Collegati con noi

Cronache

C’è crisi per l’epidemia e la camorra abbassa il pizzo, blitz a Maddaloni: in cella boss e gregari

Pubblicato

del

E’ una camorra capace di “cambiare pelle” quella dei D’Albenzio di Maddaloni, in grado di adeguarsi alla crisi economica delle aziende colpite dall’emergenza coronavirus, abbassando la rata del pizzo, con l’obiettivo di rimanere radicata sul territorio anche grazie alla forza intimidatrice delle sue armi, che non le sono mai mancate: e’ questa la fotografia del clan smantellato dalla Polizia di Caserta e dalla DDA di Napoli (sostituto procuratore Luigi Landolfi, procuratore aggiunto Luigi Frunzio) con nove arresti eseguiti dagli agenti della Squadra Mobile. “E’ un altro duro colpo inferto grazie al costante impegno di magistratura e forze di polizia – ha commentato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese – la risposta piu’ efficace dello Stato per liberare i territori dalla pressione camorristica e ripristinare la legalita’”. Per Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, si tratta di “arresti importanti che dimostrano come lo Stato, anche se in piena emergenza, non abbassa la guardia”. Da oltre due anni forze dell’ordine e magistratura stanno indagando sull’infiltrazione della camorra nel popoloso comune alle porte di Caserta. Precedenti indagini hanno coinvolto esponenti politici, tra cui l’attuale sindaco maddalonese Andrea De Filippo, sotto processo per voto di scambio con l’aggravante mafiosa. Il clan negli ultimi anni aveva acquisito il monopolio dell’installazione delle slot machine. Il blitz anticamorra, il primo messo a segno nella provincia di Caserta dall’inizio della pandemia, giunge in tempo per la fine del lockdown e per la ripresa delle attivita’. A guidare la cosca era il 49enne Salvatore D’Albenzio, rampollo di una famiglia di camorristi da tre generazioni, da sempre legata al clan Belforte di Marcianise, con il quale negli anni ’80 condusse la guerra con Cutolo e la sua Nco contro la Nuova Famiglia. Anche in questi mesi di crisi il clan – e’ emerso – ha continuato a essere attivo, e, una volta finita nel mirino dell’anticamorra il settore delle slot, ha proseguito la sua attivita’ imponendo ad uffici e altre aziende l’installazione di apparecchi automatici, forniti da imprese colluse, per la distribuzione di caffe’, snack e bevande. Una decine le estorsioni consumate con pagamenti a Natale, Pasqua e Ferragosto; e nessuna vittima ha denunciato, solo il titolare di una delle ditte colluse che si e’ rifiutato di andare ad installare gli apparecchi laddove gia’ c’erano, dissociandosi dal clan. D’Albenzio, mentre era ai domiciliari, riusciva a gestire le attivita’ illecite: in una conversazione intercettata dalla dai poliziotti, si rivolge a un suo gregario per dargli un suggerimento “tecnico” prima della tangente: “Tu non devi andare con il fucile ma con il kalashnikov, perche’ con un colpo gli spacchi la vetrina”.

Advertisement

Cronache

Sangue infetto, la famiglia di un militare napoletano morto nel 2005 sarà risarcita con un milione di euro

Pubblicato

del

Dopo quasi vent’anni di battaglie legali, la Corte di Cassazione ha riconosciuto il diritto al risarcimento per i familiari di un militare napoletano, deceduto nel 2005 a seguito di complicazioni derivanti da una trasfusione di sangue infetto. La sentenza storica condanna l’ospedale Piemonte e Regina Margherita di Messina, stabilendo un risarcimento di oltre un milione di euro ai familiari del defunto.

Il militare, trasferitosi da Napoli a Sicilia per lavoro, subì un grave incidente durante il servizio che necessitò un intervento chirurgico d’urgenza e la trasfusione di quattro sacche di sangue. Anni dopo l’intervento, si scoprì che il sangue trasfuso era infetto dall’epatite C, portando alla morte del militare per cirrosi epatica. La complicazione si manifestò vent’anni dopo la trasfusione, rendendo il caso particolarmente complesso a livello legale.

In primo e secondo grado, i tribunali di Palermo e la Corte d’Appello avevano respinto le richieste di risarcimento della famiglia, giudicando prescritto il diritto al risarcimento. Tuttavia, la decisione della Corte di Cassazione ha ribaltato questi verdetti, affermando che la prescrizione del diritto al risarcimento non decorre dal momento del fatto lesivo ma dal momento in cui si manifesta la patologia collegata al fatto illecito.

Questa sentenza non solo porta giustizia alla vittima e ai suoi cari ma stabilisce anche un importante precedente per la tutela dei diritti dei pazienti e la responsabilizzazione delle strutture sanitarie. Gli avvocati della famiglia hanno sottolineato l’importanza della decisione, che apre nuove prospettive nel campo della giustizia sanitaria e sottolinea l’obbligo delle strutture ospedaliere di rispettare protocolli medici dettagliati, anche in situazioni di urgenza.

Il caso di Antonio (nome di fantasia) sottolinea la necessità di garantire la sicurezza nelle procedure mediche e di monitorare con rigore le condizioni di sicurezza del sangue donato, indipendentemente dalle circostanze. La sentenza rappresenta un passo significativo verso una maggiore giustizia e sicurezza nel sistema sanitario italiano, ribadendo che nessuna circostanza può esimere dal rispetto delle norme di sicurezza e prudenza necessarie per proteggere la salute dei pazienti.

Continua a leggere

Cronache

Addio a Italo Ormanni, magistrato e gentiluomo napoletano

Pubblicato

del

Italo Ormanni, magistrato, è scomparso all’età di 88 anni. Dopo una vita dedicata alla giustizia e alla lotta contro la criminalità organizzata, Ormanni ci lascia ricordi indelebili di un uomo che ha saputo coniugare serietà professionale e un vivace senso dell’umorismo. È deceduto ieri a Roma, nella clinica Quisisana, dove era ricoverato e aveva subito un’angioplastica.

La carriera di Ormanni, iniziata nella magistratura nel 1961, è stata lunga e fruttuosa, con servizio attivo fino al 2010. Tra i casi più noti che ha seguito, ci sono stati quelli che hanno toccato i vertici della camorra a Napoli, sua città natale, e importanti inchieste su eventi di cronaca nazionale, come il rapimento di Emanuela Orlandi e l’omicidio di Simonetta Cesaroni. Anche nel suo ruolo di procuratore aggiunto a Roma, Ormanni ha gestito casi di grande risonanza, contribuendo significativamente alla sicurezza e alla giustizia in Italia.

Oltre al suo impegno nel campo giudiziario, Ormanni ha avuto anche una breve ma memorabile carriera televisiva come giudice-arbitro nella trasmissione “Forum”, dove ha lasciato il segno con la sua capacità di gestire le controversie con saggezza e empatia.

Amante delle arti e della cultura, Ormanni ha sempre cercato di bilanciare la durezza del suo lavoro con le sue passioni personali, dimostrando che dietro la toga c’era un uomo completo e poliedrico. I suoi funerali si terranno a Roma, nel primo pomeriggio di lunedì, dove amici, familiari e colleghi avranno l’occasione di rendere omaggio a una delle figure più influenti e rispettate del panorama giudiziario italiano.

Continua a leggere

Cronache

Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

Pubblicato

del

Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto