano Florenzi e Okafor, escono Musah e Pulisic, ma il gol per i rossoneri non arriva. Cambia anche De Rossi: fuori Pellegrini, autore di un super salvataggio nel finale di partita, per Renato Sanchez e Bove per Angelino. Nel finale il Milan accorcia con Gabbia, ma la Roma resiste con ordine fino alla fine festeggiando una semifinale strameritata in un Olimpico da impazzire insieme anche a N’Dicka sotto la curva sud dopo la paura di Udine.

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Europa League: impresa dell’Atalanta, il Liverpool vince ma va fuori

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L’unica pecca è la squalifica di Hien e Zappacosta, diffidati. Il vantaggio di Salah è di rigore, la sofferenza nel prosieguo molto relativa, le occasioni non sfruttate sui due fronti una manciata. Forte dei tre gol di vantaggio di Anfield, l’Atalanta perde di misura nel ritorno dei quarti di Europa League col Liverpool centrando la seconda semifinale europea della sua storia a 36 anni dalla precedente, quella mitica col Malines in coppa Uefa dopo aver battuto lo Sporting Lisbona. Presenza significativa allo stadio di Bergamo in festa, il capitano di allora Glenn Stromberg, acclamato dai tifosi prima del calcio d’inizio. Sette minuti, compresi il paio per il check, e la strada si fa in salita per i bergamaschi.

Il braccio largo di Ruggeri su palla di Alexander-Arnold dal lato corto provoca il penalty realizzato dall’egiziano spiazzando Musso, lasciando ai Reds due gol da recuperare e tre per ribaltare il risultato dell’andata. Il pericolo del raddoppio intorno al dodicesimo è sventato da Musso, quando costringendolo all’uscita risolutiva Luis Diaz gli si presenta davanti, smarcato dall’azione di Robertson prolungata da Gakpo, e Szoboszlai ci prova centralmente dalla lunetta. Per la prima conclusione atalantina, tra una rete di possesso degli ospiti e l’altra, bisogna aspettare il ventottesimo col sinistro a incrociare largo di Miranchuk sul controllo dal limite sbagliato da Scamacca, su passaggio di Ederson, diventato assist.

L’undici di Klopp sembra vivere di fiammate, come la triangolazione tra Diaz e Salah oltre la mezzora che costringe Djimsiti a chiudere con la diagonale in scivolata, mentre Salah al trentanovesimo spreca il rilancio di Gakpo allargando il pallonetto solo davanti a Musso. Gioia strozzata in gola alla Curva Nord e a Koopmeiners due minuti più tardi, perché sul filtrante di De Roon il tiratore scelto di casa è in fuorigioco. Comincia la ripresa ed Ederson telefonata fra le braccia di Alisson il rigore in movimento nel flipper d’area innescato dal fondo da Zappacosta con tocchi di Miranchuk e Scamacca, mentre Kolasinac ovvia spazzando l’area all’uscita a vuoto di Musso su una punizione da lontano di Robertson.

Van Dijk corregge di testa centralmente lo schema di Alexander-Arnold prima del quarto d’ora, con la risposta sempre centrale dal limite di Koopmeiners a rimorchio di Zappacosta. Oltre il ventesimo Ruggeri scambia con Miranchuk trovando Mac Allister in traiettoria e Scamacca, ancora su iniziativa del laterale destro, che lascia spesso Robertson sul posto, alza decisamente la mira. Quando Klopp ha già cambiato quattro pedine, Gasperini fa entrare Pasalic per Ederson e per Scamacca il più fresco De Ketelaere, che non riesce a mandare in porta l’impreciso Koopmeiners oltre la mezzora. Chiude la fiera delle mezze chances in rosso il terzo tempo di Nunez sulla punizione di Mac Allister: Bergamo può esultare.

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