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Cronache

Blitz delle donne No Tav nella sede de “La Stampa” per chiedere la liberazione di Nicoletta Dosio

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La protesta dei No Tav investe il mondo dell’informazione. Un gruppo di attiviste è entrata  nell’atrio del palazzo che, a Torino, ospita il quotidiano ‘La Stampa’ e la redazione locale di ‘Repubblica’. Insieme alla tradizionale bandiera con il treno crociato, simbolo della lotta alla nuova ferrovia ad alta velocità in Valle di Susa, hanno esposto lo striscione “Lo Stato ci arresta – la ‘ndrangheta fa festa”, poi hanno scandito slogan.

L’obiettivo delle ‘Fumne No Tav’ (‘donne’ in dialetto piemontese) era duplice. Da un lato portare solidarieta’ a Nicoletta Dosio, 73 anni, la storica militante in carcere dallo scorso 30 dicembre in esecuzione di una condanna definitiva a dodici mesi. Dall’altro, denunciare “le narrazioni vergognose” del giornalismo in materia “di violenza sulle donne e di violenza sulla terra, a partire dai vergognosi articoli come ‘L’ha uccisa perche’ l’amava troppo’ fino alla criminalizzazione del movimento No Tav, che si oppone da trent’anni a un’opera inutile e ambientalmente insostenibile”. Una delegazione e’ stata ricevuta dal vicedirettore del quotidiano torinese, Andrea Malaguti, al quale ha ribadito le ragioni della protesta. Poi le dimostranti si sono allontanate. Nel frattempo la Digos ne ha identificate una ventina.

“Grazie bravissime” e’ il commento social di un simpatizzante, Giorgio Cremaschi, ex presidente della Fiom e ora portavoce nazionale di Potere al Popolo. Nicoletta Dosio, insegnante (in pensione) di greco e latino, da sempre presenza fissa delle manifestazioni ambientaliste e pacifiste, sta scontando la condanna che le e’ stata inflitta per una iniziativa No Tav del 2012 al casello di Avigliana dell’autostrada del Frejus. E’ stata portata in carcere dopo il rifiuto di chiedere misure alternative alla detenzione. Ora e’ uno dei simboli di quella che il movimento definisce una “repressione giudiziaria” insieme, fra gli altri, a Giorgio Rossetto, 58 anni, esponente del centro sociale Askatasuna, che si trova agli arresti domiciliari e al quale il 28 gennaio e’ stato ordinato il trasferimento in un’altra localita’: il motivo e’ che alla sua residenza di Bussoleno coincide un locale (la “Credenza”) in cui si ritrovano i No Tav. “Ne deduco – scrive in un testo diffuso sul web – che la misura mi e’ stata imposta non per i fatti al vaglio di un’indagine, ma per impedirmi i contatti con altri attivisti. Mi sembra un po’ fuori luogo”.

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Ucraina: Polonia, favoriremo rimpatrio uomini in età militare

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Varsavia aiuterà Kiev a riportare in Ucraina i suoi uomini in età militare, in seguito alle nuove modifiche alle leggi sui passaporti e sul servizio consolare per gli uomini ucraini che vivono all’estero: lo ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. “Penso che molti polacchi siano indignati vedendo giovani ucraini negli alberghi e nei caffè, sentendo quanti sforzi dobbiamo fare per aiutare” Kiev, ha detto ieri Kosiniak-Kamysz ai media di polacchi. Il ministro ha sottolineato anche che Varsavia si era già offerta di aiutare l’Ucraina a identificare i rifugiati che vivono in Polonia e che sono sotto obbligo militare. La Polonia ospita circa un milione di ucraini fuggiti dalla guerra totale della Russia. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che le nuove misure di Kiev intendono “ripristinare atteggiamenti equi nei confronti degli uomini in età di leva in Ucraina e all’estero”.

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Cronache

Ticket Venezia: 80mila prenotati oggi, uno su 10 non paga

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Nel primo giorno di sperimentazione del ticket d’ingresso a Venezia sono oltre 80mila le persone che hanno registrato la loro presenza in città oggi, 25 aprile. Solo 7mila però, uno su dieci, secondo i dati aggiornati a ieri pomeriggio’, hanno pagato il voucher di 5 euro per accedere al centro storico. Tutti gli altri accessi sono di persone esenti alla tassa (cittadini veneti, i lavoratori, gli studenti e altre categorie), tenuti a registrarsi sulla piattaforma on line ma non a pagare. Tra questi, 30.300 sono gli ospiti delle strutture ricettive, 9.450 sono i veneti, potenziali vacanzieri ‘di giornata’.

 

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Cronache

Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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