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Bandiere a mezz’asta, l’Italia unita nel silenzio e nel lutto

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Il tricolore cala e avvolge il dipendente comunale. Lo nasconde completamente, come se non bastasse la mascherina che ha gia’ sul viso. Nel frattempo un minuto di raccoglimento scende sulle piazze dei municipi d’Italia, dove i sindaci escono per strada, davanti ai palazzi dei Comuni, per uniformarsi al silenzio che da settimane si vive nelle citta’. Il minuto di raccoglimento osservato a mezzogiorno del 31 marzo, come “lutto e sostegno reciproco nella lotta al coronavirus”, ha unito i luoghi delle istituzioni, dal Quirinale a Palazzo Chigi, dalla Santa Sede a Montecitorio, fino alla stazione dei carabinieri di Codogno. L’iniziativa, partita dall’Associazione nazionale comuni italiani, e’ stata raccolta in tutto il Paese raggiungendo anche ambasciate e citta’ slovene al confine.

Tra i primi a mettere a lutto le bandiere c’e’ il Quirinale: sul balcone della piazza sono state fatte scendere a mezz’asta dai corazzieri, mentre qualche ora dopo il celebre “Torrino”, il belvedere del palazzo che espone gli stendardi, e’ stato illuminato di verde, bianco e rosso. Il tricolore e’ stato indossato dai sindaci di citta’ come Roma, Napoli, Milano, Bari e Torino fino al silenzio per esprimere vicinanza ai familiari delle vittime della pandemia. Idem per chi lavora a Montecitorio. Anche l’Ansa, la Rai e il mondo dei media hanno partecipato interrompendo le attivita’ per un minuto. “La vicinanza delle istituzioni e dei cittadini dimostra che l’Italia e’ unita e solidale in questo momento”, ha commentato il presidente dell’Anci Antonio Decaro, che ha promosso l’iniziativa su impulso del presidente della provincia di Bergamo, uno dei territori piu’ colpiti dal contagio. “Esprimiamo lutto per le vittime dell’emergenza sanitaria – ha aggiunto – ma anche solidarieta’ per tutti gli operatori sanitari impegnati in prima linea e di speranza che le nostre comunita’ tornino presto alla normalita’”. Accanto al tricolore, a essere abbassata e’ stata la bandiera dell’Unione europea. Ma in qualche municipio cittadino c’e’ stato chi, polemicamente, ha deciso di ammainarla definitivamente o persino di toglierla per qualche ora: un gesto politico e di protesta che fa da sfondo al dibattito interno all’Unione sulle iniziative da prendere a favore dei Paesi piu’ colpiti dal Covid-19. “Faro’ issare nuovamente la bandiera quando ci saranno risposte chiare dall’Europa – spiega il sindaco di Limone Piemonte – Non sono antieuropeista ma non condivido la scelta della comunita’ di non prendere decisioni”. Una protesta simbolica messa in atto anche dal sindaco di Grosseto: “Ho ripiegato delicatamente la bandiera dell’Ue, ma l’ho fatto solo per quel momento, non l’ho tolta per sempre. Sono un uomo delle istituzioni ma il gesto lo rifarei mille volte. L’Europa ha abbandonato i suoi figli fondatori”.

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Ucraina: Polonia, favoriremo rimpatrio uomini in età militare

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Varsavia aiuterà Kiev a riportare in Ucraina i suoi uomini in età militare, in seguito alle nuove modifiche alle leggi sui passaporti e sul servizio consolare per gli uomini ucraini che vivono all’estero: lo ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. “Penso che molti polacchi siano indignati vedendo giovani ucraini negli alberghi e nei caffè, sentendo quanti sforzi dobbiamo fare per aiutare” Kiev, ha detto ieri Kosiniak-Kamysz ai media di polacchi. Il ministro ha sottolineato anche che Varsavia si era già offerta di aiutare l’Ucraina a identificare i rifugiati che vivono in Polonia e che sono sotto obbligo militare. La Polonia ospita circa un milione di ucraini fuggiti dalla guerra totale della Russia. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che le nuove misure di Kiev intendono “ripristinare atteggiamenti equi nei confronti degli uomini in età di leva in Ucraina e all’estero”.

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Ticket Venezia: 80mila prenotati oggi, uno su 10 non paga

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Nel primo giorno di sperimentazione del ticket d’ingresso a Venezia sono oltre 80mila le persone che hanno registrato la loro presenza in città oggi, 25 aprile. Solo 7mila però, uno su dieci, secondo i dati aggiornati a ieri pomeriggio’, hanno pagato il voucher di 5 euro per accedere al centro storico. Tutti gli altri accessi sono di persone esenti alla tassa (cittadini veneti, i lavoratori, gli studenti e altre categorie), tenuti a registrarsi sulla piattaforma on line ma non a pagare. Tra questi, 30.300 sono gli ospiti delle strutture ricettive, 9.450 sono i veneti, potenziali vacanzieri ‘di giornata’.

 

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Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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