Evo Morales si e’ dimesso e in serata ha lasciato la Bolivia in direzione, secondo fonti giornalistiche locali, dell’Argentina. Quello che sembrava uno dei capi di Stato di maggiore successo in America latina, ha visto il potere sfuggirgli dalle mani in pochi giorni, per una crescente pressione dell’opposizione interna, formata da partiti tradizionali e comitati civici radicati nelle citta’ da sempre a lui ostili, a cui si sono uniti alla fine anche settori operanti nell’area privata di agricoltura e miniere. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e’ stata quando alle grida dell’opposizione si sono associati anche i vertici delle forze armate e della polizia che oggi – dopo che Morales aveva annunciato nuove elezioni sulla scia delle massicce contestazioni seguite alla sua vittoria alle presidenziali del 20 ottobre – gli hanno chiesto di abbandonare l’incarico “per il bene del Paese”.
Da Chimore’ – citta’ a lui cara nel dipartimento di Cochabamba, Morales ha spiegato, in una breve dichiarazione al popolo boliviano, la sua decisione di dimettersi con “l’obbligo di operare per la pace”. “Mi fa molto male – ha detto Morales – che ci si scontri fra boliviani e che alcuni comitati civici e partiti che hanno perso le elezioni abbiano scatenato violenze ed aggressioni”.
“E’ per questa ed altre ragioni che sto rinunciando al mio incarico inviando la mia lettera al Parlamento plurinazionale”, ha concluso.
In mattinata Morales aveva annunciato che si sarebbe votato di nuovo, a seguito anche del fatto che l’Organizzazione degli Stati americani (Osa), incaricata di indagare lo scorso processo elettorale, aveva pubblicato un rapporto in cui rendeva noto di aver constatato la presenza di irregolarita’ anche gravi, e proponeva di convocare un nuovo voto sotto la responsabilita’ di un rinnovato Tribunale supremo elettorale (Tse). Lodando il lavoro della sua squadra, il segretario generale dell’Osa, Luis Almagro, aveva pero’ voluto precisare che “i mandati costituzionali in Bolivia non debbono essere interrotti, compreso quello del presidente Morales”. Tuttavia l’annuncio del capo dello Stato non ha avuto l’effetto sperato di calmare le proteste che da tre settimane hanno sconvolto la vita dei boliviani toccando anche la polizia, in parte ammutinatasi, e causando almeno tre morti e centinaia di feriti.
Con Morales che e’ arrivato a parlare di “golpe fascista” dopo che le case dei governatori di Chuquisaca ed Oruro e quella di sua sorella sono state date alle fiamme. I partiti di opposizione, e ancora di piu’ i comitati civici guidati dal presidente del ‘Comite’ pro Santa Cruz’, Luis Fernando Camacho, hanno sfruttato le parole del capo dello Stato per forzarne il piu’ presto possibile l’uscita di scena, ricordando l’esito di un referendum che respinse la sua richiesta di candidarsi per un quarto mandato. Cosi’ l’ex presidente Carlos Mesa, leader del partito Comunidad Ciudadana giunto secondo nel voto del 20 ottobre, ha dichiarato che “nel nuovo processo elettorale annunciato oggi, il presidente Morales ed il suo vice, Alvaro Garcia Linera, non potranno essere candidati”. Ed ha aggiunto che il rapporto preliminare dell’Osa “ha evidenziato irregolarita’ da molto gravi a indicative, cosa che per noi significa che vi sono stati brogli di cui il capo dello Stato e’ responsabile”. Piu’ dura, se possibile, la posizione di Camacho, che aveva anticipato che lo sciopero a tempo indeterminato indetto dai comitati civici sarebbe continuato fino alla rinuncia del presidente Morales e del suo vice Garcia Linera. Il leader dei comitati civici aveva infine chiesto “le dimissioni di tutti i deputati e senatori” e dei membri del Tribunale supremo elettorale (Tse). Quando questo avverra’, aveva aggiunto, dovra’ assumere la guida del Paese una Giunta di governo eletta fra personaggi di rilievo boliviani.
Un terremoto di magnitudo 5,7 ha colpito venerdì al largo degli isolotti greci di Strophades nel Mar Ionio (ovest), secondo l’Osservatorio Euro-Mediterraneo, ma al momento sembra non aver causato vittime o danni gravi, secondo i media. “La scossa tellurica è stata registrata alle 09.12 ora locale ad una profondità di 20 km in una regione dove i terremoti sono frequenti”, ha dichiarato il sismologo Gerassimos Papadopoulos alla televisione pubblica Ert.
Secondo Gerassimos Papadopoulos, al terremoto sono seguite due scosse di assestamento di magnitudo 2,9 e 4,5. La scossa è stata avvertita anche nella vicina isola di Zante e nella penisola del Peloponneso. L’Osservatorio di Atene aveva inizialmente segnalato due terremoti successivi di magnitudo 5,2 e 5,7, ma Gerassimos Papadopoulos non ha escluso “un errore di sistema” e ha riferito di un unico terremoto di magnitudo 5,7 sulla scala Richter.
Le Strophades sono costituite da due isolotti, uno disabitato e l’altro che ospita un monastero. La Grecia è situata su importanti faglie geologiche e i terremoti si verificano frequentemente, soprattutto in mare, ma di solito non causano vittime o danni gravi. L’ultimo terremoto fatale di magnitudo 7 in Grecia è avvenuto il 30 ottobre 2020 nel Mar Egeo, tra l’isola greca di Samos e la città di Smirne (Turchia occidentale).
La situazione delle donne in Afghanistan continua a peggiorare. Con un annuncio shock, i talebani hanno detto che inizieranno a lapidare a morte in pubblico le donne accusate di adulterio, rivendicando il diritto di far rispettare la sharia (la legge islamica). Nel proclamarlo con un messaggio vocale trasmesso dalla tv di Stato, il leader supremo, Hibatullah Akhundzada, ha voluto avvertire principalmente coloro che, in Occidente, criticano il governo talebano, che Akhundzada controlla di fatto da Kandahar, attraverso editti basati sulla sua interpretazione rigorosa dell’Islam. Nel messaggio il mullah, che nessuno ha mai visto, ha definito i difensori dei diritti umani occidentali “rappresentanti del diavolo”.
“Voi dite che è una violazione dei diritti delle donne quando le lapidiamo. Ma presto attueremo la punizione per l’adulterio”, ha detto. “Fustigheremo le donne in pubblico. Le lapideremo in pubblico. Sono tutte cose che vanno contro la vostra democrazia, ma continueremo a farlo”, ha proseguito. Il leader supremo ha giustificato la mossa come il proseguimento della lotta dei talebani contro le influenze occidentali. “Il nostro lavoro non si è concluso con la conquista di Kabul, ma è appena iniziato”, ha aggiunto. La notizia è stata accolta con orrore, ma non con sorpresa, dai gruppi per i diritti delle donne afghane, secondo i quali lo smantellamento di ogni diritto e protezione residua per i 14 milioni di donne e ragazze del Paese è ormai quasi completato.
Secondo Safia Arefi, avvocata e responsabile dell’organizzazione afghana ‘Women’s Window of Hope’, l’annuncio dei talebani è stato favorito dal silenzio della comunità internazionale. “Con questo annuncio, è iniziato un nuovo capitolo di punizioni e le donne afghane stanno vivendo una profonda solitudine”, ha detto Arefi, citata dal Guardian. “Ora nessuno è al loro fianco per salvarle dalle punizioni talebane. La comunità internazionale ha scelto di rimanere in silenzio di fronte a queste violazioni dei diritti delle donne”, ha aggiunto.
I talebani hanno ripreso il potere nell’agosto del 2021, in seguito al crollo del governo sostenuto a livello internazionale e al ritiro di tutte le truppe occidentali guidate dagli Stati Uniti dopo quasi 20 anni di coinvolgimento nella guerra afghana. Da allora il regime ha bloccato l’istruzione femminile oltre le scuole elementari e ha imposto crescenti restrizioni alla partecipazione delle donne nei luoghi di lavoro pubblici e privati, impedendo loro di lavorare con l’Onu e altre organizzazioni umanitarie. Ma il mullah giustifica queste misure affermando di seguire la cultura afghana e i principi islamici.
La depressione Nelson continua a fustigare il Portogallo. La giornata di ieri è stata particolarmente difficile, con fenomeni climatici estremi che hanno provocato disagi e preoccupazione tra i portoghesi, i quali tuttavia non hanno mancato di testimoniare i fenomeni attraverso le loro reti sociali. Nel pomeriggio un tornado si è manifestato vicino al ponte Vasco da Gama, il più lungo dei due che a Lisbona collegano le sponde dell’estuario del Tago. Il vento forte ha obbligato anche a invertire la rotta di diversi aerei in fase di atterraggio nell’aeroporto Humberto Delgado. Ma la capitale portoghese non è stata l’unica a registrare fenomeni climatici rari. Le basse temperature, per esempio, hanno provocato delle inusuali nevicate all’isola Terceira, nell’arcipelago delle Azzorre. Il maltempo, dicono i meteorologi, si protrarrà in Portogallo almeno fino a Pasqua.