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Cronache

Carceri allo sbando, l’altra drammatica emergenza nazionale: subito soggetti capaci con i poteri necessari, altrimenti salta tutto

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Oggi anche il Santo Padre ha chiesto di intervenire sulla questione delle carceri.
Si sono già espressi magistrati, avvocati, sindacati della polizia penitenziaria, garanti e associazioni di varia natura ed estrazione.  Negli ultimi giorni abbiamo assistito a rivolte in tutte le carceri d’Italia. Abbiamo contato 14 detenuti morti nei tumulti. Assistito a fughe di massa di detenuti e alla devastazione di penitenziari con danni accertati per milioni di euro. Visto in tv agenti della polizia penitenziaria feriti o sequestrati da delinquenti che poi sono evasi. Appreso di detenuti positivi al covid 19 lasciati nelle celle come se nulla fosse, agenti infettati e in qualche caso deceduti per effetto del contagio.

Carceri polveriere. Momenti delle rivolte delle settimane scorse

Che cosa si sta aspettando?
Non c’è bisogno di avere capacità politiche, cultura, lungimiranza e sapienza (ingredienti indispensabili del buon politico, come ben detto in un articolo del Riformista dal titolo “A rischio rovina/ Il dramma di avere un Paese in mano agli sconosciuti di Piero Sansonetti, per capire che si deve intervenire “ieri”, perché oggi già è troppo tardi.
Mi sembra davvero assurdo che a distanza di due mesi dalla dichiarazione dell’emergenza sanitaria non esista ancora un piano strategico sulla questione carceraria.
Bisogna nominare subito un comitato tecnico o un commissario per l’emergenza.  Ma soprattutto si devono prevedere poteri speciali di intervento. Non c’è bisogno di indulti o di amnistie, ma di un po’ di buon senso e di lungimiranza.
Le misure previste dagli artt. 83 e 123 del D.l. del 18 marzo (il cosiddetto “Cura Italia”), aldilà del titolo, non curano proprio niente.
Le misure non hanno avuto l’impatto “sperato” come molti di noi prevedevano.
Pochi detenuti stanno uscendo dal carcere, peraltro, senza un ordine o una strategia chiara. Dal penitenziario di Milano Opera è stato liberato il primo ex detenuto al 41 bis. E molti anche ergastolani aspirano alla detenzione domiciliare. Ma il problema del sovraffollamento resta. Chi conosce l’ambito carcerario sa che anche scarcerando 20 mila detenuti le condizioni sostanzialmente non muterebbero.
E noi rischiamo di fare la fine della Colombia.
Bisogna agire subito, con un piano straordinario per le carceri, su alcuni profili tecnici.
Me ne vengono subito in mente alcuni che riguardano:


Ambito organizzativo/sanitario
1. Prioritaria è la tutela delle vite umane ( personale della polizia penitenziaria e platea dei reclusi) attraverso presidi sanitari idonei; tra questi la necessità di avviare immediatamente un piano di test massivi con tamponi su tutta la popolazione carceraria, anche ricorrendo a laboratori privati esterni (che hanno già in più Regioni dichiarato la propria disponibilità);
2. Si devono prevedere misure organizzative generali, con piani di rimodulazione della dislocazione dei detenuti su tutto il territorio nazionale; verificando anche la possibilità di riutilizzare Istituti dismessi come Pianosa o l’Asinara; nell’ambito di tale intervento bisogna prevedere specifiche misure per i detenuti in regime di 41 bis ed alta sicurezza;
3. Bisogna poi prevedere misure organizzative interne con presidi medici adeguati ( i cosiddetti Centri Diagnostici Terapeutici o CDT) e sezioni detentive dove poter trasportare e curare i detenuti dichiarati positivi al virus, nonché strutture idonee alla quarantena con isolamento per i casi asintomatici.  Analoga previsione deve valere per il personale della polizia penitenziaria.

Il carcere di Poggioreale. Uno dei tanti corridoi della struttura di reclusione napoletana in una foto di archivio di Mario Laporta

Fronte di ordine pubblico
1. Sul piano, invece, della necessità di ripristinare e di garantire l’ordine pubblico, occorre riportare la disciplina nelle carceri attraverso la previsione di specifici delitti di danneggiamento e sommossa, e la previsione di aggravanti speciali per i reati (resistenza, lesioni, etc.) se commessi ai danni della polizia penitenziaria e all’interno di Istituti di detenzione e pena;
2. Bisogna individuare specifici protocolli di sicurezza distinti per tipologia di detenuti;
3. Si devono prevedere incentivi e premi (già previsti nel settore) per il personale di polizia penitenziaria per l’attuazione di specifici protocolli di gestione dell’ordine interno alle strutture carcerarie.

Amministrazione penitenziaria. Il ministro Guardasigilli Bonafede con il capo del Dap Basentini e un poliziotto della penitenziaria

La storia ci insegna che il carcere è spia del disagio sociale e spesso ciò che accade in carcere anticipa gli eventi esterni. Questo dovrebbe spingere ad intervenire con ancora maggiore tempestività ed efficacia.Vi prego, ve lo chiedo da uomo di diritto, individuate soggetti tecnicamente attrezzati e date loro i poteri necessari per intervenire prima che sia troppo tardi.

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San Giorgio a Cremano, 13enne pestato dal branco nel parco

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Un trauma cranico, varie contusioni sul corpo e una prognosi di quindici giorni: sono le conseguenze riportate da uno studente di 13 anni vittima di un brutale pestaggio verificatosi domenica sera in un parco comunale di San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli.

Il giovane – secondo quanto ricostruito dai carabinieri – è stato accerchiato da una ventina di giovani che senza una apparente ragione hanno cominciato prima a spintonarlo per poi proseguire col pestaggio vero e proprio. Uno dei baby criminali aveva con sé un tira-pugni, altri mazze di legno e mazze ferrate. Una ragazzina assiste al pestaggio e urla, ma il branco non si ferma. Si susseguono pugni, calci, colpi di spranga sul corpo, al volto, alla testa, senza alcuna pietà. Durante il pestaggio appare anche un coltello.

Il parco comunale di via Aldo Moro è meta di tanti giovani ma i baby criminali – molti dei quali provenienti dal quartiere napoletano di Ponticelli – non si fermano e vanno via indisturbati solo quando hanno finito la violenza lasciando il giovane tramortito ed esanime.

La vittima, in evidente stato di choc, viene medicata all’ospedale Santobono di Napoli: ne avrà per quindici giorni. Sull’episodio sono in corso le indagini dei carabinieri con l’ausilio delle telecamere di videosorveglianza presenti in zona.

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Cronache

Tenta la truffa con un messaggio sulla pagina Fb della Questura

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Si susseguono nelle ultime settimane i tentativi di truffe online, spesso portate avanti attraverso richieste di denaro necessarie a sostenere fantomatiche cure salva vita. L’ultima, in ordine di tempo, ha avuto però un bersaglio inaspettato: la Questura di Trento. È stato infatti pubblicato dall’utente “Charlotte Petra” un commento ad un post della Questura cittadina.

“Ho una malattia grave, un cancro alla gola che mi condanna a morte certa, e in totale ho 800.000 euro, che vorrei trasmettere a una persona affidabile e onesta. Ho una società che importa olio d’oliva rosso in Portogallo e 6 anni fa ho perso mio marito, l’ho sperimentato molto e non posso sposarmi fino ad oggi, non abbiamo figli. Voglio donare questo importo prima di morire in modo che i miei giorni siano contati a causa di questa malattia per la quale non riesco a trovare una cura, ma una società in Portogallo non vuole sapere se puoi usare questa donazione. Questa è la mia e-mail: charlottegudrunpetra@gmail.com”.

Tuttavia, non vi è stata – da parte del personale della Questura – alcuna interazione, necessaria affinché questa tipologia di truffa potesse avere successo. Questo infatti il metodo che viene utilizzato in questi casi: una somma di denaro allettante, accompagnata ad una storia commuovente, viene messa a disposizione dell’utente inconsapevole, a fronte dell’effettuazione di un bonifico immediato affinché tale somma – asseritamente “bloccata”, come in questo caso – possa essere trasferita al cittadino ignaro della truffa. La Questura invita quindi la cittadinanza a fare attenzione ad ogni improvvisa richiesta di denaro da parte di enti, di estranei, nonché di quelle provenienti da fantomatici figli che lamentano lo smarrimento del proprio telefono cellulare e richiedono – attraverso un numero di telefono diverso dal proprio – denaro per cure mediche improvvise, segnalando tempestivamente ogni operazione sospetta alle Forze dell’Ordine.

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Tragedia a Napoli, giovane turista tedesca investita e uccisa da un camion dei rifiuti

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Una vacanza attesa si è trasformata in tragedia per Lisa Herbrich, turista tedesca di 27 anni, morta in seguito a un tragico incidente stradale a Napoli. L’incidente è avvenuto intorno alle 2 del mattino di lunedì, quando Lisa, mentre percorreva via Foria su una bicicletta elettrica a noleggio, è stata investita da un camion dell’Asìa, azienda di raccolta rifiuti.

Nonostante i tentativi di rianimazione effettuati dai soccorritori del 118 e il trasporto urgente prima all’ospedale Vecchio Pellegrini e poi all’ospedale del Mare, la giovane non ha superato i gravi traumi riportati, tra cui un’emorragia cranica importante. La salma è stata messa a disposizione dell’autorità giudiziaria presso il Policlinico federiciano, in attesa degli esami autoptici che saranno cruciali per le indagini.

La polizia municipale dell’Unità Operativa Chiaia, guidata da Bruno Capuano, sta conducendo le indagini per chiarire la dinamica dell’incidente, avvalendosi anche delle immagini delle telecamere di sicurezza della zona. Dai primi accertamenti, sembra che un improvviso cambio di direzione della ciclista possa aver reso inevitabile l’impatto con il camion che stava svolgendo la sua abituale raccolta di rifiuti.

L’autocarro e la bicicletta sono stati sequestrati per ulteriori analisi, mentre il conducente del camion è stato sottoposto a test per valutare il suo stato psicofisico al momento dell’incidente.

Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha espresso il suo cordoglio: «Siamo profondamente addolorati per questo tragico incidente e ci stringiamo ai familiari della vittima in questo momento di grande dolore. Speriamo che le indagini possano presto chiarire le dinamiche e le eventuali responsabilità.»

Lisa Herbrich, che aveva già visitato Napoli e l’Italia per motivi di studio, era tornata in città con alcuni amici per una breve vacanza. La sua morte ha scatenato una vasta ondata di solidarietà, specialmente tra la comunità ciclistica. Luca Simeone, direttore del Napoli Bike Festival, ha sottolineato il deterioramento delle condizioni di sicurezza stradale per i soggetti più vulnerabili e ha annunciato l’intenzione di richiedere un’audizione alla Prefettura di Napoli. Inoltre, è prevista l’apposizione di una bici bianca nel luogo dell’incidente, in memoria della giovane studentessa.

Questo tragico evento riaccende il dibattito sulla sicurezza stradale nelle grandi città italiane e sull’importanza di garantire un ambiente sicuro per tutti gli utenti della strada, in particolare per i ciclisti e i pedoni, frequentemente esposti a rischi elevati.

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